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4 animali che puoi incontrare solo in Italia

Intermedio
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54

August 10, 2025

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Note e risorse

In questo episodio di livello intermedio, esploriamo la ricca fauna italiana attraverso quattro specie endemiche dell'Appennino: il lupo appenninico, l'orso marsicano, il camoscio appenninico e l'ululone appenninico. Scopriamo le loro caratteristiche uniche, i loro habitat e le sfide di conservazione che affrontano.

Trascrizione

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Ciao e benvenuto, o benvenuta, a un nuovo episodio di livello intermedio di Podcast Italiano. Io sono Irene e questo è un podcast per chi ama la lingua e la cultura italiana. Oggi parliamo di un argomento che piace a molte persone: gli animali. Tempo fa abbiamo dedicato un episodio agli animali domestici, come il cane e il gatto, insomma quelli che vivono in casa con noi. Ma oggi lasciamo le mura di casa per addentrarci nella natura selvaggia e parlare della fauna italiana, cioè degli animali selvatici che vivono liberi, nella natura incontaminata.

Scarica la versione PDF della trascrizione
Trascrizione interattiva dell'episodio

L’Italia è famosa per la sua arte, la sua cucina, la sua storia… ma è anche un Paese con una grande biodiversità. Pensa che in Italia ci sono circa 57.000 specie animali diverse, alcune molto conosciute e comuni, altre più rare. Naturalmente non possiamo parlare di tutti gli animali selvatici italiani, piuttosto ci concentreremo su alcune specie endemiche, cioè specie la cui presenza naturale è limitata a un'area geografica specifica e ristretta. In questo caso, l’Italia. Questo significa che queste specie di cui parleremo, non si trovano, spontaneamente almeno, in nessun altro luogo al mondo. Sono comunque animali comuni, non aspettarti animali mitologici o altro, ma ti spoilero che parleremo di quattro animali endemici appenninici, cioè appartenenti alla zona dell’Appennino.

Comunque, prima di iniziare, ti ricordo che quest’episodio è accompagnato da una trascrizione gratuita che prepariamo per te e che si trova sul nostro sito podcastitaliano.com. La trascrizione contiene un glossario dettagliato che ti permetterà di imparare e capire un sacco di parole ed espressioni nuove. Ti consiglio di dare un’occhiata alla trascrizione, è un’ottima risorsa. Trovi il link nelle note di questo episodio nell’app dove ci stai ascoltando: Spotify, Apple Podcast o qualsiasi app di podcast. Detto ciò, iniziamo.

Oggi parliamo di alcuni esemplari della fauna italiana. Innanzitutto: che cos’è la fauna, in generale? La fauna è l’insieme di tutti gli animali selvatici che vivono in un certo posto. Quindi la fauna italiana è l’insieme di animali selvatici, senza contare gli animali domestici, o da allevamento, che vivono in Italia. Secondo i dati ufficiali, riportati dal WWF, in Italia vivono più di 57.000 specie animali. E ognuna vive nel suo habitat.

Questa varietà di specie che c’è in Italia non è casuale, ma è il risultato di una combinazione di fattori naturali. Innanzitutto, la posizione geografica dell’Italia è strategica, perché l’Italia è situata al centro del Mar Mediterraneo e fra tre continenti: l’Europa, l’Africa e l’Asia. Questa posizione rende l’Italia un punto di passaggio per molte specie animali, in particolare per gli uccelli migratori. A questo si aggiunge la varietà del territorio, con montagne come le Alpi e gli Appennini, colline, pianure, fiumi, laghi, mari, coste e isole, che offrono agli animali ambienti, e quindi habitat, molto diversi tra loro. Anche il clima gioca un ruolo fondamentale: si passa dal clima alpino del nord, a quello continentale del centro, fino al clima mediterraneo del sud. Tutti questi elementi insieme favoriscono la presenza di un’enorme varietà di habitat e, di conseguenza, di animali selvatici.

Ora veniamo ai tipi di animali che vivono in Italia. La maggior parte degli animali in Italia sono invertebrati, cioè animali senza ossa, senza uno scheletro, come insetti, ragni, vermi, molluschi (tipo le lumache) e crostacei, cioè gamberi, granchi ecc. In totale, ci sono quasi 55.000 specie di invertebrati, cioè circa il 97% della fauna italiana. Gli invertebrati hanno un ruolo essenziale nell’ecosistema, perché mantengono l’equilibrio naturale: favoriscono la fertilità del suolo e permettono la riproduzione di moltissime piante attraverso l’impollinazione. E poi, comunque, sono anche cibo, sono nutrimento per numerosi animali vertebrati come uccelli, pesci e anfibi.

Purtroppo, gli invertebrati, anche in Italia così come nel resto del mondo, sono minacciati da diversi fattori: l’inquinamento, dell’aria, dell’acqua e del suolo, ma anche l'urbanizzazione, l'agricoltura intensiva, il cambiamento climatico e la deforestazione. Questi sono tutti fattori che danneggiano e riducono gli habitat naturali dei nostri amici invertebrati.

Gli animali vertebrati, invece, cioè quelli con lo scheletro, sono molto meno numerosi. Sono solo circa il 3% della fauna italiana. Ovviamente, in primis, ci sono i mammiferi, cioè animali con il sangue caldo, i peli e che, come l’essere umano, allattano i piccoli. In Italia vivono circa 127 specie di mammiferi e oggi ne vedremo alcune endemiche, cioè che esistono solo in Italia.

