Alma: speciale Halloween (storia)
La storia inquietante di Alma, una strega che vive nel bosco, e del suo amore per Giovanni, un falegname del paese. Quando l'amore non viene ricambiato, la magia può diventare pericolosa...
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Ciao e bentornato, o bentornata, su Podcast Italiano Principiante, un podcast che ti insegna l’italiano attraverso storie, conversazioni e riflessioni autentiche e interessanti. Io sono Irene, e oggi ti racconto una storia. Una storia un po’ inquietante, un po’ spaventosa… perché Halloween si sta avvicinando. E allora oggi ti racconto la storia di Alma, una strega, e del suo amore per Giovanni, un falegname. Ti ricordo che sul sito podcastitaliano.com troverai il testo della storia, la trascrizione, con note lessicali e grammaticali, che ti aiuteranno a capire tutto l’italiano mentre ti godi l’ascolto di una bella storia. La trascrizione è gratis, quindi non hai scuse: devi usarla. Io, da amica e da insegnante, te la consiglio vivamente. Usala sempre e vedrai che imparerai tante parole nuove e tanta grammatica senza sforzo. Trovi la trascrizione sul sito ma anche il link diretto alla trascrizione nelle note dell’episodio, che trovi su Spotify, Apple podcast o sulla piattaforma che usi per ascoltarci. Sei pronto, o pronta, a spaventarti? Io sì. Dunque, buon ascolto.
Scarica la versione PDF della trascrizione
Trascrizione interattiva dell'episodio
Nel bosco, tra gli alberi che sussurrano quando tira vento, vive una donna. Si chiama Alma. Nessuno sa quanti anni abbia Alma. Alcuni dicono sia giovane, altri dicono viva lì da secoli. Tutti, però, sono d’accordo su una cosa: Alma è una strega.
La sua casa è antica e oscura. Una casa di legno, nel bosco, lontana da tutti. Coperta di muschio e circondata da piante che sembrano crescerle intorno come per proteggerla. Il paese più vicino è a un’ora di macchina da casa di Alma.
Eppure, ogni tanto, qualcuno bussa alla sua porta. Chi ha una malattia che nessuno riesce a curare. Chi vuole la fortuna. Chi ama ma non viene ricambiato.
Alma non chiede mai denaro. Alma ascolta le persone parlare, le guarda negli occhi, e decide se meritano il suo aiuto. Poi, chiede un oggetto: una ciocca di capelli, un bottone, una fotografia. Infine, fa la sua magia.
Tutti hanno paura di Alma: non è solo una strega, ma è anche una ragazza furba e intelligente, che ottiene sempre tutto quello che vuole. E non solo grazie alla magia.
Ma c’è una cosa che Alma desidera più di tutto e ancora non ha. Un uomo. Lui si chiama Giovanni. È il falegname del paese. Tutti lo conoscono. Tutti si fidano di lui. È giovane, ha le mani forti e lo sguardo intenso. È alto come un pino e forte come una quercia e, quando sorride, fa impazzire tutte le donne del paese.
Alma lo chiama spesso per tagliare i rami degli alberi che crescono intorno alla sua casa. Non parla mai con lui, ma lo guarda dalla finestra. Ogni gesto di Giovanni la lascia senza fiato: quando taglia la legna, quando si asciuga il sudore, quando si sistema i capelli senza accorgersene.
Un giorno, Alma prende coraggio. Scende al paese, cosa che non fa quasi mai, e si ferma davanti alla bottega di Giovanni. La porta è aperta. Dentro si sente l’odore della segatura e della resina. Giovanni sta lavorando, piegato su un tavolo.
Alma si schiarisce la voce: “Buongiorno”.
Giovanni si volta, sorride: “Buongiorno. Posso aiutarla?”
“Ho bisogno di un tavolo. Piccolo. Per la mia cucina.”
“Certo. Venga a vedere i modelli.”
Mentre lui parla, Alma lo osserva in silenzio. È la prima volta che lo vede così da vicino. Ha gli occhi verdi, i ricci neri, e degli zigomi altissimi.
“È bellissimo. Non ho mai visto una creatura così bella. Neanche in 300 anni di vita.”
“… Allora, che ne pensa?”
“Mh?”
“Quale tavolo preferisce?”
Alma era così distratta dalla sua bellezza che non ha sentito nulla di ciò che lui ha detto riguardo ai tavoli.
