Come raggiungere il livello avanzato in italiano

Scarica il mio nuovo
ebook gratuito!

    Rispettiamo la tua privacy, puoi disiscriverti in qualsiasi momento.

    Cookies

    Cliccando su "Accetta", consentirai alla raccolta di cookies sul tuo dispositivo per farci migliorare la qualità del sito, analizzarne l'utilizzo ed aiutarci nelle nostre azioni di marketing. Leggi la nostra Privacy Policy per saperne di più.

    Canto di Natale (storia)

    Principiante
    #
    99

    December 4, 2025

    Note e risorse

    La storia di Ebenezer Scruge, un uomo ricco e tirchio che odia il Natale, e dei tre fantasmi che lo aiuteranno a riscoprire la magia di questa festa. Una rivisitazione italiana del classico "Canto di Natale" di Charles Dickens.

    Scopri La Storia di Italo, il mio corso per raggiungere il livello intermedio.

    Trascrizione

    Accedi o registrati per continuare a leggere

    Ciao e benvenuto o benvenuta su Podcast Italiano Principiante, un podcast per chi sa un po’ di italiano e vuole fare progressi attraverso l’ascolto di storie, riflessioni e conversazioni facili… ma anche stimolanti. Oggi ti racconto la prima storia di Natale del mese. Non ti spoilero molto, ti dico solo che è una rivisitazione italianizzata della meravigliosa opera Canto di Natale di Charles Dickens. Spero che ti piacerà. Come sempre, prima di cominciare, ti ricordo che troverai la trascrizione con il glossario sul nostro sito, podcastitaliano.com: queste risorse ti aiuteranno a capire perfettamente ogni parte di questa storia, ogni parola e costruzione che, magari, non conosci. Il link è nelle note di questo episodio, quindi vai a dare un’occhiata. La trascrizione è super utile, ti consiglio di usarla. Iniziamo: buon ascolto.

    Scarica la versione PDF della trascrizione
    Trascrizione interattiva dell'episodio

    È la vigilia di Natale. Siamo a Verona. La nebbia avvolge le strade strette e i palazzi antichi. Le luci colorate dei mercatini brillano tra le vie, e il profumo di panettone e pandoro riempie l’aria. Le vie brillano fra lucine natalizie sui balconi e decorazioni all’entrata dei negozi.

    Le persone camminano veloci: alcuni devono ancora comprare gli ingredienti per il cenone della vigilia di Natale, altri stanno acquistando gli ultimi regali. Piccoli pensierini che faranno felici i loro amici e familiari. Oggi è la vigilia di Natale, ma non sono tutti tutti contenti. Il signor Scruge, ad esempio, odia il Natale. Ora è nel suo ufficio, al terzo piano di un palazzo storico. Lavora per una famosa casa di moda e ha una posizione molto alta, un ruolo importantissimo. Per questa ragione, sotto di sé, ha molti dipendenti.

    È un uomo di cinquant’anni, alto, con i capelli lunghi e brizzolati e gli occhi freddi. È noto in tutta la città per due cose: è ricco e tirchio. Tratta male i suoi dipendenti, è sospettoso e odia le feste. Soprattutto il Natale. Non ha amici e odia stare in compagnia.

    “Il Natale… che festa stupida! Tempo perso e soldi sprecati!” ripete sempre nel suo ufficio in questo periodo dell’anno, guardando la neve che cade lenta fuori dalla finestra. La mattina della vigilia, Scruge, è di cattivo umore. Tanto per cambiare.

    “Se non lavorate bene e velocemente, oggi, non vi faccio tornare a casa neanche per la cena di Natale! Mi avete capito? Incompetenti!”

    “Signore, io dovrei andare via adesso, in realtà… da contratto non lavoro il giorno della vigilia, sono qui solo perché Lei me lo ha chiesto.”

    “Ah, devi andare via adesso? Beh, se esci da quella porta… sei licenziata! Buon Natale!”

    “Signor Scruge, la segretaria ha ragione. Non è giusto che ci tenga a lavorare anche la sera della vigilia di Natale. Alle 18 andremo tutti via.”

    Stupidaggini! Andrete via solo quando lo dico io! Altrimenti come regalo di Natale riceverete un licenziamento! E spegnete i termosifoni che fa troppo caldo qui dentro!”

    “Signore, ma fuori nevica e ci sono 2 gradi…”

    “Stupidaggini! Comprati un maglione!”

    La giornata è lunga ma, fortunatamente, tutti riescono a lavorare velocemente molto bene e a tornare a casa in tempo prima della cena della vigilia di Natale. Il signor Scruge decide invece di passare la vigilia di Natale in ufficio: a casa non ha nessuno che lo aspetta, e preferisce tenere la luce accesa e i termosifoni accesi in ufficio piuttosto che a casa. Almeno non deve pagare lui l’elettricità.

    Per quanto riguarda invece la cena della vigilia di Natale, ci sono sempre le macchinette: lui ha una chiave per cui non deve pagare neanche, non deve inserire nessuna moneta. La sua cena della vigilia consiste in un tramezzino tonno e pomodori, una Coca Cola e un pacchetto di biscotti.