Parto con quella che, secondo me, è una delle più affascinanti: il lupo appenninico, cioè il lupo che vive sugli Appennini, in particolare in Abruzzo (e non solo, in realtà). Ora, ovviamente il lupo non è un animale solo italiano, possiamo trovare il lupo in tanti altri Paesi. Però questo tipo di lupo, cioè quello appenninico, è al 100% italiano. Più di me! Poi è ovvio che gli animali camminano e quindi si spostano anche di Paese in Paese. Il lupo appenninico ad esempio, cammina cammina, è arrivato in Francia e in Svizzera. Ciò non toglie che sia una specie endemica, cioè nata sull’Appennino e tipica dell’Appennino. Ok? Provo a descrivetelo, anche se, nella trascrizione, troverai delle belle foto nelle note. Allora, è un tipo di lupo grigio-marrone, un po’ più piccolo degli altri lupi che si trovano in Europa, infatti di solito pesa tra i 25 e i 30 chili. Vive in branco, cioè in piccoli gruppi formati da una famiglia: la mamma, il papà e i cuccioli. Il lupo appenninico è carnivoro, quindi mangia solo carne. Caccia animali selvatici come i cervi, i cinghiali e i caprioli, ma qualche volta può anche mangiare piccoli animali o animali da fattoria, come pecore e capre.

Il lupo è un animale estremamente intelligente, basta vedere come il branco organizza la caccia in gruppo: divide i compiti e i ruoli in modo da circondare la vittima senza lasciarle scampo. Oltre ad essere particolarmente sveglio, il lupo è anche un animale sociale. Infatti l’espressione “lupo solitario”, paradossalmente, non si applica al lupo, che generalmente non conduce una vita solitaria, ma vive appunto in branco, in un territorio stabile, che difende dagli altri lupi.

Adesso, so che ti stai ponendo questa domanda: il lupo, in Italia, è pericoloso? La realtà è che è quasi impossibile incontrare un lupo nel bosco. E anche se succede, il lupo non è un animale cattivo. Non esistono animali cattivi; gli animali attaccano solo per due cose: per difendersi, se si sentono minacciati, e per mangiare. Quindi il lupo non attacca mai l'uomo, perché non lo riconosce come possibile preda, anzi, al massimo, l’uomo è una minaccia per il lupo, da cui allontanarsi molto velocemente.

Infatti c’è stato un periodo in cui l’uomo era davvero pericoloso per il lupo appenninico. Almeno fino agli anni ‘70. Poi, nel 1971, il lupo è stato dichiarato “specie non cacciabile” e, successivamente, nel 1992, è stato ulteriormente classificato come “specie particolarmente protetta” in Italia. Questa protezione è stata istituita a causa della grave diminuzione della popolazione di lupi, arrivata a poche decine di esemplari negli anni '70. Ma aspetta a cantar vittoria. Perché purtroppo, recentemente, cioè il 5 giugno di quest’anno, l'Unione Europea, con il voto favorevole dell'Italia, ha approvato il declassamento dello status di protezione dei lupi, da specie “strettamente protetta” a “protetta” e basta. Quali saranno le conseguenze? Ancora non lo sappiamo perché, a quanto pare, ogni Stato membro dell’Unione Europea ha il diritto di decidere come gestire la situazione all’interno del proprio territorio, cioè all’interno del territorio del proprio Stato. Come agirà l’Italia in questo caso, io non lo so, sinceramente. Temo il peggio. Purtroppo l'Italia ha una forte tradizione e passione per la caccia, ancora vista come “sport”, come “passione” spesso tramandata di generazione in generazione.

E non ci fermiamo alla caccia o al bracconaggio, perché sono molti i lupi che vengono uccisi anche con bocconi avvelenati. L'utilizzo di esche avvelenate è particolarmente devastante perché può uccidere interi branchi, e anche altri animali, inclusi uccelli rapaci e animali domestici, soprattutto i cani. Un orrore. Questo è il classico caso in cui ci dobbiamo domandare “chi è l’animale, chi è la bestia, il lupo o l’uomo?”.

Comunque, prima di passare al prossimo animale, ti faccio sentire il verso del lupo appenninico.

Ora facciamo un grande in bocca al lupo ai lupi e passiamo al prossimo animale selvatico che potrebbe capitarti di incontrare in Italia. Oddio, speriamo di no! Sto parlando dell’orso, l’orso marsicano, un tipo speciale di orso bruno, cioè di orso marrone, dal pelo marrone: l’aggettivo bruno/ bruna in italiano si usa anche per indicare il colore marrone. L’orso marsicano si chiama così perché si trova in particolare nella zona della Marsica, un'area dell’Abruzzo, storicamente abitata in epoca antica dai Marsi, un popolo italico del I millennio a.C. Quindi, come il lupo appenninico abita sugli Appennini, questa catena montuosa che attraversa tutta l’Italia, dal Nord al Sud, proprio come una spina dorsale, una colonna vertebrale, così anche l’orso marsicano è endemico della Marsica. Ed è un animale molto speciale perché esiste solo qui e in nessun altro posto del mondo.

L’orso marsicano è onnivoro, cioè mangia un po’ di tutto: frutti di bosco, radici, ghiande, miele. La sua dieta, in genere, è composta per quasi il 90% di vegetali, ma in primavera, quando i vegetali freschi sono ancora rari, mangia anche insetti, piccoli animali e a volte carcasse (cioè animali già morti).

Quest’orso è attivo soprattutto la sera e la notte e, anche se è grande, non è pericoloso per l’uomo: è timido e preferisce scappare se sente rumore o se vede qualcuno. Certo, se si sente minacciato, come ogni animale, è imprevedibile, quindi può reagire ed essere pericoloso, perché comunque è alto 2 metri e pesa circa 200 kg. Diciamo che un orso può attaccare l’uomo solo se viene sorpreso all’improvviso o se si sente minacciato, in particolare nel caso delle femmine con i cuccioli, che sono molto protettive.

