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L'italiano sta peggiorando? Il NEOSTANDARD

November 13, 2020

Trascrizione

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Nello scorso secolo è successo qualcosa di sorprendente.

Noi italiani abbiamoiniziato a parlare italiano.

Oggi, infatti, piùdel 90% delle persone che vivono in Italia, conosce la lingua di Dante.

È vero, non tutti losappiamo bene.

Però tutti conosciamo, bene o male, l’italiano.

Trascrizione PDF con glossario audio isolato (PI Club)

E perché questo è sorprendente? Lo scopriremo in questo video.

Ciao a tutti e benvenuti su Podcast Italiano, il canale YouTube e podcast per imparare l’italiano se siete stranieri e ogni tanto, a volte, sempre più spesso, un canale che può interessare anche agli italiani.

Dicevo, perché è sorprendente? Beh, vediamo qualche dato.

Quando si è iniziato a parlare italiano? Nel 1955 solo il 36% della popolazione italiana parlava italiano.

Torniamo ancora più indietro: 1861.

L’Italia finalmente diventa uno Stato unitario [00:58] dopo secoli di divisioni politiche.

Linguisticamente però il paese è molto frammentato [01:00].

Gli italiani parlano dialetto e l’italiano è conosciuto dal 2,5% secondo una stima, al 10% secondo un’altra stima, di persone.

Entrambe le stime dimostrano che l’italiano era poco conosciuto.

Oggi, come abbiamo detto, questo dato è del 90% circa ed è un risultato notevole [01:20], non è da sottovalutare, perché noi abbiamo preso una lingua scritta, da secoli impiegata dagli intellettuali, dagli scrittori, e l’abbiamo fatta diventare una lingua parlata, l’abbiamo fatta nostra, per così dire.

I dialetti sono rimasti, ma si usano sempre di meno in via esclusiva, quindi da soli.

E come potete capire è molto importante che uno Stato abbia una lingua nazionale, che viene compresa e utilizzata dal suo popolo.

Quindi, questo grande cambiamento è avvenuto di recente.

Ora, consideriamo questo fatto: una lingua, per cambiare, deve essere parlata.

Prendete l’italiano: dal 1300 agli anni ‘60 del 1900 è cambiato un pochino, ma molto, molto poco, molto meno rispetto, per esempio, a quanto è cambiato l’inglese dal 1300 al1900 o ai giorni nostri.

E questo perché il modello di italiano, per secoli, è stato l’italiano scritto da Dante, Petrarca e Boccaccio nel 1300.

Se parliamo poi di grammatica beh, il modello principale di grammatica è stata la codificazione ,da parte del grammatico e scrittore Pietro Bembo fatta nel 1525, nel suo libro “Le prose della volgar lingua” in cui lui ha fissato la grammatica italiana ispirandosi al modello di Petrarca e Boccaccio, trascurando [02:57] un pochino Dante che comunque, innegabilmente, ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della lingua.

Una cosa interessante è che Bembo fa un’operazione molto vintage, cioè lui prende l’italiano, o fiorentino, scritto di 200 anni prima rispetto a lui, non il fiorentino del suo tempo.

E la sua grammatica, creata con questa operazione vintage, ha rappresentato per secoli il nucleo fondante, fondamentale della grammatica italiana.

Torniamo al secolo scorso.

Tra gli anni ‘60 egli anni ‘80 hanno luogo una serie di cambiamenti socio-culturali molto importanti, quindi la diffusione della televisione, l’importanza della scuola, emigrazioni interne, la diffusione dei giornali.

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E tutti questi fattori contribuiscono alla diffusione della lingua italiana.

Cresce il numero dipersone che parlano solamente italiano, come me o come i miei genitori e cresceil numero di persone che parlano l’italiano come madrelingua: [è] molto importantequesto fatto.

Abbiamo detto chesolo una lingua che viene parlata è una lingua che cambia.

Se prima l’italianonon veniva parlato e quindi non cambiava, adesso l’italiano finalmente vieneparlato, e questo scatena [04:11] tutta una serie di cambiamenti moltorepentini, molto veloci.