    Dopo aver mangiato si siede e guarda fuori dalla finestra. Ormai è buio e la sera della vigilia è iniziata. Al signor Scruge viene sonno e chiude gli occhi, per riposarsi un po’. All’improvviso, una luce bianca e accecante illumina l’ufficio.

    “A mezzanotte riceverai una visita: il fantasma del Natale passato, il fantasma del Natale presente, e il fantasma del Natale futuro verranno qui da te.”

    Il signor Scruge, che pensa di sognare, risponde: “Senti, io non voglio visite. Fammi dormire che domani devo lavorare.”

    “Ma domani è Natale!”

    “Stupidaggini! Il Natale è una grande stupidaggine!”

    “Va bene… ricordati che riconoscerai i fantasmi perché quello del passato è milanese, quello del presente è romano e quello del futuro siciliano”.

    La luce scompare improvvisamente.

    “Ah, ho mangiato pesante stasera. Forse non riuscirò a dormire bene...” pensa il signor Scruge.

    In quel momento, scocca la mezzanotte.

    Scruge sente una presenza accanto a sé. Si sente osservato. Allora apre un occhio e vede un uomo alto, magrissimo, vestito in modo elegante, con giacca grigia, cravatta stretta e guanti neri. Ha il volto severo, le spalle dritte, e parla con un tono freddo e calcolatore.

    “We testina.”

    “Chi sei e cosa vuoi da me?”

    “Io sono il fantasma del Natale passato. Vengo da Milano per mostrarti quando sei diventato tanto pirla.”

    “Stupidaggini! I fantasmi non esistono!”

    “Ah, sì? E allora come faccio a fare questo?

    Il fantasma esce dall’ufficio senza aprire la porta. Poi rientra attraverso il muro.

    “Stupidaggini! Quei cretini dei miei dipendenti mi stanno facendo uno scherzo!”

    “Ahahah! Povero pirla!” dice il fantasma milanese del passato mentre lo prende per un braccio.

    In un attimo, la stanza scompare e il signor Scruge si trova in un cortile innevato. Davanti a sé, vede una casa con le luci accese. Osserva con attenzione quel luogo familiare: è la casa in cui è cresciuto. Il fantasma milanese del passato e il signore Scruge guardano l’interno della casa da fuori la finestra. Il piccolo Ebenezra Scruge, sorridente, è seduto al tavolo con il papà. Alle loro spalle, la mamma prepara dei biscotti al cioccolato. Il padre, intanto, gli insegna a contare le monete e a risparmiare ogni soldo.

    “Vedi? Qui nasce la tua paura di spendere i soldi” dice il fantasma con voce fredda, scandendo le parole lentamente.

    Il signor Scruge osserva quella scena e sente la tristezza spezzargli il cuore.

    “Mio padre…”

    “Tuo padre ti ha insegnato il valore dei soldi.”

    “Sì. Menomale! I soldi sono la cosa più importante del mondo.”

    “Anche più della salute, della famiglia e degli amici?”

    “Con queste cose non ci puoi mangiare…”

    Penso che tu non abbia capito bene la lezione di tuo padre.”

    “Io ho capito benissimo! Spendere il meno possibile e sfruttare al meglio le risorse.”

    “Certo. Soprattutto quando sei povero, come era tuo padre. I tuoi genitori non avevano molti soldi. Ma tu sei ricco… e invece di aiutare i poveri…li tratti male. Fai beneficienza?”

    “No.”

    “Sei gentile?”

    “No.”

    “Quando è stata l’ultima volta che hai aiutato qualcuno?”

    Il signor Scruge si rende conto di non sapere la risposta. Si sente in colpa.

    “…Stupidaggini! Riportami subito nel mio ufficio!”

    “Senti stai calmo, nè!”

    Il fantasma milanese schiocca le dita e in un attimo i due ritornano nell’ufficio. Poi la luce cambia e appare un secondo fantasma.

    Ao, abbello!”

    È una donna dai lunghi capelli rossi e ricci. Ha un sorriso tranquillo e occhi gentili. Il suo accento è fortemente romano.

    Lasciami indovinare: tu devi essere il fantasma del Natale presente, giusto?”

    “Bravo, so’ io! E tu devi esse’ er signor Scrugge, ve’?”

    “Sono io. Senti, io vorrei solo dormire…”

    “Ao e dormi, che te devo di’. Prima però te devo fa’ vede’ una cosa. Te voglio mostra’ come il tuo comportamento influenza la vita degli altri. Poi te lascio dormi’ , che pure io c’ho da fa...”

    Il signor Scruge annuisce, alzando gli occhi al cielo.

    “Va bene…”

    Il fantasma del Natale presente prende il signor Scruge per mano e vola verso la finestra. I due guardano fuori, in basso: si trovano al terzo piano, molto molto in alto.

    “Che vuoi fare?”

    Al mio tre saltiamo dalla finestra.”

    Ma tu sei matta!”

    “Ao, te fidi de me?”

    “No!”

    E che te devo di’! Uno, due e tre. Wiiiiii!”

