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    5 barzellette italiane spiegate

    Principiante
    #
    95

    November 6, 2025

    Note e risorse

    In questo episodio, Irene racconta cinque barzellette italiane e spiega perché sono divertenti. Scoprirai come gli italiani giocano con le parole, i doppi sensi e gli stereotipi per far ridere, e capirai meglio l'umorismo italiano.

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    Trascrizione

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    Ciao e benvenuto, o benvenuta, su Podcast Italiano Principiante, un podcast per chi sa un po’ di italiano e vuole fare progressi. Io sono Irene e oggi non ti racconto una storia… ma delle barzellette.

    Le barzellette sono brevi storie divertenti raccontate per sorprendere e far ridere chi le ascolta. Di solito raccontano una situazione strana, buffa, assurda, che succede fra uno o più personaggi e ci sono dei dialoghi. Poi, alla fine, tutte le barzellette hanno una battuta finale inaspettata, sorprendente, che fa ridere: quella che si chiama colpo di scena.

    Scarica la versione PDF della trascrizione
    Trascrizione interattiva dell'episodio

    C’è stato un periodo in cui, in Italia, le barzellette erano amatissime. Quando io ero piccola, per esempio, le barzellette si raccontavano in famiglia a Natale, a scuola, in televisione, al bar. Ricordo che c’erano anche i libri di barzellette, con centinaia di barzellette divise per tema: le barzellette sui carabinieri, sui francesi, sugli animali, su Pierino. Pierino è un personaggio iconico italiano che appare sempre nelle barzellette. E addirittura, prima di Internet, c’erano gli abbonamenti a pagamento per ricevere una barzelletta al giorno via SMS sul tuo cellulare.

    Oggi, invece, le barzellette si raccontano molto meno. Forse perché con Internet la comicità è cambiata: adesso si ride con i meme, come diciamo in italiano, con i video brevi, con i comici su TikTok o su YouTube. E poi, comunque, le persone si incontrano meno di prima. Siamo tutti più impegnati, ci sentiamo su WhatsApp, ci vediamo su Zoom, ma non passiamo più ore seduti al tavolo di un bar a chiacchierare e ridere insieme.

    Comunque, anche se le barzellette hanno perso il loro fascino, secondo me rimangono una parte interessante della cultura italiana, e anche molto utile per chi studia la lingua italiana! Perché? Beh, perché le barzellette ti insegnano come gli italiani giocano con le parole, che tipo di umorismo preferiscono, ti aiutano a capire i doppi sensi, le espressioni idiomatiche, e anche un po’ della mentalità italiana.

    E quindi, oggi, voglio condividere con te cinque barzellette italiane semplici ma molto divertenti. Te le racconterò, e poi te le spiegherò in modo chiaro, così anche chi ha un livello principiante può capire perché fanno ridere. Non so se riderai con queste barzellette, forse no, ma non è facile raccontarle in modo divertente in un podcast.

    Comunque, prima di iniziare, ti consiglio di usare la trascrizione con glossario che abbiamo preparato per te. Se accedi alla trascrizione, troverai il testo di quest’episodio e potrai leggere ciò che dico mentre ascolti. Insieme alla trascrizione, troverai anche un glossario con tutte le parole più difficili spiegate in italiano e tradotte in inglese, ma anche la spiegazione di alcune strutture grammaticali un po’ più difficili. La trascrizione e il glossario, ovviamente, sono gratuiti e si trovano sul sito podcastitaliano.com. Trovi anche il link nelle note di questo episodio. Ti consiglio di usarla oggi più che mai perché sarà molto utile avere il testo delle barzellette sotto gli occhi.

    Iniziamo con la barzelletta numero uno:

    Su un aereo, ci sono un francese, un americano e un italiano.

    Il comandante dell’aereo dice di mettere la mano fuori dal finestrino per cercare di capire dove sono, su quale Paese stanno volando.

    Inizia il francese: “Siamo a Parigi, perché ho toccato la Torre Eiffel!”

    Poi l’americano: “Siamo a New York, perché ho toccato la Statua della Libertà!”

    Poi tocca all’italiano: “Siamo a Napoli, perché m’hanno fregato l’orologio!”