Numerosi usilinguistici che già esistevano nella letteratura ma erano considerati, diciamo,substandard, iniziano a diventare sempre più comuni e diffusi, tanto che neglianni ‘80 le cose sono già cambiate così tanto che i linguisti fanno il puntodella situazione [04:35] e si rendono conto che l’italiano sta cambiando e perquesto coniano [04:43] alcune espressioni come: “italiano neostandard”,“italiano dell’uso medio”, “italiano tendenziale”, “italiano comune”.

Si rendono conto chel’italiano del popolo differisce [04:57] dall’italiano della norma letteraria,codificato dalle grammatiche che hanno ancora come base, diciamo, quella diBembo del 1500.

A questa normaletteraria, imposta dall’alto, dalla tradizione, si sta affiancando [05:11] unanuova norma, una norma dell’uso, una norma statistica.

I nuovi modelli nonsono più gli scrittori o gli intellettuali, ma sono i giornali, sono i massmedia, sono i politici e alla fine sono le persone stesse, la popolazione.

È un nuovo modo diparlare, più rilassato, più personale, meno formale e sì, bisogna dirlo: piùsemplice.

E questo processo nonsi è fermato negli anni ‘80, ma sta ancora continuando, ovviamente.

L’aspettointeressante è che a scuola ci viene insegnata la norma tradizionale,l’italiano standard, se vogliamo.

Ma poi, per lastrada, in giro, noi utilizziamo l’italiano neostandard e quindi c’è unadistanza che dà fastidio a tante persone che magari hanno imparato la norma eche ritengono assolutamente intoccabile, che poi si rendono conto che però nonè l’italiano che vediamo in giro, non vediamo su internet, non vediamo spessoneanche sui giornali.

La norma letterariaesiste, ha ancora il suo prestigio, ha ancora la sua importanza (ci vieneinsegnata a scuola), ma è un modello che è sempre più distante dalla linguautilizzata oggi.

E vediamo ora alcunidei tratti più importanti dell’italiano neostandard.

1) Nuovi pronomisoggetto (“lui”, “lei”, “loro”) A scuola, e io ho fatto le elementari nei primianni 2000, non gli anni ‘50, ho imparato il verbo “essere” così: io sono, tusei, egli/ella è, noi siamo, voi siete, essi/esse sono.

Nel mondo reale,oggi, nessuno dice: “egli”, “ella”, “essi”, “esse”, perché normal mentediciamo, e forse voi stranieri avete solamente imparato questi pronomi,giustamente [07:07], perché sono gli unici che si usano, “lui”, “lei”, “loro”,che però vengono praticamente dai pronomi tonici, cioè in passato erano solopronomi tonici, quindi: “Ho visto lui”, “ho visto lei” e “ho visto loro”.

Questopronome-oggetto praticamente è diventato anche un pronome-soggetto, quindi:“Lui è andato”, “lei è tornata”, “loro sono venuti”, anche se in realtà è moltopiù comune omettere completamente il pronome, quindi: “Ha detto”, “hacomprato”, “è andata”, “sono tornati”, eccetera.

Ah, e già AlessandroManzoni - se non lo conosceste è l’autore del primo romanzo in lingua italiana,fondamentale per lo sviluppo dell’italiano - nei “Promessi Sposi”,nell’edizione finale dei “Promessi Sposi”, ha rimosso tutti i pronomi: “egli”,“ella”, “essi”, “esse”, a volte sostituendoli con “lui”, “lei”, “loro”, maancora più spesso non mettendo proprio niente, quindi un po’ come facciamo ogginoi.

2) Nuovi pronomisoggetto (“lui”, “lei”, “loro”) Rimaniamo nell’ambito [08:17] dei pronomi.

Secondo la norma sidovrebbe utilizzare “loro” in una frase come: “Ho detto loro”, “Ho comunicatoloro il risultato dell’esame”, “Ho dato loro un regalo”.

Quindi abbiamo: “Hodetto loro” atono e “ho detto a loro” tonico, un po’ come: “Mi hanno detto” èatono e “hanno detto a me” è tonico.

Allora, questo usotipo: “Ho dato loro il regalo”, non è sparito ma è stato relegato a un usopiuttosto formale.