    Il fantasma solleva il signor Scruge e salta. Lui urla, urla a squarciagola, quando all’improvviso atterrano in una nuvola di neve, davanti ai tavolini di un bar molto luminoso. Tante persone sono sedute fuori, osservano la neve e bevono vin brulé, mangiano fette di panettone e biscotti a forma di albero di Natale.

    Le persone camminano, sorridono e chiacchierano. Nessuno nota il signor Scruge e il fantasma. I due entrano nel bar e si fermano davanti a un tavolino.

    Lì, i dipendenti di Scruge parlano di lavoro, con gli occhi tristi e stanchi.

    Guarda che hai combinato…”

    “Io? Hanno questo aspetto perché dormono troppo! Non fanno mai niente! Incompetenti!”

    Ma che stai a di’! Li fai lavora’ troppo!”

    “Mi dispiace troppo per il signor Scruge…”

    “Perché?”

    “ …prima sono tornata un attimo in ufficio perché avevo dimenticato il portafoglio… e ho visto che dormiva seduto su una sedia…”

    “Davvero? Pensi che dormirà lì stanotte?”

    “Purtroppo temo di sì…”

    “Ma è la vigilia di Natale!”

    Poverino… forse possiamo portargli qualcosa da mangiare, possiamo invitarlo a casa nostra?”

    “Io non posso, mia moglie lo odia… un anno fa mi ha costretto a lavorare con la febbre e sono finito all’ospedale con la polmonite!”

    “Non lo sapevo…” dice il signor Scruge, dispiaciuto.

    “Anche mio marito lo odia! Una volta mi ha obbligata a rimanere fino a tardi in ufficio e non ho potuto preparare la cena per i miei figli. Quando sono tornata, ho scoperto che mio figlio aveva provato a cucinare da solo e si era tagliato un dito. Lo abbiamo portato in ospedale, ma era troppo tardi. Quindi adesso ha nove dita…”

    “Ma è terribile! Mi dispiace molto…” esclama il signor Scruge.

    Stai a vede’ che hai combinato? Non pensi che ‘sta gente meriti il tuo rispetto, o un sorriso ogni tanto? Guarda che lavorano un sacco, eh! Senti, annamo che c’ho da fa’.

    Il fantasma del Natale presente schiocca le dita e, in un attimo, il signor Scruge si ritrova di nuovo nel suo ufficio. Ha il cuore pesante.

    A questo punto, una luce calda e intensa riempie la stanza. Compare il terzo fantasma, avvolto in un mantello rosso. Ha occhi luminosi, la pelle abbronzata e i baffi.

    “Scruge. Io sono il fantasma del Natale futuro” dice.

    “Ti stavo aspettando. Senti, quello che mi hanno mostrato gli altri fantasmi… non mi è piaciuto per niente. Ti prego, fammi vedere un futuro migliore del passato e del presente.”

    Il fantasma della Natale futuro guarda il signor Scruge con occhi tristi. Schiocca le dita e non accade nulla. Sono sempre nel suo ufficio. Il signor Scruge si gira e vede se stesso invecchiato, con una lunga barba bianca. Vestito di stracci. È in ufficio da solo, piegato sulla scrivania, piange.

    “Che cosa è successo?”

    Il fantasma non parla.

    I suoi dipendenti non ci sono. L’ufficio è freddissimo e buio.

    “Dove sono i miei dipendenti?”

    Li hai licenziati.”

    Il fantasma schiocca di nuovo le dita. All’improvviso, l’ufficio scompare. Il signor Scruge si ritrova in una piccola casa di periferia, fredda e buia. Intorno a un tavolo di legno consumato, ci sono tutti i suoi ex dipendenti con le loro famiglie: mangiano insieme, brindano con bicchieri spaiati e sorridono.

    Sul tavolo ci sono piatti semplici: pasta al forno, patate arrosto, qualche fetta di pandoro e una bottiglia di vino rosso. Le finestre lasciano entrare il vento freddo, l’unica fonte di calore è una piccola stufetta elettrica e l’unica fonte di luce sono 10 candele natalizie sparse per la casa.

    Dalla radio si sente una vecchia canzone di Natale.

    Astro del ciel, Pargol divin,

    mite Agnello, Redentor!

    Tu, che i Vati da lungi sognar…

    Tu, che angeliche voci nunziar…

    luce dona alle menti…

    pace infondi nei cuor!

    Luce dona alle menti…

    pace infondi nei cuor!

    Il signor Scruge osserva quella scena toccante. Uno dei dipendenti solleva il bicchiere e dice con voce malinconica:

    “Da quando ci hanno licenziato tutti, non possiamo permetterci molto. Non abbiamo soldi per i regali… ma almeno, mettendo insieme le nostre poche risorse, siamo riusciti a preparare una buona cena di Natale.”

    Il signor Scruge ascolta, in silenzio. Il fantasma del Natale futuro lo guarda, ma non dice nulla. Poi, d’un tratto, il telefono squilla. Uno dei dipendenti si alza e risponde. Il suo viso cambia espressione: da incredulo a triste.

    “Era la portinaia dell’ufficio… hanno trovato il signor Scruge morto in ufficio. Solo, alla sua scrivania.”

    Nessuno parla per qualche secondo. Poi, lentamente, tutti si alzano in piedi e iniziano a piangere.

