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Non C'HO più voglia 😐 (perché CI?)

April 30, 2021

Trascrizione

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Con questo tempo grigio non c’ho voglia di fare niente.

Sì, dovrei fare unvideo, ma non io non lo faccio.

Io non c’ho voglia,non c’ho voglia di farlo e non lo faccio.

Non c’ho voglia.

C’ho tante cose dafare, c’ho poco tempo… non c’ho voglia.

Trascrizione PDF con glossario audio isolato (PI Club)

E poi voi c’avete voglia di vederlo, c’avete quindici minuti di tempo? Ma perché aggiungiamo “ci”(o meglio, “c’”) al verbo “avere”? È giusto? E poi, come si scrivonocorrettamente queste forme? “Ci ho?” “C’ho”? “Ciò”, magari? Benvenuti suPodcast Italiano.

Io mi chiamo Davide equesto è un canale YouTube per chi impara o ama la lingua italiana.

Attivate isottotitoli, se vi servono, e vi ricordo che la trascrizione integrale èdisponibile sul mio Podcast Italiano Club.

Trovate il link quiin alto.

“C’ho fame”, “c’hovoglia”, “c’avete 10 minuti”? Se siete italiani sicuramente conoscete questeforme (e probabilmente le usate), ma anche se siete stranieri è probabile chele conosciate o almeno che le abbiate sentite.

Oggi parleremo diquesto, ma… non subito, perché siamo su Podcast Italiano e quindi dobbiamo faretutto un viaggio nel magico mondo della lingua italiana.

Siete pronti?Partiamo da “Ci”, una parola che ogni studente di italiano odia.

Facciamo un ripassodei suoi usi: 1) A volte CI è un pronome personale che significa “noi”.

“Ci hanno visto” vuoldire “hanno visto noi”; “ci hanno detto” (“hanno detto A noi”).

“Questo tempo ci harotto le scatole” (=A NOI).

Questo è l’uso forsepiù facile.

2) Altre volte è unpronome dimostrativo che corrisponde alle preposizioni che vedete qui sulloschermo (DI, A, IN, SU, DA) + ciò.

Per esempio“pensacibene” (che sarebbe “pensa bene a ciò”, “a questo”); “non ci credo” vuol dire“non credo a ciò”, “a questo”, e così via.

“Non ci credo,neanche oggi c’è il sole.

Che sorpresa!” Ah, sipuò usare a volte anche quando parliamo di persone: “Sei mai uscito conEleonora?” “No, non ci sono mai uscito”; ovvero “non sono mai uscito CON lei”.

3) Poi abbiamo “ci”avverbio di luogo.

“Sei mai stato aStoccolma?” “No, non ci sono mai andato, ma vorrei andarci”, ovvero non sonomai stato “lì”, ma vorrei “andare lì”, “andarci”.

La frase più naturalein italiano è proprio “vorrei andarci” e non “vorrei andare lì”; “vorrei andarelì” vuol dire “vorrei andare proprio lì, non da un’altra parte”.

Se non vogliamo trasmetterequesto contrasto (“lì e non là”) dobbiamo usare “ci”, vorrei “andarci”.

Una frase neutra initaliano.

Chi conosce ilfrancese avrà notato che “ci” corrisponde al francese “y”.

“Non ci sono maistato” si direbbe” “je n’y ai jamais été”.

“Non ci credo”sarebbe “Je n’y crois pas” o, informalmente, “Bon, ben, J’y crois pas”(pernacchia).

Da questo “ci”locativo, cioè avverbio di luogo, deriva il verbo “esserci” (cioè, “c’è”, “cisono”).

“In Italia ci sono 20regioni”; “Nella mia città ci sono molti ristoranti” “Anche oggi c’è un tempodi me-“ Qui “Ci” conserva vagamente un significato di luogo, quindi “in ItaliaCI sono, QUI in Italia”, se vogliamo, anche se ormai ESSERCI è diventato un verboindipendente da ESSERE, sono due verbi diversi; come in altre lingue europeeabbiamo THERE IS, IL Y A, HAY, ES GIBT, HA, TEM e così via.

Questo “ci” non sicombina solo con essere, ma si combina anche con “avere”, e lo fa in vari modi.

