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Com'è l'ACCENTO di MILANO?

November 24, 2021

Trascrizione

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Béne, oggi parleremo dell’accento milanese in italiano. Taac. Benvenuti su Podcast Italiano, un canale per chi impara o ama la linguaitaliana. Mi scuso per questa terribile imitazione dell’accento milanese, che èl’argomento di questo video.

Non l’imitazione, l’accento milanese. Due precisazioni,prima di incominciare:

TrascrizionePDF con glossario audio isolato (PI Club)

1. dialetto milanesee italiano di Milano sono due cose molto diverse, da non confondere. Io parleròsolamente dell’italiano di Milano. Il dialetto milanese, tra l’altro, a Milanooggi è molto poco usato.

2. E numero due: mi limiterò a parlare dell’accento diMilano e non del lessico o della grammatica o altri aspetti. Per chi imparal’italiano con i miei video trovate la trascrizione qui nel mio PodcastItaliano Club dove trovate un sacco di altri materiali esclusivi einteressanti.

Incominciamo!  Partiamo dalle vocali e vediamo leprincipali differenze dalla pronuncia standard, che è quella che cerco di usareio, e l’accento di Milano. Ah, se non sapete come funzionano le vocali initaliano standard

 

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  Per riassumere: l’italiano standard ha sette vocali:/a/, /e/, /ε/, /i/, /o/, /ɔ/, /u/; l’italiano di Milano in questo è uguale,possiede le stesse 7 vocali. La differenza principale riguarda però l’uso dellevocali medie: è aperta, é chiusa, ò aperta, o chiusa. Si dice per scherzo che imilanesi le usino al contrario: aperte anziché chiuse e viceversa. Ecco, non èesattamente così, ma è vero che ci sono un po’ di differenze. Partiamo dalla Echiusa. Bene. O dovrei dire

 

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“béne”? A Milano sidice “béne”. Ma… perché?

D2: Eh, dimmelo tu. Di nuovo tu? Ma sei ancora qui? Ma nonte ne sei ancora andato? Che fortuna eh! Consideriamo solo le vocali toniche,cioè quelle su cui cade l’accento, come be-ne, ve-ro, perché le vocali atone,su cui non cade l’accento, come ne, ro si pronunciano sempre chiuse: -né, -ró,sia nella pronuncia standard che a Milano. Quindi, sillabe toniche. Se sonoaperte, cioè finiscono per vocale, come bè, vé, in italiano standard possiamosia avere /e/ come in ‘véro’, chiuso, sia /ε/ come in ‘cièlo’, aperta.

Quindi, facciamo qualche esempio: véro, bène, séra, cièlo,quéllo, bèllo, méntre, sèmpre. Sentite? O uno o l’altra. Ah, specifico unacosa: gli accenti grafici che scrivo all’interno delle parole per farvi capirese le vocali sono aperte o chiuse in realtà non si scrivono nel 99% dei casi.

Sì mettono, però, sulle vocali finali, come ‘perché’ o‘caffè ma non dentro, eh, mi raccomando!

D2: Véro, cièlo. Véro, cièlo. Come facciamo a capire qualedelle due dobbiamo usare? Ma non hai visto il mio video? Io ‘ste cose le ho giàspiegate! Non eri attento!

 

D2: Guarda, ti scioccherà, ma io i tuoi video non liguardo.  Non mi sorprende, sai? Comunque, la vocale che useremo dipendedall’etimologia, dalla storia della parola. Chi è dell’Italia centrale, comeFirenze, Roma, è fortunato, perché userà generalmente le vocali “giuste” ostandard.

Chi invece viene da una regione non centrale (come Milano,appunto) e vuole parlare, diciamo, come un doppiatore deve impararsi un bel po’di regole per quanto riguarda le vocali. Oppure dovrà affidarsi  alproprio orecchio e magari anche un dizionario di pronuncia. Dicevamo che nellostandard possiamo avere sia /e/ chiusa, ‘véro’, sia /ε/ aperta, ‘bène’ nellesillabe toniche aperte.

Ecco, nell’accento milanese in questa posizione avremo quasisempre  /e/ chiusa, ‘béne’, ‘véro’, ‘ciélo’, ‘céra’, ‘éro’, ‘volévo’,‘probléma’, ‘spéro’, ‘teléfono’.

D2: Béne, véro, spéro, sillaba… chiusa si chiama, hai detto?Sillaba chiusa, metti é. È più facile.  In un certo senso, sì, è piùregolare, per lo meno. E quindi in alcune di queste parole la pronunciastandard e quella milanese coincidono come ‘véro’, ‘céra’, ‘volévo’, ‘néro’quando è chiusa anche nell’italiano standard.

In altre parole no, cioè quando lo standard ha una pronunciaaperta: ‘bène’, ‘cièlo’, ‘èro’, ‘problèma’, ‘spèro’, ‘telèfono’, sono aperte. AMilano comunque si direbbe ‘béne’, ‘ciélo’, ‘éro’, ‘probléma’, ‘spéro’,‘teléfono’. Sentite la differenza?

