Gita nel passato (storia)
La storia di un gruppo di contabili che durante una gita aziendale si perde nel bosco e trova rifugio in un misterioso hotel d'altri tempi.
Scopri La Storia di Italo, il mio corso per raggiungere il livello intermedio.
Accedi o registrati per continuare a leggere
Ciao e bentornato, o bentornata, su Podcast Italiano Principiante, un podcast che ti insegna l’italiano attraverso storie, conversazioni e riflessioni autentiche e interessanti. Io sono Irene, e oggi ti racconto una storia. Una storia un po’ inquietante, ma anche molto intrigante. Parla di un gruppo che fa un viaggio e si vede costretto a pernottare in un hotel molto particolare, che si trova isolato nel bosco più selvaggio. Ti ricordo che sul sito podcastitaliano.com troverai il testo della storia, la trascrizione, con note lessicali e grammaticali, che ti aiuteranno a capire tutto l’italiano mentre ti godi l’ascolto di una bella storia. La trascrizione è gratis, quindi non hai scuse: devi usarla. Io, da amica e da insegnante, te la consiglio vivamente. Usala sempre e vedrai che imparerai tante parole nuove e tanta grammatica senza sforzo. Trovi la trascrizione sul sito ma anche il link diretto alla trascrizione nelle note dell’episodio, che trovi su Spotify, Apple podcast o sulla piattaforma che usi per ascoltarci. La storia sta per iniziare. Dunque, buon ascolto.
Scarica la versione PDF della trascrizione
Trascrizione interattiva dell'episodio
Sono le 7 di sera ed è già buio quando il grande pullman blu della ditta TecnoVerde S.r.l. si ferma davanti alla sede principale. L’aria della sera è fredda e umida; la pioggia del pomeriggio ha lasciato piccole pozzanghere che riflettono le luci dei lampioni.
Davanti all’ingresso, un gruppo di dipendenti sbadiglia, stringendosi nelle giacche. C’è chi parla piano, chi controlla il telefono, chi semplicemente guarda nel vuoto aspettando che il viaggio cominci.
Sulla porta del pullman, Ermanno Corsi, il capo contabilità, tiene una lista di nomi stampata su un foglio bianco. È un uomo di mezza età, acculturato, ordinato e preciso. Indossa sempre una camicia ben stirata e una cravatta rossa. Da oltre vent’anni lavora in azienda, e per molti è una sorta di enciclopedia vivente.
Con tono energico, dice:
“Signori e signore, siamo pronti per la gita aziendale del secolo?”
Sorride, anche se il sorriso sembra più un dovere che un piacere.
“Ragazzi, sono le sette di sera!” dice Claudia.
“Sono proprio stanco! Abbiamo appena staccato…” dice Mario.
“Infatti. Ma perché stiamo partendo di sera?” chiede Simone.
Il gruppo guarda Ermanno con un misto di entusiasmo e rassegnazione. Sono venti contabili, venti persone che passano le giornate a confrontare cifre e documenti. Oggi, per una volta, devono rilassarsi: l’azienda ha organizzato per loro una gita di gruppo in montagna.
“Non vi lamentate, ragazzi! Partiamo la sera così arriviamo in montagna per la cena. Faremo una bellissima cena al sacco, il cibo è già tutto pronto e caldo e ci aspetta nel pullman. Poi, dormiremo in una bella baita dove domani mattina faremo colazione prima di partire per una bella escursione di gruppo.”
Alle 7 e mezza il pullman parte e il gruppo si lascia la città alle spalle. Ermanno si alza dal suo sedile, prende il microfono e annuncia con enfasi:
“Signori, come sapete, oggi andiamo in montagna! Una bellissima esperienza che rafforzerà questo gruppo. Ormai lavorate insieme da cinque anni ed è arrivato il momento di ringraziarvi per il vostro lavoro di squadra con un bel viaggio. Tutto organizzato nei minimi dettagli e pagato dalla nostra fantastica azienda!”
