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#35 - La mia pessima memoria: un testo per imparare il congiuntivo

Intermedio

June 30, 2020

Trascrizione

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La storia inizia a 12:00

Analisi iper-dettagliata di tutti i congiuntivi di questo episodio sul PI Club (a partire dal club d’argento)

Ciao a tutti, ragazze e ragazze, e benvenuti su Podcast Italiano, il podcast per imparare l’italiano attraverso contenuti interessanti e autentici. Qualche tempo fa, se vi ricordate, ho pubblicato un episodio di livello intermedio per aiutarvi ad imparare il congiuntivo. Si chiamava “Il professor Russo, una breve storia per imparare il congiuntivo”. Quell’episodio, come anche quello di oggi, faceva parte di una serie di storie o testi in cui mi concentro su una caratteristica grammaticale ben precisa per aiutarvi ad impararla: ho dedicato una storia a “ci” e “ne“,  una ai verbi “potere”, “sapere”, “riuscire”, “essere capace”, “essere in grado”, un’altra storia al congiuntivo e oggi sono  di ritorno con un nuovo testo a tema (a tema + nome: che ha come tema X - with X as a theme) congiuntivo, questa volta basato sulla mia vita, quindi non di finzione ma reale.

Vi ricorderete, nel primo episodio ho preso in considerazione soltanto tre casi in cui si utilizza il congiuntivo. Facciamo un breve ripasso (ripasso: dal verbo “ripassare”, ovvero rinfrescare un concetto nella memoria - review. ripassare = to brush up) - e comunque vi consiglio di andare ad ascoltare quell’episodio, se non lo avete ancora fatto, o anche di riascoltarlo).

Il primo caso era costituito da vari verbi: i verbi di “volontà, aspettativa, dubbio, sentimento e controllo”, quindi fondamentalmente frasi come “Voglio che tu mi dica la verità” (volontà), “spero che domani non piova” (speranza o aspettativa), “immagino che tu sappia cos’è successo” (dubbio, ipotesi). In questa prima categoria ci sono davvero tanti verbi e ne abbiamo visti alcuni nel primo episodio.

Il secondo caso è costituito dalle espressioni impersonali. Abbiamo quindi visto frasi come “è strano che Antonio non sia ancora tornato”, “è meglio che tu vada, “non è che mi piaccia molto” e via dicendo.

Il terzo caso era composto da frasi contenenti verbi di opinione, quindi per esempio “penso che Eleonora sia una ragazza intelligente”, “non credo che tu ti renda conto della gravità del problema”.

Oggi affronteremo altri due casi in cui si utilizza il congiuntivo, ripassando (ripassare: vedi “ripasso”) anche i tre casi che abbiamo già visto nell’episodio precedente. Io quindi ti leggerò un testo da me scritto, di cui troverai la trascrizione integrale, sul mio sito. Il link è in descrizione. Nella trascrizione troverai accanto ad ogni verbo messo al congiuntivo il caso di riferimento: quindi 1, 2 e 3 per i casi che abbiamo affrontato nello scorso episodio, 4 e 5 per i due nuovi casi che affronteremo oggi e che ora mi accingo a spiegarti.

4)  Il quarto caso sono le domande indirette (o, per i nerd, “le frasi interrogative indirette”). Vediamo innanzitutto brevemente in che cosa consistono. Ma prima prendiamo le domande dirette. Una frase interrogativa diretta è semplicemente una domanda classica.

John è americano?
Questa è una normalissima domanda, a cui possiamo rispondere sì o no. Sì, John è americano, no John NON è americano. Noi possiamo prendere questa domanda e inserirla all’interno di un periodo più complesso. Come vedremo si può usare in questi casi sia l’indicativo che il congiuntivo.

–  Non so se John è / sia americano.
– Mi chiedo se John è / sia americano.

Alcune domande sono introdotte da alcune parole. Pronomi e aggettivi interrogativi come “quale”, “chi”, “quanto”, “che cosa” o avverbi interrogativi “come”, “perché”, “dove”, “quando”.

Facciamo alcuni esempi:
Qual è il tuo libro preferito?

La stessa domanda ma indiretta diventa:
Non so qual è/sia il tuo libro preferito

Facciamo un altro esempio.
Domanda diretta: Dov’è andato Fabio?
Domanda indiretta: Mi domando dov’è/sia andato Fabio.

