Gli italiani e le carte da gioco
In questo episodio di livello intermedio, esploriamo la storia e le tradizioni delle carte da gioco in Italia, dal loro arrivo nel Medioevo fino al loro ruolo centrale nelle feste natalizie.
Scopri Dentro l'Italia - Corso di italiano avanzato (C1)
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Ciao e benvenuto o benvenuta a un nuovo episodio di livello intermedio di Podcast Italiano. Io sono Irene e questo è un podcast per imparare l’italiano ascoltando contenuti interessanti. Oggi è 23 dicembre e domani sarà il 24 dicembre, la vigilia di Natale. Per questo motivo, oggi, ho deciso di parlarti un po’ di una delle più grandi tradizioni italiane, soprattutto quando si parla di Natale. Sto parlando delle carte da gioco.
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Trascrizione interattiva dell'episodio
Una scena tipica del Natale italiano è proprio questa: un salotto addobbato, il profumo di mandarini, panettone, pandoro e torrone, le luci dell’albero che brillano, la famiglia riunita e, sul tavolo, un mazzo di carte consumate dal tempo. Carte che passano di mano in mano, e di generazione in generazione. Il Natale, in Italia, non inizia veramente finché qualcuno non tira fuori un mazzo di carte.
Ma come, quando e perché le carte sono diventate così importanti per noi italiani? Come sono diventate uno dei simboli più caratterizzanti della nostra società? Per capirlo dobbiamo fare un viaggio. Un viaggio che parte da molto lontano nel tempo, nel 1300, e arriva fino alle nostre tavole natalizie odierne.
Prima di iniziare, ti ricordo che questo episodio è accompagnato da una trascrizione e da un glossario gratuiti che puoi trovare sul sito podcastitaliano.com. Si tratta di due risorse molto utili che ti consiglio di usare proprio mentre ascolti il podcast. O anche dopo averlo ascoltato, per rivedere le parole che magari non hai capito o che vorresti imparare, memorizzare. Comunque, il link a queste risorse è nelle note dell’episodio, che trovi nell'app che stai usando per ascoltarmi, Spotify, Apple Podcast, o qualsiasi app di podcast.
Ah, e scusa la mia voce. È molto bassa. Ho l’influenza e la tosse da due settimane. Mi fa male la gola. Questo episodio sarà un po ASMR. Fatta questa premessa importante, ora possiamo iniziare davvero.
Le origini delle carte da gioco sono ancora oggi un piccolo mistero: non abbiamo prove precise su quando e dove siano nate, ma quasi tutti gli storici concordano sul fatto che la loro storia inizi in Cina più di 1000 anni fa. Lì, si diffondono mazzi rudimentali, dipinti a mano su carta o pergamena, quindi preziosi e destinati a pochi. Non sappiamo esattamente che aspetto avessero, ma è certo che non assomigliavano ancora alle carte moderne: erano più simili a piccole opere d’arte portatili.
Da lì, le carte iniziano il loro lungo viaggio verso Occidente, probabilmente seguendo le rotte commerciali della Via della Seta. Passano attraverso la Persia e il Medio Oriente, e proprio in questa regione si collocano alcune delle testimonianze più antiche e sorprendenti: frammenti di mazzi provenienti dall’Egitto mamelucco, risalenti al periodo tra il 1200 e il 1500. Queste carte sono fondamentali perché mostrano per la prima volta una struttura che ci è familiare ancora oggi: 52 carte divise in quattro semi, coppe, denari, spade e bastoni, cioè gli stessi semi che, più avanti, verranno adottati nelle carte italiane e spagnole. Ma, di questo, parleremo più in là.
Arriviamo così al momento cruciale: l’arrivo delle carte da gioco in Europa. Il come e il quando esatti sono ancora dibattuti. Alcuni studiosi hanno ipotizzato un’introduzione precoce già nel 1200, ma le prove non reggono: spesso la letteratura diventa fonte storica, e autori come Petrarca, Boccaccio e Chaucer, che parlano spesso di giochi d’azzardo, non menzionano mai queste carte. E questo silenzio degli intellettuali medievali è eloquente, ci parla, e ci dice che probabilmente le carte non erano ancora diffuse a quel punto.
