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L’Italia che scompare: il caso dei borghi

Intermedio
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50

May 18, 2025

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Note e risorse

In questo episodio di livello intermedio, ci addentriamo nella realtà meno conosciuta dei borghi italiani: luoghi ricchi di storia e bellezza, ma sempre più colpiti dallo spopolamento e dall’abbandono.

Il sito del progetto Wonder Grottole
Trascrizione

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Quando pensi all'Italia, che cosa ti viene in mente? Forse ti immagini le pizzerie affollate, le piazze piene di turisti col gelato in mano, i musei d'arte, i monumenti, le spiagge; l'Italia da cartolina, insomma, o da Instagram, quella delle vacanze, dei film romantici, piena di gente, di intrattenimento, di vita. Oppure forse pensi a un'altra immagine, altrettanto diffusa, quella dei paesini pittoreschi, dei borghi in cima alle colline, con le case in pietra e i campanili che svettano nel silenzio della campagna. Anche questo è uno stereotipo dell'Italia, affascinante, certo, ma che spesso non racconta una verità scomoda. Molti di questi luoghi si stanno svuotando, si stanno spopolando. Le persone se ne vanno. Chi visita alcuni di questi luoghi, in particolare quelli al di fuori delle rotte turistiche, spesso troverà strade e piazze deserte, persiane chiuse, botteghe vuote, case abbandonate, a volte in pessime condizioni. Questa è la realtà attuale di centinaia, anzi migliaia di borghi italiani che rischiano, con il tempo, di rimanere senza abitanti, spopolati. Parliamo di borghi che, nei casi più estremi, contano poche centinaia o, addirittura, decine di abitanti, molti dei quali sono anziani; dove le scuole chiudono, le attività economiche falliscono e le case abbandonate cadono a pezzi.

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Trascrizione interattiva dell'episodio

In questo episodio parleremo degli italiani che scappano sempre di più dai borghi, piccoli centri abitati che oggi rappresentano una parte d'Italia, quell'Italia remota che rischia di scomparire. Vedremo, dunque, cosa significa vivere in questi luoghi in cui la vita scorre lenta e silenziosa. Luoghi immersi in una natura stupenda ma che resistono a fatica di fronte alla minaccia dello spopolamento. E parleremo anche delle iniziative di chi si impegna a immaginare un futuro per questi borghi, diverso da quello che sembra il loro destino.

Ciao e benvenuto, o benvenuta, a un nuovo episodio di livello intermedio di Podcast Italiano. Io sono Davide e questo è un podcast per imparare l'italiano ascoltando contenuti interessanti. Questo episodio è accompagnato da una trascrizione gratuita con glossario, che contiene la spiegazione di tutte le parole difficili che userò. Ti consiglio di consultarlo perché è uno strumento davvero utile e ti permette di lavorare attivamente con tutte le parole che non conosci e che sentirai in questo episodio. Per esempio, puoi leggere il glossario prima di ascoltare l'episodio, oppure dopo per rivedere le parole difficili che hai sentito. Oppure puoi ascoltare e leggere allo stesso tempo, il che è un ottimo modo di migliorare in italiano, soprattutto se non capisci benissimo tutto quello che dico. In ogni caso, ti lascio il link nelle note di questo episodio che trovi all'interno dell'app che stai usando per ascoltarmi.

E quindi, tornando al nostro argomento, l'Italia ha una caratteristica particolare: è piena di piccoli borghi sparsi sul suo territorio, dalle montagne alle colline, fino alle coste. Iniziamo con lo spiegare che cos'è un borgo. Un borgo è un piccolo centro abitato, come un paesino molto piccolo, spesso di origine medievale, caratterizzato da vicoli stretti, case in pietra… di solito c'è una piazza centrale, qualche chiesa e, talvolta, delle mura, che in passato avevano il compito di proteggere il borgo dagli attacchi esterni. A differenza delle città, i borghi non hanno mai avuto una grande estensione o una grande popolazione, ma sono stati comunque, per secoli, il cuore della vita quotidiana e delle attività agricole e artigianali dell'Italia rurale.

A proposito, una nota linguistica: in Italia, non usiamo tanto il termine “villaggio”, no? Come in inglese, village, che spesso si userebbe per descrivere queste realtà. Usiamo, appunto, di solito il termine “borgo”, oppure parliamo anche molto spesso di “paesini”, ok? In Italia i borghi sono piuttosto numerosi. Pare che circa il 70% dei comuni italiani, cioè più di 5.000 comuni di municipalità, su un totale di quasi 8.000, possa essere considerato un “borgo”. Si tratta di centri abitati con meno di 5.000 abitanti dove, complessivamente, vivono, in tutto il paese, circa 10 milioni di italiani. Non sono pochi se pensi che l'Italia ha in totale 60 milioni di abitanti, quindi questo significa che quasi un italiano su sei vive in un centro abitato con meno di 5.000 abitanti. I borghi italiani possono essere luoghi davvero affascinanti, soprattutto per chi vive in città e magari vive in Paesi diversi dall'Italia, e non è abituato a posti di questo tipo. Spesso conservano il loro dialetto, hanno le loro tradizioni, la loro festa patronale, le proprie leggende, i propri piatti tipici. Per non parlare del fatto che spesso sono immersi nella natura e offrono paesaggi e panorami incredibili, davvero “da cartolina”, come diciamo in italiano. L'associazione I Borghi più Belli d'Italia, che si occupa di selezionare e promuovere i borghi più caratteristici e ben conservati del Paese, conta oggi più di 350 borghi che sono considerati esempi eccellenti di patrimonio storico, culturale e paesaggistico. Magari anche tu, se hai già visitato l'Italia, ne hai visitato uno o più di uno. Nel caso, ti consiglio, se vieni in Italia, di dare un'occhiata alla mappa di questi borghi più belli d'Italia, magari per aggiungerne uno alla tua visita, se non vuoi rimanere confinato o confinata nelle città grandi italiane.