Io personalmente, inun contesto normale, rilassato, nella lingua di tutti i giorni, non direi mai:“Ho dato loro il regalo”.

Mi sembra un po’troppo formale, troppo elegante.

Direi infatti: “Gliho dato un regalo”, “gli ho comunicato il risultato dell’esame”, “gli ho dettola verità”.

3) Più passatoprossimo, meno passato remoto Parliamo ora del passato remoto che è un tempopiuttosto ostico [09:11] per gli stranieri ma anche per noi italiani, a dire laverità.

Infatti, oggigiorno,si usa sempre di meno nella lingua parlata.

Ora, è vero che alSud si usa di più in alcune regioni, soprattutto la Campania, però al Nord nonsi usa e il Nord è, alla fine, il luogo dove si parla l’italiano che è piùinfluente, che influisce [09:29] anche sull’italiano parlato da altre partid’Italia.

E quindi anche al Sudil passato remoto sta un po’ regredendo [09:44], si sta usando sempre di meno.

Nell’italiano di oggiè molto più comune dire: “Sono nato a Torino” che non: “Nacqui a Torino”.

Oppure: “Cinque annifa sono andato in Grecia”, rispetto a: “Cinque anni fa andai in Grecia”, anchese è vero che ci sono delle variazioni regionali.

E in queso sensol’italiano si sta avvicinando al francese.

4) Presente al postodel futuro (presente pro futuro) Poi, in italiano standard sono presenti duetempi futuri, ma nell’italiano neostandard, sempre più spesso, utilizziamo il presenteal posto del futuro.

Si chiama “presentepro futuro”.

E questo avvienesoprattutto per azioni che sicuramente avverranno oppure che sono pianificate[10:23], quindi: “Domani vado dal dottore” al posto di: “Domani andrò daldottore”, perché è una cosa sicura.

Oppure: “Tra due mesimi scade il passaporto” al posto di: “Tra due mesi mi scadrà il passaporto”,anche qui è una cosa sicura.

Il futuro non èmorto, anzi.

Però in un parlatoinformale si tende ad usare sempre più spesso il presente.

A proposito, ho fattoun video su questo argomento molto tempo fa, lo trovate qui.

5) Futuro comeipotesi (futuro epistemico) Il futuro, invece, ha acquisito un’altrosignificato, quello di ipotesi, di probabilità, di supposizione.

- Quanti anni haGiovanni? - Mah, non lo so.

Avrà una trentinad’anni.

Oppure: “Fuori fa freddissimo, ci saranno -5°C.

” Il futuro, in questo caso, non è un vero futuro, è un’ipotesi, quindi “ipotizzo che Giovanni abbia una trentina d’anni”, oppure “suppongo che fuori facciano -5°C.

” Anche qui, non è un uso nuovo, è un uso vecchio, attestato nella letteratura ma che si è diffuso molto nell’italiano neostandard.

6) Se lo sapevo non venivo (imperfetto nei periodi ipotetici) Oh, adesso finalmente facciamo arrabbiare alcuni italiani che mi stanno guardando.

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“Se lo sapevo, non venivo”.

“Se me lo dicevi, telo portavo”.

“Se lo volevo, lo facevo”.

Vi vedo, cari italiani, state già scrivendo dei commenti infuriati del tipo: “Oddio, come si possono accettare queste frasi?!” “Fanno schifo! Sono p, sono terribili!” La norma, infatti, vorrebbe: “Se lo avessi saputo, non sarei venuto” oppure: “Seme l’avessi detto, te l’avrei portato”, o ancora: “Se avessi voluto, l’avrei fatto”.

Ma io sono sicuro che, in alcuni contesti informali, a tutti ci scappa [12:09] questo uso dell’imperfetto nei periodi ipotetici.

E la parola chiave è contesto.

Il contesto è fondamentale, cioè dobbiamo superare la dicotomia che c’è un modo di parlare corretto e un modo di parlare scorretto ed è sempre così.

No! Ci sono dei contesti e dobbiamo accettare la nozione di appropriato e inappropriato.

In alcuni contesti è appropriato parlare in un modo e inappropriato in un altro e in altri, invece, il contrario.

“Se lo sapevo, non venivo” va benissimo su Whatsapp oppure in birreria [12:44] .