Le persone chiacchierano e l’autista mette un po’ di musica rilassante per accompagnare il viaggio. Il gruppo si addormenta e non si accorge che, dopo poche ore, il paesaggio cambia. Le montagne si fanno più alte, la strada più stretta e tortuosa. Comincia a piovere. Le gocce cadono sui finestrini disegnando linee lucide e tremolanti.
Il navigatore dice con voce metallica: “Svoltare a sinistra tra cento metri.”
L’autista, un uomo robusto con la barba grigia, ascolta il navigatore confuso. “Siamo sicuri? Devo prendere una strada sterrata che si perde nel bosco”.
Ermanno risponde, sicuro: “Certo! È la strada giusta, lo dice il GPS!”
Il pullman prende la strada. Dopo pochi minuti, però, il segnale scompare. Il telefono di Ermanno segna “nessuna rete”, e il pullman si perde nel bosco. Gli alberi sono altissimi, scuri, immobili, come colonne di una cattedrale tutta verde.
All’improvviso, un rumore metallico interrompe il silenzio. Il motore si spegne. Anche le luci del pullman tremano e si spengono.
“Che succede?” chiede Simone.
“Oddio, si è rotto il pullman!” dice Claudia.
“È uno scherzo?” domanda Mario.
L’autista scuote la testa: “No, signore. Non è uno scherzo. Il motore è andato. Non parte più.”
Un mormorio attraversa il gruppo. Alcuni scendono dal pullman, cercando un segnale sul telefono. L’aria è fredda, ha smesso di piovere, ma ora il pullman è circondato dalla nebbia. Il bosco, silenzioso, sembra osservarli.
Ermanno guarda la strada deserta: “Non c’è segnale, e non passa nessuno. Dobbiamo trovare un telefono o un’abitazione.”
Il gruppo si mette in cammino su un percorso fangoso. I rami degli alberi scricchiolano sotto il peso dell’acqua. A parte quel suono inquietante, i loro passi sono l’unico suono che si sente nel bosco. Dopo mezz’ora di camminata e lamentele, tra gli alberi, appare una luce. È fioca, ma stabile.
“Guardate là! C’è una casa!” urla Claudia.
“È troppo grande per essere una casa. Forse è un centro turistico…” risponde Ermanno.
“Ermanno, per caso è la baita dove dobbiamo andare a cena?”
“Non esattamente. Ma non fa niente, possiamo cambiare i nostri piani. Questa è un’emergenza, è meglio trovare un rifugio per la notte.”
Man mano che il gruppo cammina verso l’edificio, si inizia a sentire profumo di lavanda e sigaro. Si tratta di un edificio a tre piani, con una grande insegna di ferro battuto che dice Grand Hotel Notturno. L’edificio ha un’aria d’altri tempi. Le finestre sono decorate con tende di velluto rosso, e sulla porta principale c’è una piccola campanella dorata che dondola con il vento.
“Menomale che abbiamo trovato un edificio nel mezzo del bosco!”
“Spero abbiano un bagno e un telefono...”
Il gruppo entra, guidato da Ermanno. L’interno è silenzioso, ma illuminato da una luce calda. Il pavimento di legno scricchiola, e un grande lampadario di cristallo pende dal soffitto. L’odore è quello di cera, legno antico e vaniglia.
Alla reception, un uomo alto, elegante, con un completo nero e un sorriso affascinante, li accoglie: “Benvenuti, signori. Siete arrivati giusto in tempo per la cena.”
Ermanno si avvicina: “Buonasera. Abbiamo un problema con il nostro pullman. Possiamo usare un telefono per chiamare un carro attrezzi?”
L’uomo lo osserva per un attimo, sembra di non capire. Poi risponde: “Mi dispiace, non posso aiutarla. Non abbiamo pullman né telefoni qui.”
“D’accordo… allora forse sarà meglio rimanere qui questa notte. Ragazzi, siete tutti d’accordo?”
“Assolutamente!”