Ciò che rende affascinanti i borghi italiani è la loro atmosfera antica che sembra portarci indietro nel tempo. Molti di questi borghi risalgono in effetti al Medioevo, un periodo in cui l'Italia era divisa in tanti piccoli Stati e la vita nelle campagne era pericolosa. Per questo le persone si rifugiavano in luoghi più protetti, spesso su colline o dietro mura difensive. I borghi erano piccoli, con strade strette e costruiti in modo strategico per controllare il territorio. La vita era semplice e faticosa, basata sull'autosufficienza, ma il mercato portava vitalità e scambi culturali. Politicamente, i borghi erano controllati da signori locali che rispondevano a poteri più grandi. In molti di essi si trovano ancora oggi castelli o resti di fortificazioni, che sono simboli di quel passato. E dunque, l'isolamento era importante per stare alla larga da potenziali invasori, aveva una sua funzione. Però, col tempo, quello che una volta era un punto di forza è diventato, via via, un punto di debolezza. La modernità ha cambiato tutto: sono arrivati nuovi bisogni, nuove abitudini, nuovi lavori e una voglia crescente, anzi spesso una necessità, di muoversi verso centri abitati più grandi. E i borghi, isolati e fermi nel tempo, hanno fatto fatica a tenere il passo. Così, piano piano, hanno iniziato a svuotarsi e spopolarsi.

Questa tendenza è iniziata in modo massiccio nel secondo dopoguerra, quindi negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando moltissime persone hanno iniziato ad abbandonare i borghi e le zone di campagna o di montagna per trasferirsi nelle grandi città o, comunque, in centri abitati più grandi in cerca di lavoro, di opportunità e migliori condizioni di vita. In certi casi, poi, il declino dei borghi è anche stato causato da disastri naturali, come i terremoti, le alluvioni, le frane che causano enormi difficoltà a paesini in aree remote, difficilmente raggiungibili. Si sa, l’Italia è un Paese che spesso si trova ad affrontare i danni causati dalle calamità naturali, dove i terremoti, per esempio, sono molto frequenti, specie nel centro e nel Sud del Paese.

Dalla metà del secolo scorso il numero di persone che vive in questi borghi è diminuito di quasi un milione di persone e la tendenza è in crescita. Sempre più persone se ne vanno e sempre meno decidono di restare. E questo è un grande problema, perché l'assenza di popolazione lascia molti borghi in una situazione di abbandono e di degrado. I giovani fanno fatica a trovare motivi per restarci. La mancanza di opportunità lavorative stimolanti, ma anche di stimoli culturali, di attività ricreative, spinge i giovani in maniera molto comprensibile ad andarsene, a lasciare queste aree interne, come vengono spesso chiamate, alla ricerca di un futuro migliore, più dinamico, nelle città. Questo chiaramente significa che la popolazione che rimane è sempre più anziana. Nei borghi più isolati, secondo un rapporto dell'Istituto Nazionale di Statistica, l'ISTAT, come viene chiamato, ho letto che ogni 100 bambini sotto i 14 anni ci sono 243 persone sopra i 65 anni. Ora, in generale, l'Italia ha un enorme problema demografico. L'Italia ha una popolazione tra le più anziane di tutto il mondo, con poche, sempre meno, nascite e anche tanta emigrazione verso l'estero. Il problema della demografia è esacerbato nelle aree più remote che, secondo me, in un certo senso, sono lo specchio del Paese, con una popolazione sempre più anziana e con una forte emigrazione, forse non verso l'estero, ma verso il mondo esterno, diciamo così. E meno giovani significa meno vitalità, meno vitalità, significa meno servizi, meno servizi significa una vita molto più complicata. È un circolo vizioso. Ai giovani che emigrano, poi, si uniscono gli anziani che muoiono e i bambini che non nascono. Pensa che nel 2019, in 328 comuni d'Italia (su 8000 comuni totali) non è nato nemmeno un bambino, nemmeno uno. Una delle regioni più colpite dallo spopolamento è il Molise, una regione che spesso noi italiani prendiamo in giro e, scherzando, diciamo che non esiste, no? Come se fosse un po' una leggenda, il Molise, che nessuno ha visto, dove nessuno è stato. Per ironizzare sul fatto che è una regione poco conosciuta e spesso dimenticata da… dagli stessi italiani.

Uno dei problemi più gravi che affliggono i borghi italiani è la carenza di trasporti pubblici e di servizi essenziali che vengono sempre più spesso ridotti perché sono troppo costosi. Pensa che, nella mia regione, il Piemonte, nel 2012, fu deciso così, improvvisamente di cancellare un quarto della linea ferroviaria dei treni proprio per motivi di costi eccessivi. In molte aree remote del paese, come la Val Chiusella, per rimanere in Piemonte, gli autobus sono sempre più rari, i collegamenti inaffidabili e spesso gli abitanti devono arrangiarsi per fare anche le cose più semplici, come andare al mercato o a una visita medica. In alcuni casi ci sono servizi gratuiti organizzati da volontari e anziani che cercano di far fronte a questo problema, di mettere una toppa a questo problema che è molto grave per chi, per qualsiasi motivo (pensiamo a persone giovani che non hanno la patente) non possono spostarsi con un'automobile. Ma non bastano le buone idee. Il problema è che mancano fondi, manca personale e soprattutto manca una visione strutturata.

Lo spopolamento porta alla chiusura di negozi, di ambulatori, di uffici postali, e la chiusura di questi servizi, a sua volta, rende più difficile vivere in questi posti e alimenta lo spopolamento. Appunto, un circolo vizioso, come dicevo. E un altro problema di queste aree è l'offerta educativa, la scuola, che spesso è insufficiente ed è difficile da garantire. In molti comuni delle aree interne italiane è complicato spostarsi e gli insegnanti cambiano scuola molto spesso. Più dell'80% di questi comuni non ha una scuola superiore, cioè quella scuola che inizia quando hai 14 anni. E quasi il 40% non ha neanche una scuola media, cioè la scuola che inizi quando hai 11 anni. Non sorprende quindi che ci siano più casi di abbandono scolastico, cioè ragazzi che smettono di studiare (il che è davvero drammatico per il loro futuro) e risultati scolastici più bassi rispetto ad altre zone del paese.

