3 trucchi per SORPRENDERE gli italiani
In questo video scoprirai 3 strategie pratiche per sorprendere gli italiani e fare un'ottima impressione fin dalle prime parole.
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Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club (livello di bronzo).
Provi a parlare in italiano in Italia… e gli italiani ti dicono “ah, ma che bravo! Where are you from?”. È odioso, lo so. Ma come far sì, allora, che i commenti dei madrelingua siano invece dei complimenti sinceri, del tipo “ma parli italiano benissimo, complimenti!” e, soprattutto, che la conversazione prosegua in italiano e non passi all’inglese?
Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club
Ora, partiamo dall’ovvio: è chiaro che saper effettivamente parlare bene italiano aiuta molto in questo senso, non giriamoci intorno. Ma ci sono dei modi di stupire, di sorprendere gli italiani proprio quando iniziamo una conversazione, degli aspetti del nostro italiano che un madrelingua noterà subito nei primi minuti o addirittura secondi, e che sono cruciali, perché proprio in questi istanti iniziali gli italiani decidono se il tuo livello è convincente abbastanza, e se vale la pena di parlarti in italiano o parlarti in generale, forse.
In questo video, dunque, vedremo alcune strategie, per sorprendere gli italiani, che sono piuttosto efficaci: provale e li lascerai a bocca aperta con il tuo italiano. Richiedono un po’ di lavoro da parte tua, ma ne vale la pena perché, tra le alte cose, comunque, renderanno il tuo italiano davvero migliore, più credibile e più naturale, oltre a ottenere l’effetto di sorprendere gli italiani.
Io mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano, un canale per chi impara l’italiano. Attiva i sottotitoli se ne hai bisogno; ricorda che la trascrizione integrale è sul mio sito, podcastitaliano.com. Infine, ricorda che ho anche preparato un PDF che accompagna il video e che riassume le informazioni principali di questo video, e che potrai usare per ripassare questo video dopo averlo visto, tutte le informazioni che ti dirò in questo video. Metti in pausa il video, e scaricalo subito prima che ti dimentichi, e poi, se vuoi, tornaci dopo: lo troverai in una comoda email. Ti lascio il link in descrizione, ma puoi anche scansionare questo codice QR, che ti lascio proprio qui.
- Il primo livello d’azione è quello lessicale, quello delle parole. Riuscirai a stupire il tuo interlocutore o la tua interlocutrice se userai parole che lui o lei non si aspetterebbe mai da te. Quali?
Innanzitutto, le parole ed espressioni tipiche del parlato informale, come mica, anzi, addirittura, macché. Vediamo queste.
Mica è una negazione tipica del parlato informale: significa semplicemente “non”. Ad esempio, nella frase Non parlarmi così forte, sono straniero, mica sordo! . L’espressione “mica sordo” equivale a “non sordo”. Mica può sostituire il “non” o aggiungersi al “non”, rafforzandolo, come nella frase Non sono mica sordo.
Anzi si usa tipicamente per correggere qualcosa che si è detto, quando si cambia idea. “Prendo il fritto misto… anzi, prendo gli spaghetti alle vongole”.
Ecco, queste parole colloquiali sono davvero utili e sorprendono gli italiani se sei in grado di usarle.
Un altro modo per rendere più naturale il tuo parlato consiste nel ricorrere a quelli che i linguisti chiamano “segnali discorsivi”, parole come dunque, allora, vediamo, vedi, senti, quindi, poi, che vengono inserite in vari punti discorso con vari obiettivi. Qui non mi dilungo troppo sui segnali discorsivi perché ne ho già parlato in questo video, che ti consiglio davvero di vedere perché contiene già, di fatto, delle strategie per stupire gli italiani, o meglio, per parlare più come gli italiani.
Ma il nativo o la nativa che ti ascolta resterà senza fiato anche se ricorrerai ad altri aspetti lessicali tipici del parlato informale, come ad esempio proverbi, espressioni idiomatiche, verbi pronominali idiomatici, regionalismi, dialettismi e parolacce. Per esempio abbiamo i proverbi, che sono essenzialmente delle massime, delle massime lapidarie. Per esempio “Chi va piano, va sano e va lontano”, che è un invito a essere prudenti, oppure “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”, che è un invito ad accontentarsi, no? Questi sono i proverbi.
