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Quando l'italiano copia il FRANCESE: i francesismi, con @FrenchmorningswithElisa

March 26, 2022

Trascrizione

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Bonjour et bienvenue sur Podcast Italiano, la chaîne pour ceux qui aiment ou apprennent la langue italienne. Aujourd’hui…

D: … parliamo di francesismi in italiano assieme alla mia amica Elisa del canale French Mornings with Elisa.

E: Salut, ça va?

D: Ça va, merci. Psst, se imparate il francese dovete seguire il suo canale!

Dunque, i francesismi, parole francesi in italiano. L’italiano ne ha un sacco, secondo i dizionari circa 5000.

E: Cinq mille? Oh là là! C’est pas mal!

Sono molti, ma non sono solamente quelli che pensate voi: parole come garage, bon ton, toilette, tapis roulant: la maggior parte dei francesismi (circa 3500) è infatti del tutto mimetizzata nel vocabolario italiano. Chi direbbe che termini comunissimi come “mangiare”, “bicicletta”, “giardino” sono francesismi? Ma lo sono! Il francese è infatti la lingua che, prima dell’inglese, ha influenzato più di ogni altra il lessico dell’italiano.

Periodo medievale

La storia dei francesismi in italiano è antica come l’italiano stesso. Fin dagli inizi la nostra lingua ha arricchito il suo lessico di parole d’Oltralpe, alcuni comunissime ancora oggi, come “mangiare” (“manger”), “messaggio” (“message”), “cugino” (“cosin”, o in francese moderno “cousin”), “troppo” (“trop”), “bugia”…

E: “Bugia”? Una “bougie”?

D: “Bugia”, in realtà, è un provenzalismo! L’italiano delle origini, infatti, ha preso in prestito parole non solo dal francese in senso stretto, ma anche dal provenzale! Dovete sapere che in epoca medievale c’erano due grandi lingue parlate in Francia.

E: La Langue d'Oïl, da cui deriva il francese moderno, e la Langue d’Oc, cioè l’occitano o il provenzale antico.

Per essere pedanti dovremmo dunque parlare in generale di “gallicismi”, ovvero francesismi e provenzalismi (come “bugia”).

Molti francesismi antichi hanno a che vedere con l’organizzazione politica e militare; parole come “conte” (“conte”), “marchese” (“marquis” / “marchis”), “bersaglio” (“bersail”, che oggi non diciamo più), “freccia” (“fleche”), “sergente” (“sergent”).

Altre parole appartengono al lessico quotidiano: “mangiare” (“manger”), “burro” (“burre”, oggi “beurre”), “formaggio” (“fromage”), “roccia” (“roche”), il colore “giallo” (“jalne”, oggi “jaune”).

Dal provenzale abbiamo termini come bugia, pensiero, speranza, svegliare.

Ah, a proposito del suffisso -aggio, che vediamo già in parole antichissime come “coraggio”, “villaggio”,  “selvaggio”, “formaggio”, ecco, è l’italianizzazione del francese -age, a sua volta proveniente dal latino -aticum. Tipicamente se incontrate una parola che finisce in -aggio potete scommettere che viene dal francese; ma -aggio si usa anche per creare neologismi del tutto italiani, come allunaggio, pestaggio e volantinaggio.

E:  Ma da dove venivano tutti questi gallicismi?

D: Beh, sai, in primo luogo dalle dominazioni francesi in Italia…

E: Ops…

D: Ce ne sono state tre in epoca medievale: la prima fu nel IX secolo, ai tempi di Carlo Magno; la seconda fu quella normanna tra l'XI secolo e il XII secolo e la terza fu quella angioina tra il XIII secolo e il XV secolo; le ultime due però furono limitate al sud della penisola. Ah, “sud” è un francesismo (“sud”).

Ma i gallicismi arrivavano anche per altre vie: li portavano i pellegrini in viaggio per Roma, i crociati che andavano in Terra Santa, i mercanti che commerciavano in Italia.

El: E la letteratura ha avuto un’influenza?

Certo, fu molto influente la letteratura in lingua d’oil*,* o langue d’oïl (come le chansons de geste, poemi epici in antico francese) e le poesie amorose dei trovatori provenzali in lingua d’oc. I trovatori (o “trobadors” in occitano) erano compositori e esecutori di poesia in antico provenzale; a loro si ispirarono i poeti della scuola siciliana, un movimento letterario nato nella corte di Federico II, che segnò di fatto l’inizio della storia della letteratura italiana e il quale, a sua volta, ispirò i poeti toscani. E sapete l’italiano dov’è nato… dov’è nato Elisa?