Ma allora, si può fare qualcosa per contrastare la minaccia dello spopolamento, per evitare che questi borghi scompaiano nel nulla e vengano mangiati dalla natura, magari tra 50 o 100 anni? Beh, dei tentativi vengono fatti. Per esempio, c'è chi pensa di aiutarli grazie al turismo. Meglio se sostenibile. Abbiamo visto, in un episodio passato, i danni che può causare e che causa l'eccessivo turismo, l'iperturismo. Quindi, visitare questi borghi durante vari periodi dell'anno, magari non… non solo a dicembre, sotto Natale, o in piena estate durante l'alta stagione. Un esempio di turismo sostenibile è quello promosso dall'iniziativa Wonder Grottole, un progetto che punta a ridare vita al borgo di Grottole, in Basilicata, che conta circa 2000 abitanti. Wonder Grottole invita persone da tutto il mondo a trasferirsi temporaneamente nel borgo, per vivere un'esperienza immersiva nella “vita di paese”. I partecipanti, per tre mesi, vivono in edifici che prima erano abbandonati, ma che sono stati restaurati e rimessi in sesto apposta per ospitare i partecipanti a questo progetto. E così, i turisti vivono a contatto con i locali, aiutando il borgo e la comunità, imparando anche l'italiano, ma non solo, anche altre competenze, come l'agricoltura biologica, la produzione di miele e olio, la cucina tradizionale. Questo progetto, tra l'altro, è diventato famoso anche grazie alla collaborazione con AirBnb, che nel 2019 ha promosso l'iniziativa Italian Sabbatical, dando il via a questo progetto. Per la prima volta, cinque persone provenienti da diversi paesi, selezionate fra, pensa, oltre 280.000. persone che si erano candidate, hanno vissuto tre mesi nel borgo di Grottole, collaborando con gli abitanti per ridar vita al paese, senza pagare, né vitto né alloggio. E il progetto, a quanto pare, è ancora attivo, non è morto. Quindi, se ti interessa scappare dalla tua vita cittadina in… non so, dove vivi, in Germania, negli Stati Uniti, o dove vivi tu, caro ascoltatore, e vuoi immergerti in un borgo pittoresco immerso nella natura della Basilicata, nel sud Italia, dai un'occhiata al loro sito. Chissà, magari puoi iniziare una nuova vita.

Ci sono poi i casi in cui il turismo può tenere in vita questi piccoli borghi. Un borgo molto amato e che è diventato molto famoso a livello turistico è la famosa Civita di Bagnoregio nel Lazio, che fa parte, appunto, del circolo dei borghi più belli d'Italia, di cui ti parlavo prima. Civita di Bagnoregio è anche chiamata “la città che muore”, perché si trova in cima a una collina di tufo, una roccia friabile, che col tempo sta venendo erosa, il che rischia di isolare letteralmente il borgo, proprio fisicamente. Il Paese è stupendo e sembra lo stereotipo del piccolo paesino italiano. Si trova, appunto, su una collina sopra un'alta valle, da cui si apre un paesaggio a dir poco meraviglioso. Dai un'occhiata su Google oppure alle foto che ti lascerò anche nella trascrizione dell'episodio, credo. È davvero stupendo. A Civita di Bagnoregio si può accedere solo tramite un iconico lunghissimo ponte pedonale, quindi su cui possono camminare le persone a piedi, il che aggiunge un elemento suggestivo e davvero unico al paesaggio. A Civita di Bagnoregio vivono una decina di persone. Durante i mesi estivi, però, il numero delle persone in città può aumentare di molto, perché arrivano turisti che affittano le case vacanza e i proprietari di seconde case. Infatti, praticamente tutte le case che vedi, se cerchi le immagini di questo borgo, sono case-vacanza, dove i proprietari passano qualche mese d'estate e basta, il resto dell'anno rimangono vuote. E allora ti chiederai di che cosa vivono, che lavoro fanno i dieci abitanti del borgo. Beh, o lavorano fuori dal borgo o dipendono dal turismo, lavorando in una… magari in una gelateria, in un negozio di souvenir o, ancora, facendo la guida turistica. Per entrare nel borgo di Civita di Bagnoreggio bisogna, tra l'altro, acquistare un biglietto di 5 euro. E, questi 5 euro, moltiplicati per 1000, o addirittura le svariate migliaia di turisti che possono arrivare in un weekend di alta stagione, non sono pochi soldi, contribuiscono, di fatto, alla sopravvivenza del borgo. Insomma, in questo caso, sicuramente, il turismo dà una grossa mano. Tra l'altro, a Cività di Bagnoreggio sono anche stati girati vari film ed è stato anche d'ispirazione a Miyazaki per un suo celebre film. Insomma, cività di Bagnoreggio è un caso particolare, un borgo che muore, sia a livello geologico che demografico, ma che allo stesso tempo è più vivo che mai, almeno dal punto di vista turistico. Infatti, è così famoso che il problema è diventato proprio quello dell'iperturismo, dell'invasione di turisti a cui abbiamo dedicato un episodio del podcast. Leggevo che, solo nel weekend di Pasqua del 2024, pare siano arrivate ben 15.000 persone in questo borgo che, ti ripeto, è di 10, circa 10 abitanti.

E questo è un problema che riguarda molti dei borghi più belli d'Italia, che diventano famosi anche grazie ai social, a Instagram, a TikTok, e vengono così presi d'assalto da orde di turisti. Mi ricordo, a questo proposito, qualche anno fa sono stato in un borgo dell'Umbria, un borgo abitato da 40 persone, che si chiama Rasiglia, e… adesso non so se fa parte dei borghi più belli d'Italia, ma probabilmente sì, perché è una sorta di “piccola Venezia”, per via di tanti ruscelli che scorrono dentro la città, che sono davvero pittoreschi, molto belli. Ma mi ricordo, io, ci sono andato d'estate, credo… due anni fa, se non sbaglio, e c'era un sacco di gente, davvero tantissima gente che... aveva preso d'assalto (tra cui me e noi) appunto perché, magari, aveva scoperto dell'esistenza di questo piccolo borgo proprio sui social.