“Prendo questo” dice, toccando un tavolo a caso. In quel momento una scheggia di legno le buca un dito.
“Ahia!”
“Sta bene?”
“Sì. È solo un po’ di sangue.”
“Mi faccia vedere…” dice Giovanni, prendendole la mano. Dopodiché, prende un pezzo di stoffa che aveva in tasca e le copre la piccola ferita.
“Mi dispiace”.
“Sto bene” dice lei sorridendo.
“…Comunque questo tavolo non è ancora finito. Devo decorarlo e lucidarlo…”
Alma lo guarda negli occhi e gli dice piano: “Può portarmelo a casa, quando è pronto?”
Giovanni sorride di nuovo.
“Nessun problema”.
Finalmente, un pomeriggio di fine ottobre, Giovanni arriva. Il bosco è già pieno di nebbia, e la casa di Alma sembra quasi scomparire tra gli alberi.
Lui bussa alla porta e Alma apre.
“Salve. Devo consegnarle il tavolo” dice, sorridendo.
“Bene. È perfetto. Vuole entrare un attimo? Le preparo un tè. Fa freddo fuori.”
Giovanni accetta. Entra e si siede vicino al fuoco, mentre Alma gli prepara una tisana. Intanto guarda le pareti della casa, dove ci sono appese teche piene di bottiglie e strani oggetti.
“Fa l’erborista?”
“Qualcosa del genere.” risponde Alma, sorridendo.
La fiamma del camino illumina il suo viso pallido. Per un momento, gli occhi di lei e di lui si incontrano. Poi Giovanni si alza.
“Devo tornare al paese. Si sta facendo buio.”
“Ma non ha bevuto la sua tisana!”
“Mi dispiace…”
“Solo un sorso.”
Lui sorride.
“Va bene.”
Giovanni beve e poi esce, scomparendo nella nebbia. I giorni passano lenti e Alma continua a pensare a lui. Non riesce a mangiare, non riesce a dormire. Una sera, non ce la fa più.
Apre un cassetto e tira fuori il pezzo di stoffa che lui le aveva dato quando lei si era ferita nella sua bottega. Lo guarda, lo sfiora con le dita. Poi prende un altro pezzo di stoffa, un ago, e del filo rosso. Inizia a lavorare. Le sue mani si muovono lente ma sicure. Modella una bambola piccola, grande come una mano. Le fa i capelli con fili di lana nera, gli occhi con due perle, e nel petto cuce un piccolo cuore, con dentro quel pezzo di stoffa.
Quando finisce, la posa davanti a sé.
“Adesso mi amerai” sussurra.
Fuori, il vento si alza. La candela vacilla, e per un attimo sembra che la bambola muova la testa. Quella notte, Giovanni si sveglia di colpo. Il cuore gli batte forte. Sente un peso sul petto. Si alza, si guarda allo specchio. È pallido, e sul collo ha un piccolo segno rosso, sottile, come un graffio. Pensa a una zanzara. Si sciacqua il viso e torna a letto, ma non riesce più a dormire. Ogni volta che chiude gli occhi, sogna una donna dai capelli lunghi, vestita di nero. La donna gli parla, ma la voce è come un sussurro nel vento. Dice il suo nome.
“Giovanni… Giovanni… vieni da me”.
Nei giorni successivi, Giovanni peggiora. Non ha fame, non riesce a lavorare, dimentica le cose. Gli amici gli chiedono se sta bene, ma lui non sa rispondere. A volte ha la sensazione che qualcuno lo osservi da dietro la finestra. Una sera, mentre torna a casa, gli sembra di vedere una figura scura tra gli alberi. Si ferma, ma la figura scompare. Giovanni non dorme quasi più. E ogni notte sogna sempre la stessa donna. Lei gli tende la mano.
“Vieni. Ti sto aspettando”.
All’alba, Giovanni si alza, prende la giacca e si incammina verso il bosco. Cammina a lungo. Il vento soffia, gli alberi si piegano. Il sentiero è coperto di foglie bagnate. Poi, in lontananza, vede una luce tremolante. La casa di Alma. Si avvicina. Bussa. Nessuna risposta. Spinge la porta, che si apre con un cigolio. Dentro, tutto è in disordine. Vede una bambola strana su un tavolo. Gli somiglia. Poi Giovanni sente una voce dietro di sé.
“Ti aspettavo”.