A quanto pare, le carte cominciano a comparire improvvisamente nel 1300, in inventari, sermoni e perfino in ordinanze che ne vietano l’uso nei giorni feriali. In alcune ordinanze, si fa riferimento alle carte con la parola naibbe, un termine che deriva dall’arabo. È molto probabile, dunque, che le carte siano arrivate attraverso i contatti con i Mamelucchi, portate in Europa da mercanti, viaggiatori o soldati di ritorno dal Medio Oriente. Da lì, in pochissimo tempo, iniziano ad andare di moda.
Il più antico mazzo europeo completo che conosciamo è italiano, datato tra il 1390 e il 1410, e oggi conservato in un museo spagnolo. Nel Quattrocento nasce anche uno dei prodotti più affascinanti della storia delle carte: i Tarocchi, creati nell’Italia settentrionale unendo il mazzo di carte standard a una serie di carte speciali chiamate Trionfi. I Tarocchi non nascono come strumento esoterico, quella è un’invenzione del Settecento, ma come un gioco complesso. Poi magari ne parleremo in un altro episodio, se ti interessa l’argomento. Nel 1400, le carte europee iniziano a diffondersi rapidamente, soprattutto grazie alla stampa, e la produzione diventa più rapida ed economica, perché non c’erano più gli artigiani a dipingerle. In questo secolo, le carte si trovano ormai in tutte le principali rotte commerciali europee e iniziano a essere un passatempo popolare. Pensa che passatempo antico, eh!
Oggigiorno, il mazzo di carte più famoso al mondo è quello francese, composto da 52 carte con i semi di cuori, quadri, fiori e picche, suddivisi in due colori, rosso e nero. Sono le carte che usiamo per giocare a Poker e a Scala 40, per capirci. L’enorme diffusione delle carte francesi è legata al potere coloniale e commerciale delle nazioni che nel tempo prediligevano questo mazzo, che lo preferivano: la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti, che hanno diffuso queste carte in ogni parte del mondo. La semplicità del design, anche, lo ha reso il modello standard internazionale.
Comunque, nel mondo delle carte da gioco, esistono diversi sistemi di semi, e quando parlo di semi parlo di simboli, ok? Questa è la parola che usiamo in Italia, semi. Ognuno di questi semi è legato alla storia e alla tradizione del Paese che li ha sviluppati. Abbiamo i semi francesi, come appena detto,che sono cuori, quadri, fiori e picche. Di nuovo, questi sono i più diffusi al mondo perché semplici da stampare e facili da riconoscere, e anche perché sono usati per la maggior parte dei giochi moderni.
Poi abbiamo i semi tedeschi: cuori, campanelli, foglie e ghiande. Sono molto diffusi nell’Europa germanica.
Poi, ci sono i semi spagnoli: coppe, denari, bastoni e spade, che sono praticamente gli stessi semi, cioè simboli, presenti sulle carte italiane. Ma da dove vengono e che significano? Beh, si tratta di simboli medievali, legati alla cultura cavalleresca e ai mestieri delle città italiane e spagnole. Non sono nati come “semi di carte”, non sono simboli inventati appositamente per le carte, che rappresentano solo carte; tutt’altro! Si tratta di rappresentazioni sociali: il seme “denari” rappresenta i mercanti; il seme “coppe” rappresenta la nobiltà; il seme “spade” rappresenta i soldati, la cavalleria. infine, il seme “bastoni”, rappresenta i contadini. In pratica, le carte raccontano, rappresentano e ricordano la società medievale.