Ma questi borghi chiaramente sono delle eccezioni, sono posti bellissimi, pittoreschi e instagrammabili. Il problema sono quelli dimenticati, invisibili, fuori dalle rotte turistiche. Negli ultimi anni sono state avviate anche diverse iniziative per contrastare lo spopolamento e favorire la rinascita dei borghi. Una delle più note, magari ne hai sentito parlare, è quella delle case a 1€. Un'iniziativa molto famosa, di cui ha parlato anche la stampa internazionale. In realtà non è un'iniziativa unitaria del governo italiano. Diciamo che è più uno slogan di marketing. Praticamente ogni borgo fa a modo suo, applicando regole diverse, ma è, diciamo, un concetto che è venuto fuori negli scorsi 15-20 anni e che è diventato sempre più popolare. Praticamente alcuni comuni, soprattutto al Sud e nelle isole, creano delle campagne di comunicazione che hanno come scopo quello di fare pubblicità a case abbandonate, immobili che chiaramente sono in condizioni fatiscenti, ecco, se no non verrebbero svendute a questo prezzo, che è appunto un prezzo simbolico, di un euro, con l'obbligo per gli acquirenti di ristrutturarli entro qualche mese, oppure qualche anno. Questa iniziativa ha attirato l'attenzione della stampa estera che ne ha parlato. A quanto pare c'è stato un famoso articolo del CNN, ma non solo. Ci sono vari video su YouTube che ne parlano, nonché persone che raccontano la propria esperienza con queste fantomatiche case a un euro, il che ha portato molta attenzione da parte di investitori, anche molte persone straniere. Magari tu sei una di queste persone e hai comprato una casa a un euro. Se è così, lasciami un commento. Comunque, chi fosse interessato può scegliere fra molte regioni dove ci sono iniziative di questo genere, dalla Valle d'Aosta fino alla Sicilia. Proprio in Sicilia, tra l'altro, è nato il primo progetto di questo genere nel 2008, nel Comune di Salemi, che era stato gravemente danneggiato da un terremoto del ‘68. E quindi questa era un'iniziativa pensata a incentivare il ripopolamento della cittadina. Attenzione, però, perché il prezzo simbolico di un euro, in realtà, nasconde costi molto alti. A volte il prezzo della proprietà in realtà è più alto. E poi comunque, tra costi burocratici, la mediazione dell'agenzia immobiliare, e poi, ovviamente, la ristrutturazione che è obbligatoria e che, come dicevo, deve essere conclusa entro un periodo di tempo, si arriva a spendere molto di più, a volte molti soldi, una barca di soldi, (addirittura decine o fino a centomila euro, dalla ricerca che ho fatto) per delle proprietà, che poi non è così scontato e ovvio rivendere, considerando che si trovano in aree che hanno tutti i problemi di cui abbiamo parlato finora. Quindi ecco, è un investimento che ha i suoi rischi.

E dunque questa iniziativa funziona? . Da qualche parte sembra avere avuto qualche effetto positivo, ma c'è chi è piuttosto scettico. Un motivo dello scetticismo è che, di fatto, difficilmente gli acquirenti si stabiliscono a tempo pieno in queste case, ma le usano come seconde case oppure per metterle in affitto come case vacanza, magari su Airbnb. E dunque... ch acquista e sistema queste case non ha bisogno di trasporti pubblici, di scuole, di servizi, non ha bisogno di tutto ciò che è necessario per una persona che vive stabilmente in un luogo del genere. Insomma, è tutto da dimostrare che iniziative di questo tipo riusciranno ad avere un effetto positivo e a mantenere in vita i borghi italiani. Per il momento, da quello che ho letto, i risultati non sembrano così entusiasmanti.

Un'altra iniziativa importante è quella del Piano Borghi, un progetto finanziato con i fondi europei, che rientra nel PNRR, appunto questo importante piano, che fa parte di un programma dell'Unione europea per la ripresa, nato appunto durante la pandemia del 2020, che tutti ci ricordiamo. In Italia si parla molto spesso di questo PNRR, perché ci sono molti progetti che rientrano, appunto, in questo grande piano. Comunque l'obiettivo di questo piano Borghi all'interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è duplice. Da una parte salvare il patrimonio culturale e architettonico di questi luoghi e, dall'altra, renderli di nuovo vivibili e attrattivi, soprattutto per i giovani. I borghi non sono scelti direttamente dallo Stato, ma dalle regioni che hanno selezionato i comuni che riceveranno i fondi, in alcuni casi con delle gare pubbliche, in altri casi, non si capisce bene come, senza particolare trasparenza. I progetti previsti riguardano soprattutto la riqualificazione di edifici pubblici, ma anche la creazione di spazi culturali o turistici e l'apertura di nuove attività artigianali. In generale, però, da quello che ho capito, non sono previsti fondi per ristrutturare le case private, né interventi sul trasporto pubblico che, come dicevamo prima, resta uno dei principali problemi dei piccoli borghi italiani che rimangono isolati dal resto del mondo.

Insomma, è un problema che l'Italia dovrà affrontare, deve affrontare, già adesso. C'è chi, durante il Covid, pensava che la tecnologia (pensiamo allo sviluppo di internet) avrebbe stimolato un ripopolamento delle zone remote italiane, un processo inverso rispetto a quello iniziato nel secondo dopoguerra, un processo che avrebbe portato le persone dalle città alle campagne, alle montagne. Beh, Finora questo processo non c'è stato, non è avvenuto. Poi vedremo che cosa succederà nei prossimi anni. Staremo a vedere, come si suol dire. Magari, effettivamente, in futuro, sarà una necessità, ma io non sono molto ottimista in questo senso.

Bene, l'episodio di oggi finisce qui. Spero ti sia piaciuto. Se ti va fammi sapere in un commento su Spotify o sul nostro sito podcastitaliano.com. Se sei mai stato, o stata, in un borgo italiano. Conosco una mia studentessa che viveva in un borgo in Liguria, non so se ci vive ancora. Si chiama Laura, è inglese e, se mi sta ascoltando, le mando un saluto e un abbraccio. Raccontami comunque la tua esperienza, cosa hai visitato, che impressione ti ha fatto. Sono curioso. Se ti è piaciuto questo episodio, condividilo con qualcuno che ama l'Italia e che sta studiando l'italiano. E poi, magari. lascia anche una recensione positiva a questo podcast su Spotify o su Apple Podcast. E infine, Se vuoi aiutarmi, puoi anche lasciare un voto con 5 stelle. Non lasciare 5 stelle in un commento, come ha fatto qualcuno nello scorso episodio, quando ho detto di lasciare 5 stelle, lasciale nella recensione, ok? Ah, tra l'altro, da qualche tempo, puoi anche commentare sul sito di Podcast Italiano, quindi c'è questa possibilità in più. Bene, io ti ringrazio, ci sentiamo presto. Alla prossima, ciao!