Si gira.
Alma è lì, ferma, nell’ombra. Ha un’espressione calma, ma i suoi occhi bruciano come una fiamma.
“Che cosa mi hai fatto?” chiede Giovanni.
“Ti ho salvato” risponde lei.
“Salvato da cosa?”
“Dalla solitudine. Io sono una strega, Giovanni. Ho 300 anni. Mai, in 300 anni, ho incontrato qualcuno come te. Ti amo. E posso darti tutto. Posso fermare il tempo. Posso renderti eterno. Ti basterà un bacio.”
Giovanni la guarda, confuso e spaventato.
“Ma che cosa stai dicendo, Alma? Io non ti amo, non ti conosco neanche! Voglio essere libero. Ti prego, lasciami andare.”
Lei sorride, ma il suo sorriso è freddo, innaturale.
“Non puoi andartene.”
“Che cosa significa?”
“Il legame è già creato. Vedi questa bambola? Sei tu. E ora sei mio. Ti ho fatto un incantesimo. Il tuo corpo può camminare solo vicino la mia casa, sei vincolato qui. Hai ancora il libero arbitrio, sì, puoi pensare, ragionare, e dire quello che vuoi, ma se provi ad andartene… tornerai indietro. Il tuo corpo è vincolato a me.”
Giovanni rimane senza parole. Allora apre la porta in fretta e scappa nella nebbia. Inizia a correre. Corre, corre per minuti che sembrano ore. Ma dopo poco si accorge di una cosa terribile: il sentiero si ripete.
Gli alberi sono sempre gli stessi. La casa di Alma riappare sempre davanti a lui. Non può scappare: il suo corpo è davvero vincolato alla casa. Allora si ferma, stanco. Poi vede, accanto a sé, un pozzo di pietra. Si avvicina, guarda dentro: è profondo, buio, silenzioso.
Alle sue spalle, la voce di Alma.
“Non puoi fuggire, Giovanni. Siamo legati. È il destino. Se mi bacerai, mi amerai per sempre.”
Lui si volta. Alma lo guarda, con gli occhi sgranati.
“Ti amo. Baciami e sarai felice. Basta un bacio e mi vorrai, come io voglio te. Sarai felice, te lo assicuro. Basta un bacio…” sussurra.
“Mai” risponde Giovanni, e in un gesto disperato, afferra Alma per le braccia. Lei urla, cerca di liberarsi, ma Giovanni la spinge, con tutta la forza che ha, dentro il pozzo.
Alma cade nel pozzo. Il suo grido si perde nel buio. Poi, silenzio.
Giovanni respira forte. Si siede a terra, tremando. Poi corre dentro la casa, si lancia sul tavolo e prende la bambola che lo raffigura. La prende, la guarda e inizia a smontarla, a disassemblarla, rimuovendo il pezzo di stoffa che si trova all’interno del cuore della bambola.
La casa trema. Le candele e il fuoco si spengono. Il legame è rotto. Giovanni esce e inizia a correre. Questa volta nulla lo trattiene. Torna al paese e non racconta niente a nessuno: decide di partire lontano e di non tornare mai più.
Da quel giorno, nessuno sente più parlare di Alma. Qualcuno dice che è morta, altri dicono che è partita per sempre. Altri giurano di averla vista, di notte, vicino al bosco. Nessuno sa cosa sia successo. Nessuno sa la verità.
E ancora oggi, quando la luna è piena e il vento soffia tra gli alberi, molti dicono di sentire la voce di una donna gridare. Dicono di sentire una voce che piange e ride allo stesso tempo, e che sussurra un nome. Sempre lo stesso. “Giovanni…”
E se, una notte, camminando nel bosco, vedrai un pozzo vicino a una casa e sentirai una donna sussurrare quel nome… non avvicinarti. Perché forse, Alma…non è mai davvero morta e sta aspettando la sua prossima vittima.