“Ah, io non torno indietro fino al pullman!”
Ermanno sorride, guarda l’uomo alla reception e annuisce.
“Ottimo,” risponde l’uomo, “allora vi preparo subito le camere. La cena verrà servita tra mezz’ora nella sala principale.”
Le camere sono ampie, con soffitti molto alti, ma tutto è antichissimo all’interno. I letti hanno strutture di ferro battuto, i muri una carta da parati a fiori bordeaux, gli specchi sono ovali e leggermente opachi, e sui muri ci sono ritratti di donne serissime.
Claudia apre la finestra: la nebbia copre ogni cosa. Non si vede il pullman, né la strada. A cena, nella grande sala, i venti contabili siedono tutti allo stesso lungo tavolo. Le tovaglie sono di lino, le stoviglie d’argento. Ai lati della sala, due camerieri vestiti di nero si muovono in silenzio. In fondo, una donna suona un pianoforte, una melodia lenta e malinconica che sembra provenire da un’altra epoca. Il cibo è sorprendentemente buono: zuppe calde, pane fragrante, vino rosso.
Claudia sussurra a Simone: “Sembra di stare in un film…quanta eleganza per un hotel di montagna!”
“Ma poi, questo silenzio… mi mette i brividi!” risponde Simone.
“Guardate quei bicchieri: sembrano usciti da un museo” aggiunge Mario, che si guarda intorno.
“Ragazzi, parlate a bassa voce!” li rimprovera Ermanno.
Dopo cena, Ermanno chiede di nuovo se può usare un telefono. Questa volta uno dei camerieri lo accompagna in una piccola stanza, dove c’è un apparecchio nero, pesante, con una manovella di ferro.
Ermanno gira il disco, ma non sente alcun segnale.
“Non funziona” dice.
Il cameriere lo guarda immobile, poi mormora: “Forse può riprovare domani. Di notte, la linea è sempre disturbata qui in montagna.”
Il gruppo si prepara per andare a letto. Mario torna in camera sua e si avvicina alla finestra per prendere un po’ d’aria fresca. Fuori, sotto la pioggia, vede una figura femminile nel cortile. Una donna con un abito lungo e un ombrello scuro. Cammina lentamente, poi si ferma e lo guarda. La donna sorride, poi sparisce nella nebbia.
“L’hai vista?” chiede a Simone, con cui condivide la stanza.
“Chi?”
“Una donna, là fuori. Ci guardava.”
Simone scuote la testa. “Non c’è nessuno.”
Durante la notte, molti non dormono. Si sentono passi nei corridoi, porte che si aprono e chiudono, un pianoforte che suona lontano, senza mai fermarsi. Più persone del gruppo si alzano e vanno a bussare alla porta di Ermanno.
“Ermanno?”
“Ermanno puoi fare qualcosa?”
“Non riusciamo a dormire con tutti questi rumori. Ma che succede?”
Ermanno si alza e raggiunge gli altri nel corridoio.
“Avete ragione. Qualcuno sta anche suonando un pianoforte. Viene dal piano inferiore. Andiamo a ved…”
“Signori…” dice una donna che appare all’improvviso nel corridoio, vestita come Marylin Monroe. “Vi state perdendo la festa!”
“Salve… lei lavora qui o è un ospite?” chiede Ermanno.
“Ahahahah!” la donna corre via ridendo.
Tutti restano scioccati. Senza parole. Decidono di scendere insieme al piano di sotto. Man mano che si avvicinano, la musica si fa più forte. Quando arrivano, trovano una vera e propria festa.
La stanza è illuminata da lampadari dorati che illuminano tappeti di velluto bordeaux. Il pavimento, lucido, è pieno di coppie che ballano il Charleston con energia sfrenata: le gonne a frange delle donne volano a ritmo, mentre gli uomini in giacca e gilet si muovono con eleganza. La musica è un mix travolgente di jazz e swing. I tavoli sono pieni di bicchieri scintillanti e bottiglie di liquore, e gli ospiti chiacchierano, bevono e fumano sigarette.