Quando pensi all'Italia, che cosa ti viene in mente? Forse ti immagini le pizzerie affollate, le piazze piene di turisti col gelato in mano, i musei d'arte, i monumenti, le spiagge; l'Italia da cartolina, insomma, o da Instagram, quella delle vacanze, dei film romantici, piena di gente, di intrattenimento, di vita. Oppure forse pensi a un'altra immagine, altrettanto diffusa, quella dei paesini pittoreschi, dei borghi in cima alle colline, con le case in pietra e i campanili che svettano nel silenzio della campagna. Anche questo è uno stereotipo dell'Italia, affascinante, certo, ma che spesso non racconta una verità scomoda. Molti di questi luoghi si stanno svuotando, si stanno spopolando. Le persone se ne vanno. Chi visita alcuni di questi luoghi, in particolare quelli al di fuori delle rotte turistiche, spesso troverà strade e piazze deserte, persiane chiuse, botteghe vuote, case abbandonate, a volte in pessime condizioni. Questa è la realtà attuale di centinaia, anzi migliaia di borghi italiani che rischiano, con il tempo, di rimanere senza abitanti, spopolati. Parliamo di borghi che, nei casi più estremi, contano poche centinaia o, addirittura, decine di abitanti, molti dei quali sono anziani; dove le scuole chiudono, le attività economiche falliscono e le case abbandonate cadono a pezzi.

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Trascrizione interattiva dell'episodio

In questo episodio parleremo degli italiani che scappano sempre di più dai borghi, piccoli centri abitati che oggi rappresentano una parte d'Italia, quell'Italia remota che rischia di scomparire. Vedremo, dunque, cosa significa vivere in questi luoghi in cui la vita scorre lenta e silenziosa. Luoghi immersi in una natura stupenda ma che resistono a fatica di fronte alla minaccia dello spopolamento. E parleremo anche delle iniziative di chi si impegna a immaginare un futuro per questi borghi, diverso da quello che sembra il loro destino.

Ciao e benvenuto, o benvenuta, a un nuovo episodio di livello intermedio di Podcast Italiano. Io sono Davide e questo è un podcast per imparare l'italiano ascoltando contenuti interessanti. Questo episodio è accompagnato da una trascrizione gratuita con glossario, che contiene la spiegazione di tutte le parole difficili che userò. Ti consiglio di consultarlo perché è uno strumento davvero utile e ti permette di lavorare attivamente con tutte le parole che non conosci e che sentirai in questo episodio. Per esempio, puoi leggere il glossario prima di ascoltare l'episodio, oppure dopo per rivedere le parole difficili che hai sentito. Oppure puoi ascoltare e leggere allo stesso tempo, il che è un ottimo modo di migliorare in italiano, soprattutto se non capisci benissimo tutto quello che dico. In ogni caso, ti lascio il link nelle note di questo episodio che trovi all'interno dell'app che stai usando per ascoltarmi.

E quindi, tornando al nostro argomento, l'Italia ha una caratteristica particolare: è piena di piccoli borghi sparsi sul suo territorio, dalle montagne alle colline, fino alle coste. Iniziamo con lo spiegare che cos'è un borgo. Un borgo è un piccolo centro abitato, come un paesino molto piccolo, spesso di origine medievale, caratterizzato da vicoli stretti, case in pietra… di solito c'è una piazza centrale, qualche chiesa e, talvolta, delle mura, che in passato avevano il compito di proteggere il borgo dagli attacchi esterni. A differenza delle città, i borghi non hanno mai avuto una grande estensione o una grande popolazione, ma sono stati comunque, per secoli, il cuore della vita quotidiana e delle attività agricole e artigianali dell'Italia rurale.

A proposito, una nota linguistica: in Italia, non usiamo tanto il termine “villaggio”, no? Come in inglese, village, che spesso si userebbe per descrivere queste realtà. Usiamo, appunto, di solito il termine “borgo”, oppure parliamo anche molto spesso di “paesini”, ok? In Italia i borghi sono piuttosto numerosi. Pare che circa il 70% dei comuni italiani, cioè più di 5.000 comuni di municipalità, su un totale di quasi 8.000, possa essere considerato un “borgo”. Si tratta di centri abitati con meno di 5.000 abitanti dove, complessivamente, vivono, in tutto il paese, circa 10 milioni di italiani. Non sono pochi se pensi che l'Italia ha in totale 60 milioni di abitanti, quindi questo significa che quasi un italiano su sei vive in un centro abitato con meno di 5.000 abitanti. I borghi italiani possono essere luoghi davvero affascinanti, soprattutto per chi vive in città e magari vive in Paesi diversi dall'Italia, e non è abituato a posti di questo tipo. Spesso conservano il loro dialetto, hanno le loro tradizioni, la loro festa patronale, le proprie leggende, i propri piatti tipici. Per non parlare del fatto che spesso sono immersi nella natura e offrono paesaggi e panorami incredibili, davvero “da cartolina”, come diciamo in italiano. L'associazione I Borghi più Belli d'Italia, che si occupa di selezionare e promuovere i borghi più caratteristici e ben conservati del Paese, conta oggi più di 350 borghi che sono considerati esempi eccellenti di patrimonio storico, culturale e paesaggistico. Magari anche tu, se hai già visitato l'Italia, ne hai visitato uno o più di uno. Nel caso, ti consiglio, se vieni in Italia, di dare un'occhiata alla mappa di questi borghi più belli d'Italia, magari per aggiungerne uno alla tua visita, se non vuoi rimanere confinato o confinata nelle città grandi italiane.