La storia di oggi finisce qui. Ti sei spaventato o spaventata? Io un po’ si. Comunque, ti saluto, ti auguro un buon Halloween, e nei commenti fammi sapere se hai piani per questa festa. Se ti mascheri o no, se fai dolcetto o scherzetto, anche se forse sei troppo grande per dolcetto o scherzetto, ma chi sono io per giudicare? Forse hai dei nipoti o dei figli che lo fanno. Comunque, fammi sapere che piani hai e se ti maschererai. Ti saluto e ci sentiamo giovedì prossimo. Ciao… muahahahah
Ciao e bentornato, o bentornata, su Podcast Italiano Principiante, un podcast che ti insegna l’italiano attraverso storie, conversazioni e riflessioni autentiche e interessanti. Io sono Irene, e oggi ti racconto una storia. Una storia un po’ inquietante, un po’ spaventosa… perché Halloween si sta avvicinando. E allora oggi ti racconto la storia di Alma, una strega, e del suo amore per Giovanni, un falegname. Ti ricordo che sul sito podcastitaliano.com troverai il testo della storia, la trascrizione, con note lessicali e grammaticali, che ti aiuteranno a capire tutto l’italiano mentre ti godi l’ascolto di una bella storia. La trascrizione è gratis, quindi non hai scuse: devi usarla. Io, da amica e da insegnante, te la consiglio vivamente. Usala sempre e vedrai che imparerai tante parole nuove e tanta grammatica senza sforzo. Trovi la trascrizione sul sito ma anche il link diretto alla trascrizione nelle note dell’episodio, che trovi su Spotify, Apple podcast o sulla piattaforma che usi per ascoltarci. Sei pronto, o pronta, a spaventarti? Io sì. Dunque, buon ascolto.
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Trascrizione interattiva dell'episodio
Nel bosco, tra gli alberi che sussurrano quando tira vento, vive una donna. Si chiama Alma. Nessuno sa quanti anni abbia Alma. Alcuni dicono sia giovane, altri dicono viva lì da secoli. Tutti, però, sono d’accordo su una cosa: Alma è una strega.
La sua casa è antica e oscura. Una casa di legno, nel bosco, lontana da tutti. Coperta di muschio e circondata da piante che sembrano crescerle intorno come per proteggerla. Il paese più vicino è a un’ora di macchina da casa di Alma.
Eppure, ogni tanto, qualcuno bussa alla sua porta. Chi ha una malattia che nessuno riesce a curare. Chi vuole la fortuna. Chi ama ma non viene ricambiato.
Alma non chiede mai denaro. Alma ascolta le persone parlare, le guarda negli occhi, e decide se meritano il suo aiuto. Poi, chiede un oggetto: una ciocca di capelli, un bottone, una fotografia. Infine, fa la sua magia.
Tutti hanno paura di Alma: non è solo una strega, ma è anche una ragazza furba e intelligente, che ottiene sempre tutto quello che vuole. E non solo grazie alla magia.
Ma c’è una cosa che Alma desidera più di tutto e ancora non ha. Un uomo. Lui si chiama Giovanni. È il falegname del paese. Tutti lo conoscono. Tutti si fidano di lui. È giovane, ha le mani forti e lo sguardo intenso. È alto come un pino e forte come una quercia e, quando sorride, fa impazzire tutte le donne del paese.
Alma lo chiama spesso per tagliare i rami degli alberi che crescono intorno alla sua casa. Non parla mai con lui, ma lo guarda dalla finestra. Ogni gesto di Giovanni la lascia senza fiato: quando taglia la legna, quando si asciuga il sudore, quando si sistema i capelli senza accorgersene.
Un giorno, Alma prende coraggio. Scende al paese, cosa che non fa quasi mai, e si ferma davanti alla bottega di Giovanni. La porta è aperta. Dentro si sente l’odore della segatura e della resina. Giovanni sta lavorando, piegato su un tavolo.
Alma si schiarisce la voce: “Buongiorno”.
Giovanni si volta, sorride: “Buongiorno. Posso aiutarla?”
“Ho bisogno di un tavolo. Piccolo. Per la mia cucina.”
“Certo. Venga a vedere i modelli.”
Mentre lui parla, Alma lo osserva in silenzio. È la prima volta che lo vede così da vicino. Ha gli occhi verdi, i ricci neri, e degli zigomi altissimi.
“È bellissimo. Non ho mai visto una creatura così bella. Neanche in 300 anni di vita.”
“… Allora, che ne pensa?”
“Mh?”
“Quale tavolo preferisce?”
Alma era così distratta dalla sua bellezza che non ha sentito nulla di ciò che lui ha detto riguardo ai tavoli.
“Prendo questo” dice, toccando un tavolo a caso. In quel momento una scheggia di legno le buca un dito.
“Ahia!”
“Sta bene?”