Sono un po’ diverse, poi, le espressioni idiomatiche, che sono espressioni che possono essere parafrasate in un altro modo. Per esempio “hai le mani bucate”, significa che “spendi troppi soldi”, no? Come se avessi dei buchi da cui passano i soldi; oppure “ho preso due piccioni con una fava”, significa “ho ottenuto due risultati con una sola azione”, oppure “sono caduto dalle nuvole”, “sono venuto a sapere qualcosa che non avrei mai immaginato”.
A proposito, ho creato un intero ebook sui modi di dire, sulle espressioni idiomatiche, anzi, 50 espressioni idiomatiche che noi italiani usiamo davvero tutti i giorni. Sono usatissime. Te lo lascio nella descrizione di questo episodio, ma se vuoi puoi anche scaricarlo a questo codice QR. Scaricalo subito, così non ti dimentichi: questo eBook è davvero una figata, piace un sacco agli studenti. Metti in pausa e poi continua il video.
Poi ci sono i cosiddetti verbi pronominali idiomatici (alcuni insegnanti li chiamano solo “verbi pronominali”, che però è un nome un po’ impreciso), per esempio, “ce l’ho fatta a sorprenderti”: qui, quel “ce l’ho fatta” significa “sono riuscito”. Oppure “me la cavo piuttosto bene con l’italiano”: “me la cavo” significa “sono bravo”. Oppure “mi ci sono messo d’impegno”, cioè mi sono impegnato.
Ma poi possiamo usare espressioni volgari e parolacce, a cui ho dedicato quest’altro video. Con le parolacce bisogna andarci con i piedi di piombo (ecco un modo di dire: cioè bisogna essere cauti, bisogna fare attenzione) perché rischiamo di essere inappropriati, di dare fastidio, quindi, magari, meglio non usarle al primo incontro con un italiano. Ma se sei in confidenza e se te la senti, sicuramente le parolacce stupiscono molto e fanno divertire molto i madrelingua.
Nel PDF, tra l’altro, troverai anche altri esempi di segnali discorsivi, espressioni idiomatiche, verbi pronominali idiomatici, anche di parolacce super comuni, quindi dai un’occhiata. E, tra l’altro, trovi anche degli esercizi con tutto questo lessico.
Un altro modo, sempre lessicale, per stupire un madrelingua, che ha a che vedere con le espressioni idiomatiche, è quello di esprimersi con delle metafore e delle similitudini che si usano comunemente in quella lingua. Che cosa intendo? Pensiamo a espressioni che usiamo ogni giorno, come: bello come il sole, muto come un pesce, piangere come una fontana. Ecco, uno studente che non conoscesse in profondità tutte… tutto il repertorio di metafore e di analogie che usiamo in italiano e quindi che si limitasse a tradurre letteralmente dalla propria lingua, rischierebbe di fare delle brutte figure, rischierebbe di non essere capito. Questo perché metafore e similitudini ricorrenti non sono universali in tutte le lingue e tutte le culture, ma sono specifiche di ogni cultura. Ad esempio, in Italia uno è bello come il sole ma in Spagna uno è más bonito que un san Luis; allo stesso modo, se uno sta zitto, in Italia è muto come un pesce ma nel Regno Unito è as quiet as a mouse; o, ancora, in Italia si piange come una fontana, forse perché ne abbiamo tante nelle nostre piazze, non lo so, ma nei Paesi anglofoni si piange like a baby e in quelli ispanofoni como una Magdalena. Saper usare le metafore e le analogie proprie della cultura italiana sorprenderà molto il tuo interlocutore. E se nel primo minuto riesci a usarne una, farai subito una figura incredibile. Nel PDF ti lascio una tabella con alcune di queste similitudini e metafore più comuni in italiano.
- Parliamo ora di pronuncia e di intonazione, perché oltre che con i trucchetti di vocabolario che ti ho appena spiegato, potrai lasciare senza parole il tuo interlocutore italiano anche con la pronuncia. Perché una pronuncia curata (e accurata) è uno degli aspetti formali che più saltano all’occhio (o, forse, dovremmo dire che saltano all’orecchio?). Spesso, infatti, chi ci ascolta valuta il nostro livello, la nostra competenza nella lingua straniera proprio a partire dalla pronuncia, a volte anche sopravvalutandoci, sopravvalutando il nostro livello. Spesso, è proprio dalla pronuncia delle prime parole che diciamo che un nativo si fa un’idea del nostro livello nella sua lingua, è una cosa che mi è successa tante volte.