Per questo spesso quando si cammina in zone dove potrebbero esserci degli orsi, si segnala la propria presenza in modo che l’orso, se è nei paraggi, si allontani prima che voi vi incontriate. Un modo semplice per segnalare la propria presenza è parlare ad alta voce, cantare, fischiare o battere le mani ogni tanto.

Se ti capita di incontrare un orso ricordati che non bisogna assolutamente avvicinarsi all’orso, né dargli da mangiare. E la regola più importante è non perdere la calma. Non bisogna urlare, non bisogna lanciare oggetti o fare movimenti bruschi. Bisogna indietreggiare lentamente, senza dargli le spalle. Se l’orso si avvicina non bisogna reagire. So che è difficile, ma bisogna rimanere immobili o, meglio ancora, sdraiarsi a faccia in giù, proteggendosi la testa. Questo comportamento comunica all’orso che non rappresenti un pericolo. In molte situazioni, l’orso si ferma, annusa e poi si allontana senza alcun contatto fisico. Ovviamente, inutile a dirsi, non tentare di scappare: un orso può correre fino a 50 km all’ora ed è anche un ottimo arrampicatore, quindi correre o arrampicarsi sono pessime idee. Ok?

Comunque, è molto raro che un orso attacchi un essere umano. Anche se è successo, anche recentemente. Negli ultimi anni, in Italia, due orsi sono diventati molto famosi: si chiamano JJ4 e M49. Questi nomi così strani sono in realtà dei codici che servono a riconoscere gli orsi. Nel caso di M49 è un codice tecnico: “M” sta per “maschio” e “49” indica che è il 49° orso maschio identificato in quella zona. JJ4 è un’orsa femmina che viveva nei boschi del Trentino. Era già conosciuta dalle autorità perché si era avvicinata troppo agli esseri umani. Nel 2023, ha avuto un incontro tragico: ha attaccato e ucciso un giovane italiano che stava correndo da solo in montagna. Dopo questo fatto, JJ4 è stata catturata e le autorità hanno deciso di abbatterla. Ma molte persone non erano d’accordo: ambientalisti, scienziati e cittadini comuni hanno protestato, dicendo che l’orsa andava protetta, che non era colpa sua, e che magari andava spostata in un luogo isolato. E così è stato: ora si trova in Germania, più precisamente nel Parco Alternativo per Orsi e Lupi.

M49, invece, è diventato famoso, prima di tutto, per le sue fughe! È stato soprannominato Papillon, come il protagonista dell’omonimo film, perché è scappato più volte dai recinti in cui era stato rinchiuso. Era considerato pericoloso perché si avvicinava ai paesi, cercava cibo vicino alle case e faceva danni agli allevamenti. Ma non ha mai attaccato persone. Nel 2019 è stato catturato e messo in un recinto super protetto… ma è scappato anche da lì, arrampicandosi su una recinzione elettrificata. Questo lo ha reso una specie di leggenda. Alcuni lo vedevano come un “orso criminale”, altri lo ammiravano come simbolo di libertà. Dopo varie fughe, anche M49 è stato infine catturato e rinchiuso definitivamente in un recinto vicino Trento, in un centro di recupero. Il recinto si trova all’interno di una zona verde, ma l’orso vive in un’area limitata, recintata, appunto, decisamente inadeguata. Il recinto è molto più piccolo rispetto allo spazio che un orso necessita e questo può causargli stress da isolamento e problemi di salute.

Comunque, prima di passare al prossimo animale, ti faccio sentire il verso dell’orso marsicano.

Dopo aver parlato del lupo appenninico e dell’orso marsicano, o comunque dei lupi e degli orsi in generale, rimaniamo sempre sull’Appennino per conoscere un altro animale simbolo della fauna italiana: il camoscio appenninico. Anche lui, come gli altri due, è una specie endemica, cioè vive solo in Italia, più precisamente sull’Appennino centrale, in regioni come l’Abruzzo, il Lazio e il Molise. Lo puoi trovare in alcuni parchi nazionali, come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise o il Parco della Majella. Non lo trovi sulle Alpi in altre zone europee: è una varietà unica di camoscio.

Il camoscio appenninico è un ungulato, cioè un animale con gli zoccoli, come i cavalli, e fa parte della stessa famiglia dei caprioli e delle capre selvatiche. È un animale erbivoro: si nutre di erbe, foglie, germogli, fiori, e in inverno riesce a sopravvivere anche con una dieta più povera fatta di cortecce e licheni. Il suo aspetto è davvero elegante: ha un corpo slanciato e agile, il pelo marrone-rossastro d’estate e più scuro, quasi nero, d’inverno, con una linea chiara sul dorso. Ma la caratteristica più riconoscibile sono le corna: sia i maschi che le femmine le hanno, corte, dritte e leggermente curve all’indietro.

È un animale estremamente agile e veloce, capace di saltare tra le rocce come un acrobata, in modo incredibile. Vive tra i 1.000 e i 2.500 metri di altitudine, in zone montuose e scoscese, dove pochi altri animali riescono ad arrivare. I suoi zoccoli sono adatti alla vita in montagna, hanno una parte centrale rigida e un bordo esterno morbido e aderente che gli consente di non scivolare anche sulle rocce più ripide.

Vive in piccoli gruppi, solitamente formati da femmine con i piccoli, mentre i maschi adulti sono più solitari, tranne che nella stagione degli amori, cioè in autunno. Durante questo periodo, i maschi si affrontano anche in duelli spettacolari per conquistare le femmine.

Anche questa specie, purtroppo, ha vissuto momenti drammatici: pensa che all’inizio del Novecento il camoscio appenninico ha rischiato l’estinzione più volte. Si stimava ne rimanessero meno di 30 esemplari. È stato proprio grazie alla creazione del Parco Nazionale d’Abruzzo, nel 1923, che si è potuto iniziare a proteggere questo splendido animale, e oggi la situazione è molto migliorata: si calcola che ci siano circa 3.000 individui, un numero ancora fragile ma molto incoraggiante. È considerato ancora una specie a rischio, ma grazie ai progetti di tutela e ripopolamento, oggi possiamo sperare in un futuro più stabile per questo simbolo della biodiversità italiana.