Ci + Avere - Quando èobbligatorio Prendiamo la domanda: “hai l’ombrello?” Che cosa rispondete?Rispondete “sì”.

Ma potete anche dire“ce ’’ho” (o “non ce l’ho”).

Non potete dire “loho” o “non lo ho”, o anche “l’ho”.

No, non si diconoqueste cose.

Cioè, in italiano “Ihave it”, “lo tengo”, “j’e l’ai” si traducono con “Ce l’ho”.

“Hai l’ombrello?”;“Sì, ce l’ho”.

È curioso, se cipensate.

Se CI pensate.

Lo stesso vale peruna domanda come “do you have IT?”, “LO tienes”, “tu l’as?”, che diventa “CEl’hai?”, non possiamo dire “lo hai?” o “l’hai?”, ma dobbiamo dire “ce l’hai?”.

“Sì, ce l’ho”.

Quindi, in questicasi CI o CE sono obbligatori.

Secondo alcunistudiosi “CE” è una sorta di rinforzo fonetico, perché “L’HO” da solosembrerebbe “lo”, come articolo, lo studente.

E quindi diciamo CEl’ho.

Mi sono accorto chenon ho esattamente spiegato perché diciamo CE l’ho.

Ok, sì, perchérinforza il suono, questo l’ho detto.

Ma perché usiamo CIche ha un significato locativo? Ovvero QU I o Lì? È un caso digrammaticalizzazione, una parola che prima aveva un significato ora ha persoquel significato ed è diventata una particella grammaticale.

Quindi nonpreoccupatevi tanto del significato di CE in “CE l’ho.

” Oppure se proprio volete potete pensarla così: “Il CI inaverci denota luoghi spaziotemporali astratti implicitamente presenti.

Sono luoghi comel’universo delle cose e delle proprietà in possesso che accentuano ilsignificato possessivo”.

Cioè, praticamentedire “CE” l’HO vuol dire “HO questa cosa nell’universo delle cose e delleproprietà in mio possesso.

” Ah, perché diciamo CE l’ho? E non “CI l’ho”? Beh, perchéquando abbiamo due pronomi atoni di fila (non importa se non sapete cosa sono)il primo dei due pronomi atoni prende la “e”: quindi “ti dico” ma “te lo dico”,“gli ho detto” ma “gliel’ho detto”, “vi porto le mele” ma “VE LE porto”, “Cihanno detto la verità”, “CE l’hanno detto”.

Ora… “ce l’hannodetta” … qui “ci” è un pronome personale, ok, “a NOI”; ma “ce l’hanno” e bastavuol dire “they have it”, “Lo possiedono” con questo strano “CI” locativo, cheperò si comporta come “CI” pronome, no? CE l’hanno detto, CE l’hanno.

E perché sicomportano allo stesso modo, i due CI, e diventano CE? Beh, perché di fattotutti gli usi di “CI” di cui vi ho parlato prima hanno la stessa origine, cioè,di fatto è la stessa parola.

“Ma Davide, da doveviene “ci?” sicuramente vi starete chiedendo? Sì, te lo stai chiedendo.

Te lo stai chiedendo,perché ti leggo nel pensiero.

Grazie per la domanda.

Allora “ci sono dueteorie: se conda una “CI” viene dal latino parlato *hīcce, da hīc (che vuoldire “qui”, avete presente “hīc et nunc”?), o secondo un’altra teoria da *eccehīc “ecco qui”.

Comunque viene da unavverbio di luogo, hīc, che significava qui “qui”.

Se prendiamo la primateoria per valida abbiamo hicce -> icce -> ce Ma come ha fatto adiventare… come ha fatto a passare da QUI a NOI? Che poi se ci pensate è strano.

In spagnolo diconoNOS han dicho, in francese dicono Ils NOUS ont dit e in italiano CI… hannodetto.

Ma perché? Questo è ilpassaggio: se tu guardi QUI è probabile che tu stia guardando NOI (cioè, me… mee la mia pianta, che siamo qui), quindi CI guardi.

“CI” significava“QUI” ma viene reinterpreato come“NOI”.

Questo è ilcambiamento, dal CI come QUI, al CI come NOI.