O ancora:
Diretta:
– chi ha mangiato la torta?
Indiretta:
– non ho capito chi ha / abbia mangiato la torta.

L’uso del congiuntivo non è obbligatorio, quindi, ma nel testo che ho preparato per voi l’ho inserito in tutti i casi in cui sono presenti delle domande indirette, perché penso che possa essere utile.

5) L’altro nuovo caso che introduco oggi in cui si usa il congiuntivo sono in realtà due tipi di frasi: le frasi finali e concessive.
Le frasi finali indicano un fine (il fine: obiettivo, scopo - Attenzione alla differenza tra IL fine e LA fine - il termine, la conclusione - a goal, an objective), un obiettivo. Attenzione, non UNA fine, ma un fine, uno scopo, un obiettivo. Per esempio:
– ti ho raccontato la mia storia affinché tu capisca meglio la mia situazione
– Mi candido alle elezioni perché questo paese possa avere un futuro migliore!
Perché in quest’ultima accezione significa affinché, cioè “a questo scopo”, “a questo fine”. Non è una causa. Paragonate le due frasi:
– ti racconto questo segreto perché tu mi capisci.
Significa che tu mi capisci già, mi fido di te.
– ti racconto questo segreto perché tu mi capisca.
Questa è invece una frase finale: “perché tu mi capisca” significa “affinché tu mi capisca”. Ora non mi capisci, ma dopo averti detto questo segreto mi capirai.

Le frasi concessive indicano un’informazione da cui deriva una conseguenza inaspettata (inaspettato: che non CI aspettiamo. Attenzione alla diversa tra aspettarsi =to expect e aspettare= to wait - unexpected), che non ci aspettiamo. Sono le frasi introdotte benché”, “sebbene”, “nonostante” (sebbene, benché, nonostante + cong.: anche se (che richiede però l’indicativo - even though, although). Per esempio:
– sebbene mi sia piaciuto il libro non te lo consiglio.
– benché Mike abbia studiato il congiuntivo non riesce ancora a usarlo bene

Parliamo un attimo dei tempi al congiuntivo che userò. Se vi ricordate, la scorsa volta la storia era al presente quindi comparivano principalmente verbi al presente  e al passato. Vi ricordo che il presente del congiuntivo sono le forme tipo:
– penso che tu SIA molto bravo (non “penso che tu sei”)
– credo che Letizia ABBIA un cane (e non “ credo che ha”)
– voglio che tu mi DICA la verità (e non “voglio che mi dici”)

Questo è il presente. Il passato invece è costituito da forme analoghe a quelle del passato prossimo ma con il verbo ausiliare essere o avere al congiuntivo. Quindi:
– penso che SIA stato molto utile (e non “penso che è stato”)
– spero che ABBIA  letto il messaggio (e non “spero che ha letto”)
– credo che la partita SIA già FINITA(e non “credo che è già finita”)

Questi sono il congiuntivo presente e passato.

Il testo di oggi però ha anche qualche tempo all’imperfetto e al trapassato, gli altri due tempi del congiuntivo. L’imperfetto, vi ricordo, è quel tempo che presenta una doppia s (a parte nella forma voi che ha “st”).
– non sapevo che i tuoi amici FOSSERO di Roma (e non “non sapevo che erano”)
– credo che la mia professoressa di matematica del liceo AVESSE due figli (e non “credo che aveva”)
– pensavo che voi SAPESTE la verità (e non “sapevate”).
– pensavi che stessi scherzando? Ero serio! (e non “che stavo scherzando”)

L’altro tempo che userò è il trapassato, che corrisponde al trapassato prossimo indicativo.
– mi chiedevo perché FOSSI USCITO di casa! (e non “perché eri uscito”)
– non ero sicuro che Federico AVESSE CAPITO la domanda (e non “aveva capito”)
– era strano che Veronica non FOSSE VENUTA alla festa (e non “non era venuta”)