Per quanto riguarda la caccia al camoscio appenninico, è illegalissima; è una specie definita particolarmente protetta e l’uccisione o la cattura di questo esemplare è punita con l'arresto da 3 mesi ad un anno ed un'ammenda da 1032 euro a 6195 euro, oltre che la revoca della licenza di caccia e il divieto di rilascio per 10 anni, divieto che diventa permanente in caso di recidiva, cioè nel caso si ripeta il reato. Menomale. Il camoscio vince la caccia 1-0.

Comunque, prima di procedere, ti faccio sentire il verso del camoscio appenninico. Anzi, più che verso, forse dovrei dire il “soffio”. Senti qui.

Ora, prima di salutarti, voglio parlarti di un ultima specie endemica. Preparati perché è adorabile. Nascosto nell’Appennino, in qualche pozzanghera, lì dove l’uomo raramente mette piede, vive un piccolo rospo dal nome curioso: l’ululone appenninico.

A vederlo, può sembrare insignificante: è un rospo piccolo, che non supera i sei centimetri. Ha il dorso, cioè la schiena, marrone o grigiastra, come il fango in cui si nasconde, è ruvido come la corteccia di un albero. Insomma, riesce a mimetizzarsi molto bene. Ma se poco poco si gira, svela la sua arma segreta: un ventre, cioè una pancia, giallo brillante, sgargiante, costellato da macchie nere. E questa pancia gialla è un segnale d’allarme naturale, perché serve a comunicare al nemico, o al predatore, che l’ululone appenninico è velenoso.

E non è solo la sua pancetta gialla a rendere l’ululone unico. Ha un’altra particolarità, un’altra caratteristica speciale: la sua voce. Ti sei chiesto, o chiesta, perché si chiama “ululone”? La risposta è nel nome. Questo rospo, infatti, non gracida come le rane, non fa CRA-CRA o RIBET-RIBET. O qualsiasi verso faccia la rana o il rospo nella tua lingua. Ma ulula, come un lupo. Il suo verso, o meglio, canto, non è gracchiante come ci si aspetta, ma dolce e melodico. Te lo faccio ascoltare subito.

Questa specie di rospo vive solo in Italia, ed è considerata endemica dell’Appennino centrale e meridionale. È un animale timido e schivo, che trascorre la maggior parte della sua vita nascosto tra le foglie, nelle cavità del terreno o in piccoli ruscelli. Preferisce zone umide ma non troppo fredde, ambienti ombrosi dove l’acqua è ferma o scorre lentamente.

E, purtroppo, anche il nostro piccolo amico ululone, è in pericolo: la sua è una specie considerata in pericolo. I motivi? Sono tanti. Principalmente il cambiamento climatico e l’inquinamento. Comunque per ora, l’ululone appenninico continua a esistere. È resiliente. Mi raccomando, guarda la foto che ti lascio nella trascrizione. È davvero carino!

Purtroppo l’episodio di oggi finisce qui, anche se, per quanto mi riguarda, potrei parlare di animali per ore e ore e ore…! Spero l’episodio ti sia piaciuto. E prima di salutarti ti lascio con una riflessione. Oggi abbiamo visto una piccolissimissima parte della ricchezza faunistica italiana. E questa ricchezza va protetta. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E per proteggere queste specie, di cui molte a rischio d’estinzione, ognuno di noi deve rispettare la natura, anche nei gesti più semplici. Quando cammini in un bosco o in montagna, resta sempre sui sentieri: non solo per la tua sicurezza, ma anche per non disturbare gli animali che vivono lì. Non lasciare rifiuti, nemmeno quelli che sembrano “naturali”, perché per la fauna locale, possono essere pericolosi. Evita di fare rumori forti, rispetta il silenzio, osserva da lontano e non toccare o avvicinare gli animali selvatici. Se viaggi con il tuo cane, tienilo al guinzaglio, soprattutto in zone protette: anche un cane molto tranquillo può mettere in pericolo una specie vulnerabile. E poi, informati: conoscere meglio gli animali che vivono vicino a te, o nei luoghi che visiti, è già un primo passo per rispettarli. E aiuta gli animali. Anche i più piccoli e deboli, che si tratti di un uccellino caduto dal nido o di una volpe investita. Dobbiamo ricordarci che tutti gli animali in natura, hanno un ruolo. Anche quello che sembra insignificante ai nostri occhi, in realtà è un ingranaggio prezioso in un equilibrio molto più grande di noi. E poi… prendersi cura dei più piccoli è un gesto di umanità. È un modo per allenare la gentilezza e il rispetto. E questi valori non restano solo nel bosco o in campagna: ce li portiamo dietro, nella vita quotidiana, nel modo in cui trattiamo gli altri, noi stessi, e il mondo in cui viviamo. Quindi, sì: aiutare anche una formica può sembrare sciocco, ma è già un passo avanti, verso qualcosa di più grande. Infine, se puoi, sostieni i parchi naturali, le riserve e le associazioni che si occupano della tutela della fauna. La natura ci regala tantissimo, ogni giorno. Il minimo che possiamo fare è prendercene cura.

Scusa la ramanzina, la paternale. Sono curiosa di sapere tu che ne pensi, se ami gli animali e li rispetti o se non ti piacciono e… speri si estinguano tutti. No, scherzo. Dimmi anche quali sono le specie endemiche nel tuo Paese e, se non lo sai, fai una ricerca. Magari scopri qualcosa di sorprendente! Comunque spero che questo episodio ti sia piaciuto e che tu abbia imparato qualcosa di nuovo sulla meravigliosa fauna italiana. Infine, ti auguro di non incontrare mai un lupo o un orso durante le tue vacanze in Italia.

