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5 tecniche per migliorare la PRONUNCIA: il metodo SMART

March 24, 2024

Trascrizione

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Oggi voglio presentarvi alcune tecniche utili per lavorare alla pronuncia in italiano, ma che si applicano in realtà a qualsiasi lingua. Questo video si basa su un libro del fonetista inglese Geoff Lindsey, che ha uno stupendo canale YouTube in cui parla di fonetica dell’inglese. Il libro si chiama SMART Speech e vi consiglio davvero di acquistarlo: vi lascio il link in descrizione.

SMART ovviamente è un acronimo e ogni lettera sta per una tecnica o principio. Vediamoli.

Trascrizione con glossario e audio isolato (Podcast Italiano Club)

Uno. Slow (“lento” o “piano”)

Quando ci esercitiamo nella pronuncia dobbiamo andare piano. Sembra facile, ma non lo è per nulla. La maggior parte degli studenti quando si esercitano nella pronuncia tende ad andare a mille all’ora. Questo perché nella nostra lingua siamo abituati a parlare velocemente, a realizzare complessi movimenti articolatori, di cui nemmeno ci rendiamo conto, e tutto questo alla velocità della luce.

È solo rallentando, però, che iniziamo ad accorgerci di quello che succede nella nostra bocca e riusciamo ad esercitarci efficacemente. Possiamo rallentare sia le vocali, sia le consonanti (anche se con queste ultime è un po’ più difficile). Prendiamo, per esempio, le parole “bello”, “cane”, “razzo” e rallentiamole. Facciamo un bel respiro prima, perché avremo bisogno di aria, e poi andiamo:

BBBEEEELLLOOO

CCCAAANEEEE

RRRAAZZZZOOO

Alcuni consonanti possono sembrare più difficili di altre da rallentare, per esempio  /p/, /t/, /k/ e /b/, /d/, /g/. Questi suoni iniziano con un’esplosione /p/ /p/ /d/ /d/, come si può rallentare un’esplosione di aria? Non si può, ma prima dell’esplosione c’è un momento in cui il passaggio d’aria è bloccato /p/ /t/ /t/, questo momento prima dell’esplosione. Ecco. possiamo allungarlo:estendere questo momento.

PPPAAASSSTTTAAAA

Hai sentito quel silenzio poco prima dell’esplosione della P, ma anche della T subito dopo?

PPPAAASSSTTTAAAA

Quella pausa, soprattutto prima della P può sembrarti strana ma in realtà esiste anche nella realtà: solo è così breve che non ce ne accorgiamo. Ecco la prova: pasta.

Le consonanti /b/, /d/, /g/ sonore, in questa fase in cui la fuoriuscita di aria è bloccata, hanno una vibrazione delle corde vocali. Proviamo con la parola “dado”:

DDDAAAAAAAADDDOOO

Senti quel ddd? ddd ddd ddd, ddaddo, ddaaddoo

Questa tecnica poi ci aiuta a legare tra loro le parole. Proviamo con una frase:

Maria ha comprato il latte al negozio.

Possiamo usare questa tecnica per esercitarci con le doppie, per esempio, e esagerarne la lunghezza.

Bello.

Se invece abbiamo una doppia occlusiva, in cui quel momento in cui l’aria è bloccata, che abbiamo visto prima, è più lungo del normale (appunto, se è una doppia), possiamo esercitarci a renderlo ancora più lungo, quindi:

Gatto.

Questo si collega alla seconda tecnica.

More (“più”)

Quando impariamo una lingua straniera tendiamo a pronunciarne i suoni usando il sistema fonetico della nostra lingua madre. Ecco, per evitare ciò, prof. Lindsey spiega che bisogna fare un lavoro di distruzione e ricostruzione delle nostre abitudini. E lo si fa, per esempio, con l’esagerazione. More (più). Esagera, dunque, fai più del necessario per pronunciare un determinato suono. Questo perché in una conversazione normale le cattive abitudini tendono a ritornare; se quando ti eserciti fai più del necessario, articoli in maniera esagerata, tenderai ad avere una pronuncia più normale quando poi parlerai in contesti reali.

L’idea è quindi di accentuare le caratteristiche di un suono a cui stiamo lavorando, qualsiasi esse siano. Se tendiamo a pronunciare la [a] troppo indietro nella bocca, tipo [ɑ] [ɑ], possiamo esagerare, fare più del necessario e portarla più avanti del dovuto: [æ] [æ] [æ]. CCAAAASSAA.

Se non riusciamo a dire le doppie, come abbiamo visto prima, esageriamone la lunghezza: GAATTTTOOO.

Come vedi, il primo e il secondo principio vanno a braccetto. Ma non si tratta sempre di esagerare la lunghezza o il volume: possiamo anche esagerare la brevità di un suono. Per esempio, la vocale prima della doppia in “bello”, quella E, è molto breve perché c’è la doppia, quindi “be-”, “be-”, “be-”, “be-”, “be-”, quindi possiamo renderla ancora più breve e staccata, e al contempo esagerare tantissimo la doppia.