    Questa barzelletta gioca sul luogo comune, cioè lo stereotipo, che a Napoli ci siano molti borseggiatori, cioè persone che rubano portafogli, orologi, borse ecc. Ovviamente è un’esagerazione, ma serve a far ridere. L’espressione “m’hanno fregato” significa “mi hanno rubato”. “Fregare” in italiano può significare “imbrogliare” o “rubare” ed è un termine usato nel linguaggio informale. Quindi l’italiano dice: “siamo a Napoli perché mi hanno fregato l’orologio”, cioè qualcuno gli ha già rubato l’orologio appena ha messo la mano fuori dal finestrino! Il divertimento nasce dal contrasto: i primi due toccano monumenti famosi, l’italiano invece “tocca” un’esperienza tipicamente e stereotipicamente italiana o meglio, napoletana, cioè il furto.

    Passiamo alla seconda barzelletta:

    In città, un vigile ferma una signora che sta guidando:

    “Signora, lei ha superato i sessanta!”

    E la signora: “Ma come si permette?!”

    Qui il gioco di parole è tutto nell’interpretazione della frase “ha superato i sessanta”.

    Il vigile intende dire “ha superato i sessanta chilometri orari”, cioè ha superato il limite di velocità. Sta guidando troppo veloce. Ma la signora capisce “ha superato i sessanta anni”, cioè pensa che lui le stia dicendo che è vecchia, che è anziana! E per questo si arrabbia e risponde offesa: “ma come si permette?!”, che significa come osa? Che mancanza di rispetto! La comicità nasce dal malinteso linguistico, cioè da un errore di comprensione dovuto al doppio significato di “superare i 60” anni o km orari.

    Passiamo alla terza barzelletta:

    Una ragazza è al bar col fidanzato. A un certo punto, indica disgustata un uomo seduto al bancone e dice: “Guarda, quello è il mio ex! Beve da quando ci siamo lasciati, tre anni fa!”. Il fidanzato, sbalordito, risponde: “Wow. Non ho mai visto nessuno festeggiare così a lungo!”

    Questa barzelletta si basa sul doppio senso della parola “bere”. La ragazza intende che il suo ex, da quando si sono lasciati, cioè tre anni fa, ha iniziato a bere. E qui bere significa ubriacarsi per tristezza, per dimenticare, perché soffre ancora per la fine della loro relazione. Ma il fidanzato attuale della ragazza capisce il contrario: pensa che l’ex stia bevendo per festeggiare, per celebrare, perché è felice di essersi liberato di lei!

    Passiamo alla quarta barzelletta:

    È la vigilia di Natale e Babbo Natale entra nella stalla per vedere come stanno le sue renne. Quando apre la porta, vede tutte le renne con le zampe per aria. Babbo Natale, preoccupatissimo, chiama il veterinario: “Pronto, pronto, veterinario? Sono Babbo Natale e ho un grave problema! Le mie renne hanno tutte le zampe per aria, mi aiuti, la prego!”

    Il veterinario risponde: “Non si preoccupi, arrivo subito!”.

    Poco dopo, il veterinario arriva nella stalla, tira fuori delle pillole e ne dà una a ciascuna renna. Dopo cinque secondi le renne tornano in piedi, pronte a partire.

    Babbo Natale, stupito, chiede: “Ma come ha fatto?”

    E il veterinario risponde: “Semplice! Gli ho dato il Voltaren!”

    Qui il gioco di parole è sulla parola “voltaren”. Il “Voltaren” è il nome di un medicinale, in crema o in compresse, che si usa per il dolore muscolare o articolare. La parola “Voltaren”, però, sembra contenere due parole: “volta-”, che ricorda il verbo “voltare”, cioè girare, e “ren” che ricorda la parola “renna”. A questo punto sappiamo che il veterinario ha usato il Voltaren per voltare le renne (volta-ren) che prima erano a pancia in su, con le zampe verso l’alto, poverine. Questo gioco fonetico funziona solo in italiano, perché il nome del farmaco Voltaren e il verbo “voltare” come la parola “renna” hanno un suono simile, in italiano. Questa, fino ad ora, è la mia preferita.

    Passiamo alla quinta e ultima barzelletta.

    Una signora entra in un negozio di abbigliamento e dice alla commessa: “Salve, sto cercando una gonna”.