Detto questo, grazie per l’ascolto e alla prossima. Ciao!

Ciao e benvenuto, o benvenuta, a un nuovo episodio di livello intermedio di Podcast Italiano. Io sono Irene e questo è un podcast per chi ama la lingua e la cultura italiana. Oggi parliamo di un argomento che piace a molte persone: gli animali. Tempo fa abbiamo dedicato un episodio agli animali domestici, come il cane e il gatto, insomma quelli che vivono in casa con noi. Ma oggi lasciamo le mura di casa per addentrarci nella natura selvaggia e parlare della fauna italiana, cioè degli animali selvatici che vivono liberi, nella natura incontaminata.

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Trascrizione interattiva dell'episodio

L’Italia è famosa per la sua arte, la sua cucina, la sua storia… ma è anche un Paese con una grande biodiversità. Pensa che in Italia ci sono circa 57.000 specie animali diverse, alcune molto conosciute e comuni, altre più rare. Naturalmente non possiamo parlare di tutti gli animali selvatici italiani, piuttosto ci concentreremo su alcune specie endemiche, cioè specie la cui presenza naturale è limitata a un'area geografica specifica e ristretta. In questo caso, l’Italia. Questo significa che queste specie di cui parleremo, non si trovano, spontaneamente almeno, in nessun altro luogo al mondo. Sono comunque animali comuni, non aspettarti animali mitologici o altro, ma ti spoilero che parleremo di quattro animali endemici appenninici, cioè appartenenti alla zona dell’Appennino.

Comunque, prima di iniziare, ti ricordo che quest’episodio è accompagnato da una trascrizione gratuita che prepariamo per te e che si trova sul nostro sito podcastitaliano.com. La trascrizione contiene un glossario dettagliato che ti permetterà di imparare e capire un sacco di parole ed espressioni nuove. Ti consiglio di dare un’occhiata alla trascrizione, è un’ottima risorsa. Trovi il link nelle note di questo episodio nell’app dove ci stai ascoltando: Spotify, Apple Podcast o qualsiasi app di podcast. Detto ciò, iniziamo.

Oggi parliamo di alcuni esemplari della fauna italiana. Innanzitutto: che cos’è la fauna, in generale? La fauna è l’insieme di tutti gli animali selvatici che vivono in un certo posto. Quindi la fauna italiana è l’insieme di animali selvatici, senza contare gli animali domestici, o da allevamento, che vivono in Italia. Secondo i dati ufficiali, riportati dal WWF, in Italia vivono più di 57.000 specie animali. E ognuna vive nel suo habitat.

Questa varietà di specie che c’è in Italia non è casuale, ma è il risultato di una combinazione di fattori naturali. Innanzitutto, la posizione geografica dell’Italia è strategica, perché l’Italia è situata al centro del Mar Mediterraneo e fra tre continenti: l’Europa, l’Africa e l’Asia. Questa posizione rende l’Italia un punto di passaggio per molte specie animali, in particolare per gli uccelli migratori. A questo si aggiunge la varietà del territorio, con montagne come le Alpi e gli Appennini, colline, pianure, fiumi, laghi, mari, coste e isole, che offrono agli animali ambienti, e quindi habitat, molto diversi tra loro. Anche il clima gioca un ruolo fondamentale: si passa dal clima alpino del nord, a quello continentale del centro, fino al clima mediterraneo del sud. Tutti questi elementi insieme favoriscono la presenza di un’enorme varietà di habitat e, di conseguenza, di animali selvatici.

Ora veniamo ai tipi di animali che vivono in Italia. La maggior parte degli animali in Italia sono invertebrati, cioè animali senza ossa, senza uno scheletro, come insetti, ragni, vermi, molluschi (tipo le lumache) e crostacei, cioè gamberi, granchi ecc. In totale, ci sono quasi 55.000 specie di invertebrati, cioè circa il 97% della fauna italiana. Gli invertebrati hanno un ruolo essenziale nell’ecosistema, perché mantengono l’equilibrio naturale: favoriscono la fertilità del suolo e permettono la riproduzione di moltissime piante attraverso l’impollinazione. E poi, comunque, sono anche cibo, sono nutrimento per numerosi animali vertebrati come uccelli, pesci e anfibi.

Purtroppo, gli invertebrati, anche in Italia così come nel resto del mondo, sono minacciati da diversi fattori: l’inquinamento, dell’aria, dell’acqua e del suolo, ma anche l'urbanizzazione, l'agricoltura intensiva, il cambiamento climatico e la deforestazione. Questi sono tutti fattori che danneggiano e riducono gli habitat naturali dei nostri amici invertebrati.

Gli animali vertebrati, invece, cioè quelli con lo scheletro, sono molto meno numerosi. Sono solo circa il 3% della fauna italiana. Ovviamente, in primis, ci sono i mammiferi, cioè animali con il sangue caldo, i peli e che, come l’essere umano, allattano i piccoli. In Italia vivono circa 127 specie di mammiferi e oggi ne vedremo alcune endemiche, cioè che esistono solo in Italia.

