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Perché Dante è il padre dell'italiano?

January 18, 2021

Trascrizione

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Oggi vi voglio parlare di questa persona qui: DanteAlighieri, da molti definito il padre della lingua italiana.

Ma che significaesattamente essere “padre” di una lingua? E poi: Dante si merita davvero questotitolo? Benvenuti su Podcast Italiano, il canale YouTube e podcast per impararel’italiano se siete stranieri o per ascoltare informazioni, spero, interessantisul nostro idioma, se fate parte di quel 20% di italiani che mi guarda.

Se stai imparandol’italiano attraverso i miei video puoi accedere al PDF con la trascrizioneintegrale di questo video e il lessico difficile tradotto in inglese e spiegatoin italiano iscrivendoti al mio Podcast Italiano Club; così facendo supporteraiil mio progetto.

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e anche il tuoitaliano.

Trovi il link qui.

Nell’anno che èappena incominciato si celebreranno in Italia e nel mondo i 700 anni dallamorte di Dante Alighieri (1321-2021).

Per questo motivoanche io ho deciso qui su Podcast Italiano di parlare un po’ di Dante e diapprofondire la mia conoscenza personale sul “sommo poeta”, come viene chiamato.

Faccio subitoun’avvertenza: non sono un dantista, non so niente di letteratura, non sono unesperto, non sono nessuno.

Semplicemente sonouna persona che ama la lingua italiana, che da qualche mese si sta appassionandoa Dante e che vuole condividere con voi ciò che sta imparando in un anno cosìsimbolico.

Dante è una figuradall’importanza unica nella cultura italiana: pensate, è l’unico individuo acui viene attribuito l’epiteto di “padre”; nemmeno personaggi fondamentalinella storia italiana come Cavour o Garibaldi vengono singolarmente chiamati“padri”.

Dante invece sì: senon “Padre dell’Italia” per lo meno “Padre dell’italiano”.

Non so quanto voisappiate o non sappiate su Dante, quindi voglio iniziare facendo un passoindietro e parlando in breve della sua vita.

01:57 - La vita diDante Alighieri, in breve Durante degli Alighieri, detto Dante nasce nel 1265 aFirenze, una città che in quegli anni era in pieno boom economico e demografico.

A Firenze si fannogrossi affari, girano un sacco di soldi, si costruiscono edifici impressionanti(questi due, che forse conoscete, furono iniziati nel 1296 e nel 1299) e c’èuna fortissima mobilità sociale: in poco tempo un contadino venuto dallacampagna può arricchirsi e fare una fortuna.

Gli Alighieri nonsono una famiglia nobile (nel senso che non vantano antenati famosi), ma sonocomunque abbastanza rispettabili da avere un cognome (un privilegio per pochi aquel tempo).

Anche loro hannofatto i soldi.

Dante non è riccosfondato ma è sicuramente benestante: suo nonno, suo padre e i suoi zii avevanoguadagnato trafficando denaro, in un’economia cittadina in cui i soldiservivano come il pane.

Questi soldi poi lihanno investiti, permettendo a Dante di “vivere di rendita”, cioè non doverlavorare per guadagnarsi da vivere.

Dante si può quindi dedicareagli studi, all’attività letteraria, all’attività politica e addiritturamilitare.

Sì, perché Dantepartecipa ad alcune battaglie, come all’importante battaglia di Campaldino del1289, in cui la sua fazione politica (o “partito”, diremmo oggi), i Guelfi,infligge una pesante sconfitta a quella nemica, i Ghibellini.

Non sapete di che stoparlando? Beh, dovete sapere che nelle città medievali italiane esistevano duefazioni politiche estremamente ostili l’una all’altra: i Guelfi, che come sidice tradizionalmente, erano a favore del Papa, e i Ghibellini che erano piùdalla parte dell’imperatore ( stiamo parlando del Sacro Romano Impero); a dirla verità la divisione politica non era tanto e solo una questione ideologica,bensì, come sempre, di interessi economici e personali.

