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é: il SEGRETO che ci nascondono! - Learn Italian, with subs

October 23, 2020

Trascrizione

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“é”, “perché”, “perchè”, “sé”, “sè”.

Non sono pazzo, giuro!Oggi parliamo di accenti e di una stranezza legata agli accenti.

E a me, sapete, piaceparlare di cose strane dell’italiano.

In italiano esistonodue accenti grafici: quello di “è”, l’accento grave e quello di “é”, l’accendoacuto.

TrascrizionePDF con glossario audio isolato (PI Club)

La stranezza non è que-sta, ma il fatto che tante persone, non solo stranieri, ma anche tantiitaliani, non sanno questa cosa, non sanno che ci sono due accenti grafici initaliano e scrivono sempre lo stesso accento, scrivendo per esempio: “perchè”al posto di “perché” e se sentite ho fatto due suoni diversi.

Tornerò su questopunto.

Benvenuti su PodcastItaliano, il canale per imparare l’italiano se siete stranieri e per sentirequalcosa di interessante sulla lingua italiana se siete italiani.

A proposito, se viservono potete attivare i sottotitoli e leggere tutto quello che dico.

Molti italiani nonsanno dell’esistenza dell’accento acuto, nonostante lo utilizzino i libri, igiornali, e diciamo in generale tutti i professionisti della scrittura o almenodovrebbero.

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Tipo i giornalisti, avolte se lo dimenticano.

Prima di capireperché, facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire che significa“accento” in italiano.

Sì perchè “io possoparlà così, posso fa n’accento romano e in quer caso l’accento corrisponde apronuncia” ma non sto parlando di accento in quel senso, anche se mi piaccionogli accenti, anche.

Ci interessano altridue concetti ora, ovvero l’accento fonico, che è quello che in inglese sichiama “stress”, quindi dove cade l’accento a livello di suono.

Quindi io posso dire:“Mi piace leggere” oppure: “mi piacciono le commedie leggere”.

Quindi “leggere” e“leggere” sono due parole che sono “omografe”, si scrivono allo stesso modo — equesta è una cosa importante — ma cambia l’accento fonico: “leggere” - “leggere”.

E poi c’è l’accentografico che è un segno, un simbolo diacritico che in greco significa “chedistingue”, perché ci aiuta effettiva- mente a distinguere dei suoni.

Provate a pronunciarequesto suono.

Non ha un suonoovviamente, da solo.

Ecco, in italianoabbiamo due di questi segni grafici, abbiamo visto.

No? L’accento grave el’accento acuto.

In italiano l’accentografico si mette quasi esclusivamente sull’ultima sillaba, quando l’accentofonico cade su essa, in parole come: “andrò”, “verrò”, “uscì”, “poté”, “caffè”,eccetera.

Quindi questi sono ipolisillabi tronchi, parole tronche come “andrò”, “verrò”, “caffè” polisillabe,che hanno due sillabe.

E come si comportanoinvece i monosillabi, parole con una sillaba? Ecco, l’accento si usa soloquando ci sono coppie di monosillabi che potremmo confondere, quindi: “dà” come“dare”: “Luca mi dà un libro”, e “da” come preposizione: “ven- go da Roma”.

Oppure “sé” comepronome: “di per sé” e “se” come congiunzione, quindi: “se vuoi vengo”.

Quindi la funzio- neè solo di togliere l’ambiguità.

Ok, ma se l’accentocade dentro la parola, cioè non sull’ul- tima sillaba ma su una prima? Eh.

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siamo fregati inrealtà, perché quasi mai si mette l’accento all’interno della parola.

Vedremo dopo perchéquasi mai.

Quindi “leggere” e“legge- re” si scrivono allo stesso modo.

Prendiamo questeparole, che ho scelto per un motivo.

“Democrazia”,“visita”, “eroe”, “co- munica”.

In italiano non c’èun modo di risalire alla pronun- cia di queste parole dalla grafia, cioè dacome si scrivono.

Ma non è così inaltre lingue.

Per esempio inspagnolo, se tu sai come si scrive una parola, sai come si pronuncia sempre,perché c’è un sistema complesso che uno può imparare, an- che uno straniero puòimparare e quindi può sempre sapere come si pronuncia.

Il vero problema èsapere quelle regole un po’ complesse.

Io le ho imparate perfare questo video.

E a proposito, sesapete lo spagnolo, vi sarete resi conto che le parole di prima sono diverse,come pronuncia, tra italiano e spagnolo.

Quindi: “democracia”,“héroe”, “visita”, “comuni- ca” in spagnolo.

E se siete spagnoli,probabilmente vi siete sbagliati leggendo la parola italiana perché non avevateun modo di capire che la pronuncia non corrispondeva a quella dello spagnolo.

Al contrario nonsarebbe così, cioè un italia- no che sa le regole dello spagnolo, sarebbe ingrado di capire che è “democracia” oppure “héroe”, al contrario dell’italiano“democrazia”, “eroe”.