Parto con quella che, secondo me, è una delle più affascinanti: il lupo appenninico, cioè il lupo che vive sugli Appennini, in particolare in Abruzzo (e non solo, in realtà). Ora, ovviamente il lupo non è un animale solo italiano, possiamo trovare il lupo in tanti altri Paesi. Però questo tipo di lupo, cioè quello appenninico, è al 100% italiano. Più di me! Poi è ovvio che gli animali camminano e quindi si spostano anche di Paese in Paese. Il lupo appenninico ad esempio, cammina cammina, è arrivato in Francia e in Svizzera. Ciò non toglie che sia una specie endemica, cioè nata sull’Appennino e tipica dell’Appennino. Ok? Provo a descrivetelo, anche se, nella trascrizione, troverai delle belle foto nelle note. Allora, è un tipo di lupo grigio-marrone, un po’ più piccolo degli altri lupi che si trovano in Europa, infatti di solito pesa tra i 25 e i 30 chili. Vive in branco, cioè in piccoli gruppi formati da una famiglia: la mamma, il papà e i cuccioli. Il lupo appenninico è carnivoro, quindi mangia solo carne. Caccia animali selvatici come i cervi, i cinghiali e i caprioli, ma qualche volta può anche mangiare piccoli animali o animali da fattoria, come pecore e capre.

Il lupo è un animale estremamente intelligente, basta vedere come il branco organizza la caccia in gruppo: divide i compiti e i ruoli in modo da circondare la vittima senza lasciarle scampo. Oltre ad essere particolarmente sveglio, il lupo è anche un animale sociale. Infatti l’espressione “lupo solitario”, paradossalmente, non si applica al lupo, che generalmente non conduce una vita solitaria, ma vive appunto in branco, in un territorio stabile, che difende dagli altri lupi.

Adesso, so che ti stai ponendo questa domanda: il lupo, in Italia, è pericoloso? La realtà è che è quasi impossibile incontrare un lupo nel bosco. E anche se succede, il lupo non è un animale cattivo. Non esistono animali cattivi; gli animali attaccano solo per due cose: per difendersi, se si sentono minacciati, e per mangiare. Quindi il lupo non attacca mai l'uomo, perché non lo riconosce come possibile preda, anzi, al massimo, l’uomo è una minaccia per il lupo, da cui allontanarsi molto velocemente.

Infatti c’è stato un periodo in cui l’uomo era davvero pericoloso per il lupo appenninico. Almeno fino agli anni ‘70. Poi, nel 1971, il lupo è stato dichiarato “specie non cacciabile” e, successivamente, nel 1992, è stato ulteriormente classificato come “specie particolarmente protetta” in Italia. Questa protezione è stata istituita a causa della grave diminuzione della popolazione di lupi, arrivata a poche decine di esemplari negli anni '70. Ma aspetta a cantar vittoria. Perché purtroppo, recentemente, cioè il 5 giugno di quest’anno, l'Unione Europea, con il voto favorevole dell'Italia, ha approvato il declassamento dello status di protezione dei lupi, da specie “strettamente protetta” a “protetta” e basta. Quali saranno le conseguenze? Ancora non lo sappiamo perché, a quanto pare, ogni Stato membro dell’Unione Europea ha il diritto di decidere come gestire la situazione all’interno del proprio territorio, cioè all’interno del territorio del proprio Stato. Come agirà l’Italia in questo caso, io non lo so, sinceramente. Temo il peggio. Purtroppo l'Italia ha una forte tradizione e passione per la caccia, ancora vista come “sport”, come “passione” spesso tramandata di generazione in generazione.

E non ci fermiamo alla caccia o al bracconaggio, perché sono molti i lupi che vengono uccisi anche con bocconi avvelenati. L'utilizzo di esche avvelenate è particolarmente devastante perché può uccidere interi branchi, e anche altri animali, inclusi uccelli rapaci e animali domestici, soprattutto i cani. Un orrore. Questo è il classico caso in cui ci dobbiamo domandare “chi è l’animale, chi è la bestia, il lupo o l’uomo?”.

Comunque, prima di passare al prossimo animale, ti faccio sentire il verso del lupo appenninico.

Ora facciamo un grande in bocca al lupo ai lupi e passiamo al prossimo animale selvatico che potrebbe capitarti di incontrare in Italia. Oddio, speriamo di no! Sto parlando dell’orso, l’orso marsicano, un tipo speciale di orso bruno, cioè di orso marrone, dal pelo marrone: l’aggettivo bruno/ bruna in italiano si usa anche per indicare il colore marrone. L’orso marsicano si chiama così perché si trova in particolare nella zona della Marsica, un'area dell’Abruzzo, storicamente abitata in epoca antica dai Marsi, un popolo italico del I millennio a.C. Quindi, come il lupo appenninico abita sugli Appennini, questa catena montuosa che attraversa tutta l’Italia, dal Nord al Sud, proprio come una spina dorsale, una colonna vertebrale, così anche l’orso marsicano è endemico della Marsica. Ed è un animale molto speciale perché esiste solo qui e in nessun altro posto del mondo.

L’orso marsicano è onnivoro, cioè mangia un po’ di tutto: frutti di bosco, radici, ghiande, miele. La sua dieta, in genere, è composta per quasi il 90% di vegetali, ma in primavera, quando i vegetali freschi sono ancora rari, mangia anche insetti, piccoli animali e a volte carcasse (cioè animali già morti).

Quest’orso è attivo soprattutto la sera e la notte e, anche se è grande, non è pericoloso per l’uomo: è timido e preferisce scappare se sente rumore o se vede qualcuno. Certo, se si sente minacciato, come ogni animale, è imprevedibile, quindi può reagire ed essere pericoloso, perché comunque è alto 2 metri e pesa circa 200 kg. Diciamo che un orso può attaccare l’uomo solo se viene sorpreso all’improvviso o se si sente minacciato, in particolare nel caso delle femmine con i cuccioli, che sono molto protettive.

Per questo spesso quando si cammina in zone dove potrebbero esserci degli orsi, si segnala la propria presenza in modo che l’orso, se è nei paraggi, si allontani prima che voi vi incontriate. Un modo semplice per segnalare la propria presenza è parlare ad alta voce, cantare, fischiare o battere le mani ogni tanto.