Ma comunque, a noiinteressa capire che la Firenze a cavallo del ‘200 e del ‘300 non è una cittàaffatto tranquilla.

La violenza, l’odio,la vendetta, la corruzione sono comunissime e Dante lo prova sulla sua pelle.

Tra gli anni ’90 del‘200 e il 1302 Dante ricopre infatti varie cariche politiche all’interno del“governo di popolo” fiorentino (un esperimento di democrazia molto avanzato perl’epoca), diventando persino uno dei sei Priori (la massima carica del governo)e venendo inviato in missione a Roma dal Papa come ambasciatore di Firenze.

I Ghibellini eranogià stati cacciati nel 1267, ma poi gli stessi Guelfi si frammentano in dueulteriori fazioni: Guelfi Neri e Guelfi Bianchi.

Dante è un bianco, maa Firenze prendono il potere i neri, anche grazie all’appoggio del papa, da cuiDante era stato mandato.

Nel 1302 Dante paga acaro prezzo la sua scelta politica venendo esiliato, cacciato dalla sua città,con queste accuse: «Alighieri Dante è condannato per baratteria, frode,falsità, dolo, malizia, inique pratiche estortive, proventi illeciti,pederastia, e lo si condanna a 5000 fiorini di multa, interdizione perpetua daipubblici uffici, esilio perpetuo (in contumacia), e se lo si prende, al rogo,così che muoia”» (Libro del chiodo - Archivio di Stato di Firenze - 10 marzo1302[66]) Dante, che era proprio in quel momento dal Papa, non tornerà mai piùa Firenze e non potrà nemmeno salutare la sua amata città un’ultima volta.

Inizia così il suolungo esilio, che per Dante è un fatto traumatico ma centrale nella sua vita.

L’esilio lo porta agirovagare per il centro-nord italiano, di corte in corte, venendo ospitato davari signori locali.

È proprio in questianni (si pensa dal 1306 al 1321) che Dante scrive il suo capolavoro, laCommedia.

Dante muore nel 1321a Ravenna, dove ancora oggi è sepolto.

Parliamo ora dellasua importanza letteraria.

Dante è indubbiamenteil più importante scrittore nella storia della letteratura italiana.

Vediamo perché.

Dante ha scrittotante opere, alcune delle quali in latino.

Sì, perché all’epocachi studiava doveva per forza sapere il latino (che era lingua dell’éliteintellettuale in tutta Europa).

Dante, tuttavia, faqualcosa di molto importante: scrive anche in volgare fiorentino (oggi diremmo“dialetto”), che è la lingua della sua città e la sua lingua madre.

Non solo: non accettal’idea diffusa tra gli intellettuali che il latino fosse sempre superiore alvolgare, ma rivendica l’importanza e l’utilità del volgare per educare quellepersone non colte, che non sapevano il latino, che però avevano fame* diconoscenza.

Scrive un interotrattato in latino, chiamato “De Vulgari Eloquentia” dove difende l’eloquenzadel volgare.

Dante, come dice luistesso in un altro trattato, in volgare, il Convivio, amava la sua lingua: «[…]per che si conchiude che non solamente amore, ma perfettissimo amore sia quelloch’io a lui debbo avere e ho.

” » Dante ha un perfetto amore nei confronti del volgare.

Ma Dante va oltre efa una predizione: «Questo (il volgare) sarà luce nuova, sole nuovo, lo quale(=il quale) surgerà là dove l’usato (ovvero il consueto latino) tramonterà, edarà lume a coloro che sono in tenebre ed in oscuritade, per lo usato sole chea loro non luce» Dante si riferisce alle persone che non sanno il latino, percui imparare il volgare (o meglio: imparare a leggere) è un modo di usciredalle tenebre.

Dante è statoprofetico: oggi la lingua che si parla e si scrive in tutta Italia èl’italiano, non il latino.