Ciò che rende affascinanti i borghi italiani è la loro atmosfera antica che sembra portarci indietro nel tempo. Molti di questi borghi risalgono in effetti al Medioevo, un periodo in cui l'Italia era divisa in tanti piccoli Stati e la vita nelle campagne era pericolosa. Per questo le persone si rifugiavano in luoghi più protetti, spesso su colline o dietro mura difensive. I borghi erano piccoli, con strade strette e costruiti in modo strategico per controllare il territorio. La vita era semplice e faticosa, basata sull'autosufficienza, ma il mercato portava vitalità e scambi culturali. Politicamente, i borghi erano controllati da signori locali che rispondevano a poteri più grandi. In molti di essi si trovano ancora oggi castelli o resti di fortificazioni, che sono simboli di quel passato. E dunque, l'isolamento era importante per stare alla larga da potenziali invasori, aveva una sua funzione. Però, col tempo, quello che una volta era un punto di forza è diventato, via via, un punto di debolezza. La modernità ha cambiato tutto: sono arrivati nuovi bisogni, nuove abitudini, nuovi lavori e una voglia crescente, anzi spesso una necessità, di muoversi verso centri abitati più grandi. E i borghi, isolati e fermi nel tempo, hanno fatto fatica a tenere il passo. Così, piano piano, hanno iniziato a svuotarsi e spopolarsi.

Questa tendenza è iniziata in modo massiccio nel secondo dopoguerra, quindi negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando moltissime persone hanno iniziato ad abbandonare i borghi e le zone di campagna o di montagna per trasferirsi nelle grandi città o, comunque, in centri abitati più grandi in cerca di lavoro, di opportunità e migliori condizioni di vita. In certi casi, poi, il declino dei borghi è anche stato causato da disastri naturali, come i terremoti, le alluvioni, le frane che causano enormi difficoltà a paesini in aree remote, difficilmente raggiungibili. Si sa, l’Italia è un Paese che spesso si trova ad affrontare i danni causati dalle calamità naturali, dove i terremoti, per esempio, sono molto frequenti, specie nel centro e nel Sud del Paese.

Dalla metà del secolo scorso il numero di persone che vive in questi borghi è diminuito di quasi un milione di persone e la tendenza è in crescita. Sempre più persone se ne vanno e sempre meno decidono di restare. E questo è un grande problema, perché l'assenza di popolazione lascia molti borghi in una situazione di abbandono e di degrado. I giovani fanno fatica a trovare motivi per restarci. La mancanza di opportunità lavorative stimolanti, ma anche di stimoli culturali, di attività ricreative, spinge i giovani in maniera molto comprensibile ad andarsene, a lasciare queste aree interne, come vengono spesso chiamate, alla ricerca di un futuro migliore, più dinamico, nelle città. Questo chiaramente significa che la popolazione che rimane è sempre più anziana. Nei borghi più isolati, secondo un rapporto dell'Istituto Nazionale di Statistica, l'ISTAT, come viene chiamato, ho letto che ogni 100 bambini sotto i 14 anni ci sono 243 persone sopra i 65 anni. Ora, in generale, l'Italia ha un enorme problema demografico. L'Italia ha una popolazione tra le più anziane di tutto il mondo, con poche, sempre meno, nascite e anche tanta emigrazione verso l'estero. Il problema della demografia è esacerbato nelle aree più remote che, secondo me, in un certo senso, sono lo specchio del Paese, con una popolazione sempre più anziana e con una forte emigrazione, forse non verso l'estero, ma verso il mondo esterno, diciamo così. E meno giovani significa meno vitalità, meno vitalità, significa meno servizi, meno servizi significa una vita molto più complicata. È un circolo vizioso. Ai giovani che emigrano, poi, si uniscono gli anziani che muoiono e i bambini che non nascono. Pensa che nel 2019, in 328 comuni d'Italia (su 8000 comuni totali) non è nato nemmeno un bambino, nemmeno uno. Una delle regioni più colpite dallo spopolamento è il Molise, una regione che spesso noi italiani prendiamo in giro e, scherzando, diciamo che non esiste, no? Come se fosse un po' una leggenda, il Molise, che nessuno ha visto, dove nessuno è stato. Per ironizzare sul fatto che è una regione poco conosciuta e spesso dimenticata da… dagli stessi italiani.

Uno dei problemi più gravi che affliggono i borghi italiani è la carenza di trasporti pubblici e di servizi essenziali che vengono sempre più spesso ridotti perché sono troppo costosi. Pensa che, nella mia regione, il Piemonte, nel 2012, fu deciso così, improvvisamente di cancellare un quarto della linea ferroviaria dei treni proprio per motivi di costi eccessivi. In molte aree remote del paese, come la Val Chiusella, per rimanere in Piemonte, gli autobus sono sempre più rari, i collegamenti inaffidabili e spesso gli abitanti devono arrangiarsi per fare anche le cose più semplici, come andare al mercato o a una visita medica. In alcuni casi ci sono servizi gratuiti organizzati da volontari e anziani che cercano di far fronte a questo problema, di mettere una toppa a questo problema che è molto grave per chi, per qualsiasi motivo (pensiamo a persone giovani che non hanno la patente) non possono spostarsi con un'automobile. Ma non bastano le buone idee. Il problema è che mancano fondi, manca personale e soprattutto manca una visione strutturata.

Lo spopolamento porta alla chiusura di negozi, di ambulatori, di uffici postali, e la chiusura di questi servizi, a sua volta, rende più difficile vivere in questi posti e alimenta lo spopolamento. Appunto, un circolo vizioso, come dicevo. E un altro problema di queste aree è l'offerta educativa, la scuola, che spesso è insufficiente ed è difficile da garantire. In molti comuni delle aree interne italiane è complicato spostarsi e gli insegnanti cambiano scuola molto spesso. Più dell'80% di questi comuni non ha una scuola superiore, cioè quella scuola che inizia quando hai 14 anni. E quasi il 40% non ha neanche una scuola media, cioè la scuola che inizi quando hai 11 anni. Non sorprende quindi che ci siano più casi di abbandono scolastico, cioè ragazzi che smettono di studiare (il che è davvero drammatico per il loro futuro) e risultati scolastici più bassi rispetto ad altre zone del paese.