    “Mi dispiace così tanto… era così solo…”

    “Già. Era duro… ma la gente diventa dura quando ha sofferto troppo. È stato sfortunato…”

    “Era vittima di una vita triste. Non ha mai imparato ad amare, ha avuto troppi problemi nella vita...”

    Il signor Scruge li ascolta, sconvolto. Le lacrime gli riempiono gli occhi.

    “Basta! Ti prego!urla al fantasma. “Non voglio vedere altro! Ti supplico, fammi tornare indietro! Ti prometto che cambierò! Ti giuro che non sarò mai più quello di prima!”

    Il fantasma resta immobile. Poi scuote lentamente la testa: “Non si può tornare indietro, se non si vuole cambiare veramente.”

    Il signor Scruge cade in ginocchio, afferra il mantello del fantasma e lo implora: “Ti prego, dammi un’altra possibilità! Fammi tornare al presente! Ti scongiuro! Prometto che cambierò!”

    Il fantasma lo fissa per un lungo istante. Poi, finalmente, schiocca le dita.

    Il signor Scruge si sveglia di colpo. È seduto sulla sua sedia, in ufficio. Fuori è ancora buio, ma le campane suonano le otto di sera. È tornato al presente, ed è la vigilia di Natale.

    Si guarda intorno, tocca la scrivania, si alza, respira.

    “È successo davvero… o era un sogno?” sussurra.

    Poi sorride, per la prima volta dopo anni. Corre giù per le scale, esce in strada e si ferma davanti alle vetrine illuminate. Le persone camminano allegre, i negozi sono ancora aperti. Saluta tutti sorridendo. Nessuno lo riconosce.

    “Buon Natale! Buon Natale a te, a te e anche a Lei!”

    Poi entra in un negozio e comincia a comprare regali per tutti: sciarpe, guanti, cioccolatini, libri, profumi. Riempie sacchetti e pacchetti, finché ha le mani piene. Allora prende un taxi e fa il giro di tutte le case dei suoi dipendenti.

    Quando aprono, lo guardano con occhi stupiti.

    “Signor Scruge?”

    “Sì… sono io. Voglio chiedervi scusa. Ho capito quanto sono stato ingiusto. Da oggi le cose cambieranno. Aumenterò il vostro stipendio, potrete accendere sempre i termosifoni in ufficio e, durante le feste, potrete arrivare un po’ più tardi e uscire prima. È il minimo che possa fare. E vi prometto che non vi licenzierò mai!”

    I dipendenti restano senza parole. Alcuni ridono, altri piangono dall’emozione. Uno dei suoi dipendenti lo invita a passare il Natale con lui e la sua famiglia: “Signore, grazie! Vuole fermarsi a cena qui? Possiamo festeggiare il Natale insieme.”

    Il signor Scruge lo guarda, emozionato.

    “Grazie. Ma no. Venite voi a casa mia. Voglio fare una grande cena per tutti i miei amici!”

    Più tardi, la grande casa del signor Scruge brilla di luci e decorazioni. C’è un enorme albero addobbato, una tavola lunga piena di piatti colorati, risate, vino, e musica natalizia. La casa è calda e c’è profumo di buon cibo. Intanto, la neve cade fuori dalla finestra.

    I dipendenti arrivano con le loro famiglie e mangiano, brindano, raccontano storie. Il signor Scruge ride con loro, serve il vino e non smette di sorridere, come un bambino felice. A mezzanotte, guarda il cielo dalla finestra e sussurra:

    “Grazie per avermi dato una seconda possibilità.”

    E da quella notte, nessuno a Verona chiama più il signor Scruge “tirchio” o “freddo”. Ormai è un uomo gentile, generoso e sorridente. Amato da tutti. Ogni Natale, apre le porte della sua casa a chi è solo e fa in modo che nessuno, mai più, debba passare la vigilia al freddo o con lo stomaco vuoto.

    Perché, come ama ripetere lui stesso…: “non è mai troppo tardi per scoprire la magia del Natale”.

    Fine.

    Buon Natale! Buon Natale.

    La storia di oggi finisce qui. Ti è piaciuta? Spero di sì. Io amo il Natale, e la mia festa preferita. A te piace il Natale? Fammelo sapere con un commento e fammi sapere che cosa ti piace di più del Natale. Io amo l’atmosfera in generale, i dolci, i profumi, le canzoni, le luci, le decorazioni. Praticamente tutto. Io amo il Natale.  Allora ti saluto, e ti ricordo che, se vuoi, puoi lasciare una valutazione al nostro podcast, magari di 5 stelle, sia su Spotify che sulle altre piattaforme che usi per ascoltarci. Se ti va, seguici anche su YouTube, su Podcast Italiano Principiante e magari lascia anche un commento sotto al video di questo episodio su YouTube. E magari in quel commento puoi dirmi se preferisci il fantasma del presente, del passato o del futuro. Il fantasma del passato era il fantasma milanese, il fantasma del presente era il fantasma romano e il fantasma del futuro era il fantasma siciliano. Fammi sapere quale hai preferito, va bene? Grazie mille e a giovedì prossimo, ciao!