Anzi, forse è addirittura preferibile perché è più veloce.

Al contrario non andrebbe mai usato in un colloquio di lavoro.

La lingua è come l’abbigliamento: la sua formalità varia in base alla situazione.

Nessuno andrebbe a un colloquio di lavoro in costume da bagno [13:01], così come nessuno andrebbe in spiaggia in giacca e cravatta.

7) “Che” polivalente Poi c’è il “che polivalente” ovvero il “che” usato in contesti in cui non sarebbe previsto dalla norma.

Per esempio il “che temporale ”in una frase come: “Il giorno che mi sono laureato” al posto di: “Il giorno in cui mi sono laureato”.

Interessante anche il “che” in frasi come: “Mangia, che ti fa bene” oppure: “Vai a dormire, che è tardi”, oppure: “Chiamami, che ti devo dire una cosa”.

Ma anche “che” al posto di “di cui”: “Il ragazzo che ti ho parlato” al posto di: “Il ragazzo d i cui ti ho parlato”.

Questo forse è un po’meno accettato però si può sentire in contesti molto rilassati.

8) Accordi a senso Poi ci sono gli “accordi a senso” quindi, per esempio: “La maggior parte delle persone sono venute” al posto di: “È venuta”, come prevederebbe la norma grammaticale.

“La metà degli studenti sono assenti” al posto di: “È assente”.

“Al matrimonio c’erano un centinaio di invitati” al posto di: “C’era un centinaio di invitati”.

Ad alcuni non piacciono però, bisogna ammetterlo, sono molto, molto diffusi e non solo nel parlato.

9) Frasi marcate Infine parliamo delle “frasi marcate”, ovvero le frasi che non seguono l’ordine canonico delle parole in italiano, quindi: soggetto - verbo - oggetto.

Facciamo qualche esempio! Al posto di dire: “Ho comprato le mele” potremmo dire: “Le mele le ho comprate”, che aggiunge una sfumatura di significato molto, molto interessante, ovvero: per quanto riguarda le mele, le ho comprate ma magari non ho compratole arance.

Oppure: “Gianni hamangiato la torta”, frase standard non marcata e per esempio: “È Gianni che hamangiato la torta”, che è un’altra frase marcata.

Anche questo uso èmolto comune nel parlato, un po’ meno nello scritto.

Se vi interessa c’èquesto video che ho fatto molto tempo fa, in cui approfondisco.

Siamo arrivati allafine.

Queste erano alcunedelle caratteristiche dell’italiano neostandard, ma ci sono tantissimi altritratti di cui non ho parlato per mancanza di tempo.

Detto questo, se viinteressa trovate alcuni link interessanti, ad alcune fonti che ho usato quisotto, e se state imparando l’italiano, farò un episodio bonus del mio podcastesclusivo “Tre parole” in cui approfondirò questo argomento facendo altriesempi di caratteristiche del neostandard, sul mio Club su Patreon che costa 9dollari al mese e vi dà accesso a un sacco di altri contenuti esclusivi.

In conclusione,l’italiano è una lingua in movimento, come tutte le lingue parlate.

È una lingua che stacambiando tanto e questo non piace a tante persone che ritengono che questo siaun problema e che la lingua stia peggiorando, in qualche modo.

Io però sono piùottimista e penso che dobbiamo comunque essere felici del fatto che adessoabbiamo una lingua che tutti in Italia parliamo, ed è qualcosa di straordinario.

Alcune domande pervoi! Per gli stranieri: avete mai fatto caso a [16:10] questi usidell’italiano? E magari sapevate che c’è un italiano standard che è un pochinodiverso dall’italiano parlato oggi? Invece ai nostri ospiti italiani chiederei:quali di questi usi utilizzate effettivamente? Quali vi piacciono e qualiinvece non usereste mai, nemmeno se minacciati di torture, ecco? Unringraziamento infine va a tutte queste fantastiche persone che sostengono ilprogetto e sono iscritte al Podcast Italiano Club.

Tra l’altro siamoquasi 400! Aiutatemi ad arrivare a 400 membri, sarei molto contento.

E detto questo, civediamo nel prossiamo video.

Alla prossima! Ciaociao!

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