Per esempio, in inglese, dove ho una buona pronuncia, ma parlo anche bene, in generale, ma anche in lingue dove la mia pronuncia è buona ma il mio livello generale non lo è altrettanto, come, per esempio, il portoghese. E a volte succede anche che i madrelingua mi sopravvalutino: il classico commento è “ah, ma parli benissimo lingua x!”, che mi fa sorridere: come fanno a saperlo dopo cinque secondi, dopo 10 parole?
Non lo sanno, ma il fatto è che i madrelingua si basano tantissimo sulle prime impressioni, e la pronuncia è la prima cosa che notano. E’ un po’ come ci presentiamo, il nostro aspetto esteriore, se vogliamo. Detto questo, lavorare sull’accento e sulla pronuncia è importante, non solo per fare bella figura, ma anche per farsi capire meglio e vivere interazioni più naturali. A volte, se la nostra pronuncia è molto lontana da quella nativa, gli interlocutori tendono a passare subito all’inglese, cosa che può essere piuttosto frustrante e demoralizzante. Altre volte, invece, ricorrono al cosiddetto foreign talk, cioè ci parlano un po’ come si parla agli stranieri che non capiscono niente, quando magari noi capiamo tutto, la nostra comprensione è molto buona, e ci sentiamo quindi trattati come degli idioti. Insomma, vale la pena di lavorarci.
Io ho parlato in modo approfondito di come imparare la pronuncia italiana nel minicorso gratuito che ho fatto qualche tempo fa, questo qui, e anche in diversi video qui su YouTube e soprattutto nel videocorso completo “Fonetica italiana semplice”.
- Una delle cose che sono più evidenti quando uno straniero parla con un madrelingua, proprio nei primi minuti di conversazione, è la sua fluency, cioè la scioltezza, la fluidità con cui si parla. Qualcuno traduce fluency anche con fluenza. La fluency è importante, ma dobbiamo capire che cosa intendiamo esattamente con questo termine, perché tutti lo usano in modo un po’ diverso. Nella mia personale definizione, non significa per forza saper parlare in un modo ricco, con un vocabolario vasto, con costruzioni grammaticali molto avanzate ed elaborate: no, per me è, appunto, una questione di fluidità nel modo in cui parliamo.
Ci sono persone… penso, per esempio, a molti immigrati che vivono in Italia, che magari non hanno un vocabolario enorme, o non hanno un italiano particolarmente “elegante” (anzi, magari fanno anche tanti errori di grammatica) ma sono molto “fluenti”, sono molto fluidi: parlano in modo scorrevole, in modo naturale, senza fermarsi, senza bloccarsi, e incepparsi ogni due parole.
Ora, questa è un’abilità che si sviluppa nel tempo, e ovviamente è più facile se si vive in Italia e si è, di fatto, obbligati a parlare tutti i giorni. Ma si può allenare anche non vivendo in Italia, come la maggior parte di voi che segue il mio canale dall’estero, e si può allenare semplicemente parlando tanto (e questo video ti aiuterà a capire come fare). La lezione che possiamo imparare è questa: quando parli con gli italiani e soprattutto quando vuoi iniziare una conversazione in italiano con qualcuno (che sia una conversazione breve, di pochi minuti, ma magari anche una conversazione che può evolversi in una relazione più profonda) cerca di non focalizzarti troppo sulla forma, sulla correttezza grammaticale, e pensa di più al fluire del discorso. Pensa a trasmettere il messaggio. Come dicono i linguisti, metti il focus sul contenuto e non sulla forma. L’obiettivo è comunicare, non mostrare la ricchezza del proprio vocabolario. Questo approccio non è solo utile per fare bella figura o stupire un italiano, ma anche per rendere la conversazione più piacevole, più naturale, e con meno ostacoli.
Perché se ci fermiamo troppo spesso, se ci mettiamo troppo tempo a esprimere un concetto perché stiamo cercando quella parola perfetta, se facciamo pause lunghe, può succedere che il nostro interlocutore perda la pazienza e passi all’inglese, cosa che, ammettiamolo, è molto frustrante. Quindi è meglio essere un po’ meno precisi, meglio essere sporchi ma più rapidi, più fluidi, e andare dritti al punto; almeno nelle conversazioni reali in cui vogliamo, appunto, che la comunicazione avvenga in italiano, perché nelle lezioni con un insegnante si può anche provare a esprimersi in una maniera più elegante, più accurata, usando parole più avanzate, usando la grammatica giusta.