    La commessa le chiede: “La taglia?”

    E la signora risponde: “No, la voglio intera!”

    Anche qui abbiamo un gioco di parole con il verbo “tagliare”. In italiano, la parola “taglia” ha due significati: può essere la misura di un vestito (S,M,L cioè small, medium, large…) ma può essere anche la terza persona del verbo “tagliare”.

    Quando la commessa chiede alla donna “la taglia?” intende “qual è la sua taglia? Cioè la misura della gonna. Ma la signora capisce invece “la taglia?” cioè “Lei, signora, taglia la gonna?” cioè “cerca una gonna da tagliare con le forbici?”, e quindi risponde con stupore: “No, la voglio intera!” cioè non tagliata! Questa barzelletta è divertente anche se è poco credibile, perché l’inflessione, la musicalità della voce è differente: se chiediamo a qualcuno la sua taglia, l’inflessione è questa la taglia?; se invece chiediamo ad una persona, a cui diamo del Lei, quindi usiamo il formale, se ha intenzione di tagliare la gonna, l’inflessione è questa: la taglia? Senti la differenza? La taglia? La taglia?

    Ed eccoci alla fine del nostro episodio sulle barzellette italiane! Come hai visto, molte barzellette si basano su giochi di parole, doppi sensi o fraintendimenti. Per questo le barzellette sono difficili da tradurre in altre lingue, ma perfette per imparare l’italiano.

    Fammi sapere con un commento se ti hanno fatto ridere, o almeno, sorridere, se sono chiare e, soprattutto, scrivimi una barzelletta nella tua lingua, se ti va. Magari una breve. E se puoi, cerca anche di tradurla o spiegarla in italiano. Vediamo se funziona. Mi piacerebbe molto leggerla! Io ti ringrazio per l’ascolto, e spero che questo episodio ti abbia fatto ridere e imparare allo stesso tempo. Prima di salutarti, ti lascio con una barzelletta brevissima. Non te la spiego però, vediamo se la capisci da solo o da sola.

    Un pittore si avvicina a un pastore che sta seduto all'ombra di un albero mentre guarda il suo gregge di pecore: “Mi scusi, posso dipingere le sue pecore?” dice il pittore.

    “No, grazie,” gli risponde il pastore, “mi piacciono bianche come sono adesso!”.

    L’episodio di oggi finisce qui, io ti saluto, e… ci sentiamo giovedì prossimo con una nuova storia. Ciao!

    Ciao e benvenuto, o benvenuta, su Podcast Italiano Principiante, un podcast per chi sa un po’ di italiano e vuole fare progressi. Io sono Irene e oggi non ti racconto una storia… ma delle barzellette.

    Le barzellette sono brevi storie divertenti raccontate per sorprendere e far ridere chi le ascolta. Di solito raccontano una situazione strana, buffa, assurda, che succede fra uno o più personaggi e ci sono dei dialoghi. Poi, alla fine, tutte le barzellette hanno una battuta finale inaspettata, sorprendente, che fa ridere: quella che si chiama colpo di scena.

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    Trascrizione interattiva dell'episodio

    C’è stato un periodo in cui, in Italia, le barzellette erano amatissime. Quando io ero piccola, per esempio, le barzellette si raccontavano in famiglia a Natale, a scuola, in televisione, al bar. Ricordo che c’erano anche i libri di barzellette, con centinaia di barzellette divise per tema: le barzellette sui carabinieri, sui francesi, sugli animali, su Pierino. Pierino è un personaggio iconico italiano che appare sempre nelle barzellette. E addirittura, prima di Internet, c’erano gli abbonamenti a pagamento per ricevere una barzelletta al giorno via SMS sul tuo cellulare.

    Oggi, invece, le barzellette si raccontano molto meno. Forse perché con Internet la comicità è cambiata: adesso si ride con i meme, come diciamo in italiano, con i video brevi, con i comici su TikTok o su YouTube. E poi, comunque, le persone si incontrano meno di prima. Siamo tutti più impegnati, ci sentiamo su WhatsApp, ci vediamo su Zoom, ma non passiamo più ore seduti al tavolo di un bar a chiacchierare e ridere insieme.