Se ti capita di incontrare un orso ricordati che non bisogna assolutamente avvicinarsi all’orso, né dargli da mangiare. E la regola più importante è non perdere la calma. Non bisogna urlare, non bisogna lanciare oggetti o fare movimenti bruschi. Bisogna indietreggiare lentamente, senza dargli le spalle. Se l’orso si avvicina non bisogna reagire. So che è difficile, ma bisogna rimanere immobili o, meglio ancora, sdraiarsi a faccia in giù, proteggendosi la testa. Questo comportamento comunica all’orso che non rappresenti un pericolo. In molte situazioni, l’orso si ferma, annusa e poi si allontana senza alcun contatto fisico. Ovviamente, inutile a dirsi, non tentare di scappare: un orso può correre fino a 50 km all’ora ed è anche un ottimo arrampicatore, quindi correre o arrampicarsi sono pessime idee. Ok?

Comunque, è molto raro che un orso attacchi un essere umano. Anche se è successo, anche recentemente. Negli ultimi anni, in Italia, due orsi sono diventati molto famosi: si chiamano JJ4 e M49. Questi nomi così strani sono in realtà dei codici che servono a riconoscere gli orsi. Nel caso di M49 è un codice tecnico: “M” sta per “maschio” e “49” indica che è il 49° orso maschio identificato in quella zona. JJ4 è un’orsa femmina che viveva nei boschi del Trentino. Era già conosciuta dalle autorità perché si era avvicinata troppo agli esseri umani. Nel 2023, ha avuto un incontro tragico: ha attaccato e ucciso un giovane italiano che stava correndo da solo in montagna. Dopo questo fatto, JJ4 è stata catturata e le autorità hanno deciso di abbatterla. Ma molte persone non erano d’accordo: ambientalisti, scienziati e cittadini comuni hanno protestato, dicendo che l’orsa andava protetta, che non era colpa sua, e che magari andava spostata in un luogo isolato. E così è stato: ora si trova in Germania, più precisamente nel Parco Alternativo per Orsi e Lupi.

M49, invece, è diventato famoso, prima di tutto, per le sue fughe! È stato soprannominato Papillon, come il protagonista dell’omonimo film, perché è scappato più volte dai recinti in cui era stato rinchiuso. Era considerato pericoloso perché si avvicinava ai paesi, cercava cibo vicino alle case e faceva danni agli allevamenti. Ma non ha mai attaccato persone. Nel 2019 è stato catturato e messo in un recinto super protetto… ma è scappato anche da lì, arrampicandosi su una recinzione elettrificata. Questo lo ha reso una specie di leggenda. Alcuni lo vedevano come un “orso criminale”, altri lo ammiravano come simbolo di libertà. Dopo varie fughe, anche M49 è stato infine catturato e rinchiuso definitivamente in un recinto vicino Trento, in un centro di recupero. Il recinto si trova all’interno di una zona verde, ma l’orso vive in un’area limitata, recintata, appunto, decisamente inadeguata. Il recinto è molto più piccolo rispetto allo spazio che un orso necessita e questo può causargli stress da isolamento e problemi di salute.

Comunque, prima di passare al prossimo animale, ti faccio sentire il verso dell’orso marsicano.

Dopo aver parlato del lupo appenninico e dell’orso marsicano, o comunque dei lupi e degli orsi in generale, rimaniamo sempre sull’Appennino per conoscere un altro animale simbolo della fauna italiana: il camoscio appenninico. Anche lui, come gli altri due, è una specie endemica, cioè vive solo in Italia, più precisamente sull’Appennino centrale, in regioni come l’Abruzzo, il Lazio e il Molise. Lo puoi trovare in alcuni parchi nazionali, come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise o il Parco della Majella. Non lo trovi sulle Alpi in altre zone europee: è una varietà unica di camoscio.

Il camoscio appenninico è un ungulato, cioè un animale con gli zoccoli, come i cavalli, e fa parte della stessa famiglia dei caprioli e delle capre selvatiche. È un animale erbivoro: si nutre di erbe, foglie, germogli, fiori, e in inverno riesce a sopravvivere anche con una dieta più povera fatta di cortecce e licheni. Il suo aspetto è davvero elegante: ha un corpo slanciato e agile, il pelo marrone-rossastro d’estate e più scuro, quasi nero, d’inverno, con una linea chiara sul dorso. Ma la caratteristica più riconoscibile sono le corna: sia i maschi che le femmine le hanno, corte, dritte e leggermente curve all’indietro.

È un animale estremamente agile e veloce, capace di saltare tra le rocce come un acrobata, in modo incredibile. Vive tra i 1.000 e i 2.500 metri di altitudine, in zone montuose e scoscese, dove pochi altri animali riescono ad arrivare. I suoi zoccoli sono adatti alla vita in montagna, hanno una parte centrale rigida e un bordo esterno morbido e aderente che gli consente di non scivolare anche sulle rocce più ripide.

Vive in piccoli gruppi, solitamente formati da femmine con i piccoli, mentre i maschi adulti sono più solitari, tranne che nella stagione degli amori, cioè in autunno. Durante questo periodo, i maschi si affrontano anche in duelli spettacolari per conquistare le femmine.

Anche questa specie, purtroppo, ha vissuto momenti drammatici: pensa che all’inizio del Novecento il camoscio appenninico ha rischiato l’estinzione più volte. Si stimava ne rimanessero meno di 30 esemplari. È stato proprio grazie alla creazione del Parco Nazionale d’Abruzzo, nel 1923, che si è potuto iniziare a proteggere questo splendido animale, e oggi la situazione è molto migliorata: si calcola che ci siano circa 3.000 individui, un numero ancora fragile ma molto incoraggiante. È considerato ancora una specie a rischio, ma grazie ai progetti di tutela e ripopolamento, oggi possiamo sperare in un futuro più stabile per questo simbolo della biodiversità italiana.