Se non capite nulla di ciò che sto dicendo e non sapete che cosa sia il congiuntivo o non l’avete mai davvero imparato avete due possibilità: opzione numero uno, potete guardare qualche video come quelli di Learn Italian with Lucrezia, sfogliare (sfogliare: girare le pagine di un libro. dalla parola foglio, che indica il foglio di carta - to leaf through) qualche manuale di grammatica (a proposito, io sto usando il manuale “Il Congiuntivo” di Mancini e Marani per preparare questo episodio e ve lo posso consigliare), oppure potete semplicemente cercare su Google; opzione numero due, potete fregarvene totalmente (fregarsene: ignorare totalmente qualcosa, non interessarsi - to not care, to ignore something)e ascoltare l’episodio per il vostro piacere personale, senza curarvi troppo dei congiuntivi, che va benissimo. Se non siete a un livello ALMENO intermedio non penso che abbia senso imparare il congiuntivo. Per il momento quindi ascoltate solamente, cercando di capire la storia e accorgervi delle forme al congiuntivo. Rendervi conto del loro utilizzo. Se invece siete a un livello intermedio o avanzato ma non avete ancora imparato il congiuntivo potrebbe essere una buona idea iniziare a impararlo. Vi ricordo comunque che imparare una lingua deve essere un piacere, quindi se non siete persone che amano analizzare la grammatica nel dettaglio non fatelo! Non ha senso sforzarsi di (sforzarsi di: obbligarsi a fare qualcosa che non è piacevole, che richiede sforzo - to force oneself to do something hard) fare qualcosa che non piace. A mio modo di vedere però se volete parlare bene in italiano prima o poi è una buona idea imparare il congiuntivo. Ascoltare questa testo tante volte vi aiuterà a sviluppare un orecchio per il congiuntivo, quindi questo è il mio consiglio: ascoltate questo episodio e il precedente 5 o anche 10 volte.
Al contrario, se per voi imparare la grammatica è importante e, soprattutto divertente allora a maggior ragione vi consiglio di imparare il congiuntivo. Questo episodio vi aiuterà a vederlo in uso.

E se vi interessa un’analisi dettagliata di tutti i congiuntivi che userò in questo episodio andate a dare un’occhiata al mio Podcast Italiano Club, dove posterò un episodio del mio podcast esclusivo Tre Parole in cui questa volta analizzerò tutti – e dico tutti! – i circa quaranta congiuntivi di questa storia, così come ho già fatto per lo scorso episodio. Se vi iscrivete al Club d’argento (sei dollari al mese) avrete accesso a questi due episodi bonus e ai circa quaranta episodi del podcast extra Tre Parole, così come altri materiali esclusivi. Andate a dare un’occhiata ai vari piani del PI Club e io ne approfitto per ringraziare i circa 290 iscritti. Dai ragazzi, che arriviamo a 300!

Voglio anche ringraziare Italki, lo sponsor di questo episodio. Italki è un sito dove potete fare lezioni di lingua con un insegnante madrelingua, che magari sa anche la vostra lingua. Come dico sempre, ascoltare questo podcast, guardare video su YouTube, film, serie TV va benissimo, ma se il vostro obiettivo è parlare l’italiano e non solamente capirlo passivamente prima o poi dovete necessariamente iniziare a parlare. Un ottimo modo di fare ciò è su Italki, dove troverete insegnanti preparati che sapranno aiutarvi, correggeranno i vostri errori, risolveranno i vostri dubbi e guideranno il vostro apprendimento. Quando voglio fare lezioni di lingua Italki è il posto dove vado sempre. Provatelo anche voi e vi ricordo che se utilizzate il mio link, che troverete nelle note di questo episodio, avrete $10 in crediti extra Italki non appena farete un acquisto. Grazie ad Italki per il sostegno.

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Ora, finalmente, ci sentiamo il mio testo.

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La mia pessima memoria

Legenda:

  • Verbi di volontà, aspettativa, dubbio, sentimento e controllo -1 (volere che, sperare che, dubitare che, ecc.)
  • espressioni impersonali – 2 (è strano, è bello, pare, sembra, ecc.)
  • Verbi di opinione – 3 (credere che, pensare che, ecc.)
  • NUOVO: Domande indirette (frasi interrogative indirette) – 4 (non so quanti anni abbia, mi chiedo dove sia andato Fabio)
  • NUOVO: Frasi finali o concessive – 5 (ti spiego affinché tu mi capisca meglio / benché mi piaccia la pizza non la mangerei tutti i giorni)
  • Altri congiuntivi (A)