Ecco allora un’abilità che è molto utile da sviluppare, ovvero, la parafrasi. Non ti viene in mente la parola giusta? Parafrasala. Usa altre parole, oppure, se proprio ne hai bisogno, chiedi direttamente al madrelingua: “Scusa, non mi viene la parola... come si dice?”. È una strategia semplice ma molto utile, perché ti permette di non bloccarti, di non incartarti, di non incepparti, di non impappinarti. Quanti sinonimi abbiamo! Cioè ti permette di continuare a parlare.
Trucco bonus: non essere troppo duro, o dura, con te stesso o con te stessa, e non sminuire il tuo italiano. Questo è uno degli aspetti che caratterizzano molti immigrati in Italia, che parlano un italiano fluido e molto sciolto (anche se, magari, non perfetto, come dicevo): non si scusano in continuazione per il proprio italiano. Ora, se il tuo italiano è elementare (il che va benissimo, eh, non è una colpa) puoi farlo un po’ di più, te lo concedo. Ma, in generale, io consiglio di non mostrare troppa insicurezza per le tue competenze in italiano, perché questo poi porta gli altri a dire “ok, allora vuoi che ti parli in inglese?” perché vogliono aiutarti, vogliono venirti incontro. E il tuo obiettivo non è parlare in inglese ma in italiano, vero?
Comunque, ti ricordo di scaricare il PDF associato a questo video dove troverai un comodo riassunto di tutto quello che abbiamo visto finora ed esercizi per mettere in pratica questi concetti. E ora, raccontami: ti è mai capitato di stupire qualcuno con il tuo italiano? Che cosa ti hanno detto? Raccontami la situazione. E ricorda, magari, la parola, o l’espressione, o la qualità, o l’abilità che ha suscitato la meraviglia di chi ti stava ascoltando? Fammi sapere in un commento! Ora, se invece il tuo problema è che ogni volta che devi aprire bocca in italiano ti viene l’ansia, ho fatto un video per te che cerca di capire proprio perché questo succede. Te lo lascio qui.
Detto questo, alla prossima!
Provi a parlare in italiano in Italia… e gli italiani ti dicono “ah, ma che bravo! Where are you from?”. È odioso, lo so. Ma come far sì, allora, che i commenti dei madrelingua siano invece dei complimenti sinceri, del tipo “ma parli italiano benissimo, complimenti!” e, soprattutto, che la conversazione prosegua in italiano e non passi all’inglese?
Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club
Ora, partiamo dall’ovvio: è chiaro che saper effettivamente parlare bene italiano aiuta molto in questo senso, non giriamoci intorno. Ma ci sono dei modi di stupire, di sorprendere gli italiani proprio quando iniziamo una conversazione, degli aspetti del nostro italiano che un madrelingua noterà subito nei primi minuti o addirittura secondi, e che sono cruciali, perché proprio in questi istanti iniziali gli italiani decidono se il tuo livello è convincente abbastanza, e se vale la pena di parlarti in italiano o parlarti in generale, forse.
In questo video, dunque, vedremo alcune strategie, per sorprendere gli italiani, che sono piuttosto efficaci: provale e li lascerai a bocca aperta con il tuo italiano. Richiedono un po’ di lavoro da parte tua, ma ne vale la pena perché, tra le alte cose, comunque, renderanno il tuo italiano davvero migliore, più credibile e più naturale, oltre a ottenere l’effetto di sorprendere gli italiani.
Io mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano, un canale per chi impara l’italiano. Attiva i sottotitoli se ne hai bisogno; ricorda che la trascrizione integrale è sul mio sito, podcastitaliano.com. Infine, ricorda che ho anche preparato un PDF che accompagna il video e che riassume le informazioni principali di questo video, e che potrai usare per ripassare questo video dopo averlo visto, tutte le informazioni che ti dirò in questo video. Metti in pausa il video, e scaricalo subito prima che ti dimentichi, e poi, se vuoi, tornaci dopo: lo troverai in una comoda email. Ti lascio il link in descrizione, ma puoi anche scansionare questo codice QR, che ti lascio proprio qui.