Ma allora, si può fare qualcosa per contrastare la minaccia dello spopolamento, per evitare che questi borghi scompaiano nel nulla e vengano mangiati dalla natura, magari tra 50 o 100 anni? Beh, dei tentativi vengono fatti. Per esempio, c'è chi pensa di aiutarli grazie al turismo. Meglio se sostenibile. Abbiamo visto, in un episodio passato, i danni che può causare e che causa l'eccessivo turismo, l'iperturismo. Quindi, visitare questi borghi durante vari periodi dell'anno, magari non… non solo a dicembre, sotto Natale, o in piena estate durante l'alta stagione. Un esempio di turismo sostenibile è quello promosso dall'iniziativa Wonder Grottole, un progetto che punta a ridare vita al borgo di Grottole, in Basilicata, che conta circa 2000 abitanti. Wonder Grottole invita persone da tutto il mondo a trasferirsi temporaneamente nel borgo, per vivere un'esperienza immersiva nella “vita di paese”. I partecipanti, per tre mesi, vivono in edifici che prima erano abbandonati, ma che sono stati restaurati e rimessi in sesto apposta per ospitare i partecipanti a questo progetto. E così, i turisti vivono a contatto con i locali, aiutando il borgo e la comunità, imparando anche l'italiano, ma non solo, anche altre competenze, come l'agricoltura biologica, la produzione di miele e olio, la cucina tradizionale. Questo progetto, tra l'altro, è diventato famoso anche grazie alla collaborazione con AirBnb, che nel 2019 ha promosso l'iniziativa Italian Sabbatical, dando il via a questo progetto. Per la prima volta, cinque persone provenienti da diversi paesi, selezionate fra, pensa, oltre 280.000. persone che si erano candidate, hanno vissuto tre mesi nel borgo di Grottole, collaborando con gli abitanti per ridar vita al paese, senza pagare, né vitto né alloggio. E il progetto, a quanto pare, è ancora attivo, non è morto. Quindi, se ti interessa scappare dalla tua vita cittadina in… non so, dove vivi, in Germania, negli Stati Uniti, o dove vivi tu, caro ascoltatore, e vuoi immergerti in un borgo pittoresco immerso nella natura della Basilicata, nel sud Italia, dai un'occhiata al loro sito. Chissà, magari puoi iniziare una nuova vita.

Ci sono poi i casi in cui il turismo può tenere in vita questi piccoli borghi. Un borgo molto amato e che è diventato molto famoso a livello turistico è la famosa Civita di Bagnoregio nel Lazio, che fa parte, appunto, del circolo dei borghi più belli d'Italia, di cui ti parlavo prima. Civita di Bagnoregio è anche chiamata “la città che muore”, perché si trova in cima a una collina di tufo, una roccia friabile, che col tempo sta venendo erosa, il che rischia di isolare letteralmente il borgo, proprio fisicamente. Il Paese è stupendo e sembra lo stereotipo del piccolo paesino italiano. Si trova, appunto, su una collina sopra un'alta valle, da cui si apre un paesaggio a dir poco meraviglioso. Dai un'occhiata su Google oppure alle foto che ti lascerò anche nella trascrizione dell'episodio, credo. È davvero stupendo. A Civita di Bagnoregio si può accedere solo tramite un iconico lunghissimo ponte pedonale, quindi su cui possono camminare le persone a piedi, il che aggiunge un elemento suggestivo e davvero unico al paesaggio. A Civita di Bagnoregio vivono una decina di persone. Durante i mesi estivi, però, il numero delle persone in città può aumentare di molto, perché arrivano turisti che affittano le case vacanza e i proprietari di seconde case. Infatti, praticamente tutte le case che vedi, se cerchi le immagini di questo borgo, sono case-vacanza, dove i proprietari passano qualche mese d'estate e basta, il resto dell'anno rimangono vuote. E allora ti chiederai di che cosa vivono, che lavoro fanno i dieci abitanti del borgo. Beh, o lavorano fuori dal borgo o dipendono dal turismo, lavorando in una… magari in una gelateria, in un negozio di souvenir o, ancora, facendo la guida turistica. Per entrare nel borgo di Civita di Bagnoreggio bisogna, tra l'altro, acquistare un biglietto di 5 euro. E, questi 5 euro, moltiplicati per 1000, o addirittura le svariate migliaia di turisti che possono arrivare in un weekend di alta stagione, non sono pochi soldi, contribuiscono, di fatto, alla sopravvivenza del borgo. Insomma, in questo caso, sicuramente, il turismo dà una grossa mano. Tra l'altro, a Cività di Bagnoreggio sono anche stati girati vari film ed è stato anche d'ispirazione a Miyazaki per un suo celebre film. Insomma, cività di Bagnoreggio è un caso particolare, un borgo che muore, sia a livello geologico che demografico, ma che allo stesso tempo è più vivo che mai, almeno dal punto di vista turistico. Infatti, è così famoso che il problema è diventato proprio quello dell'iperturismo, dell'invasione di turisti a cui abbiamo dedicato un episodio del podcast. Leggevo che, solo nel weekend di Pasqua del 2024, pare siano arrivate ben 15.000 persone in questo borgo che, ti ripeto, è di 10, circa 10 abitanti.

E questo è un problema che riguarda molti dei borghi più belli d'Italia, che diventano famosi anche grazie ai social, a Instagram, a TikTok, e vengono così presi d'assalto da orde di turisti. Mi ricordo, a questo proposito, qualche anno fa sono stato in un borgo dell'Umbria, un borgo abitato da 40 persone, che si chiama Rasiglia, e… adesso non so se fa parte dei borghi più belli d'Italia, ma probabilmente sì, perché è una sorta di “piccola Venezia”, per via di tanti ruscelli che scorrono dentro la città, che sono davvero pittoreschi, molto belli. Ma mi ricordo, io, ci sono andato d'estate, credo… due anni fa, se non sbaglio, e c'era un sacco di gente, davvero tantissima gente che... aveva preso d'assalto (tra cui me e noi) appunto perché, magari, aveva scoperto dell'esistenza di questo piccolo borgo proprio sui social.