“Ma… dove siamo? Che succede?”
Il gruppo rimane senza parole. Gli sembra di…di… essere tornati indietro nel tempo. A un periodo in cui loro… non erano neanche nati.
Subito tornano al piano superiore e iniziano a parlare, a bassa voce.
“Che cavolo abbiamo appena visto?”
“Non so che dire…”
“Ma è uno scherzo?”
“Ragazzi, mi sto preoccupando…”
“Calma, calma,” dice Ermanno, cercando di rassicurare tutti, “dobbiamo solo capire cosa sta succedendo. Deve esserci una spiegazione…”
Ma proprio mentre cercano di raccogliere i pensieri, un gruppo di persone li raggiunge al piano di sopra e inizia a urlare: “Venite a ballare con noi!”
“Dai, venite a divertirvi!”
“La notte è giovane!”
Il cuore dei contabili inizia a palpitare fortissimo. A questo punto ognuno torna nella propria stanza e prende il proprio zaino: è arrivato il momento di lasciare quell’inquietante hotel. Arrivati alla reception, dicono all’uomo, che li attende con un sorriso plastico, tutto quello che hanno visto e vissuto. L’uomo, sempre elegante e sorridente, scoppia a ridere di cuore: “Ahaahahahahahah!”
Il gruppo resta a bocca aperta, confuso e terrorizzato. C’è qualcosa che non va. Senza nemmeno pagare, voltano le spalle all’hotel e scappano correndo, tagliando la nebbia con i loro corpi. Corrono senza fermarsi fino al pullman blu, con il cuore che batte a mille. Quando arrivano, finalmente, è l’ora dell’alba: il cielo si tinge di arancione e rosa, e la nebbia del bosco si dissolve. Accanto al pullman notano una Jeep con dei turisti. Uno di loro è casualmente un meccanico, e aiuta l’autista a riparare il motore del pullman.
Ermanno, ancora tremante, racconta tutta la storia. Ogni contabile aggiunge un dettaglio per spiegare a quei turisti quell’esperienza terribilmente surreale. Il meccanico scuote la testa incredulo: “Signori… sono dieci, anzi, vent’anni che vengo in queste montagne per escursioni. Ogni anno, dalla Germania. Non esiste nessun hotel qui. C’era un hotel, non troppo lontano, quarant’anni fa, ma… fu distrutto da un incendio.”
“Mi scusi… si ricorda il nome?” chiede Ermanno.
“Grand Hotel qualcosa…”
I contabili si guardano fra loro: sono senza parole. Ancora scossi e scioccati, salgono tutti sul pullman e riprendono la strada verso la città. L’alba li avvolge mentre la città si avvicina, e il pullman scivola finalmente verso il ritorno, lasciandosi alle spalle un inspiegabile mistero che rimarrà per sempre nei loro ricordi.
La storia di oggi finisce qui. Spero ti sia piaciuta. Se ti va, lascia un commento dove ci racconti se hai mai avuto un’esperienza strana in un hotel. Forse hai pernottato in un hotel un po’ particolare o dove non ti sei trovato molto a tuo agio. Anche se non si tratta di qualcosa di paranormale, raccontacelo comunque. Va bene? Inoltre ti ricordo che puoi lasciare, oltre al commento che ci aiuta tantissimo e ci rende molto felici, anche una valutazione al podcast. Puoi valutare il podcast con cinque stelle. Non commentare l’episodio con cinque stelle, cioè usando le emoji di 5 stelle. Ma vai sulla pagina principale di questo podcast, dove ti permetterà di fare una valutazione, una sorta di recensione, ok? Ti ricordo inoltre che questo podcast si trova anche su YouTube, dove ci piacerebbe che tu ci seguissi. Cerca su YouTube Podcast Italiano Principiante e ci troverai. Noi ci sentiamo giovedì prossimo, a presto. Ciao!