“Sì. È solo un po’ di sangue.”
“Mi faccia vedere…” dice Giovanni, prendendole la mano. Dopodiché, prende un pezzo di stoffa che aveva in tasca e le copre la piccola ferita.
“Mi dispiace”.
“Sto bene” dice lei sorridendo.
“…Comunque questo tavolo non è ancora finito. Devo decorarlo e lucidarlo…”
Alma lo guarda negli occhi e gli dice piano: “Può portarmelo a casa, quando è pronto?”
Giovanni sorride di nuovo.
“Nessun problema”.
Finalmente, un pomeriggio di fine ottobre, Giovanni arriva. Il bosco è già pieno di nebbia, e la casa di Alma sembra quasi scomparire tra gli alberi.
Lui bussa alla porta e Alma apre.
“Salve. Devo consegnarle il tavolo” dice, sorridendo.
“Bene. È perfetto. Vuole entrare un attimo? Le preparo un tè. Fa freddo fuori.”
Giovanni accetta. Entra e si siede vicino al fuoco, mentre Alma gli prepara una tisana. Intanto guarda le pareti della casa, dove ci sono appese teche piene di bottiglie e strani oggetti.
“Fa l’erborista?”
“Qualcosa del genere.” risponde Alma, sorridendo.
La fiamma del camino illumina il suo viso pallido. Per un momento, gli occhi di lei e di lui si incontrano. Poi Giovanni si alza.
“Devo tornare al paese. Si sta facendo buio.”
“Ma non ha bevuto la sua tisana!”
“Mi dispiace…”
“Solo un sorso.”
Lui sorride.
“Va bene.”
Giovanni beve e poi esce, scomparendo nella nebbia. I giorni passano lenti e Alma continua a pensare a lui. Non riesce a mangiare, non riesce a dormire. Una sera, non ce la fa più.
Apre un cassetto e tira fuori il pezzo di stoffa che lui le aveva dato quando lei si era ferita nella sua bottega. Lo guarda, lo sfiora con le dita. Poi prende un altro pezzo di stoffa, un ago, e del filo rosso. Inizia a lavorare. Le sue mani si muovono lente ma sicure. Modella una bambola piccola, grande come una mano. Le fa i capelli con fili di lana nera, gli occhi con due perle, e nel petto cuce un piccolo cuore, con dentro quel pezzo di stoffa.
Quando finisce, la posa davanti a sé.
“Adesso mi amerai” sussurra.
Fuori, il vento si alza. La candela vacilla, e per un attimo sembra che la bambola muova la testa. Quella notte, Giovanni si sveglia di colpo. Il cuore gli batte forte. Sente un peso sul petto. Si alza, si guarda allo specchio. È pallido, e sul collo ha un piccolo segno rosso, sottile, come un graffio. Pensa a una zanzara. Si sciacqua il viso e torna a letto, ma non riesce più a dormire. Ogni volta che chiude gli occhi, sogna una donna dai capelli lunghi, vestita di nero. La donna gli parla, ma la voce è come un sussurro nel vento. Dice il suo nome.
“Giovanni… Giovanni… vieni da me”.
Nei giorni successivi, Giovanni peggiora. Non ha fame, non riesce a lavorare, dimentica le cose. Gli amici gli chiedono se sta bene, ma lui non sa rispondere. A volte ha la sensazione che qualcuno lo osservi da dietro la finestra. Una sera, mentre torna a casa, gli sembra di vedere una figura scura tra gli alberi. Si ferma, ma la figura scompare. Giovanni non dorme quasi più. E ogni notte sogna sempre la stessa donna. Lei gli tende la mano.
“Vieni. Ti sto aspettando”.
All’alba, Giovanni si alza, prende la giacca e si incammina verso il bosco. Cammina a lungo. Il vento soffia, gli alberi si piegano. Il sentiero è coperto di foglie bagnate. Poi, in lontananza, vede una luce tremolante. La casa di Alma. Si avvicina. Bussa. Nessuna risposta. Spinge la porta, che si apre con un cigolio. Dentro, tutto è in disordine. Vede una bambola strana su un tavolo. Gli somiglia. Poi Giovanni sente una voce dietro di sé.
“Ti aspettavo”.
Si gira.
Alma è lì, ferma, nell’ombra. Ha un’espressione calma, ma i suoi occhi bruciano come una fiamma.