    Comunque, anche se le barzellette hanno perso il loro fascino, secondo me rimangono una parte interessante della cultura italiana, e anche molto utile per chi studia la lingua italiana! Perché? Beh, perché le barzellette ti insegnano come gli italiani giocano con le parole, che tipo di umorismo preferiscono, ti aiutano a capire i doppi sensi, le espressioni idiomatiche, e anche un po’ della mentalità italiana.

    E quindi, oggi, voglio condividere con te cinque barzellette italiane semplici ma molto divertenti. Te le racconterò, e poi te le spiegherò in modo chiaro, così anche chi ha un livello principiante può capire perché fanno ridere. Non so se riderai con queste barzellette, forse no, ma non è facile raccontarle in modo divertente in un podcast.

    Comunque, prima di iniziare, ti consiglio di usare la trascrizione con glossario che abbiamo preparato per te. Se accedi alla trascrizione, troverai il testo di quest’episodio e potrai leggere ciò che dico mentre ascolti. Insieme alla trascrizione, troverai anche un glossario con tutte le parole più difficili spiegate in italiano e tradotte in inglese, ma anche la spiegazione di alcune strutture grammaticali un po’ più difficili. La trascrizione e il glossario, ovviamente, sono gratuiti e si trovano sul sito podcastitaliano.com. Trovi anche il link nelle note di questo episodio. Ti consiglio di usarla oggi più che mai perché sarà molto utile avere il testo delle barzellette sotto gli occhi.

    Iniziamo con la barzelletta numero uno:

    Su un aereo, ci sono un francese, un americano e un italiano.

    Il comandante dell’aereo dice di mettere la mano fuori dal finestrino per cercare di capire dove sono, su quale Paese stanno volando.

    Inizia il francese: “Siamo a Parigi, perché ho toccato la Torre Eiffel!”

    Poi l’americano: “Siamo a New York, perché ho toccato la Statua della Libertà!”

    Poi tocca all’italiano: “Siamo a Napoli, perché m’hanno fregato l’orologio!”

    Questa barzelletta gioca sul luogo comune, cioè lo stereotipo, che a Napoli ci siano molti borseggiatori, cioè persone che rubano portafogli, orologi, borse ecc. Ovviamente è un’esagerazione, ma serve a far ridere. L’espressione “m’hanno fregato” significa “mi hanno rubato”. “Fregare” in italiano può significare “imbrogliare” o “rubare” ed è un termine usato nel linguaggio informale. Quindi l’italiano dice: “siamo a Napoli perché mi hanno fregato l’orologio”, cioè qualcuno gli ha già rubato l’orologio appena ha messo la mano fuori dal finestrino! Il divertimento nasce dal contrasto: i primi due toccano monumenti famosi, l’italiano invece “tocca” un’esperienza tipicamente e stereotipicamente italiana o meglio, napoletana, cioè il furto.

    Passiamo alla seconda barzelletta:

    In città, un vigile ferma una signora che sta guidando:

    “Signora, lei ha superato i sessanta!”

    E la signora: “Ma come si permette?!”

    Qui il gioco di parole è tutto nell’interpretazione della frase “ha superato i sessanta”.

    Il vigile intende dire “ha superato i sessanta chilometri orari”, cioè ha superato il limite di velocità. Sta guidando troppo veloce. Ma la signora capisce “ha superato i sessanta anni”, cioè pensa che lui le stia dicendo che è vecchia, che è anziana! E per questo si arrabbia e risponde offesa: “ma come si permette?!”, che significa come osa? Che mancanza di rispetto! La comicità nasce dal malinteso linguistico, cioè da un errore di comprensione dovuto al doppio significato di “superare i 60” anni o km orari.

    Passiamo alla terza barzelletta:

    Una ragazza è al bar col fidanzato. A un certo punto, indica disgustata un uomo seduto al bancone e dice: “Guarda, quello è il mio ex! Beve da quando ci siamo lasciati, tre anni fa!”. Il fidanzato, sbalordito, risponde: “Wow. Non ho mai visto nessuno festeggiare così a lungo!”

    Questa barzelletta si basa sul doppio senso della parola “bere”. La ragazza intende che il suo ex, da quando si sono lasciati, cioè tre anni fa, ha iniziato a bere. E qui bere significa ubriacarsi per tristezza, per dimenticare, perché soffre ancora per la fine della loro relazione. Ma il fidanzato attuale della ragazza capisce il contrario: pensa che l’ex stia bevendo per festeggiare, per celebrare, perché è felice di essersi liberato di lei!