Ma questi borghi chiaramente sono delle eccezioni, sono posti bellissimi, pittoreschi e instagrammabili. Il problema sono quelli dimenticati, invisibili, fuori dalle rotte turistiche. Negli ultimi anni sono state avviate anche diverse iniziative per contrastare lo spopolamento e favorire la rinascita dei borghi. Una delle più note, magari ne hai sentito parlare, è quella delle case a 1€. Un'iniziativa molto famosa, di cui ha parlato anche la stampa internazionale. In realtà non è un'iniziativa unitaria del governo italiano. Diciamo che è più uno slogan di marketing. Praticamente ogni borgo fa a modo suo, applicando regole diverse, ma è, diciamo, un concetto che è venuto fuori negli scorsi 15-20 anni e che è diventato sempre più popolare. Praticamente alcuni comuni, soprattutto al Sud e nelle isole, creano delle campagne di comunicazione che hanno come scopo quello di fare pubblicità a case abbandonate, immobili che chiaramente sono in condizioni fatiscenti, ecco, se no non verrebbero svendute a questo prezzo, che è appunto un prezzo simbolico, di un euro, con l'obbligo per gli acquirenti di ristrutturarli entro qualche mese, oppure qualche anno. Questa iniziativa ha attirato l'attenzione della stampa estera che ne ha parlato. A quanto pare c'è stato un famoso articolo del CNN, ma non solo. Ci sono vari video su YouTube che ne parlano, nonché persone che raccontano la propria esperienza con queste fantomatiche case a un euro, il che ha portato molta attenzione da parte di investitori, anche molte persone straniere. Magari tu sei una di queste persone e hai comprato una casa a un euro. Se è così, lasciami un commento. Comunque, chi fosse interessato può scegliere fra molte regioni dove ci sono iniziative di questo genere, dalla Valle d'Aosta fino alla Sicilia. Proprio in Sicilia, tra l'altro, è nato il primo progetto di questo genere nel 2008, nel Comune di Salemi, che era stato gravemente danneggiato da un terremoto del ‘68. E quindi questa era un'iniziativa pensata a incentivare il ripopolamento della cittadina. Attenzione, però, perché il prezzo simbolico di un euro, in realtà, nasconde costi molto alti. A volte il prezzo della proprietà in realtà è più alto. E poi comunque, tra costi burocratici, la mediazione dell'agenzia immobiliare, e poi, ovviamente, la ristrutturazione che è obbligatoria e che, come dicevo, deve essere conclusa entro un periodo di tempo, si arriva a spendere molto di più, a volte molti soldi, una barca di soldi, (addirittura decine o fino a centomila euro, dalla ricerca che ho fatto) per delle proprietà, che poi non è così scontato e ovvio rivendere, considerando che si trovano in aree che hanno tutti i problemi di cui abbiamo parlato finora. Quindi ecco, è un investimento che ha i suoi rischi.

E dunque questa iniziativa funziona? . Da qualche parte sembra avere avuto qualche effetto positivo, ma c'è chi è piuttosto scettico. Un motivo dello scetticismo è che, di fatto, difficilmente gli acquirenti si stabiliscono a tempo pieno in queste case, ma le usano come seconde case oppure per metterle in affitto come case vacanza, magari su Airbnb. E dunque... ch acquista e sistema queste case non ha bisogno di trasporti pubblici, di scuole, di servizi, non ha bisogno di tutto ciò che è necessario per una persona che vive stabilmente in un luogo del genere. Insomma, è tutto da dimostrare che iniziative di questo tipo riusciranno ad avere un effetto positivo e a mantenere in vita i borghi italiani. Per il momento, da quello che ho letto, i risultati non sembrano così entusiasmanti.

Un'altra iniziativa importante è quella del Piano Borghi, un progetto finanziato con i fondi europei, che rientra nel PNRR, appunto questo importante piano, che fa parte di un programma dell'Unione europea per la ripresa, nato appunto durante la pandemia del 2020, che tutti ci ricordiamo. In Italia si parla molto spesso di questo PNRR, perché ci sono molti progetti che rientrano, appunto, in questo grande piano. Comunque l'obiettivo di questo piano Borghi all'interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è duplice. Da una parte salvare il patrimonio culturale e architettonico di questi luoghi e, dall'altra, renderli di nuovo vivibili e attrattivi, soprattutto per i giovani. I borghi non sono scelti direttamente dallo Stato, ma dalle regioni che hanno selezionato i comuni che riceveranno i fondi, in alcuni casi con delle gare pubbliche, in altri casi, non si capisce bene come, senza particolare trasparenza. I progetti previsti riguardano soprattutto la riqualificazione di edifici pubblici, ma anche la creazione di spazi culturali o turistici e l'apertura di nuove attività artigianali. In generale, però, da quello che ho capito, non sono previsti fondi per ristrutturare le case private, né interventi sul trasporto pubblico che, come dicevamo prima, resta uno dei principali problemi dei piccoli borghi italiani che rimangono isolati dal resto del mondo.

Insomma, è un problema che l'Italia dovrà affrontare, deve affrontare, già adesso. C'è chi, durante il Covid, pensava che la tecnologia (pensiamo allo sviluppo di internet) avrebbe stimolato un ripopolamento delle zone remote italiane, un processo inverso rispetto a quello iniziato nel secondo dopoguerra, un processo che avrebbe portato le persone dalle città alle campagne, alle montagne. Beh, Finora questo processo non c'è stato, non è avvenuto. Poi vedremo che cosa succederà nei prossimi anni. Staremo a vedere, come si suol dire. Magari, effettivamente, in futuro, sarà una necessità, ma io non sono molto ottimista in questo senso.

Bene, l'episodio di oggi finisce qui. Spero ti sia piaciuto. Se ti va fammi sapere in un commento su Spotify o sul nostro sito podcastitaliano.com. Se sei mai stato, o stata, in un borgo italiano. Conosco una mia studentessa che viveva in un borgo in Liguria, non so se ci vive ancora. Si chiama Laura, è inglese e, se mi sta ascoltando, le mando un saluto e un abbraccio. Raccontami comunque la tua esperienza, cosa hai visitato, che impressione ti ha fatto. Sono curioso. Se ti è piaciuto questo episodio, condividilo con qualcuno che ama l'Italia e che sta studiando l'italiano. E poi, magari. lascia anche una recensione positiva a questo podcast su Spotify o su Apple Podcast. E infine, Se vuoi aiutarmi, puoi anche lasciare un voto con 5 stelle. Non lasciare 5 stelle in un commento, come ha fatto qualcuno nello scorso episodio, quando ho detto di lasciare 5 stelle, lasciale nella recensione, ok? Ah, tra l'altro, da qualche tempo, puoi anche commentare sul sito di Podcast Italiano, quindi c'è questa possibilità in più. Bene, io ti ringrazio, ci sentiamo presto. Alla prossima, ciao!

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