    Ciao e benvenuto o benvenuta su Podcast Italiano Principiante, un podcast per chi sa un po’ di italiano e vuole fare progressi attraverso l’ascolto di storie, riflessioni e conversazioni facili… ma anche stimolanti. Oggi ti racconto la prima storia di Natale del mese. Non ti spoilero molto, ti dico solo che è una rivisitazione italianizzata della meravigliosa opera Canto di Natale di Charles Dickens. Spero che ti piacerà. Come sempre, prima di cominciare, ti ricordo che troverai la trascrizione con il glossario sul nostro sito, podcastitaliano.com: queste risorse ti aiuteranno a capire perfettamente ogni parte di questa storia, ogni parola e costruzione che, magari, non conosci. Il link è nelle note di questo episodio, quindi vai a dare un’occhiata. La trascrizione è super utile, ti consiglio di usarla. Iniziamo: buon ascolto.

    Scarica la versione PDF della trascrizione
    Trascrizione interattiva dell'episodio

    È la vigilia di Natale. Siamo a Verona. La nebbia avvolge le strade strette e i palazzi antichi. Le luci colorate dei mercatini brillano tra le vie, e il profumo di panettone e pandoro riempie l’aria. Le vie brillano fra lucine natalizie sui balconi e decorazioni all’entrata dei negozi.

    Le persone camminano veloci: alcuni devono ancora comprare gli ingredienti per il cenone della vigilia di Natale, altri stanno acquistando gli ultimi regali. Piccoli pensierini che faranno felici i loro amici e familiari. Oggi è la vigilia di Natale, ma non sono tutti tutti contenti. Il signor Scruge, ad esempio, odia il Natale. Ora è nel suo ufficio, al terzo piano di un palazzo storico. Lavora per una famosa casa di moda e ha una posizione molto alta, un ruolo importantissimo. Per questa ragione, sotto di sé, ha molti dipendenti.

    È un uomo di cinquant’anni, alto, con i capelli lunghi e brizzolati e gli occhi freddi. È noto in tutta la città per due cose: è ricco e tirchio. Tratta male i suoi dipendenti, è sospettoso e odia le feste. Soprattutto il Natale. Non ha amici e odia stare in compagnia.

    “Il Natale… che festa stupida! Tempo perso e soldi sprecati!” ripete sempre nel suo ufficio in questo periodo dell’anno, guardando la neve che cade lenta fuori dalla finestra. La mattina della vigilia, Scruge, è di cattivo umore. Tanto per cambiare.

    “Se non lavorate bene e velocemente, oggi, non vi faccio tornare a casa neanche per la cena di Natale! Mi avete capito? Incompetenti!”

    “Signore, io dovrei andare via adesso, in realtà… da contratto non lavoro il giorno della vigilia, sono qui solo perché Lei me lo ha chiesto.”

    “Ah, devi andare via adesso? Beh, se esci da quella porta… sei licenziata! Buon Natale!”

    “Signor Scruge, la segretaria ha ragione. Non è giusto che ci tenga a lavorare anche la sera della vigilia di Natale. Alle 18 andremo tutti via.”

    Stupidaggini! Andrete via solo quando lo dico io! Altrimenti come regalo di Natale riceverete un licenziamento! E spegnete i termosifoni che fa troppo caldo qui dentro!”

    “Signore, ma fuori nevica e ci sono 2 gradi…”

    “Stupidaggini! Comprati un maglione!”

    La giornata è lunga ma, fortunatamente, tutti riescono a lavorare velocemente molto bene e a tornare a casa in tempo prima della cena della vigilia di Natale. Il signor Scruge decide invece di passare la vigilia di Natale in ufficio: a casa non ha nessuno che lo aspetta, e preferisce tenere la luce accesa e i termosifoni accesi in ufficio piuttosto che a casa. Almeno non deve pagare lui l’elettricità.

    Per quanto riguarda invece la cena della vigilia di Natale, ci sono sempre le macchinette: lui ha una chiave per cui non deve pagare neanche, non deve inserire nessuna moneta. La sua cena della vigilia consiste in un tramezzino tonno e pomodori, una Coca Cola e un pacchetto di biscotti.

    Dopo aver mangiato si siede e guarda fuori dalla finestra. Ormai è buio e la sera della vigilia è iniziata. Al signor Scruge viene sonno e chiude gli occhi, per riposarsi un po’. All’improvviso, una luce bianca e accecante illumina l’ufficio.

    “A mezzanotte riceverai una visita: il fantasma del Natale passato, il fantasma del Natale presente, e il fantasma del Natale futuro verranno qui da te.”

    Il signor Scruge, che pensa di sognare, risponde: “Senti, io non voglio visite. Fammi dormire che domani devo lavorare.”

    “Ma domani è Natale!”

    “Stupidaggini! Il Natale è una grande stupidaggine!”

    “Va bene… ricordati che riconoscerai i fantasmi perché quello del passato è milanese, quello del presente è romano e quello del futuro siciliano”.

    La luce scompare improvvisamente.

    “Ah, ho mangiato pesante stasera. Forse non riuscirò a dormire bene...” pensa il signor Scruge.