“CI guardi”… “ciguardi”.

Mistero risolto, eccoperché CI in italiano è un pronome personale.

E adesso la vita nonsarà più la stessa.

Lo stesso è successocon VI (“vi vedo”, “vi dico”), che non c’entra niente con “voi” (o con “vōs” inlatino), anche se può sembrare, no? Perché c’è la “v” in entrambe le parole, mano! VI non deriva da VOI o da “vōs”, deriva dall’antico IVI (parola oggiformale in italiano) e che viene dal latino IBI (cioè “là”, “in quel luogo”).

Quindi, “Vi guardo”inizialmente era “guardo lì”, dove, magari, vi trovate VOI; ed è diventatoquindi “guardo VOI”, “VI guardo”, perché VOI siete lì.

Non so se è chiaro.

Ah, in passato siusava molto “vi” esattamente come “ci”.

In uno stilepercepito come elegante e formale si può ancora oggi dire “Vi è” al posto di“c’è”, “vi sono” al posto di “ci sono”.

Oppure “Firenze è unabella città, vi sono andato tante volte”, qui ha un vero significato di luogo,“ci sono andato”, “sono andato lì”.

[Con accento snob]Sto leggendo questo libro, sì, sicuramente è interessante però al suo internoVI è troppo turpiloquio, VI sono troppe parolacce.

Non vale la pena dileggerlo, secondo me.

Se siete stranierinon ve lo consiglio perché è un uso sempre meno comune, anche se facendo unaricerca su Google News si trovano trovano esempi di “vi è” o “vi sono”, quindiquesto “vi” locativo sopravvive.

Comunque, la cosaimportante è che “I Have it” si dice “CE l’ho”, “Do you have it” si dice “CEl’hai?”, e così via.

È obbligatorio.

Ah, questo non succedequando “avere” è un ausiliare, in un verbo composto, quindi: “Hai presol’ombrello?” “Sì, l’ho preso”.

Qui non serve “ce” o“ci”.

Ci + Avere Usiinformali Abbiamo parlato degli usi obbligatori di “ci” con avere.

Ora parliamo degliusi più informali di “ci” + “avere”.

Sì, perché la domandastessa “Hai l’ombrello” può essere posta in altri due modi, con due strutturedal sapore più colloquiale: 1) Ce l’hai, l’ombrello? (nelle domande) - il primoè: “ce l’hai, l’ombrello?”.

Oppure: “ ce li haicinque minuti?” “Ce le hai le chiavi”? Cioè, usiamo “ce l’hai” o “ce li hai”,“ce le hai”, e poi mettiamo anche l’oggetto subito dopo.

In inglese letteralmentesarebbe “do you have it the umbrella?”.

Queste sarebberofrasi marcate, cioè frasi in cui l’ordine delle parole non è standard.

Ho fatto un videotempo fa sulle frasi marcate, adesso non entro nei dettagli; ma in sostanzaquesta è una frase marcata, perché anticipiamo l’oggetto con un pronome, “ce LOhai, l’ombrello”, “do you have IT, the umbrella”? .

È un pochino piùcolloquiale di “hai l’ombrello”, anche se io credo che nel parlato sia forsepiù comune.

Quindi italianiall’ascolto, ditemi che ne pensate nei commenti: “hai l’ombrello?” o “ce l’hail’ombrello?”.

Quale usiamo di piùnel linguaggio quotidiano, secondo voi? 2) C’ho / c’hai / c’ha.

Finalmente arriviamoal nucleo del video, dopo un po’.

- C’hai l’ombrello? -I bambini c’hanno fame.

- C’hai ragione.

A che serveaggiungere “C” al verbo avere? Beh, la differenza tra “ho” e “c’ho” è che“c’ho” è più enfatico, più espressivo e anche, bisogna dire, un po’ piùcolloquiale, più sub-standard, più informale.

“Non c’ho voglia diuscire” è più espressivo e colloquiale di “non ho voglia di uscire”.

“C’ho un sacco dicose da fare” è più intenso di “ho un sacco di cose da fare”.

“Non capisco chec’hai, sei sempre arrabbiato” è più forte di “non capi sco che hai, sei semprearrabbiato”.