In volgare Dantescrive tante opere, sia in poesia che in prosa, ma oggi mi concentreròsolamente dell’opera per cui ancora oggi parliamo di lui 700 anni dopo la suamorte: la Commedia , comunemente nota come “Divina Commedia”.

Se Dante è il piùimportante scrittore della letteratura italiana, la Commedia è la piùimportante opera della letteratura italiana e una delle più importanti al mondo.

Ma che cos’è laCommedia? La Commedia è un poema (ah, una parentesi lessicale per gli amicianglofoni: “poema” in italiano significa opera in versi, ma lunga, al contrariodi una “poesia” che è breve; in inglese si usa sempre il più generico “poem”).

Ma quanto lunga?Tanto, tantissimo: la Commedia è un’opera mastodontica, composta di 14.

233 endecasillabi.

Un “endecasillabo” èun verso di 11 sillabe.

Per capire megliovediamo l’inizio dell’opera: Nel mez-zo del cam-min di nos-tra vi-ta Miri-tro-vai per u-na sel-va_os-cu-ra Ché la di-rit-ta vi-a_e-ra smar-ri-ta Siamodi fronte a una terzina, una strofa composta di tre versi di undici sillabe.

La Commedia altro nonè che è una lunghissima successione di terzine come questa.

Guardiamo ora lerime: “Vita”, “oscura”, “smarrita”; nella seconda “dura”, “forte”, “paura”;“morte”, “trovai”, “scorte”; intrai”, “punto”, “abbandonai”.

Lo schema che sidelinea è questo: A, B, A; B, C, B; C, D C; D, E, D, e così via per tutti i 14.

233 versi della Commedia (io la trovo una cosa fuori ditesta, incredibile); questo schema l’ha inventato Dante, e per questo si chiama“terzina dantesca”, o anche “terza rima”, o ancora “terzina incatenata” (perchéè come una catena).

L’opera si articolasu 100 canti (potremmo chiamarli “capitoli”) suddivisi in tre cantiche, ovverotre libri: Inferno (con 34 canti), Purgatorio (con 33) e Paradiso (con 33).

I numeri non sonoscelti a caso: Dante amava la numerologia e in tutta la Commedia il numero tre,che rappresenta la trinità, ritorna molte volte.

L’Inferno ha 34 cantiperché il primo è un introduzione.

E di che parlal’opera? Partiamo dal primo Canto, che racconta di un uomo (che è il poetastesso, anche se non lo sappiamo fin dall’inizio) che si perde in una selvaoscura, ovvero in un bosco (che è un simbolo del peccato); l’uomo arriva a uncolle illuminato dai raggi del sole (simbolo della salvezza), inizia a scalarloma incontra tre bestie che gli ostacolano la salita: una lonza (che sarebbeforse una lince, o comunque un felino), un leone e una lupa.

Come la selva, anchele tre bestie (o “fiere”) sono dei simboli, o più precisamente “allegorie”, deitre peccati fondamentali secondo la Bibbia: la lussuria, la superbia e l’avidità.

Dante non riescequindi a scalare il colle e deve scendere nella selva (ovvero tornare nelletenebre del peccato, è tutto un simbolo), dove incontra l’ombra del poetalatino Virgilio, simbolo della ragione umana, che lo guiderà in un viaggio nelregno dei morti: lo accompagnerà all’Inferno, e al Purgatorio ma dovràcongedarsi prima di entrare in Paradiso, dove Dante verrà accompagnato daBeatrice e infine da San Bernardo.

Chi è Beatrice?Beatrice è la donna amata da Dante (una donna realmente esistita, a cui hadedicato un intero libro di poesie, la Vita Nuova) e che qui rappresenta moltopiù di una donna amata, addirittura la via della salvezza attraverso la fedecristiana.

Dante qualche annoprima aveva promesso: «se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono(cioè, “se dio lo vorrà”), che la mia vita duri per alquanti anni (cioè “chenon muoio dopodomani”), io spero di dicer di lei quello che mai non fue dettod’alcuna.