Ciao e bentornato, o bentornata, su Podcast Italiano Principiante, un podcast che ti insegna l’italiano attraverso storie, conversazioni e riflessioni autentiche e interessanti. Io sono Irene, e oggi ti racconto una storia. Una storia un po’ inquietante, ma anche molto intrigante. Parla di un gruppo che fa un viaggio e si vede costretto a pernottare in un hotel molto particolare, che si trova isolato nel bosco più selvaggio. Ti ricordo che sul sito podcastitaliano.com troverai il testo della storia, la trascrizione, con note lessicali e grammaticali, che ti aiuteranno a capire tutto l’italiano mentre ti godi l’ascolto di una bella storia. La trascrizione è gratis, quindi non hai scuse: devi usarla. Io, da amica e da insegnante, te la consiglio vivamente. Usala sempre e vedrai che imparerai tante parole nuove e tanta grammatica senza sforzo. Trovi la trascrizione sul sito ma anche il link diretto alla trascrizione nelle note dell’episodio, che trovi su Spotify, Apple podcast o sulla piattaforma che usi per ascoltarci. La storia sta per iniziare. Dunque, buon ascolto.
Scarica la versione PDF della trascrizione
Trascrizione interattiva dell'episodio
Sono le 7 di sera ed è già buio quando il grande pullman blu della ditta TecnoVerde S.r.l. si ferma davanti alla sede principale. L’aria della sera è fredda e umida; la pioggia del pomeriggio ha lasciato piccole pozzanghere che riflettono le luci dei lampioni.
Davanti all’ingresso, un gruppo di dipendenti sbadiglia, stringendosi nelle giacche. C’è chi parla piano, chi controlla il telefono, chi semplicemente guarda nel vuoto aspettando che il viaggio cominci.
Sulla porta del pullman, Ermanno Corsi, il capo contabilità, tiene una lista di nomi stampata su un foglio bianco. È un uomo di mezza età, acculturato, ordinato e preciso. Indossa sempre una camicia ben stirata e una cravatta rossa. Da oltre vent’anni lavora in azienda, e per molti è una sorta di enciclopedia vivente.
Con tono energico, dice:
“Signori e signore, siamo pronti per la gita aziendale del secolo?”
Sorride, anche se il sorriso sembra più un dovere che un piacere.
“Ragazzi, sono le sette di sera!” dice Claudia.
“Sono proprio stanco! Abbiamo appena staccato…” dice Mario.
“Infatti. Ma perché stiamo partendo di sera?” chiede Simone.
Il gruppo guarda Ermanno con un misto di entusiasmo e rassegnazione. Sono venti contabili, venti persone che passano le giornate a confrontare cifre e documenti. Oggi, per una volta, devono rilassarsi: l’azienda ha organizzato per loro una gita di gruppo in montagna.
“Non vi lamentate, ragazzi! Partiamo la sera così arriviamo in montagna per la cena. Faremo una bellissima cena al sacco, il cibo è già tutto pronto e caldo e ci aspetta nel pullman. Poi, dormiremo in una bella baita dove domani mattina faremo colazione prima di partire per una bella escursione di gruppo.”
Alle 7 e mezza il pullman parte e il gruppo si lascia la città alle spalle. Ermanno si alza dal suo sedile, prende il microfono e annuncia con enfasi:
“Signori, come sapete, oggi andiamo in montagna! Una bellissima esperienza che rafforzerà questo gruppo. Ormai lavorate insieme da cinque anni ed è arrivato il momento di ringraziarvi per il vostro lavoro di squadra con un bel viaggio. Tutto organizzato nei minimi dettagli e pagato dalla nostra fantastica azienda!”
Le persone chiacchierano e l’autista mette un po’ di musica rilassante per accompagnare il viaggio. Il gruppo si addormenta e non si accorge che, dopo poche ore, il paesaggio cambia. Le montagne si fanno più alte, la strada più stretta e tortuosa. Comincia a piovere. Le gocce cadono sui finestrini disegnando linee lucide e tremolanti.