E: Beh, ovvio, lo so perché seguo il tuo canale, quindi in Toscana!

Corretto. Il provenzale ha avuto una grande influenza sulla poesia italiana (come quella di Dante) e, di conseguenza, sul suo lessico.

Nel Quattrocento e nel Cinquecento l’influsso di gallicismi diminuì. In quel periodo andavano più di moda lo spagnolo e l’italiano stesso, che godeva di una certa popolarità come lingua di cultura nell’Europa del Rinascimento. In quel periodo siamo stati noi italiani a dare un po’ di parole ai cugini francesi; la tendenza però si sarebbe di nuovo presto invertita.

Dalla metà del Seicento alla fine del Settecento

Gli anni dalla metà del Seicento alla fine del Settecento furono infatti un periodo definito di ‘gallomania’, l’ammirazione e imitazione di tutto ciò che era francese. La Francia era, molto semplicemente, il paese più potente e influente d'Europa. La vita aristocratica e borghese era in quel periodo completamente francesizzata. Chi faceva parte del bel mondo semplicemente non poteva non sapere il francese.

E: Ah, c'était le bon vieux temps… scherzo. Anche se…

La parola chiave di questo periodo è moda, non a caso un francesismo. Mode.

La moda intesa come abbigliamento: “cravatta” (”cravate”), “parrucchiere” (”perruquier”); ma anche arredamento: “tappezzeria” (”tapisserie”), “sofà” (”sofa”), “comò” (”commode”) e gastronomia, come “purè” (”purée”), “caffettiera” (”cafetière”) e… “ragù” (”ragoût”).

E: Ma aspetta. Mi vuoi dire che l’italianissimo ragù è un francesismo?

Eh sì, effettivamente lo è: viene dal verbo ragoûter, cioè “risvegliare l'appetito”. Ma voi lo usate, questo verbo?

E: Non è comunissimo, ma diciamo per esempio che un plat n’est pas trèsragoutant”.

Ma il Settecento in Francia è anche…

E: Le Siècle des Lumières!

D: Il secolo dei lumi o Illuminismo, movimento intellettuale europeo che contribuì a rinnovare il significato di parole che spesso già esistevano in italiano, ma che acquisivano un nuovo significato mutuato dal francese: parole come pregiudizio, tolleranza, belle arti, ottimismo, scetticismo.

I francesismi del Settecento erano tantissimi e estesi ai campi semantici più disparati. Boulevard, brochure, cronometro, suicidio. Persino il colore blu è un francesismo, che viene dal francese bleu.

Alla fine del secolo in Francia ebbe luogo un altro evento di cui forse avete sentito parlare.

E: La Révolution française.

In questo periodo si diffusero termini militari e politici come “caserma” (”caserme”), “colpo di stato” (”coup d’etat”), “patriota” (“patriote”), “complotto” (“complot”), “propaganda” (”propagande”)...

E dopo la Rivoluzione venne…

E: Napoleon!

Anche lui dominò l’Italia, oltre che mezza Europa, come forse vi ricorderete. E durante la sua dominazione entrarono in italiano tantissimi francesismi del linguaggio dell’amministrazione e della burocrazia (anche questo è un francesismo, bureaucratie): autorizzare, funzionario, organizzare, responsabile. Molti di questi termini esistevano già, ma in quel periodo assunsero un nuovo significato specifico.

E: Ma Davide, tutti questi francesismi non davano fastidio?

Certo, c’era chi non li sopportava. Lo scrittore Antonio Piazza in un suo romanzo del 1769 si lamentava del fatto che il francese era diventata la lingua delle conversazioni delle dame nei salotti dell’alta società:

La nostra lingua comparire non osa nella sua purità naturale, nelle moderne conversazioni, e in bocca d'una dama non è mai bella se non si mescola colla francese.

Ovvero, una vera dama doveva sapere il francese.

E: C’est pas faux.

È vero che basta saper quattro parole, per comparire una donna di spirito, e cacciarle per tutto ci vadano, o non ci vadano: “Oui Monsieur... Adieu mon cher Ami... Comment vous portez vous? Excusez moi... Qu'avons nous de nouveau? [...] Ecco il dizionario francese delle femmine nobili che può servir a te pure [...] per infranciosare ****ogni periodo italiano.