BELLLLOOOO

Quando impariamo una lingua siamo indotti a vedere le frasi come un insieme di parole staccate: questo perché nella scrittura mettiamo degli spazi tra le parole. Ma. normalmente. non. parliamo. così, bensì colleghiamo le parole in un’unica catena fonica.

Pronunciare bene parole singole è un conto, è più complesso pronunciare una frase intera in maniera fluida: Lindsey la definisce una corsa a ostacoli. E davvero, perché dobbiamo superare una serie di difficoltà fonetiche poste dalla nostra lingua madre. Prendiamo una frase come “Maria ha comprato il latte al negozio”. Se la nostra madrelingua è l’inglese, per esempio, pronunciare bene la [r], pronunciare la [a] finale di Maria e non farla diventare uno schwa, Mari/ə/, dire “ha comprato il latte” in maniera legata e non dire “ha comprato | il latte”, non dire “a/ɫ/” ma “al”, con la L italiana, ecco, tutte queste sono tante difficoltà una dopo l’altra. Ora, abbiamo già visto che rallentare è utile, ma un’altra tecnica è l’anticipazione. Un po’ come un pianista non legge il suo spartito battuta per battuta, ma con la vista, con gli occhi è già qualche battuta avanti, anche noi, nella nostra pratica di pronuncia, possiamo mentalmente prepararci ai suoni che stanno per arrivare. Come? Costruendo le frasi al contrario. Sembra strano, ma vi spiego. Prendiamo la frase di prima. La costruiremo così:

negozio

al negozio

latte al negozio

il latte al negozio

comprato il latte al negozio

ha comprato il latte al negozio

Maria ha comprato il latte al negozio

E come se la nostra mente avesse nel mirino la parte finale della frase e questo ci aiuterà a collegare meglio le parole tra di loro. Se una frase ti causa problemi, prova a costruirla dalla fine, tenendo a mente anche i primi due principi: vai piano e esagera.

Quattro. Repeat (“ripeti”)

C’è poco da fare, senza l’esercizio è impossibile padroneggiare la pronuncia o qualsiasi attività motoria: perché questo è la pronuncia, un’attività motoria. Gli studenti di lingue semplicemente dedicano poco tempo alla pronuncia e moltissimo tempo a tutti gli altri aspetti della lingua (che sono importanti ovviamente). Questo porta loro ad avere magari una grammatica e un lessico avanzati ma una pronuncia carente.

Spesso si dà la colpa a una presunta mancanza di orecchio o di talento (e, per carità, la predisposizione per gli accenti esiste sicuramente), ma è anche una questione di dedicare il giusto tempo alla pronuncia. Ripeto, è un’attività motoria, bisogna esercitasii. Tra l’altro, se rinforziamo una cattiva abitudine diventerà più difficile sradicarla col tempo, un po’ come un movimento in uno sport che facciamo da sempre con una tecnica sbagliata e facciamo fatica a cambiare. Ma non è impossibile: bisogna distruggere la cattiva abitudine e ricostruirne una nuova. Per far ciò è fondamentale la ripetizione e Lindsey consiglia alcune tecniche interessanti.

Looping, che significa prendere una nuova parola o frase e ripeterla tante volte, all’ossessione. In questo modo, stiamo rendendo le nuove abitudini meno coscienti e più automatiche. Difatti, l’obiettivo è automatizzare le nuove abitudini; un po’ come quando impariamo a guidare la macchina col cambio manuale e vogliamo che quella complessa sequenza di movimenti diventi automatica, inconscia. Ciò che prima era stressante deve diventare la routine, dev’essere quasi noioso.

Questa è una tecnica che ho sempre usato anch’io: trovo che ripetere ossessivamente parole o frasi aiuti moltissimo, un po’ come fa un musicista con un passaggio difficile. Lo prova tante volte finché non gli viene. Imparando l’inglese, per esempio, mi capitava di fare questo esercizio con combinazioni ostiche di suoni come Is this Is this Is this <...> ****o through through through <...>

L’esercizio di due secondi è un modo di esercitarsi quando ci capita, in qualsiasi momento della giornata. L’idea è questa: ci viene in mente una parola o una frase e la diciamo subito ad alta voce (ovviamente se non siamo in situazioni dove farlo è un po’ strano, ecco). Si tratta di un esercizio immediato, che può diventare un pochino più lungo se aggiungiamo le altre tecniche: l’esagerazione, la costruzione al contrario, ecc. Ma l’idea è proprio di non metterci troppo tempo: questo perché molti trovano noioso dedicare anche solo 10 minuti alla pronuncia al giorno. Ecco, in questa maniera, lo faremo nei ritagli di tempo. 3 secondi di qua, 2 di là, 5 di qua, e magari nell’arco di una giornata accumuliamo qualche minuto. Anche questa è una cosa che ho sempre fatto intuitivamente ed è secondo me molto utile.