 

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D2: Probléma, spéro, teléfono, va béne. Sai che c’hai ragione?Sembro già più milanese! Inoltre nelle combinazioni ‘é + vocale’ si leggesempre é chiusa: éu, éa, éo come ‘éuro’, ‘Andréa’, ‘cortéo’, mentre nellostandard sarebbe ‘èuro’, ‘Andrèa’, ‘cortèo’. e non cortèo, tranne quando c’è/èi/ che si legge così, /èi/, quindi /sèi/. Avremo quindi un néo, con la échiusa, e due nèi con la è aperta. Curioso, vero?

 

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D2: A proposito di euro, tu quanto mi paghi per registrarequesto vidéo? Zèro euro. O, come dicono a Milano, zéro éuro. Ti piace? E lesillabe chiuse?

D2: E le sillabe chiuse? Dipende. Nelle sillabe chiuse chefiniscono per nasale (cioè /n/ e /m/), come ‘sèm-pre’, ‘vedèn-do’, ‘mén-to’,‘gèn-te’, abbiamo in italiano standard anche qui é o è, dipende dalla parola.Ma in un accento milanese avremo una sola opzione, la é chiusa: ‘sémpre’,‘vedéndo’, ‘génte’, ‘témpo’, ‘vénto’, ‘ménte’ e così via. Vedete, è piùprevedibile il milanese dell’italiano standard in qualche modo.

 

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D2: Sémpre… vedéndo… génte… certo che gli piacciono questeé, queste é chiuse ai milanesi eh? Sémpre, vedéndo… Ma gli piacciono moltoanche le è aperte, a volte molto aperte, èèè. Vediamo infatti che succede nellesillabe chiuse, che non finiscono per /m/ o /n/, come cèr-to o qués-to. Vedete,sono chiuse, finiscono per consonante. In italiano standard vale quanto hodetto finora: possiamo avere é oppure è, dipende dalla parola. A volte abbiamo“è” aperta come in ‘cèrto’, ‘tèsto’, ‘bèllo’, a volte abbiamo é chiusa come in‘pazzésco’, ‘quésto’, ‘quéllo’, ‘bigliétto’, ‘apparécchio’. 

 

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D2: Pacchétto… pacchètto? Hai detto ‘pacchètto’? Ho dètto,ho dètto, fabrichètta. Fabrichètta taac. Ma pénsa tè!  Hai detto bene, tè.A Milano si dice così perché la ‘e’ nei monosillabi (come ‘me’, ‘te’ e anche‘che’ ma solo nei composti: ‘perché’, ‘finché’) a Milano diventa è: ‘perchè’,‘mè’, ‘tè’, ‘io e tè’, ‘finchè’, ‘poichè’, ecc.

 

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Sulla O sarò piùveloce perché in posizione tonica – vi ricordo, sto parlando delle vocalitoniche su cui cade l’accento – nello standard abbiamo anche qui due opzioni:chiusa, come in ‘sóno’, ‘Róma’, ‘rótto’; oppure aperta, come in ‘còsa’,‘stòria’, ‘pòrta’. E nell’italiano di Milano generalmente funziona allo stessomodo ma c’è qualche differenza in alcune parole. Vi faccio qualche esempio.Prima standard, poi Milano.   Abbiamo quindi lo standard ‘dóccia’ maa Milano ‘dòccia’, ‘pósto’ e ‘pòsto’. A volte invece al contrario: ‘còsto’nello standard e ‘cósto’ a Milano. ‘Spòrco’ e ‘spórco’.

 

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Tuttavia per la O daquello che ne so io non c’è una regola regolare come per la E. Passiamo oraalle consonanti.

 

D2: [russa]. In italiano standard ci sono consonanti che tradue vocali si pronunciano sempre geminate, cioè lunghe, come delle doppie: GN,GL, TS, DZ, SC, e ne ho parlato qui. ‘Ragno’, ‘aglio’, ‘azione’, ‘azalea’,‘coscia’ con questi suoni lunghi.

D2: Ragnnnnnnnno… cosccccccccia… Sono abbastanza lunghecosì? Al nord la tendenza è di pronunciare questi suoni brevi. Io stesso peranni ho detto /ˈkɔʃa/ e /ˈraɲo/ (con suoni brevi). E anche a Milano questo puòaccadere, soprattutto nelle generazioni più anziane. Potremo dunque sentire, adesempio, /ˈraɲo/ al posto di /ˈraɲɲo/, /ˈkɔʃa/ e non / ˈkɔʃʃa/.

 

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Ma le doppie, anchequando si scrivono effettivamente, al Nord in generale tendono un po’ asparire. E a Milano, ripeto, questo può succedere negli accenti più marcati, dipersone anziane. Per esempio, c’è che dice ‘se/s/anta’, ‘se/s/anta’ al posto di‘se/ss/anta’.