    In quel momento, scocca la mezzanotte.

    Scruge sente una presenza accanto a sé. Si sente osservato. Allora apre un occhio e vede un uomo alto, magrissimo, vestito in modo elegante, con giacca grigia, cravatta stretta e guanti neri. Ha il volto severo, le spalle dritte, e parla con un tono freddo e calcolatore.

    “We testina.”

    “Chi sei e cosa vuoi da me?”

    “Io sono il fantasma del Natale passato. Vengo da Milano per mostrarti quando sei diventato tanto pirla.”

    “Stupidaggini! I fantasmi non esistono!”

    “Ah, sì? E allora come faccio a fare questo?

    Il fantasma esce dall’ufficio senza aprire la porta. Poi rientra attraverso il muro.

    “Stupidaggini! Quei cretini dei miei dipendenti mi stanno facendo uno scherzo!”

    “Ahahah! Povero pirla!” dice il fantasma milanese del passato mentre lo prende per un braccio.

    In un attimo, la stanza scompare e il signor Scruge si trova in un cortile innevato. Davanti a sé, vede una casa con le luci accese. Osserva con attenzione quel luogo familiare: è la casa in cui è cresciuto. Il fantasma milanese del passato e il signore Scruge guardano l’interno della casa da fuori la finestra. Il piccolo Ebenezra Scruge, sorridente, è seduto al tavolo con il papà. Alle loro spalle, la mamma prepara dei biscotti al cioccolato. Il padre, intanto, gli insegna a contare le monete e a risparmiare ogni soldo.

    “Vedi? Qui nasce la tua paura di spendere i soldi” dice il fantasma con voce fredda, scandendo le parole lentamente.

    Il signor Scruge osserva quella scena e sente la tristezza spezzargli il cuore.

    “Mio padre…”

    “Tuo padre ti ha insegnato il valore dei soldi.”

    “Sì. Menomale! I soldi sono la cosa più importante del mondo.”

    “Anche più della salute, della famiglia e degli amici?”

    “Con queste cose non ci puoi mangiare…”

    Penso che tu non abbia capito bene la lezione di tuo padre.”

    “Io ho capito benissimo! Spendere il meno possibile e sfruttare al meglio le risorse.”

    “Certo. Soprattutto quando sei povero, come era tuo padre. I tuoi genitori non avevano molti soldi. Ma tu sei ricco… e invece di aiutare i poveri…li tratti male. Fai beneficienza?”

    “No.”

    “Sei gentile?”

    “No.”

    “Quando è stata l’ultima volta che hai aiutato qualcuno?”

    Il signor Scruge si rende conto di non sapere la risposta. Si sente in colpa.

    “…Stupidaggini! Riportami subito nel mio ufficio!”

    “Senti stai calmo, nè!”

    Il fantasma milanese schiocca le dita e in un attimo i due ritornano nell’ufficio. Poi la luce cambia e appare un secondo fantasma.

    Ao, abbello!”

    È una donna dai lunghi capelli rossi e ricci. Ha un sorriso tranquillo e occhi gentili. Il suo accento è fortemente romano.

    Lasciami indovinare: tu devi essere il fantasma del Natale presente, giusto?”

    “Bravo, so’ io! E tu devi esse’ er signor Scrugge, ve’?”

    “Sono io. Senti, io vorrei solo dormire…”

    “Ao e dormi, che te devo di’. Prima però te devo fa’ vede’ una cosa. Te voglio mostra’ come il tuo comportamento influenza la vita degli altri. Poi te lascio dormi’ , che pure io c’ho da fa...”

    Il signor Scruge annuisce, alzando gli occhi al cielo.

    “Va bene…”

    Il fantasma del Natale presente prende il signor Scruge per mano e vola verso la finestra. I due guardano fuori, in basso: si trovano al terzo piano, molto molto in alto.

    “Che vuoi fare?”

    Al mio tre saltiamo dalla finestra.”

    Ma tu sei matta!”

    “Ao, te fidi de me?”

    “No!”

    E che te devo di’! Uno, due e tre. Wiiiiii!”

    Il fantasma solleva il signor Scruge e salta. Lui urla, urla a squarciagola, quando all’improvviso atterrano in una nuvola di neve, davanti ai tavolini di un bar molto luminoso. Tante persone sono sedute fuori, osservano la neve e bevono vin brulé, mangiano fette di panettone e biscotti a forma di albero di Natale.

    Le persone camminano, sorridono e chiacchierano. Nessuno nota il signor Scruge e il fantasma. I due entrano nel bar e si fermano davanti a un tavolino.

    Lì, i dipendenti di Scruge parlano di lavoro, con gli occhi tristi e stanchi.

    Guarda che hai combinato…”

    “Io? Hanno questo aspetto perché dormono troppo! Non fanno mai niente! Incompetenti!”

    Ma che stai a di’! Li fai lavora’ troppo!”

    “Mi dispiace troppo per il signor Scruge…”

    “Perché?”

    “ …prima sono tornata un attimo in ufficio perché avevo dimenticato il portafoglio… e ho visto che dormiva seduto su una sedia…”

    “Davvero? Pensi che dormirà lì stanotte?”