Un altro casodifficile sono le terze persone plurali, difficile per gli stranieri sempre,perché noi abbiamo: “mangiamo”, “mangiate”, e poi “mangiano”, “pensiamo”, “pensate”, “pensano” e non c’è un riflesso di questo nella grafia.

Ora, l’accento fonicoè abbastanza prevedibile in italiano, infatti il 75% circa delle paroleitaliane sono piane, cioè l’accento cade sulla penultima sillaba: “casa”,“giornale”, “italiano”, “calendario”, “portaombrello”.

Queste sono parolepiane.

Poi c’è un 16% diparole tronche, queste non sono proble- matiche perché c’è sempre l’accento,quindi “caffè”, “andrò”, “porterò”, “uscì”, eccetera.

E poi c’è un 8% diparole sdrucciole, quindi parole come: “pallido”, “zucchero”, “cantano”,“portalo”.

Pure il mio nome:“Davide”.

Sì! Davide è unaparola sdrucciola, infatti tantissimi stranieri si sbagliano e dicono “Davide”.

Quin- di, preciso pergli stranieri che avessero qualche dubbio: il mio nome si pronuncia “Davide”.

In Russia, tral’altro, una professo- ressa mi chiamò addirittura “Davidè”.

Non so perché, non homai capito.

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Quindi la grafia,almeno dal punto di vista dell’accentazione non aiuta i poveri stranieri cheimparano l’italiano, ma a dire il vero neanche noi , perché c’è tutta una seriedi parole che noi sbagliamo, che n oi pronunciamo male perché la grafia non ciaiuta, quindi: “dissuadere” e non “dissuadere”, come dicono tante persone.

“Edile”, ma tantepersone dicono “edi- le”.

“Mollica”, ma tantepersone dicono “mollica”.

Addirittura“scandinavo” e io, così come, penso, la maggior parte di voi italiani che miseguite, io ho sempre detto “scandinavo” però la norma vorrebbe “scandinavo”;anche se comunque penso che cambierà, prima o poi, la norma perché se nessunodice “scandinavo”.

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Ditemi se qualcuno divoi dice effettivamente “scandinavo”.

Poi ci sono altrecoppie di parole omografe, che si scrivono allo stesso modo.

Prendiamo peresempio: “ambito” e “ambi- to”.

“Ambito” sarebbe un“settore”, un “campo”, quindi: “Marco ha tante competenze in quell’ambito”.

Oppure “ambito”: “ilpremio Nobel è molto ambito”.

Oppure “subito”, come“imme- diatamente”: “vieni subito!” oppure “subito”, dal verbo “subire”,quindi: “abbiamo subito una grave sconfitta”.

Oppure “principi”come titolo nobiliare, da “principe” e “principi” da “principio” come “idea principale”,quindi: “i principi d’Inghilterra” e “i prin- cipi della matematica”.

Tra l’altro vi ho unpo’ mentito prima, perché vi ho detto che l’accento grafico in italiano siscrive solamente sull’ultima sillaba.

Non è proprio così,perché in realtà, quando abbiamo casi di ambiguità come quelli che vi ho appenadetto: “princi- pi” - “principi”, “subito” - “subito” si può vedere nei libri,oppure negli articoli, comunque in contesti scritti e anche un pochino formali,si può vedere un accento anche in mezzo alla parola che ci aiuta a nonconfonderci, a risolvere questa ambiguità.

Quindi l’accento simette quasi esclusivamente alla fine.

E torniamo alproblema iniziale con cui siamo partiti, no? Quando si mette questa “é” chepochi italiani sanno usare? E quando si usa invece l’accento grave? Beh,allora, l’accento grave è molto più comune perché si usa con la “à”, con la“ò”, con la “ù”, con la “ì” e anche con la “è” ma non sempre.

Infatti con la “e” sipuò anche usare l’accento acuto e solamente sulla “e” vedremo un accento acutoogni tanto.

L’accento grave èquesto, ripeto.

 Quindi per i miei amici spagnoli o ispanofoni:non si usa di soli- to questo accento, cioè il vostro accento, che usate inspagno- lo.

So che se non avetela tastiera italiana sullo smartphone oppure sul PC può essere un po’problematico, però alla fine non lo è, potete scaricare la tastiera in italianose volete essere più precisi nello scrivere e risolverete il problemafacilmente.

Quindi l’accentoacuto si usa solo sulla “e”.

Quando? Quando lanostra ultima sillaba su cui si può mettere questo accento e si deve metterequesto accento, è una vocale aperta.

Quindi non è una “è”ma è una “é”.

Quindi nei compostidi “che”, come: “perché”, “benché”, “giacché”, “finché” e tutta una serie.

Poi nei composti di“tre”.

Sì, il numero tre,quindi: “ventitré”, “trentatré”, eccetera.

E poi in alcunipassati remoti, quindi: “poté”, “batté”, “ripeté”.

E infine anche neimonosillabi che si confondono con altri monosillabi, come abbiamo visto prima,quindi “né” e “sé”, che possono essere due cose, quindi li distinguiamo inquesta maniera.