    Passiamo alla quarta barzelletta:

    È la vigilia di Natale e Babbo Natale entra nella stalla per vedere come stanno le sue renne. Quando apre la porta, vede tutte le renne con le zampe per aria. Babbo Natale, preoccupatissimo, chiama il veterinario: “Pronto, pronto, veterinario? Sono Babbo Natale e ho un grave problema! Le mie renne hanno tutte le zampe per aria, mi aiuti, la prego!”

    Il veterinario risponde: “Non si preoccupi, arrivo subito!”.

    Poco dopo, il veterinario arriva nella stalla, tira fuori delle pillole e ne dà una a ciascuna renna. Dopo cinque secondi le renne tornano in piedi, pronte a partire.

    Babbo Natale, stupito, chiede: “Ma come ha fatto?”

    E il veterinario risponde: “Semplice! Gli ho dato il Voltaren!”

    Qui il gioco di parole è sulla parola “voltaren”. Il “Voltaren” è il nome di un medicinale, in crema o in compresse, che si usa per il dolore muscolare o articolare. La parola “Voltaren”, però, sembra contenere due parole: “volta-”, che ricorda il verbo “voltare”, cioè girare, e “ren” che ricorda la parola “renna”. A questo punto sappiamo che il veterinario ha usato il Voltaren per voltare le renne (volta-ren) che prima erano a pancia in su, con le zampe verso l’alto, poverine. Questo gioco fonetico funziona solo in italiano, perché il nome del farmaco Voltaren e il verbo “voltare” come la parola “renna” hanno un suono simile, in italiano. Questa, fino ad ora, è la mia preferita.

    Passiamo alla quinta e ultima barzelletta.

    Una signora entra in un negozio di abbigliamento e dice alla commessa: “Salve, sto cercando una gonna”.

    La commessa le chiede: “La taglia?”

    E la signora risponde: “No, la voglio intera!”

    Anche qui abbiamo un gioco di parole con il verbo “tagliare”. In italiano, la parola “taglia” ha due significati: può essere la misura di un vestito (S,M,L cioè small, medium, large…) ma può essere anche la terza persona del verbo “tagliare”.

    Quando la commessa chiede alla donna “la taglia?” intende “qual è la sua taglia? Cioè la misura della gonna. Ma la signora capisce invece “la taglia?” cioè “Lei, signora, taglia la gonna?” cioè “cerca una gonna da tagliare con le forbici?”, e quindi risponde con stupore: “No, la voglio intera!” cioè non tagliata! Questa barzelletta è divertente anche se è poco credibile, perché l’inflessione, la musicalità della voce è differente: se chiediamo a qualcuno la sua taglia, l’inflessione è questa la taglia?; se invece chiediamo ad una persona, a cui diamo del Lei, quindi usiamo il formale, se ha intenzione di tagliare la gonna, l’inflessione è questa: la taglia? Senti la differenza? La taglia? La taglia?

    Ed eccoci alla fine del nostro episodio sulle barzellette italiane! Come hai visto, molte barzellette si basano su giochi di parole, doppi sensi o fraintendimenti. Per questo le barzellette sono difficili da tradurre in altre lingue, ma perfette per imparare l’italiano.

    Fammi sapere con un commento se ti hanno fatto ridere, o almeno, sorridere, se sono chiare e, soprattutto, scrivimi una barzelletta nella tua lingua, se ti va. Magari una breve. E se puoi, cerca anche di tradurla o spiegarla in italiano. Vediamo se funziona. Mi piacerebbe molto leggerla! Io ti ringrazio per l’ascolto, e spero che questo episodio ti abbia fatto ridere e imparare allo stesso tempo. Prima di salutarti, ti lascio con una barzelletta brevissima. Non te la spiego però, vediamo se la capisci da solo o da sola.

    Un pittore si avvicina a un pastore che sta seduto all'ombra di un albero mentre guarda il suo gregge di pecore: “Mi scusi, posso dipingere le sue pecore?” dice il pittore.

    “No, grazie,” gli risponde il pastore, “mi piacciono bianche come sono adesso!”.

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