“Che cosa mi hai fatto?” chiede Giovanni.
“Ti ho salvato” risponde lei.
“Salvato da cosa?”
“Dalla solitudine. Io sono una strega, Giovanni. Ho 300 anni. Mai, in 300 anni, ho incontrato qualcuno come te. Ti amo. E posso darti tutto. Posso fermare il tempo. Posso renderti eterno. Ti basterà un bacio.”
Giovanni la guarda, confuso e spaventato.
“Ma che cosa stai dicendo, Alma? Io non ti amo, non ti conosco neanche! Voglio essere libero. Ti prego, lasciami andare.”
Lei sorride, ma il suo sorriso è freddo, innaturale.
“Non puoi andartene.”
“Che cosa significa?”
“Il legame è già creato. Vedi questa bambola? Sei tu. E ora sei mio. Ti ho fatto un incantesimo. Il tuo corpo può camminare solo vicino la mia casa, sei vincolato qui. Hai ancora il libero arbitrio, sì, puoi pensare, ragionare, e dire quello che vuoi, ma se provi ad andartene… tornerai indietro. Il tuo corpo è vincolato a me.”
Giovanni rimane senza parole. Allora apre la porta in fretta e scappa nella nebbia. Inizia a correre. Corre, corre per minuti che sembrano ore. Ma dopo poco si accorge di una cosa terribile: il sentiero si ripete.
Gli alberi sono sempre gli stessi. La casa di Alma riappare sempre davanti a lui. Non può scappare: il suo corpo è davvero vincolato alla casa. Allora si ferma, stanco. Poi vede, accanto a sé, un pozzo di pietra. Si avvicina, guarda dentro: è profondo, buio, silenzioso.
Alle sue spalle, la voce di Alma.
“Non puoi fuggire, Giovanni. Siamo legati. È il destino. Se mi bacerai, mi amerai per sempre.”
Lui si volta. Alma lo guarda, con gli occhi sgranati.
“Ti amo. Baciami e sarai felice. Basta un bacio e mi vorrai, come io voglio te. Sarai felice, te lo assicuro. Basta un bacio…” sussurra.
“Mai” risponde Giovanni, e in un gesto disperato, afferra Alma per le braccia. Lei urla, cerca di liberarsi, ma Giovanni la spinge, con tutta la forza che ha, dentro il pozzo.
Alma cade nel pozzo. Il suo grido si perde nel buio. Poi, silenzio.
Giovanni respira forte. Si siede a terra, tremando. Poi corre dentro la casa, si lancia sul tavolo e prende la bambola che lo raffigura. La prende, la guarda e inizia a smontarla, a disassemblarla, rimuovendo il pezzo di stoffa che si trova all’interno del cuore della bambola.
La casa trema. Le candele e il fuoco si spengono. Il legame è rotto. Giovanni esce e inizia a correre. Questa volta nulla lo trattiene. Torna al paese e non racconta niente a nessuno: decide di partire lontano e di non tornare mai più.
Da quel giorno, nessuno sente più parlare di Alma. Qualcuno dice che è morta, altri dicono che è partita per sempre. Altri giurano di averla vista, di notte, vicino al bosco. Nessuno sa cosa sia successo. Nessuno sa la verità.
E ancora oggi, quando la luna è piena e il vento soffia tra gli alberi, molti dicono di sentire la voce di una donna gridare. Dicono di sentire una voce che piange e ride allo stesso tempo, e che sussurra un nome. Sempre lo stesso. “Giovanni…”
E se, una notte, camminando nel bosco, vedrai un pozzo vicino a una casa e sentirai una donna sussurrare quel nome… non avvicinarti. Perché forse, Alma…non è mai davvero morta e sta aspettando la sua prossima vittima.
La storia di oggi finisce qui. Ti sei spaventato o spaventata? Io un po’ si. Comunque, ti saluto, ti auguro un buon Halloween, e nei commenti fammi sapere se hai piani per questa festa. Se ti mascheri o no, se fai dolcetto o scherzetto, anche se forse sei troppo grande per dolcetto o scherzetto, ma chi sono io per giudicare? Forse hai dei nipoti o dei figli che lo fanno. Comunque, fammi sapere che piani hai e se ti maschererai. Ti saluto e ci sentiamo giovedì prossimo. Ciao… muahahahah


































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