    “Purtroppo temo di sì…”

    “Ma è la vigilia di Natale!”

    Poverino… forse possiamo portargli qualcosa da mangiare, possiamo invitarlo a casa nostra?”

    “Io non posso, mia moglie lo odia… un anno fa mi ha costretto a lavorare con la febbre e sono finito all’ospedale con la polmonite!”

    “Non lo sapevo…” dice il signor Scruge, dispiaciuto.

    “Anche mio marito lo odia! Una volta mi ha obbligata a rimanere fino a tardi in ufficio e non ho potuto preparare la cena per i miei figli. Quando sono tornata, ho scoperto che mio figlio aveva provato a cucinare da solo e si era tagliato un dito. Lo abbiamo portato in ospedale, ma era troppo tardi. Quindi adesso ha nove dita…”

    “Ma è terribile! Mi dispiace molto…” esclama il signor Scruge.

    Stai a vede’ che hai combinato? Non pensi che ‘sta gente meriti il tuo rispetto, o un sorriso ogni tanto? Guarda che lavorano un sacco, eh! Senti, annamo che c’ho da fa’.

    Il fantasma del Natale presente schiocca le dita e, in un attimo, il signor Scruge si ritrova di nuovo nel suo ufficio. Ha il cuore pesante.

    A questo punto, una luce calda e intensa riempie la stanza. Compare il terzo fantasma, avvolto in un mantello rosso. Ha occhi luminosi, la pelle abbronzata e i baffi.

    “Scruge. Io sono il fantasma del Natale futuro” dice.

    “Ti stavo aspettando. Senti, quello che mi hanno mostrato gli altri fantasmi… non mi è piaciuto per niente. Ti prego, fammi vedere un futuro migliore del passato e del presente.”

    Il fantasma della Natale futuro guarda il signor Scruge con occhi tristi. Schiocca le dita e non accade nulla. Sono sempre nel suo ufficio. Il signor Scruge si gira e vede se stesso invecchiato, con una lunga barba bianca. Vestito di stracci. È in ufficio da solo, piegato sulla scrivania, piange.

    “Che cosa è successo?”

    Il fantasma non parla.

    I suoi dipendenti non ci sono. L’ufficio è freddissimo e buio.

    “Dove sono i miei dipendenti?”

    Li hai licenziati.”

    Il fantasma schiocca di nuovo le dita. All’improvviso, l’ufficio scompare. Il signor Scruge si ritrova in una piccola casa di periferia, fredda e buia. Intorno a un tavolo di legno consumato, ci sono tutti i suoi ex dipendenti con le loro famiglie: mangiano insieme, brindano con bicchieri spaiati e sorridono.

    Sul tavolo ci sono piatti semplici: pasta al forno, patate arrosto, qualche fetta di pandoro e una bottiglia di vino rosso. Le finestre lasciano entrare il vento freddo, l’unica fonte di calore è una piccola stufetta elettrica e l’unica fonte di luce sono 10 candele natalizie sparse per la casa.

    Dalla radio si sente una vecchia canzone di Natale.

    Astro del ciel, Pargol divin,

    mite Agnello, Redentor!

    Tu, che i Vati da lungi sognar…

    Tu, che angeliche voci nunziar…

    luce dona alle menti…

    pace infondi nei cuor!

    Luce dona alle menti…

    pace infondi nei cuor!

    Il signor Scruge osserva quella scena toccante. Uno dei dipendenti solleva il bicchiere e dice con voce malinconica:

    “Da quando ci hanno licenziato tutti, non possiamo permetterci molto. Non abbiamo soldi per i regali… ma almeno, mettendo insieme le nostre poche risorse, siamo riusciti a preparare una buona cena di Natale.”

    Il signor Scruge ascolta, in silenzio. Il fantasma del Natale futuro lo guarda, ma non dice nulla. Poi, d’un tratto, il telefono squilla. Uno dei dipendenti si alza e risponde. Il suo viso cambia espressione: da incredulo a triste.

    “Era la portinaia dell’ufficio… hanno trovato il signor Scruge morto in ufficio. Solo, alla sua scrivania.”

    Nessuno parla per qualche secondo. Poi, lentamente, tutti si alzano in piedi e iniziano a piangere.

    “Mi dispiace così tanto… era così solo…”

    “Già. Era duro… ma la gente diventa dura quando ha sofferto troppo. È stato sfortunato…”

    “Era vittima di una vita triste. Non ha mai imparato ad amare, ha avuto troppi problemi nella vita...”

    Il signor Scruge li ascolta, sconvolto. Le lacrime gli riempiono gli occhi.

    “Basta! Ti prego!urla al fantasma. “Non voglio vedere altro! Ti supplico, fammi tornare indietro! Ti prometto che cambierò! Ti giuro che non sarò mai più quello di prima!”

    Il fantasma resta immobile. Poi scuote lentamente la testa: “Non si può tornare indietro, se non si vuole cambiare veramente.”

    Il signor Scruge cade in ginocchio, afferra il mantello del fantasma e lo implora: “Ti prego, dammi un’altra possibilità! Fammi tornare al presente! Ti scongiuro! Prometto che cambierò!”