Una cosa interessante, secondo me, che devi sapere, è che le carte, in Italia, non sono tutte uguali. Certo, i semi sono sempre quelli, ma essendo l’Italia un Paese dove cambi accento se ti sposti di 50 km, praticamente con le carte funziona quasi allo stesso modo. Abbiamo le carte napoletane, le più iconiche e più usate, che presentano sempre i semi “spagnoli”, ma con colori vivaci, a volte disegni giganteschi. Poi ci sono le piacentine, le siciliane, le sarde, le trentine, le bolognesi… insomma, ogni regione, più o meno, ha le sue, che variano leggermente nell’aspetto.
Una cosa che ho dimenticato di dirti è che, queste carte con i semi spagnoli/ italiani, di solito, introducono delle figure umane nelle carte 8,9,10. Quindi, facciamo un esempio: se prendiamo un mazzo di carte e dividiamo le carte in base ai semi, quindi denari, coppe, spade, bastoni, e prendiamo il mazzetto di bastoni, avremo l’asso di bastoni, il due, il tre, il quattro, il cinque, il sei, e il sette di bastoni, su cui ci saranno rispettivamente un bastone, due bastoni, tre bastoni, eccetera eccetera. Quando però arriviamo all’otto di bastoni, sulla carta, non avremo otto bastoni disegnati: ci sarà semplicemente un uomo con il simbolo dei bastoni, un fante. Sulla carta nove di bastoni invece ci sarà un cavaliere, cioè un uomo a cavallo, con il simbolo dei bastoni. Infine, la carta dieci di bastoni, invece, avrà un re con il simbolo dei bastoni. Ti consiglio, mentre mi ascolti, di dare un’occhiata alla trascrizione, perché lì troverai tutte le foto e capirai bene ciò che ti sto dicendo. Questo vale per le carte italiane, le spagnole fanno la stessa cosa ma c’è una donna, invece di un uomo, nella carta 8; le francesi idem, ma abbiamo jack, regina e re.
Ma ora che abbiamo visto quali carte usiamo in Italia, principalmente, passiamo alla parte divertente dell’episodio: i giuochi che facciamo a Natale con le carte. Perché sì, le carte sono belle, ma senza i giochi non sarebbero diventate un fenomeno culturale. Quindi ti spiego, velocemente e senza troppi dettagli, altrimenti non finiamo più, i giochi più importanti, più giocati.
Il primo è Scopa. Il più iconico. Si gioca così: si danno 4 carte a ogni giocatore; sul tavolo si mettono 4 carte; il giocatore può prendere una carta dal tavolo se, in mano, ha una carta dello stesso valore; altrimenti deve buttare una carta sul tavolo. Se una persona prende l’ultima carta presente sul tavolo, fa “scopa”. Alla fine vince chi ha più carte, più denari, chi ha preso il settebello (cioè il 7 di denari, che ha un valore speciale), e chi ha fatto più scope. Questo è scopa ed è il mio preferito.
Poi abbiamo Briscola: si danno, a ogni giocatore, 3 carte; poi si mette il mazzo al centro e si gira la prima carta, che indica la “briscola” (cioè, il seme che domina); ad ogni turno si gioca una carta: chi ha la carta più alta del seme di attacco vince. Anche qui, te l’ho spiegata in modo molto facile, ci sono più dettagli, ma, se fa per te questo gioco, allora puoi trovare tutte le informazioni su internet.
Poi abbiamo Sette e mezzo, che funziona così: le figure, quindi le carte 8,9,10, valgono mezzo punto, mentre tutte le altre carte, valgono il loro numero (quindi 5 vale 5, 7 vale 7, e così via); lo scopo del gioco è mettere giù carte e arrivare più vicino possibile a 7 e mezzo senza superarlo.
Poi c’è Rubamazzo, dove ogni giocatore riceve 3 carte in mano e sul tavolo si mettono 4 carte scoperte; le rimanenti carte formano il mazzo da cui pescare. A turno, ogni giocatore gioca una carta, cioè mette una carta a scelta sul tavolo. Se sul tavolo c’è già una carta dello stesso valore, cioè con lo stesso numero, il giocatore la prende e mette queste due carte vicino a sé, sul tavolo, e rappresentano il suo mazzetto. Se la carta giocata, per caso, corrisponde al numero della carta in cima al mazzetto di un avversario, allora gli puoi rubare tutto il mazzetto, (da qui il nome del gioco). Se invece il valore della carta non corrisponde a nulla, la carta rimane sul tavolo. Quando tutti hanno giocato le loro 3 carte, si pescano altre 3 carte e si continua finché il mazzo finisce. Alla fine vince chi ha più carte nel proprio mazzetto.