» Dante dirà di Beatrice ciò che non è mai stato detto dinessuna donna.

Ed è proprio quelloche ha fatto: ha elevato una donna (a cui probabilmente non ha mai parlato invita sua) a simbolo di salvezza dell’anima.

Ma Dante stesso è unsimbolo, simbolo dell’umanità che ha perso la strada, la “retta via”.

La Commedia comeavete capito è intrisa di simbologia e allegorie, che per un uomo della nostraepoca non sono così facili da cogliere.

Tuttavia ciò non vuoldire che non possiamo leggere la Commedia alla lettera e godercela come unastoria interessante e avvincente, anche se non cogliamo tutti i suoisignificati nascosti, così come tutti i suoi infiniti rimandi culturali,letterari, politici, filosofici, storici, teologici, e chi più ne ha più nemetta.

Per questi continuiriferimenti al suo mondo la Commedia è stata definita un’enciclopedia delsapere medievale, perché è una vera finestra sulla cultura di quel mondomedievale a cui Dante apparteneva in pieno, anche sulla mentalità diquell’epoca, sulle credenze scientifiche, geografiche, religiose, astronomiche,medicinali e molto altro ancora.

Leggendo la Commediasi può di fatto studiare il medioevo.

Ma non è solo sfoggiodi sapienza: la Commedia è anche molto umana.

Nel suo viaggio Danteincontra e dialoga con tante “superstar” del suo tempo, che magari oggi non cidicono nulla, ma che per i suoi contem poranei erano delle celebrità: re,politici, papi, figure religiose, intellettuali; ma anche personaggi di epocheprecedenti alla sua, come lo stesso Virgilio, Maometto e Giustiniano; ci sonopoi mostri mitologici come Minosse, il minotauro e lo stesso Lucifero;personaggi biblici come Maria, San Pietro, l’arcangelo Gabriele e, alla finedell’opera, Dio stesso, che Dante arriva a contemplare per un istante.

La fama dellaCommedia è antica: l’opera circolava già quando Dante era ancora in vita, in unepoca in cui la stampa non esisteva e per avere una copia di un libro qualcunodoveva averlo… copiato, appunto.

Ma dopo la morte delpoeta la fama della Commedia esplode.

Tutti la commentano,tutti la interpretano, tutti conoscono almeno qualche verso: persino imercanti, persone non particolarmente colte, conoscono qualche passo dell’opera.

La Commedia ha avutoun’enorme influenza sulla poesia e letteratura italiana, in alcuni periodi èstata più apprezzata che in altri, ma si tratta di un’opera con cui chiunqueabbia scritto in italiano si è confrontato: o per imitarla, o per prenderne ledistanze.

15:00 - Perché Danteviene chiamato “padre dell’italiano”? Ma allora torniamo alla domanda con cuiho iniziato questo video.

Perché Dante vienechiamato “padre dell’italiano”? Che significa? Quando ero piccolo e sentivodire che “Dante ha in ventato l’italiano” ero un po’ confuso.

Cioè, pensavo cheDante avesse proprio inventato da zero l’italiano,che si fosse seduto a untavolo e avesse scritto la grammatica e il lessico; un po’ come Zamenhof hainventato l’esperanto o Tolkien le lingue del suo universo fantastico.

Non è chiaramentecosì: Dante ha adoperato come base la lingua di Firenze, ormai l’abbiamo capito.

Anzi, secondo glistudiosi la Commedia è la sua opera più fiorentina di tutte a livellolinguistico.

Allora Dante magari èil primo che scrive in volgare? No, per niente.

Molti prima di lui invarie zone d’Italia avevano già scritto nei vari volgari italiani: un esempiocelebre è la scuola siciliana, che ispirandosi alla poesia provenzale (quindidella Provenza, in Francia) costituisce il primo vero movimento letterarioitaliano, che poi ha ispirato altri poeti toscani, che scrivevano in fiorentinoancora prima di Dante.