Però forse sapete cheanche la “o” può essere chiusa come la “e”, quindi può essere “o” come “sono”per esempio, oppure “Roma”.

E perché non si metteun accento chiuso? Mi sono spiegato male nel video, quindi eccomi qui nelmontaggio.

Dicevo che non siscrive la “o” con accento acuto alla fine di una parola perché non ci sonoparole che finiscono per “o” con accento fonico.

Quindi la “o” chiusapuò trovarsi alla fine di una parola, ma senza accento fonico, per esempio“uomo”, “strano”, “vero” con accento rispettivamente su “uomo”, “strano”,“vero”.

Insom- ma, alla finedi una parola la “o” accentata è sempre aperta, mai chiusa.

Quindi: “andrò”,“verrò”, “sarò”, eccetera.

Di fatto, il sim-bolo “o” con accento acuto esiste solo nei dizionari.

Quindi non si scrive“perchè” o “ventitrè” perché non pronun- ciamo queste parole così.

Mentre la “è” apertac’è in parole come “caffè”, “tè” come bevanda, “karatè” e infatti le scriviamocon la “e” aperta, con l’accento grave.

Devo fare però lasolita precisazione.

Questa scrittura sibasa sull’italiano standard e sulla sua pronuncia.

Però in italia cisono tantissime persone che non dicono “perché”, per esempio qui a Torino,oppure a Milano, oppure a Palermo, si direbbe qualcosa come “pérchè” oppure“pèrchè”.

C’è molta variazionein Italia nella pronuncia delle “é” e delle” è”.

È un casino l’Italiada questo punto di vista.

Fatto sta che lagrafia rispecchia l’italiano standard e non le pronunce regionali.

Quindi, anche se sonotorinese e magari vorrei dire “perchè”, come mi viene naturale, devo comunquescrivere “perché” con l’accento acuto.

Ora, molti italianinon conoscono questa regola, non sanno che c’è l’accento acuto.

E perché? Perchésiamo tutti degli ignorantoni, perché siamo degli asini? Beh, forse un po’ losiamo ma non è solo colpa nostra, è anche colpa un po’ degli insegnanti perché,almeno  a me ma magari anche a tantiitaliani che stanno guardan- do questo video, non hanno mai insegnato a scuolache c’è questa distinzione, hanno sempre insegnato a fare un accen- toindistinto, a “barchetta”, come qualcuno lo chiama.

Alberto Manzi: - Siscrive proprio così: è, con l’accento sopra, che significa “essere”.

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che non è né aperto né chiuso, è un accento che non vuoldire niente, vuol dire che c’è l’accento fonico, nel senso di “stress” ma nonindica la qualità aperta o chiusa.

E perché non siinsegna? Boh?! Io non ne ho idea, magari qualcuno lo sa.

Però è comunque unpo’ strano perché se aprite un libro vedete che ci sono degli accenti diversi,no? Quindi, boh! Non so.

Ancora peggio è poichi usa l’apostrofo al posto dell’accento perché l’apostrofo indica chequalcosa è caduto, per esem- pio: “un po’ di tempo”, ha “po”- apostrofo perchè“po’ “ deriva da “poco”, no? Qualcosa si toglie e si mette l’apostrofo.

Oggi questo problemaè parzialmente risolto grazie ai correttori automatici sul telefono, suprogrammi come Word, però non sempre ci possono aiutare.

Per esempio quandoabbiamo: “né - ne”, “sé - se”, “dà - da” e tutte queste coppie, dobbiamo esserenoi a capire quale vogliamo usare.

Il correttore, al mo-mento almeno, l’intelligenza artificiale per il momento non capisce sempre.

E niente, siamoarrivati alla fine anche di questo video.

E vi volevo chiedere:ci sono delle regole nelle vostre lingue, se siete stranieri, parlate altrelingue, regole di accentazione o in generale regole che nessuno rispetta? Cheesistono ma le persone non seguono? E poi, come funzionano gli accenti nellavostra lingua? Esistono o non esistono nella vostra lin- gua? Perché non sempreesistono.

In inglese non cisono ac- centi, infatti.

E infine volevochiedervi: quale sistema vi piace di più? Vi piace il sistema italiano che è unpo’, se vogliamo, anarchico, un po’ poco preciso? Oppure il sistema spagno- loche invece è molto, molto preciso per quanto riguarda gli accenti? Niente, viringrazio per aver visto questo video.

Farò unapprofondimento su questo tema per il mio Podcast Italiano Club.

Se state imparandol’italiano potrebbe interessarvi il Club, perché trovate tanti materiali extra:questo podcast esclusivo che faccio per ogni video, appunto, ma anche PDF,trascrizioni dei video, un gruppo Telegram molto interessante in cui parliamoio e gli altri membri.

Insomma, tante tantecose interessanti.

Grazie a tutti imembri, i membri sono quelli che vedete qui a fianco.

Io vi ringrazio perla visione e ci vediamo nel prossimo episodio.

Ciao, ciao!

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