Ci sono tanti altri giochi, ma diciamo che questi sono i principali che si giocano con le carte italiane/ spagnole. Sono tutti giochi perfetti per il Natale. Certo, non giochiamo solo a Natale, anche l’estate, e durante tutto l’anno, però il Natale è una festa di famiglia, e le carte sono uno dei giochi più economici, immediati e “democratici” che esistano. Creano competizione ma anche collaborazione, tutti in Italia imparano a giocare da piccoli, o almeno fino alla mia generazione, non so quale sia la situazione con le nuove generazioni.
Comunque, le carte uniscono Nord e Sud, giovani e anziani, medioevo e modernità, sono un linguaggio comune in un Paese che parla mille dialetti. Per questo, quando a Natale le portiamo, le mettiamo sul tavolo, non stiamo solo iniziando una partita. Stiamo continuando una tradizione secolare. E allora, quando questo Natale, giocherai a carte, perché magari sei in Italia, o hai origini italiane, o hai parenti, marito o moglie italiano o italiana, allora, quando tirerai fuori un mazzo di carte, ricordati che stai prendendo in mano un pezzo di storia.
Ora però voglio sapere da te se: uno, giochi a carte? Due, quali giochi conosci o a quali giochi giochi, nel tuo Paese; tre, quali tipi di carte usi nel tuo Paese; e quattro, come passerai il Natale. Io ti ringrazio tanto per l’ascolto, e per la pazienza, mi dispiace tanto per la mia terribile voce influenzata, ti auguro un buon Natale, buone feste anche alla tua famiglia, e… ci sentiamo nel 2026. Grazie, a presto e buon anno nuovo! Ciao.
Ciao e benvenuto o benvenuta a un nuovo episodio di livello intermedio di Podcast Italiano. Io sono Irene e questo è un podcast per imparare l’italiano ascoltando contenuti interessanti. Oggi è 23 dicembre e domani sarà il 24 dicembre, la vigilia di Natale. Per questo motivo, oggi, ho deciso di parlarti un po’ di una delle più grandi tradizioni italiane, soprattutto quando si parla di Natale. Sto parlando delle carte da gioco.
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Trascrizione interattiva dell'episodio
Una scena tipica del Natale italiano è proprio questa: un salotto addobbato, il profumo di mandarini, panettone, pandoro e torrone, le luci dell’albero che brillano, la famiglia riunita e, sul tavolo, un mazzo di carte consumate dal tempo. Carte che passano di mano in mano, e di generazione in generazione. Il Natale, in Italia, non inizia veramente finché qualcuno non tira fuori un mazzo di carte.
Ma come, quando e perché le carte sono diventate così importanti per noi italiani? Come sono diventate uno dei simboli più caratterizzanti della nostra società? Per capirlo dobbiamo fare un viaggio. Un viaggio che parte da molto lontano nel tempo, nel 1300, e arriva fino alle nostre tavole natalizie odierne.
Prima di iniziare, ti ricordo che questo episodio è accompagnato da una trascrizione e da un glossario gratuiti che puoi trovare sul sito podcastitaliano.com. Si tratta di due risorse molto utili che ti consiglio di usare proprio mentre ascolti il podcast. O anche dopo averlo ascoltato, per rivedere le parole che magari non hai capito o che vorresti imparare, memorizzare. Comunque, il link a queste risorse è nelle note dell’episodio, che trovi nell'app che stai usando per ascoltarmi, Spotify, Apple Podcast, o qualsiasi app di podcast.