Il navigatore dice con voce metallica: “Svoltare a sinistra tra cento metri.”
L’autista, un uomo robusto con la barba grigia, ascolta il navigatore confuso. “Siamo sicuri? Devo prendere una strada sterrata che si perde nel bosco”.
Ermanno risponde, sicuro: “Certo! È la strada giusta, lo dice il GPS!”
Il pullman prende la strada. Dopo pochi minuti, però, il segnale scompare. Il telefono di Ermanno segna “nessuna rete”, e il pullman si perde nel bosco. Gli alberi sono altissimi, scuri, immobili, come colonne di una cattedrale tutta verde.
All’improvviso, un rumore metallico interrompe il silenzio. Il motore si spegne. Anche le luci del pullman tremano e si spengono.
“Che succede?” chiede Simone.
“Oddio, si è rotto il pullman!” dice Claudia.
“È uno scherzo?” domanda Mario.
L’autista scuote la testa: “No, signore. Non è uno scherzo. Il motore è andato. Non parte più.”
Un mormorio attraversa il gruppo. Alcuni scendono dal pullman, cercando un segnale sul telefono. L’aria è fredda, ha smesso di piovere, ma ora il pullman è circondato dalla nebbia. Il bosco, silenzioso, sembra osservarli.
Ermanno guarda la strada deserta: “Non c’è segnale, e non passa nessuno. Dobbiamo trovare un telefono o un’abitazione.”
Il gruppo si mette in cammino su un percorso fangoso. I rami degli alberi scricchiolano sotto il peso dell’acqua. A parte quel suono inquietante, i loro passi sono l’unico suono che si sente nel bosco. Dopo mezz’ora di camminata e lamentele, tra gli alberi, appare una luce. È fioca, ma stabile.
“Guardate là! C’è una casa!” urla Claudia.
“È troppo grande per essere una casa. Forse è un centro turistico…” risponde Ermanno.
“Ermanno, per caso è la baita dove dobbiamo andare a cena?”
“Non esattamente. Ma non fa niente, possiamo cambiare i nostri piani. Questa è un’emergenza, è meglio trovare un rifugio per la notte.”
Man mano che il gruppo cammina verso l’edificio, si inizia a sentire profumo di lavanda e sigaro. Si tratta di un edificio a tre piani, con una grande insegna di ferro battuto che dice Grand Hotel Notturno. L’edificio ha un’aria d’altri tempi. Le finestre sono decorate con tende di velluto rosso, e sulla porta principale c’è una piccola campanella dorata che dondola con il vento.
“Menomale che abbiamo trovato un edificio nel mezzo del bosco!”
“Spero abbiano un bagno e un telefono...”
Il gruppo entra, guidato da Ermanno. L’interno è silenzioso, ma illuminato da una luce calda. Il pavimento di legno scricchiola, e un grande lampadario di cristallo pende dal soffitto. L’odore è quello di cera, legno antico e vaniglia.
Alla reception, un uomo alto, elegante, con un completo nero e un sorriso affascinante, li accoglie: “Benvenuti, signori. Siete arrivati giusto in tempo per la cena.”
Ermanno si avvicina: “Buonasera. Abbiamo un problema con il nostro pullman. Possiamo usare un telefono per chiamare un carro attrezzi?”
L’uomo lo osserva per un attimo, sembra di non capire. Poi risponde: “Mi dispiace, non posso aiutarla. Non abbiamo pullman né telefoni qui.”
“D’accordo… allora forse sarà meglio rimanere qui questa notte. Ragazzi, siete tutti d’accordo?”
“Assolutamente!”
“Ah, io non torno indietro fino al pullman!”
Ermanno sorride, guarda l’uomo alla reception e annuisce.
“Ottimo,” risponde l’uomo, “allora vi preparo subito le camere. La cena verrà servita tra mezz’ora nella sala principale.”