    Il fantasma lo fissa per un lungo istante. Poi, finalmente, schiocca le dita.

    Il signor Scruge si sveglia di colpo. È seduto sulla sua sedia, in ufficio. Fuori è ancora buio, ma le campane suonano le otto di sera. È tornato al presente, ed è la vigilia di Natale.

    Si guarda intorno, tocca la scrivania, si alza, respira.

    “È successo davvero… o era un sogno?” sussurra.

    Poi sorride, per la prima volta dopo anni. Corre giù per le scale, esce in strada e si ferma davanti alle vetrine illuminate. Le persone camminano allegre, i negozi sono ancora aperti. Saluta tutti sorridendo. Nessuno lo riconosce.

    “Buon Natale! Buon Natale a te, a te e anche a Lei!”

    Poi entra in un negozio e comincia a comprare regali per tutti: sciarpe, guanti, cioccolatini, libri, profumi. Riempie sacchetti e pacchetti, finché ha le mani piene. Allora prende un taxi e fa il giro di tutte le case dei suoi dipendenti.

    Quando aprono, lo guardano con occhi stupiti.

    “Signor Scruge?”

    “Sì… sono io. Voglio chiedervi scusa. Ho capito quanto sono stato ingiusto. Da oggi le cose cambieranno. Aumenterò il vostro stipendio, potrete accendere sempre i termosifoni in ufficio e, durante le feste, potrete arrivare un po’ più tardi e uscire prima. È il minimo che possa fare. E vi prometto che non vi licenzierò mai!”

    I dipendenti restano senza parole. Alcuni ridono, altri piangono dall’emozione. Uno dei suoi dipendenti lo invita a passare il Natale con lui e la sua famiglia: “Signore, grazie! Vuole fermarsi a cena qui? Possiamo festeggiare il Natale insieme.”

    Il signor Scruge lo guarda, emozionato.

    “Grazie. Ma no. Venite voi a casa mia. Voglio fare una grande cena per tutti i miei amici!”

    Più tardi, la grande casa del signor Scruge brilla di luci e decorazioni. C’è un enorme albero addobbato, una tavola lunga piena di piatti colorati, risate, vino, e musica natalizia. La casa è calda e c’è profumo di buon cibo. Intanto, la neve cade fuori dalla finestra.

    I dipendenti arrivano con le loro famiglie e mangiano, brindano, raccontano storie. Il signor Scruge ride con loro, serve il vino e non smette di sorridere, come un bambino felice. A mezzanotte, guarda il cielo dalla finestra e sussurra:

    “Grazie per avermi dato una seconda possibilità.”

    E da quella notte, nessuno a Verona chiama più il signor Scruge “tirchio” o “freddo”. Ormai è un uomo gentile, generoso e sorridente. Amato da tutti. Ogni Natale, apre le porte della sua casa a chi è solo e fa in modo che nessuno, mai più, debba passare la vigilia al freddo o con lo stomaco vuoto.

    Perché, come ama ripetere lui stesso…: “non è mai troppo tardi per scoprire la magia del Natale”.

    Fine.

    Buon Natale! Buon Natale.

    La storia di oggi finisce qui. Ti è piaciuta? Spero di sì. Io amo il Natale, e la mia festa preferita. A te piace il Natale? Fammelo sapere con un commento e fammi sapere che cosa ti piace di più del Natale. Io amo l’atmosfera in generale, i dolci, i profumi, le canzoni, le luci, le decorazioni. Praticamente tutto. Io amo il Natale.  Allora ti saluto, e ti ricordo che, se vuoi, puoi lasciare una valutazione al nostro podcast, magari di 5 stelle, sia su Spotify che sulle altre piattaforme che usi per ascoltarci. Se ti va, seguici anche su YouTube, su Podcast Italiano Principiante e magari lascia anche un commento sotto al video di questo episodio su YouTube. E magari in quel commento puoi dirmi se preferisci il fantasma del presente, del passato o del futuro. Il fantasma del passato era il fantasma milanese, il fantasma del presente era il fantasma romano e il fantasma del futuro era il fantasma siciliano. Fammi sapere quale hai preferito, va bene? Grazie mille e a giovedì prossimo, ciao!

    Scarica trascrizione in PDF

    0 Commenti

    Utenti attivi ora: 0
    Lascia il primo commento 😉
    Loading
    Load Previous
    Qualcuno sta scrivendo un commento...
    No Name
    Set
    4 years ago
    Moderatore
    (Modificato)
    This is the actual comment. It's can be long or short. And must contain only text information.
    Vedrai qui il tuo comento quando sarà approvato da un Moderatore
    Load Previous
    No Name
    Set
    2 years ago
    Moderatore
    (Edited)
    This is the actual comment. It's can be long or short. And must contain only text information.
    Vedrai qui il tuo comento quando sarà approvato da un Moderatore
    Carica altri commenti
    Thank you! Your submission has been received!
    Oops! Something went wrong while submitting the form.
    Carica altri commenti
    Episodio precedente
    Episodio successivo


    Non c'è nessun episodio precedente

    😎
    L'episodio successivo non c'è ancora, ma arriverà presto