Ah, e scusa la mia voce. È molto bassa. Ho l’influenza e la tosse da due settimane. Mi fa male la gola. Questo episodio sarà un po ASMR. Fatta questa premessa importante, ora possiamo iniziare davvero.
Le origini delle carte da gioco sono ancora oggi un piccolo mistero: non abbiamo prove precise su quando e dove siano nate, ma quasi tutti gli storici concordano sul fatto che la loro storia inizi in Cina più di 1000 anni fa. Lì, si diffondono mazzi rudimentali, dipinti a mano su carta o pergamena, quindi preziosi e destinati a pochi. Non sappiamo esattamente che aspetto avessero, ma è certo che non assomigliavano ancora alle carte moderne: erano più simili a piccole opere d’arte portatili.
Da lì, le carte iniziano il loro lungo viaggio verso Occidente, probabilmente seguendo le rotte commerciali della Via della Seta. Passano attraverso la Persia e il Medio Oriente, e proprio in questa regione si collocano alcune delle testimonianze più antiche e sorprendenti: frammenti di mazzi provenienti dall’Egitto mamelucco, risalenti al periodo tra il 1200 e il 1500. Queste carte sono fondamentali perché mostrano per la prima volta una struttura che ci è familiare ancora oggi: 52 carte divise in quattro semi, coppe, denari, spade e bastoni, cioè gli stessi semi che, più avanti, verranno adottati nelle carte italiane e spagnole. Ma, di questo, parleremo più in là.
Arriviamo così al momento cruciale: l’arrivo delle carte da gioco in Europa. Il come e il quando esatti sono ancora dibattuti. Alcuni studiosi hanno ipotizzato un’introduzione precoce già nel 1200, ma le prove non reggono: spesso la letteratura diventa fonte storica, e autori come Petrarca, Boccaccio e Chaucer, che parlano spesso di giochi d’azzardo, non menzionano mai queste carte. E questo silenzio degli intellettuali medievali è eloquente, ci parla, e ci dice che probabilmente le carte non erano ancora diffuse a quel punto.
A quanto pare, le carte cominciano a comparire improvvisamente nel 1300, in inventari, sermoni e perfino in ordinanze che ne vietano l’uso nei giorni feriali. In alcune ordinanze, si fa riferimento alle carte con la parola naibbe, un termine che deriva dall’arabo. È molto probabile, dunque, che le carte siano arrivate attraverso i contatti con i Mamelucchi, portate in Europa da mercanti, viaggiatori o soldati di ritorno dal Medio Oriente. Da lì, in pochissimo tempo, iniziano ad andare di moda.
Il più antico mazzo europeo completo che conosciamo è italiano, datato tra il 1390 e il 1410, e oggi conservato in un museo spagnolo. Nel Quattrocento nasce anche uno dei prodotti più affascinanti della storia delle carte: i Tarocchi, creati nell’Italia settentrionale unendo il mazzo di carte standard a una serie di carte speciali chiamate Trionfi. I Tarocchi non nascono come strumento esoterico, quella è un’invenzione del Settecento, ma come un gioco complesso. Poi magari ne parleremo in un altro episodio, se ti interessa l’argomento. Nel 1400, le carte europee iniziano a diffondersi rapidamente, soprattutto grazie alla stampa, e la produzione diventa più rapida ed economica, perché non c’erano più gli artigiani a dipingerle. In questo secolo, le carte si trovano ormai in tutte le principali rotte commerciali europee e iniziano a essere un passatempo popolare. Pensa che passatempo antico, eh!
Oggigiorno, il mazzo di carte più famoso al mondo è quello francese, composto da 52 carte con i semi di cuori, quadri, fiori e picche, suddivisi in due colori, rosso e nero. Sono le carte che usiamo per giocare a Poker e a Scala 40, per capirci. L’enorme diffusione delle carte francesi è legata al potere coloniale e commerciale delle nazioni che nel tempo prediligevano questo mazzo, che lo preferivano: la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti, che hanno diffuso queste carte in ogni parte del mondo. La semplicità del design, anche, lo ha reso il modello standard internazionale.