Le camere sono ampie, con soffitti molto alti, ma tutto è antichissimo all’interno. I letti hanno strutture di ferro battuto, i muri una carta da parati a fiori bordeaux, gli specchi sono ovali e leggermente opachi, e sui muri ci sono ritratti di donne serissime.
Claudia apre la finestra: la nebbia copre ogni cosa. Non si vede il pullman, né la strada. A cena, nella grande sala, i venti contabili siedono tutti allo stesso lungo tavolo. Le tovaglie sono di lino, le stoviglie d’argento. Ai lati della sala, due camerieri vestiti di nero si muovono in silenzio. In fondo, una donna suona un pianoforte, una melodia lenta e malinconica che sembra provenire da un’altra epoca. Il cibo è sorprendentemente buono: zuppe calde, pane fragrante, vino rosso.
Claudia sussurra a Simone: “Sembra di stare in un film…quanta eleganza per un hotel di montagna!”
“Ma poi, questo silenzio… mi mette i brividi!” risponde Simone.
“Guardate quei bicchieri: sembrano usciti da un museo” aggiunge Mario, che si guarda intorno.
“Ragazzi, parlate a bassa voce!” li rimprovera Ermanno.
Dopo cena, Ermanno chiede di nuovo se può usare un telefono. Questa volta uno dei camerieri lo accompagna in una piccola stanza, dove c’è un apparecchio nero, pesante, con una manovella di ferro.
Ermanno gira il disco, ma non sente alcun segnale.
“Non funziona” dice.
Il cameriere lo guarda immobile, poi mormora: “Forse può riprovare domani. Di notte, la linea è sempre disturbata qui in montagna.”
Il gruppo si prepara per andare a letto. Mario torna in camera sua e si avvicina alla finestra per prendere un po’ d’aria fresca. Fuori, sotto la pioggia, vede una figura femminile nel cortile. Una donna con un abito lungo e un ombrello scuro. Cammina lentamente, poi si ferma e lo guarda. La donna sorride, poi sparisce nella nebbia.
“L’hai vista?” chiede a Simone, con cui condivide la stanza.
“Chi?”
“Una donna, là fuori. Ci guardava.”
Simone scuote la testa. “Non c’è nessuno.”
Durante la notte, molti non dormono. Si sentono passi nei corridoi, porte che si aprono e chiudono, un pianoforte che suona lontano, senza mai fermarsi. Più persone del gruppo si alzano e vanno a bussare alla porta di Ermanno.
“Ermanno?”
“Ermanno puoi fare qualcosa?”
“Non riusciamo a dormire con tutti questi rumori. Ma che succede?”
Ermanno si alza e raggiunge gli altri nel corridoio.
“Avete ragione. Qualcuno sta anche suonando un pianoforte. Viene dal piano inferiore. Andiamo a ved…”
“Signori…” dice una donna che appare all’improvviso nel corridoio, vestita come Marylin Monroe. “Vi state perdendo la festa!”
“Salve… lei lavora qui o è un ospite?” chiede Ermanno.
“Ahahahah!” la donna corre via ridendo.
Tutti restano scioccati. Senza parole. Decidono di scendere insieme al piano di sotto. Man mano che si avvicinano, la musica si fa più forte. Quando arrivano, trovano una vera e propria festa.
La stanza è illuminata da lampadari dorati che illuminano tappeti di velluto bordeaux. Il pavimento, lucido, è pieno di coppie che ballano il Charleston con energia sfrenata: le gonne a frange delle donne volano a ritmo, mentre gli uomini in giacca e gilet si muovono con eleganza. La musica è un mix travolgente di jazz e swing. I tavoli sono pieni di bicchieri scintillanti e bottiglie di liquore, e gli ospiti chiacchierano, bevono e fumano sigarette.
“Ma… dove siamo? Che succede?”
Il gruppo rimane senza parole. Gli sembra di…di… essere tornati indietro nel tempo. A un periodo in cui loro… non erano neanche nati.
Subito tornano al piano superiore e iniziano a parlare, a bassa voce.