Per quanto riguarda la caccia al camoscio appenninico, è illegalissima; è una specie definita particolarmente protetta e l’uccisione o la cattura di questo esemplare è punita con l'arresto da 3 mesi ad un anno ed un'ammenda da 1032 euro a 6195 euro, oltre che la revoca della licenza di caccia e il divieto di rilascio per 10 anni, divieto che diventa permanente in caso di recidiva, cioè nel caso si ripeta il reato. Menomale. Il camoscio vince la caccia 1-0.

Comunque, prima di procedere, ti faccio sentire il verso del camoscio appenninico. Anzi, più che verso, forse dovrei dire il “soffio”. Senti qui.

Ora, prima di salutarti, voglio parlarti di un ultima specie endemica. Preparati perché è adorabile. Nascosto nell’Appennino, in qualche pozzanghera, lì dove l’uomo raramente mette piede, vive un piccolo rospo dal nome curioso: l’ululone appenninico.

A vederlo, può sembrare insignificante: è un rospo piccolo, che non supera i sei centimetri. Ha il dorso, cioè la schiena, marrone o grigiastra, come il fango in cui si nasconde, è ruvido come la corteccia di un albero. Insomma, riesce a mimetizzarsi molto bene. Ma se poco poco si gira, svela la sua arma segreta: un ventre, cioè una pancia, giallo brillante, sgargiante, costellato da macchie nere. E questa pancia gialla è un segnale d’allarme naturale, perché serve a comunicare al nemico, o al predatore, che l’ululone appenninico è velenoso.

E non è solo la sua pancetta gialla a rendere l’ululone unico. Ha un’altra particolarità, un’altra caratteristica speciale: la sua voce. Ti sei chiesto, o chiesta, perché si chiama “ululone”? La risposta è nel nome. Questo rospo, infatti, non gracida come le rane, non fa CRA-CRA o RIBET-RIBET. O qualsiasi verso faccia la rana o il rospo nella tua lingua. Ma ulula, come un lupo. Il suo verso, o meglio, canto, non è gracchiante come ci si aspetta, ma dolce e melodico. Te lo faccio ascoltare subito.

Questa specie di rospo vive solo in Italia, ed è considerata endemica dell’Appennino centrale e meridionale. È un animale timido e schivo, che trascorre la maggior parte della sua vita nascosto tra le foglie, nelle cavità del terreno o in piccoli ruscelli. Preferisce zone umide ma non troppo fredde, ambienti ombrosi dove l’acqua è ferma o scorre lentamente.

E, purtroppo, anche il nostro piccolo amico ululone, è in pericolo: la sua è una specie considerata in pericolo. I motivi? Sono tanti. Principalmente il cambiamento climatico e l’inquinamento. Comunque per ora, l’ululone appenninico continua a esistere. È resiliente. Mi raccomando, guarda la foto che ti lascio nella trascrizione. È davvero carino!

Purtroppo l’episodio di oggi finisce qui, anche se, per quanto mi riguarda, potrei parlare di animali per ore e ore e ore…! Spero l’episodio ti sia piaciuto. E prima di salutarti ti lascio con una riflessione. Oggi abbiamo visto una piccolissimissima parte della ricchezza faunistica italiana. E questa ricchezza va protetta. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E per proteggere queste specie, di cui molte a rischio d’estinzione, ognuno di noi deve rispettare la natura, anche nei gesti più semplici. Quando cammini in un bosco o in montagna, resta sempre sui sentieri: non solo per la tua sicurezza, ma anche per non disturbare gli animali che vivono lì. Non lasciare rifiuti, nemmeno quelli che sembrano “naturali”, perché per la fauna locale, possono essere pericolosi. Evita di fare rumori forti, rispetta il silenzio, osserva da lontano e non toccare o avvicinare gli animali selvatici. Se viaggi con il tuo cane, tienilo al guinzaglio, soprattutto in zone protette: anche un cane molto tranquillo può mettere in pericolo una specie vulnerabile. E poi, informati: conoscere meglio gli animali che vivono vicino a te, o nei luoghi che visiti, è già un primo passo per rispettarli. E aiuta gli animali. Anche i più piccoli e deboli, che si tratti di un uccellino caduto dal nido o di una volpe investita. Dobbiamo ricordarci che tutti gli animali in natura, hanno un ruolo. Anche quello che sembra insignificante ai nostri occhi, in realtà è un ingranaggio prezioso in un equilibrio molto più grande di noi. E poi… prendersi cura dei più piccoli è un gesto di umanità. È un modo per allenare la gentilezza e il rispetto. E questi valori non restano solo nel bosco o in campagna: ce li portiamo dietro, nella vita quotidiana, nel modo in cui trattiamo gli altri, noi stessi, e il mondo in cui viviamo. Quindi, sì: aiutare anche una formica può sembrare sciocco, ma è già un passo avanti, verso qualcosa di più grande. Infine, se puoi, sostieni i parchi naturali, le riserve e le associazioni che si occupano della tutela della fauna. La natura ci regala tantissimo, ogni giorno. Il minimo che possiamo fare è prendercene cura.

Scusa la ramanzina, la paternale. Sono curiosa di sapere tu che ne pensi, se ami gli animali e li rispetti o se non ti piacciono e… speri si estinguano tutti. No, scherzo. Dimmi anche quali sono le specie endemiche nel tuo Paese e, se non lo sai, fai una ricerca. Magari scopri qualcosa di sorprendente! Comunque spero che questo episodio ti sia piaciuto e che tu abbia imparato qualcosa di nuovo sulla meravigliosa fauna italiana. Infine, ti auguro di non incontrare mai un lupo o un orso durante le tue vacanze in Italia.

Detto questo, grazie per l’ascolto e alla prossima. Ciao!

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