Ma allora, se Dantenon è il primo a scrivere in una lingua italo-romanza e nemmeno il primo ascrivere in fiorentino, perché mai dovremmo considerarlo “il padredell’italiano”? Non dobbiamo guardare al “quando”, ma al “come” Dante scrive.

Perché la portata,l’ampiezza, la vastità della sua opera e del suo linguaggio non hanno eguali,né prima, né dopo di lui.

Abbiamo già visto chela Commedia è un’enciclopedia della sapienza medievale.

Bene, per parlare diqualsiasi cosa (e Dante ha davvero parlato di tutto) devi saper modellare lalingua in base alle tue esigenze, usare tutti i registri, gli stili e lepossibilità che essa, la lingua, ti offre.

Non puoi parlare diLucifero con la stessa lingua che usi per descrivere la visione della trinità.

Può aiutarvi a capireciò che intendo analizzare un po’ il lessico dell’opera.

Nell’Inferno, peresempio, troviamo una lingua spesso bassa, aspra a volte addirittura comica, lecui parole Dante trae, prende dal fiorentino popolare; (si incontrano parolecome “culo”, “merda”, “puttana”, o un verso comico famosissimo come “Ed elliavea del cul fatto trombetta”, cioè “aveva usato il culo come una tromba”;Dante sta descrivendo un diavolo che per dare agli altri diavoli il comando dimettersi in marcia come in battaglia.

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scorreggia,paragonando quindi la scorreggia al suono di una tromba militare.

All’estremo oppostoabbiamo la lingua del Paradiso: elegante, solenne, colta, piena di latinismi(come “misericordia”, “grazia”, “magnificenza”, “benignità” e tanti altri).

La base della sualingua è il fiorentino: del fiorentino Dante usa parole del suo tempo e parolearcaiche già a suo tempo, che i suoi contemporanei già non usavano più.

Dante attinge moltopoi anche da altre lingue, tra cui il francese (per parole come “approcciare” e“sovente”) e, soprattutto, il provenzale (per esempio “noia” e “speranza”).

Oltre alle linguestraniere Dante fa sue parole e forme grammaticali che trova in altri dialettitoscani e a volte altri dialetti italiani.

Dante adopera poitermini dell’astronomia (come “zenit”, “galassia”, “empireo”), della medicina(“coagulare” “febbre acuta”) e della musica (arpa e leuto, ovvero “liuto”).

E quando non trovauna parola se la inventa di sana pianta; i suoi neologismi sono chiamati“dantismi” e ce ne sono tanti.

Dante si inventaparole come, per esempio, “infuturarsi” (ovvero “prolungarsi nel futuro”)“trasumanare” (andare al di là dei limiti della natura umana), “inurbarsi”(entrare in città), “inluiarsi” (“diventare lui”).

Molti di questidantismi a dire il vero non si usano più, ma non si può dire che Dante nonfosse creativo e non amasse sperimentare e giocare con la lingua.

Ciò che invece usiamoancora sono espressioni idiomatiche inventate da Dante ed entrate nellinguaggio comune, come “senza infamia e senza lode”, “non ragioniam* di lor,ma guarda e passa”, “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” .

Ma vediamo qualchedato che ci aiuta a capire l’impatto della Commedia sul lessico dell’italiano.

Secondo uno studiodel linguista Tullio de Mauro nella letteratura che precede Dante era giàattestato il 62% delle 2000 parole più comuni nell’italiano, che compongonoquindi il cosiddetto “lessico fondamentale”.

Alla fine del ‘300questa percentuale sale all’84%: ciò è sicuramente dovuto al contributo diDante, almeno in buona parte.

Oltre a ciò, leparole che già esistevano e che Dante ha usato personalmente sono generalmentesopravvissute di più rispet to a quelle che non ha accolto (precisamente 2volte e mezza di più).