“Che cavolo abbiamo appena visto?”
“Non so che dire…”
“Ma è uno scherzo?”
“Ragazzi, mi sto preoccupando…”
“Calma, calma,” dice Ermanno, cercando di rassicurare tutti, “dobbiamo solo capire cosa sta succedendo. Deve esserci una spiegazione…”
Ma proprio mentre cercano di raccogliere i pensieri, un gruppo di persone li raggiunge al piano di sopra e inizia a urlare: “Venite a ballare con noi!”
“Dai, venite a divertirvi!”
“La notte è giovane!”
Il cuore dei contabili inizia a palpitare fortissimo. A questo punto ognuno torna nella propria stanza e prende il proprio zaino: è arrivato il momento di lasciare quell’inquietante hotel. Arrivati alla reception, dicono all’uomo, che li attende con un sorriso plastico, tutto quello che hanno visto e vissuto. L’uomo, sempre elegante e sorridente, scoppia a ridere di cuore: “Ahaahahahahahah!”
Il gruppo resta a bocca aperta, confuso e terrorizzato. C’è qualcosa che non va. Senza nemmeno pagare, voltano le spalle all’hotel e scappano correndo, tagliando la nebbia con i loro corpi. Corrono senza fermarsi fino al pullman blu, con il cuore che batte a mille. Quando arrivano, finalmente, è l’ora dell’alba: il cielo si tinge di arancione e rosa, e la nebbia del bosco si dissolve. Accanto al pullman notano una Jeep con dei turisti. Uno di loro è casualmente un meccanico, e aiuta l’autista a riparare il motore del pullman.
Ermanno, ancora tremante, racconta tutta la storia. Ogni contabile aggiunge un dettaglio per spiegare a quei turisti quell’esperienza terribilmente surreale. Il meccanico scuote la testa incredulo: “Signori… sono dieci, anzi, vent’anni che vengo in queste montagne per escursioni. Ogni anno, dalla Germania. Non esiste nessun hotel qui. C’era un hotel, non troppo lontano, quarant’anni fa, ma… fu distrutto da un incendio.”
“Mi scusi… si ricorda il nome?” chiede Ermanno.
“Grand Hotel qualcosa…”
I contabili si guardano fra loro: sono senza parole. Ancora scossi e scioccati, salgono tutti sul pullman e riprendono la strada verso la città. L’alba li avvolge mentre la città si avvicina, e il pullman scivola finalmente verso il ritorno, lasciandosi alle spalle un inspiegabile mistero che rimarrà per sempre nei loro ricordi.
La storia di oggi finisce qui. Spero ti sia piaciuta. Se ti va, lascia un commento dove ci racconti se hai mai avuto un’esperienza strana in un hotel. Forse hai pernottato in un hotel un po’ particolare o dove non ti sei trovato molto a tuo agio. Anche se non si tratta di qualcosa di paranormale, raccontacelo comunque. Va bene? Inoltre ti ricordo che puoi lasciare, oltre al commento che ci aiuta tantissimo e ci rende molto felici, anche una valutazione al podcast. Puoi valutare il podcast con cinque stelle. Non commentare l’episodio con cinque stelle, cioè usando le emoji di 5 stelle. Ma vai sulla pagina principale di questo podcast, dove ti permetterà di fare una valutazione, una sorta di recensione, ok? Ti ricordo inoltre che questo podcast si trova anche su YouTube, dove ci piacerebbe che tu ci seguissi. Cerca su YouTube Podcast Italiano Principiante e ci troverai. Noi ci sentiamo giovedì prossimo, a presto. Ciao!


































.jpg)



.jpg)




.png)







.png)
























.png)




%20(1).png)







.png)
.jpg)



.png)




0 Commenti