- Il primo livello d’azione è quello lessicale, quello delle parole. Riuscirai a stupire il tuo interlocutore o la tua interlocutrice se userai parole che lui o lei non si aspetterebbe mai da te. Quali?
Innanzitutto, le parole ed espressioni tipiche del parlato informale, come mica, anzi, addirittura, macché. Vediamo queste.
Mica è una negazione tipica del parlato informale: significa semplicemente “non”. Ad esempio, nella frase Non parlarmi così forte, sono straniero, mica sordo! . L’espressione “mica sordo” equivale a “non sordo”. Mica può sostituire il “non” o aggiungersi al “non”, rafforzandolo, come nella frase Non sono mica sordo.
Anzi si usa tipicamente per correggere qualcosa che si è detto, quando si cambia idea. “Prendo il fritto misto… anzi, prendo gli spaghetti alle vongole”.
Ecco, queste parole colloquiali sono davvero utili e sorprendono gli italiani se sei in grado di usarle.
Un altro modo per rendere più naturale il tuo parlato consiste nel ricorrere a quelli che i linguisti chiamano “segnali discorsivi”, parole come dunque, allora, vediamo, vedi, senti, quindi, poi, che vengono inserite in vari punti discorso con vari obiettivi. Qui non mi dilungo troppo sui segnali discorsivi perché ne ho già parlato in questo video, che ti consiglio davvero di vedere perché contiene già, di fatto, delle strategie per stupire gli italiani, o meglio, per parlare più come gli italiani.
Ma il nativo o la nativa che ti ascolta resterà senza fiato anche se ricorrerai ad altri aspetti lessicali tipici del parlato informale, come ad esempio proverbi, espressioni idiomatiche, verbi pronominali idiomatici, regionalismi, dialettismi e parolacce. Per esempio abbiamo i proverbi, che sono essenzialmente delle massime, delle massime lapidarie. Per esempio “Chi va piano, va sano e va lontano”, che è un invito a essere prudenti, oppure “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”, che è un invito ad accontentarsi, no? Questi sono i proverbi.
Sono un po’ diverse, poi, le espressioni idiomatiche, che sono espressioni che possono essere parafrasate in un altro modo. Per esempio “hai le mani bucate”, significa che “spendi troppi soldi”, no? Come se avessi dei buchi da cui passano i soldi; oppure “ho preso due piccioni con una fava”, significa “ho ottenuto due risultati con una sola azione”, oppure “sono caduto dalle nuvole”, “sono venuto a sapere qualcosa che non avrei mai immaginato”.
A proposito, ho creato un intero ebook sui modi di dire, sulle espressioni idiomatiche, anzi, 50 espressioni idiomatiche che noi italiani usiamo davvero tutti i giorni. Sono usatissime. Te lo lascio nella descrizione di questo episodio, ma se vuoi puoi anche scaricarlo a questo codice QR. Scaricalo subito, così non ti dimentichi: questo eBook è davvero una figata, piace un sacco agli studenti. Metti in pausa e poi continua il video.
Poi ci sono i cosiddetti verbi pronominali idiomatici (alcuni insegnanti li chiamano solo “verbi pronominali”, che però è un nome un po’ impreciso), per esempio, “ce l’ho fatta a sorprenderti”: qui, quel “ce l’ho fatta” significa “sono riuscito”. Oppure “me la cavo piuttosto bene con l’italiano”: “me la cavo” significa “sono bravo”. Oppure “mi ci sono messo d’impegno”, cioè mi sono impegnato.
Ma poi possiamo usare espressioni volgari e parolacce, a cui ho dedicato quest’altro video. Con le parolacce bisogna andarci con i piedi di piombo (ecco un modo di dire: cioè bisogna essere cauti, bisogna fare attenzione) perché rischiamo di essere inappropriati, di dare fastidio, quindi, magari, meglio non usarle al primo incontro con un italiano. Ma se sei in confidenza e se te la senti, sicuramente le parolacce stupiscono molto e fanno divertire molto i madrelingua.
Nel PDF, tra l’altro, troverai anche altri esempi di segnali discorsivi, espressioni idiomatiche, verbi pronominali idiomatici, anche di parolacce super comuni, quindi dai un’occhiata. E, tra l’altro, trovi anche degli esercizi con tutto questo lessico.