Tre. Cambiare parole o suoni chiave

Lo sappiamo, un conto è esercitarsi a pronunciare un suono quando siamo da soli e nessuno ci guarda, un conto è usare questi suoni nella realtà, nelle conversazioni. Tornando alla metafora musicale, come un musicista che suona di fronte a un pubblico, ecco, è diverso. A volte imparare un sacco di informazioni nuove e volerle applicare tutte insieme può sembrare ed è un compito difficile, più grande di noi, ed è per questo che è utile, quando parliamo, quando stiamo effettivamente conversando, concentrarsi su un singolo dettaglio o su pochi dettagli, magari una singola parola chiave che contiene il suono con cui ci stiamo esercitando, e provare a pronunciare quello bene. Non applicare tutto insieme. Conversare significa concentrarsi su un sacco di cose: sulla scelta delle parole, sulla grammatica, cercare di non dire scemenze e, a volte, semplicemente non abbiamo abbastanza risorse mentali da dedicare anche alla pronuncia. Parti quindi da una singola parola, o un singolo suono difficile e concentrati solo su quello, lascia da parte tutto il resto nelle conversazioni.

Cinque. Turn (“torna indietro”)

Questa è una delle tecniche più affascinanti. Lindsey ci dice che una volta che abbiamo padroneggiato un suono o una parola, dovremmo tornare a come lo pronunciavamo prima e fare un paragone. Cioè, se hai appena imparato a dire, che ne so, la doppia T in “gatto” torna a pronunciare la parola come la dicevi prima, “gato”, qualcosa così.

Puoi farlo, per esempio, usando anche le parole italiane che esistono nella tua lingua, gli italianismi. Per esempio, “prosciutto”, “spaghetti”, “scenario”, “opera”. È probabile che la tua lingua abbia queste parole, no? E magari contengono dei suoni difficili per te. Una volta che senti di aver imparato uno di questi suoni, torna alla vecchia pronuncia, magari pronuncia questi italianismi come ti viene nella tua lingua madre: questo esercizio ti renderà più consapevole della differenza articolatoria tra il suono italiano che hai imparato e il suono della tua lingua che ti verrebbe da usare.

E poi un bonus: echo talk.

Questa è una tecnica bonus collegata al quarto principio della ripetizione. Mi piace tradurre “Echo Talk” con “parlata a pappagallo”. Lindsey consiglia di ripetere le frasi che diciamo, per esempio, mentre ci esercitiamo a parlare da soli o con un insegnante (ecco, prima magari meglio spiegare all’insegnante questa nostra stranezza) una seconda o una terza volta, cioè, non ci limitiamo alla frase come ci viene: appena l’abbiamo detta la ripetiamo. Ripetere è utile perché ci permette di concentrarci solo sulla pronuncia e non alla creazione della frase in sé, che richiede molte energie mentali.

Quindi, che ne so, sto parlando col mio insegnante e dico “Stamattina ho fatto sport. Stamattina ho fatto sport”.

La stessa cosa la possiamo fare quando leggiamo: è meglio prendere piccoli pezzetti di frase, brevi  abbastanza da essere memorizzabili e, molto importante, ripeterli senza leggere una seconda volta (in questa maniera non dedichiamo risorse mentali alla lettura, ma solo alla pronuncia). Di solito, quando ripetiamo una frase riusciamo a dirla meglio la seconda volta. Per questo motivo è utile non fermarsi al primo tentativo, che sarà il peggiore, ma riprovare una seconda e una terza volta.

Bene, ricapitolando i principi: slow (vai piano), more (esagera), tre: anticipate (anticipa, con la tecnica della costruzione al contrario delle frasi), quattro: repeat (ripeti, con il looping, la tecnica dei due secondi, la tecnica delle parole o dei suoni chiave). Infine anche l’echo talk che abbiamo appena visto. Infine, turn (cioè, torna alla vecchia pronuncia).

Questo libretto è davvero molto interessante e spiega con grande chiarezza e anche in maniera concisa (ma ovviamente più approfondita di questo video) questi cinque principi, quindi acquistalo se t’interessa l’argomento. Tanto costa tipo 6 euro su Kindle, quindi vale la pena. E ovviamente, visita lo stupendo canale YouTube del prof. Lindsey se t’interessa la pronuncia dell’inglese. Io stesso ho creato un mini corso su come imparare la pronuncia dell’italiano, con altri consigli utili, a cui puoi iscriverti gratuitamente, e ovviamente un corso completo di pronuncia italiana che si chiama “Fonetica italiana semplice”. Link in descrizione e ti lascio qui il corso gratis.

Trascrizione con glossario e audio isolato (Podcast Italiano Club)

Episodio di Tre Parole collegato (PI Club)

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