 

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Sempre a proposito didoppie, al Nord non esiste il raddoppiamento fonosintattico, a cui ho dedicatoun video.

D2: Il che? Tu come leggi queste frasi?

 

D2: /kevˈvwɔi/, /andɔdˈdomani/, /ioetˈte/, /ɔdˈdetto/. Ecco,appunto, /oddetto/, senti come raddoppi la /d/, / oddetto/?

D2: /oddetto/,  /oddetto/. Sì, c’hai ragione, sai? Perònon lo guardo il tuo video. Volevo solo dirtelo, non… non lo guardo. Ilraddoppiamento fonosintattico è questo raddoppiamento fantasma, che non èscritto. Ecco, al Nord, dicevo, generalmente non si fa e Milano non fa eccezione.Si dirà dunque /oˈdetto/, /ioeˈte/, / semiˈkjami/, /amilˈano/

 

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Un altro fenomenocomune in tutto il Nord è la pronuncia più “scura” della S che si dice [s̠]Anche questo lo fanno i parlanti più anziani soprattutto che hanno questa…questa [s̠] che è a metà tra la /s/ e la /ʃ/. Un po’ come in spagnolo, lospagnolo della Spagna se lo conoscete. Quindi, si potrebbe sentire, peresempio, “Sono senza soldi”, “Sono senza soldi”. Anche questo non riguardaassolutamente i giovani.

 

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A proposito di S: travocali, un po’ come in tutto il Nord, la S si pronuncerà sempre /z/, quindisonora: ‘ro/z/a’, ‘co/ z/a’, ‘ca/z/a’ e via dicendo, senza eccezioni. Questa èuna caratteristica tipica del nord, che però si sta diffondendo anche nellapronuncia standard dei doppiatori.  Oltre a ciò, alcune persone (ma anchequesto riguarda il Nord in generale) hanno la tendenza a pronunciare /tʃ/ e /dʒ/in maniera un pochino diversa, quindi, vedete, non facendo questa cosa con lelabbra /tʃ/, /dʒ/ ma dicendo qualcosa come /tʃ/ e /dʒ/. ‘Cena’, ‘cena’.Un’articolazione un pochino diversa. ‘Cena’, ‘cena’ e non ‘cena’. Sentite ladifferenza?

 

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Ecco, questi sono iprincipali aspetti dell’accento milanese. Non sono tutti, ma insomma nonabbiamo dodici ore, quindi ci fermiamo qui. Però un altro aspettocaratteristico di ogni accento è la sua intonazione, che è più difficile dadescrivere rispetto ai suoni di una lingua. Io poi non sono molto competente,quindi non entrerò nel dettaglio per non avventurarmi in un territorio che nonè di mia competenza.

D2: Ah perché la linguistica invece.. invece lo è? Ma certoche sei uno scassac****, eh? Voglio comunque darvi qualche esempio diintonazione milanese. Chi è italiano ha ben presente la melodia del milanese;ecco, qualcosa così, che tende a salire alla fine delle frasi. Ma per glistranieri tra voi, vi consiglio di andare a guardare qualche video del Milaneseimbruttito, questo canale YouTube per farvi un’idea dell’intonazione delmilanese. 

 

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Se siete milanesi oavete commenti, osservazioni, correzioni fatele qui sotto. Volevo concludereparlando di questo: il milanese è un buon modello da imitare per chi imparal’italiano? Premettiamo che comunque è difficile imparare una pronunciaregionale specifica perché chi impara l’italiano è esposto a mille accentidiversi, ma comunque magari uno ha un buon orecchio. Cosa possiamo dire? Èsicuramente un accento molto importante in Italia, molto presentemediaticamente, ma non possiamo considerarlo un accento neutro. Le vocali sonopiuttosto distanti dal modello standard. Tuttavia, va detto che nessun accentousato nativamente in Italia si può definire “standard”, nemmeno il fiorentino.Oltre a ciò non è detto che in futuro, vista l’importanza di Milano, e insommadi tutto ciò che avviene a Milano, della potenza economica di Milano, non èdetto che l’italiano di Milano un giorno non diventi un modello standard. Maditemi voi che siete stranieri: per voi è facile capire l’accento di Milano? Esiete in grado di riconoscerlo e distinguerlo da altri accenti oppure no? Io ringrazio i membri del Club che vedete scorrere ai lati che sostengonoquesto progetto e che ottengono un sacco di bonus esclusivi: podcast esclusivi,trascrizioni, lezioni sulla pronuncia. A proposito: ne ho fatte due, e ne faròaltre, e penso che possano essere interessanti per tutte le persone chevogliono imparare la pronuncia italiana neutra. Detto questo grazie per lavisione. Ci vediamo nel prossimo video. Alla prossima! Ciao ciao! 

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