Un altro modo, sempre lessicale, per stupire un madrelingua, che ha a che vedere con le espressioni idiomatiche, è quello di esprimersi con delle metafore e delle similitudini che si usano comunemente in quella lingua. Che cosa intendo? Pensiamo a espressioni che usiamo ogni giorno, come: bello come il sole, muto come un pesce, piangere come una fontana. Ecco, uno studente che non conoscesse in profondità tutte… tutto il repertorio di metafore e di analogie che usiamo in italiano e quindi che si limitasse a tradurre letteralmente dalla propria lingua, rischierebbe di fare delle brutte figure, rischierebbe di non essere capito. Questo perché metafore e similitudini ricorrenti non sono universali in tutte le lingue e tutte le culture, ma sono specifiche di ogni cultura. Ad esempio, in Italia uno è bello come il sole ma in Spagna uno è más bonito que un san Luis; allo stesso modo, se uno sta zitto, in Italia è muto come un pesce ma nel Regno Unito è as quiet as a mouse; o, ancora, in Italia si piange come una fontana, forse perché ne abbiamo tante nelle nostre piazze, non lo so, ma nei Paesi anglofoni si piange like a baby e in quelli ispanofoni como una Magdalena. Saper usare le metafore e le analogie proprie della cultura italiana sorprenderà molto il tuo interlocutore. E se nel primo minuto riesci a usarne una, farai subito una figura incredibile. Nel PDF ti lascio una tabella con alcune di queste similitudini e metafore più comuni in italiano.
- Parliamo ora di pronuncia e di intonazione, perché oltre che con i trucchetti di vocabolario che ti ho appena spiegato, potrai lasciare senza parole il tuo interlocutore italiano anche con la pronuncia. Perché una pronuncia curata (e accurata) è uno degli aspetti formali che più saltano all’occhio (o, forse, dovremmo dire che saltano all’orecchio?). Spesso, infatti, chi ci ascolta valuta il nostro livello, la nostra competenza nella lingua straniera proprio a partire dalla pronuncia, a volte anche sopravvalutandoci, sopravvalutando il nostro livello. Spesso, è proprio dalla pronuncia delle prime parole che diciamo che un nativo si fa un’idea del nostro livello nella sua lingua, è una cosa che mi è successa tante volte.
Per esempio, in inglese, dove ho una buona pronuncia, ma parlo anche bene, in generale, ma anche in lingue dove la mia pronuncia è buona ma il mio livello generale non lo è altrettanto, come, per esempio, il portoghese. E a volte succede anche che i madrelingua mi sopravvalutino: il classico commento è “ah, ma parli benissimo lingua x!”, che mi fa sorridere: come fanno a saperlo dopo cinque secondi, dopo 10 parole?
Non lo sanno, ma il fatto è che i madrelingua si basano tantissimo sulle prime impressioni, e la pronuncia è la prima cosa che notano. E’ un po’ come ci presentiamo, il nostro aspetto esteriore, se vogliamo. Detto questo, lavorare sull’accento e sulla pronuncia è importante, non solo per fare bella figura, ma anche per farsi capire meglio e vivere interazioni più naturali. A volte, se la nostra pronuncia è molto lontana da quella nativa, gli interlocutori tendono a passare subito all’inglese, cosa che può essere piuttosto frustrante e demoralizzante. Altre volte, invece, ricorrono al cosiddetto foreign talk, cioè ci parlano un po’ come si parla agli stranieri che non capiscono niente, quando magari noi capiamo tutto, la nostra comprensione è molto buona, e ci sentiamo quindi trattati come degli idioti. Insomma, vale la pena di lavorarci.
Io ho parlato in modo approfondito di come imparare la pronuncia italiana nel minicorso gratuito che ho fatto qualche tempo fa, questo qui, e anche in diversi video qui su YouTube e soprattutto nel videocorso completo “Fonetica italiana semplice”.
- Una delle cose che sono più evidenti quando uno straniero parla con un madrelingua, proprio nei primi minuti di conversazione, è la sua fluency, cioè la scioltezza, la fluidità con cui si parla. Qualcuno traduce fluency anche con fluenza. La fluency è importante, ma dobbiamo capire che cosa intendiamo esattamente con questo termine, perché tutti lo usano in modo un po’ diverso. Nella mia personale definizione, non significa per forza saper parlare in un modo ricco, con un vocabolario vasto, con costruzioni grammaticali molto avanzate ed elaborate: no, per me è, appunto, una questione di fluidità nel modo in cui parliamo.