Si tratta comunque diun uso del parlato o del linguaggio scritto che imita il parlato (quello dellechat per esempio), anche se si usa e si è usato nella letteratura.

Sicuramente si usavanel 1500, nel 1600.

Questo è un esempio:“Tu hai un bel dir, tu, che non ci hai passione nissuna”.

“Aridosia” diLorenzino de’ Medici (1536) È proprio il nostro “c’ho”, “c’hai”, che usiamooggi.

Come spesso accade,fenomeni che ci sembrano nuovi sono in realtà vecchi come il cucco, per usareuna bella espressione idiomatica italiana.

Lo scrittore GiovanniVerga ne faceva ampio uso, per esempio: – Io ci ho il cuore in pace! - Pensache ci hai tutti gli altri sulle spalle, e fa come ho fatto io.

Giovanni Verga - Imalavoglia (1881) Avete notato? In questi esempi questa costruzione si scriveproprio così: “ci hai”, “ci ho”, “ci ha”.

Anche se sipronunciava e si pronuncia / tʃo/, / tʃai/, / tʃa/, / tʃabbjamo/, cioè la /i/non si sente.

Oggi, invece, misembra che si scriva comunemente “c’ho”, “c’hai”, “c’ha”, soluzione che èadottata anche da alcuni scrittori che imitano la lingua parlata*, ma che perònon piace ad alcuni linguisti? E perché non piace ad alcuni? Perché scrivendocosì, “c’ho”, staremmo violando la regola per cui la C seguita da A, O, U initaliano si pronuncia normalmente /k/, con un suono duro, velare, come in“casa”, “cosa”, “cura”.

Ovviamente però questonon leggiamo /ko/, ma / tʃo/.

Oggi non / ko/ propriovoglia di fare niente.

C’è addirittura chisostiene che si dovrebbe scrivere così: “ciò”, “ciai”, “cia”, come se ci fosseil verbo “ciavere”.

So che qualcunorabbrividirà, nemmeno a me piace molto, ma è una forma consigliata per esempioda un illustre linguista, come Lorenzo Renzi.

Io lo trovo un po’strano, sinceramente, perché non esiste il verbo verbo “ciavere”, cioè non sidice “non voglio ciavere problemi”.

Diciamo “non voglioavere” problemi.

Comunque, penso chenon verrà adottata questa soluzione, anche perché mi sembra si sia impostaquesta grafia*: “io c’ho” e così via; e almeno io, personalmente, ho semprescritto così, in maniera intuitiva; scritto, ovviamente, su Internet, in chat,ecc.

, quindi uno scritto informale.

Perché èun’espressione informale, anche se comunissima nel parlato, in tutta Italia(non in una sola regione) e, tra l’altro, è molto simile ad altre costruzionicomuni nei dialetti italiani.

In molti dialetti delnord Italia (come il milanese, il veneto, il ligure), infatti, si aggiunge alverbo “avere” “ghe”, che corrisponde al locativo “ci”.

In veneto si dice:“Go un can” (scusate per il mio veneto terribile), ma significa “Ho un cane”.

La G che vedetoall’inizio sarebbe la C-, “c’ho un cane”.

C’avete qualchedomanda? Spero vi sia piaciuto il video.

Fatemi sapere* seconoscevate questo uso e se siete italiani fatemi sapere che ne pensate, seusate “c’ho”, “c’hai”, “c’ha”, se percepite differenze, anche, come vi hochiesto prima, tra “HAI l’ombrello” e “CE l’hai l’ombrello”.

E se imparatel’italiano con i miei video date un’occhiata al Podcast Italiano Club, la miapagina su Patreon dove potete sostenermi e ottenere per qualche dollaro al mesecontenuti esclusivi come la trascrizione di tutti i miei video, l’audio ditutti i video (che potete ascoltare come podcast), un podcast esclusivo diapprofondimento che pubblico ogni volta che pubblico un contenuto per tutti,qui su YouTube oppure sul mio podcast; per questo video farò unapprofondimento, magari con qualche esercizio anche, sulle cose che abbiamo vistooggi.

Quindi, un grazie atutti i membri, ci vediamo nel prossimo video e ora me ne vado, che c’ho un po’di cose da fare.

Ciao ciao!

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