Potremmo risponderealla domanda però da un altro punto di vista: se la lingua italiana si basaancora oggi sulla lingua fiorentina del ‘300 il merito è in gran parte diDante, ma anche Petrarca e Boccaccio.

Se non fosse statoper loro oggi forse non parleremmo una lingua basata sul fiorentino, ma magariuna lingua basata sul bolognese, sul siciliano, sul veneto, sul bergamasco.

O magari non avremmouna lingua nazionale.

Chi può dirlo? Ciòche è sicuro è che prima di Dante il fiorentino era UNA lingua italiana, ma giàdue secoli dopo di lui è diventato LA lingua italiana.

E Dante di questo èresponsabile.

C’è chi dice che è lalingua della letteratura ad aver creato l’Italia e c’è chi addiritturadefinisce Dante padre dell’Italia (non tutti sono d’accordo con questadefinizione).

Io non mi sentoabbastanza competente per esprimere la mia opinione su questo, ma una cosa èinnegabile: l’Italia ha raggiunto un’unità culturale e letteraria molto primadell’unità politica.

La letteratura, e nonl’esercito (come in altri stati europei) ha dato prestigio all’italiano.

L’italiano non è maistato imposto con i fucili e le spade ma si è imposto con la bellezza della sualetteratura.

A Dante variconosciuto il merito di aver fatto una scommessa.

Ha creduto seriamentenel volgare e non l’ha ritenuto inferiore al latino; ne ha mostrato tutte lepotenzialità espressive; l’ha impiegato per scrivere l’opera più importantedella sua vita, facendo una scelta molto rivoluzionaria e anche moltorischiosa: scrivere un poema in volgare (molti lo criticarono per aver usato ilfiorentino e non il latino).

La storia gli ha datoragione, perché ancora oggi, in un mondo sicuramente diverso da quello di 700anni fa, usiamo ancora le parole che Dante ha reso immortali.

Per questo l’epitetodi padre è adeguato: Dante si merita davvero il titolo di padre dell’italiano.

21:57 - Dovrestileggere la Commedia? Ora potreste chiedervi se ha senso leggere la Commedia nel2021.

Se siete italiani larisposta è facile: sì.

Dante fa parte delnostro sapere comune e della nostra identità, quindi conoscerlo non fa male.

Io stesso stoleggendo integralmente la Commedia per la prima volta (perché a scuola leggiamoe studiamo una selezione di canti) e la trovo davvero divertente, istruttiva ea volte illuminante.

E se siete stranieri?Ni.

O meglio, dipende daivostri interessi e obiettivi.

Chiaramente leggereun’opera di 700 anni fa non è una grande idea per imparare l’italiano del 2021;tuttavia penso che, essendo quell’italiano relativamente simile al nostro, seavete un livello intermedio-avanzato e vi interessa la letteratura e Dante,possa aver senso avvicinarsi alla Commedia, magari con una guida che vi aiuti afarlo, il vostro Virgilio personale.

È per questo che stoleggendo la Commedia per voi sul mio Club su Patreon, dove potete in primoluogo sostenere questo progetto, se vi piace e vi aiuta; in secondo luogoottenere tantissimi contenuti esclusivi tra cui, appunto, una serie di diretteche io ed Erika stiamo facendo in cui spieghiamo e leggiamo alcuni Canti dellaCommedia.

Finora ne abbiamoletti tre e ci stiamo divertendo molto: la reazione del membri Club è statafinora molto positiva, devo dire, e per questo l’intenzione è di continuare pertutto il 2021 e celebrare così il Sommo Poeta.

Quindi se hai pensatodi iscriverti al Club e dopo questo video ti è venuta voglia di leggere Dante…questo è il momento per fare l’una e l’altra cosa.

Ah, per poter vederele dirette su Dante il prezzo che ti chiedo è simbolico, $1 al mese.

Quindi ci sta, dai.

Se sei interessatosegui questo link.

Io ringrazio i membridel Club che vedete scorrere per il sostegno a questo progetto.

E noi ci vediamopresto, ciao!

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