Ci sono persone… penso, per esempio, a molti immigrati che vivono in Italia, che magari non hanno un vocabolario enorme, o non hanno un italiano particolarmente “elegante” (anzi, magari fanno anche tanti errori di grammatica) ma sono molto “fluenti”, sono molto fluidi: parlano in modo scorrevole, in modo naturale, senza fermarsi, senza bloccarsi, e incepparsi ogni due parole.
Ora, questa è un’abilità che si sviluppa nel tempo, e ovviamente è più facile se si vive in Italia e si è, di fatto, obbligati a parlare tutti i giorni. Ma si può allenare anche non vivendo in Italia, come la maggior parte di voi che segue il mio canale dall’estero, e si può allenare semplicemente parlando tanto (e questo video ti aiuterà a capire come fare). La lezione che possiamo imparare è questa: quando parli con gli italiani e soprattutto quando vuoi iniziare una conversazione in italiano con qualcuno (che sia una conversazione breve, di pochi minuti, ma magari anche una conversazione che può evolversi in una relazione più profonda) cerca di non focalizzarti troppo sulla forma, sulla correttezza grammaticale, e pensa di più al fluire del discorso. Pensa a trasmettere il messaggio. Come dicono i linguisti, metti il focus sul contenuto e non sulla forma. L’obiettivo è comunicare, non mostrare la ricchezza del proprio vocabolario. Questo approccio non è solo utile per fare bella figura o stupire un italiano, ma anche per rendere la conversazione più piacevole, più naturale, e con meno ostacoli.
Perché se ci fermiamo troppo spesso, se ci mettiamo troppo tempo a esprimere un concetto perché stiamo cercando quella parola perfetta, se facciamo pause lunghe, può succedere che il nostro interlocutore perda la pazienza e passi all’inglese, cosa che, ammettiamolo, è molto frustrante. Quindi è meglio essere un po’ meno precisi, meglio essere sporchi ma più rapidi, più fluidi, e andare dritti al punto; almeno nelle conversazioni reali in cui vogliamo, appunto, che la comunicazione avvenga in italiano, perché nelle lezioni con un insegnante si può anche provare a esprimersi in una maniera più elegante, più accurata, usando parole più avanzate, usando la grammatica giusta.
Ecco allora un’abilità che è molto utile da sviluppare, ovvero, la parafrasi. Non ti viene in mente la parola giusta? Parafrasala. Usa altre parole, oppure, se proprio ne hai bisogno, chiedi direttamente al madrelingua: “Scusa, non mi viene la parola... come si dice?”. È una strategia semplice ma molto utile, perché ti permette di non bloccarti, di non incartarti, di non incepparti, di non impappinarti. Quanti sinonimi abbiamo! Cioè ti permette di continuare a parlare.
Trucco bonus: non essere troppo duro, o dura, con te stesso o con te stessa, e non sminuire il tuo italiano. Questo è uno degli aspetti che caratterizzano molti immigrati in Italia, che parlano un italiano fluido e molto sciolto (anche se, magari, non perfetto, come dicevo): non si scusano in continuazione per il proprio italiano. Ora, se il tuo italiano è elementare (il che va benissimo, eh, non è una colpa) puoi farlo un po’ di più, te lo concedo. Ma, in generale, io consiglio di non mostrare troppa insicurezza per le tue competenze in italiano, perché questo poi porta gli altri a dire “ok, allora vuoi che ti parli in inglese?” perché vogliono aiutarti, vogliono venirti incontro. E il tuo obiettivo non è parlare in inglese ma in italiano, vero?
Comunque, ti ricordo di scaricare il PDF associato a questo video dove troverai un comodo riassunto di tutto quello che abbiamo visto finora ed esercizi per mettere in pratica questi concetti. E ora, raccontami: ti è mai capitato di stupire qualcuno con il tuo italiano? Che cosa ti hanno detto? Raccontami la situazione. E ricorda, magari, la parola, o l’espressione, o la qualità, o l’abilità che ha suscitato la meraviglia di chi ti stava ascoltando? Fammi sapere in un commento! Ora, se invece il tuo problema è che ogni volta che devi aprire bocca in italiano ti viene l’ansia, ho fatto un video per te che cerca di capire proprio perché questo succede. Te lo lascio qui.
Detto questo, alla prossima!


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