Comunque, nel mondo delle carte da gioco, esistono diversi sistemi di semi, e quando parlo di semi parlo di simboli, ok? Questa è la parola che usiamo in Italia, semi. Ognuno di questi semi è legato alla storia e alla tradizione del Paese che li ha sviluppati. Abbiamo i semi francesi, come appena detto,che sono cuori, quadri, fiori e picche. Di nuovo, questi sono i più diffusi al mondo perché semplici da stampare e facili da riconoscere, e anche perché sono usati per la maggior parte dei giochi moderni.
Poi abbiamo i semi tedeschi: cuori, campanelli, foglie e ghiande. Sono molto diffusi nell’Europa germanica.
Poi, ci sono i semi spagnoli: coppe, denari, bastoni e spade, che sono praticamente gli stessi semi, cioè simboli, presenti sulle carte italiane. Ma da dove vengono e che significano? Beh, si tratta di simboli medievali, legati alla cultura cavalleresca e ai mestieri delle città italiane e spagnole. Non sono nati come “semi di carte”, non sono simboli inventati appositamente per le carte, che rappresentano solo carte; tutt’altro! Si tratta di rappresentazioni sociali: il seme “denari” rappresenta i mercanti; il seme “coppe” rappresenta la nobiltà; il seme “spade” rappresenta i soldati, la cavalleria. infine, il seme “bastoni”, rappresenta i contadini. In pratica, le carte raccontano, rappresentano e ricordano la società medievale.
Una cosa interessante, secondo me, che devi sapere, è che le carte, in Italia, non sono tutte uguali. Certo, i semi sono sempre quelli, ma essendo l’Italia un Paese dove cambi accento se ti sposti di 50 km, praticamente con le carte funziona quasi allo stesso modo. Abbiamo le carte napoletane, le più iconiche e più usate, che presentano sempre i semi “spagnoli”, ma con colori vivaci, a volte disegni giganteschi. Poi ci sono le piacentine, le siciliane, le sarde, le trentine, le bolognesi… insomma, ogni regione, più o meno, ha le sue, che variano leggermente nell’aspetto.
Una cosa che ho dimenticato di dirti è che, queste carte con i semi spagnoli/ italiani, di solito, introducono delle figure umane nelle carte 8,9,10. Quindi, facciamo un esempio: se prendiamo un mazzo di carte e dividiamo le carte in base ai semi, quindi denari, coppe, spade, bastoni, e prendiamo il mazzetto di bastoni, avremo l’asso di bastoni, il due, il tre, il quattro, il cinque, il sei, e il sette di bastoni, su cui ci saranno rispettivamente un bastone, due bastoni, tre bastoni, eccetera eccetera. Quando però arriviamo all’otto di bastoni, sulla carta, non avremo otto bastoni disegnati: ci sarà semplicemente un uomo con il simbolo dei bastoni, un fante. Sulla carta nove di bastoni invece ci sarà un cavaliere, cioè un uomo a cavallo, con il simbolo dei bastoni. Infine, la carta dieci di bastoni, invece, avrà un re con il simbolo dei bastoni. Ti consiglio, mentre mi ascolti, di dare un’occhiata alla trascrizione, perché lì troverai tutte le foto e capirai bene ciò che ti sto dicendo. Questo vale per le carte italiane, le spagnole fanno la stessa cosa ma c’è una donna, invece di un uomo, nella carta 8; le francesi idem, ma abbiamo jack, regina e re.
Ma ora che abbiamo visto quali carte usiamo in Italia, principalmente, passiamo alla parte divertente dell’episodio: i giuochi che facciamo a Natale con le carte. Perché sì, le carte sono belle, ma senza i giochi non sarebbero diventate un fenomeno culturale. Quindi ti spiego, velocemente e senza troppi dettagli, altrimenti non finiamo più, i giochi più importanti, più giocati.