L’Ottocento e il primo Novecento

L’atteggiamento anti-francese si diffuse con maggior forza nell'Ottocento con il purismo. I puristi erano letterati che si opponevano duramente alle parole straniere (i “barbarismi”) e auspicavano un ritorno alla presunta “purezza” del fiorentino delle origini.

Tuttavia, malgrado le idee dei puristi (a proposito, la costruzione “malgrado + sostantivo” viene dal francese). Malgrado le idee dei puristi, dicevo, i francesismi continuarono a entrare in italiano anche nell'Ottocento e fino al primo Novecento: il francese era la lingua delle classi colte dell’intera Europa, di fatto la lingua internazionale.

E: C’était pratique, quand même…

Abbiamo abbondanti prestiti in ambiti come cucina, arredamento, abbigliamento, spettacolo. In questo periodo, tra l’altro, iniziano a entrare anche numerosi prestiti non-adattati, dunque mantenuti in francese, lingua che si pensava avesse un suono più prestigioso e più… chic. Quindi affianco ai prestiti adattati “bomboniera” (”bonbonnière”), “griglia” (”grille”), “cinema” (”cinema”, da “cinematographe”) abbiamo i non-adattati omelette, menu, parquet, boutique, paté, pardon, toilette, débacle.

Venivano tipicamente adattati i francesismi nella medicina, scienza e tecnologia come disinfettare, psichiatria, elettricità, treno, vagone, bicicletta, aeroplano.

L’italiano ha continuato ad accogliere parole dal francese fino agli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, ma con una minore intensità, soprattutto a causa delle politiche linguistiche puriste adottate dal fascismo, a cui ho dedicato un video. Francesismi come régisseur, chauffeur e chèque furono completamente rimpiazzati da regista, autista e assegno; a garage si affiancò rimessa (che oggi però si usa ben poco), a réclame pubblicità, a hotel

Elena: Forse intendi dire… “hotel” [con pronuncia strana].

...albergo. In altri casi le sostituzioni non ebbero molto successo: tassellato non ha mai sostituito parquet.

E: E oggi continuate a prendere delle parole dal francese?

Non molto; dopo la seconda guerra mondiale il francese ha perso la sua centralità, lasciando il posto, come saprete, alla lingua… finlandese.

E: Dunque quello che succedeva con i francesismi oggi succede con gli anglicismi?

Sì, ma con alcune differenze. La prima è che, come abbiamo visto, la maggior parte dei francesismi entrati in italiano nel corso di numerosi secoli è adattata, e quindi indistinguibile da parole italiane “autoctone”. Solo gli esperti (o voi dopo aver visto questo video) sanno che “mangiare” o “bicicletta” sono francesismi, o che le parole che terminano in -aggio anch’esse sono spesso francesismi. Gli anglicismi invece sono molto più evidenti, perché sono quasi sempre crudi, non adattati.

E la seconda differenza è che il francese influenzava il modo di parlare e di scrivere delle classi agiate, delle élite; oggi l’inglese influenza la lingua di tutti in grosso modo.

In conclusione, il francese ha avuto una profonda influenza sul lessico della lingua italiana dal medioevo fino a metà del secolo scorso. E questo è uno dei motivi per cui imparare il francese se sapete l’italiano non è poi così difficile.

E: [E se grazie a questo video vi è venuta voglia di saperne di più sul francese, che è molto più facile di quanto pensiate, potete venire a impararlo sul mio canale, che si chiama “French Mornings with Elisa”]. Vi aspetto!

Ringrazio la mia amica Elisa per aver preso parte a questo video, andate a dare un’occhiata al suo ottimo canale. Vi ricordo che chi di voi impara l’italiano con i miei video potrà trovare tantissimi contenuti esclusivi nel mio Podcast Italiano Club, la mia pagina su Patreon, dove potete sostenere economicamente questo progetto con un abbonamento mensile e avere in cambio tantissimi materiali e benefici: le trascrizioni di questi video, un podcast esclusivo, dirette, materiali sulla pronuncia, analisi di testi di canzoni italiane, un gruppo Telegram per conversare con altri studenti e molto altro ancora. Se vi va, andate a dargli un’occhiata. Ci vediamo nel prossimo video! Ciao!

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