Il primo è Scopa. Il più iconico. Si gioca così: si danno 4 carte a ogni giocatore; sul tavolo si mettono 4 carte; il giocatore può prendere una carta dal tavolo se, in mano, ha una carta dello stesso valore; altrimenti deve buttare una carta sul tavolo. Se una persona prende l’ultima carta presente sul tavolo, fa “scopa”. Alla fine vince chi ha più carte, più denari, chi ha preso il settebello (cioè il 7 di denari, che ha un valore speciale), e chi ha fatto più scope. Questo è scopa ed è il mio preferito.
Poi abbiamo Briscola: si danno, a ogni giocatore, 3 carte; poi si mette il mazzo al centro e si gira la prima carta, che indica la “briscola” (cioè, il seme che domina); ad ogni turno si gioca una carta: chi ha la carta più alta del seme di attacco vince. Anche qui, te l’ho spiegata in modo molto facile, ci sono più dettagli, ma, se fa per te questo gioco, allora puoi trovare tutte le informazioni su internet.
Poi abbiamo Sette e mezzo, che funziona così: le figure, quindi le carte 8,9,10, valgono mezzo punto, mentre tutte le altre carte, valgono il loro numero (quindi 5 vale 5, 7 vale 7, e così via); lo scopo del gioco è mettere giù carte e arrivare più vicino possibile a 7 e mezzo senza superarlo.
Poi c’è Rubamazzo, dove ogni giocatore riceve 3 carte in mano e sul tavolo si mettono 4 carte scoperte; le rimanenti carte formano il mazzo da cui pescare. A turno, ogni giocatore gioca una carta, cioè mette una carta a scelta sul tavolo. Se sul tavolo c’è già una carta dello stesso valore, cioè con lo stesso numero, il giocatore la prende e mette queste due carte vicino a sé, sul tavolo, e rappresentano il suo mazzetto. Se la carta giocata, per caso, corrisponde al numero della carta in cima al mazzetto di un avversario, allora gli puoi rubare tutto il mazzetto, (da qui il nome del gioco). Se invece il valore della carta non corrisponde a nulla, la carta rimane sul tavolo. Quando tutti hanno giocato le loro 3 carte, si pescano altre 3 carte e si continua finché il mazzo finisce. Alla fine vince chi ha più carte nel proprio mazzetto.
Ci sono tanti altri giochi, ma diciamo che questi sono i principali che si giocano con le carte italiane/ spagnole. Sono tutti giochi perfetti per il Natale. Certo, non giochiamo solo a Natale, anche l’estate, e durante tutto l’anno, però il Natale è una festa di famiglia, e le carte sono uno dei giochi più economici, immediati e “democratici” che esistano. Creano competizione ma anche collaborazione, tutti in Italia imparano a giocare da piccoli, o almeno fino alla mia generazione, non so quale sia la situazione con le nuove generazioni.
Comunque, le carte uniscono Nord e Sud, giovani e anziani, medioevo e modernità, sono un linguaggio comune in un Paese che parla mille dialetti. Per questo, quando a Natale le portiamo, le mettiamo sul tavolo, non stiamo solo iniziando una partita. Stiamo continuando una tradizione secolare. E allora, quando questo Natale, giocherai a carte, perché magari sei in Italia, o hai origini italiane, o hai parenti, marito o moglie italiano o italiana, allora, quando tirerai fuori un mazzo di carte, ricordati che stai prendendo in mano un pezzo di storia.
Ora però voglio sapere da te se: uno, giochi a carte? Due, quali giochi conosci o a quali giochi giochi, nel tuo Paese; tre, quali tipi di carte usi nel tuo Paese; e quattro, come passerai il Natale. Io ti ringrazio tanto per l’ascolto, e per la pazienza, mi dispiace tanto per la mia terribile voce influenzata, ti auguro un buon Natale, buone feste anche alla tua famiglia, e… ci sentiamo nel 2026. Grazie, a presto e buon anno nuovo! Ciao.


























































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