Oggi vi parlerò di una caratteristica di come sono, o di come sono fatto, possiamo dire, che non mi piace per niente. Sto parlando della mia pessima memoria. Sì, ho una memoria che fa schifo (fa schifo - colloquiale: è pessimo, non è per nulla buono - it sucks).
Forse qualcuno di voi in questo momento si starà domandando perché io faccia (domanda indiretta – 4) un’affermazione del genere. È possibile che qualcuno di voi rimanga  (espressione impersonale – 2) anche un po’ perplesso (rimanere perplesso: essere confuso - to feel baffled, confused) esorpreso da questa affermazione. Perché sì, nell’imparare le lingue straniere non ho grandi problemi di memoria. Per chi non mi conoscesse (A), a me piacciono le lingue straniere e in passato  ne ho imparata qualcuna. E immagino che sappiate (3)  bene che bisogna conoscere tante parole per capire e parlare una lingua bene. Affinché (5) la nostra conoscenza di una lingua straniera sia  adeguata il nostro lessico deve essere il più ricco possibile. Non so che cosa ne pensiate (4)  voi, ma per me sapere tante parole è la cosa più importante di tutte. Più importante della grammatica e più importante anche… del congiuntivo. E credo che generalmente la mia conoscenza del lessico sia (3) abbastanza buona nelle varie lingue che parlo. Ma benché io non abbia molti problemi a memorizzare le parole in una lingua straniera, benché ciò non mi crei (5) i problemi che crea a tante persone, non direi comunque di avere un’ottima memoria. Anzi, penso, come vi ho detto prima, che la mia memoria sia (3), per alcune cose, inferiore (inferiore: più basso, peggiore - inferior, worse) alla media (media: il valore intermedio - average). Perché dico questo? Vi spiego, affinché la mia affermazione sia (5) un po’ più chiara.

Prendiamo le serie TV. Ogni volta che guardo una serie TV mi dimentico molto in fretta quasi tutto  ciò che è successo negli episodi o nelle stagioni precedenti. A volte mi chiedo se esistano (4) persone al mondo che si dimenticano la trama (trama: la storia di un’opera di finzione - the plot) degli episodi precedenti più velocemente di me. Secondo me no. Questo è un problema, soprattutto quando una stagione di una serie che sto seguendo finisce. Mi ritrovo (ritrovarsi a fare qualcosa: finire per fare qualcosa - to end up doing something) a dover aspettare un anno intero prima dell’uscita della nuova stagione, a volte. Questo è successo per esempio con Game of Thrones, serie che suppongo molti di voi abbiano visto (3). Ecco, sebbene nella serie accadano (5) eventi memorabili, importantissimi, che cambiano in maniera drastica il corso della storia e sebbene le puntate (puntata: episodio - episode) mi piacessero e mi coinvolgessero (5) un sacco quando le guardavo, sebbene rimanessi (5) spesso addirittura sotto shock dai colpi di scena (colpo di scena: un evento inaspettato nel corso della trama - dramatic turn of events, plot twist) geniali e inaspettati… dopo un anno, di tutto ciò non rimaneva traccia nella memoria, mi dimenticavo praticamente tutto. E ciò è frustrante, perché all’inizio di ogni nuova stagione dovevo andare a vedere i video riassuntivi (riassuntivo: che riassumere - that sums up, that recaps)delle stagioni precedenti o a rileggerne la trama, insomma, dovevo fare un sacco di lavoro extra. E comunque, non è che ciò bastasse (2) per davvero: spesso infatti alcune cose non mi tornavano (non mi torna: mi confonde, non ha senso - it doesn’t add up, it doesn’t make sense) e, alla fine, mi ritrovavo sempre a chiedere alle persone con cui guardavo la serie perché stesse (4) accadendo una determinata cosa, quali fossero (4) gli avvenimenti antecedenti che mi ero totalmente dimenticato, chi avesse fatto (4) cosa, in quale stagione fosse successo (4) un determinato avvenimento, ecc. ecc. Poi è chiaro, Game of Thrones non aiuta molto in questo. I suoi numerosi personaggi, gli altrettanto numerosi luoghi della serie non credo siano (3) facili da ricordare per nessuno… ma questa cosa mi capita con tutte le serie TV, anche quelle non così intricate come Game of Thrones.

Potrei dire lo stesso dei libri: non solo dei romanzi, ma anche (e per me questo è ancora più fastidioso) dei saggi (saggio: qui intendo un libro di non-fiction - non fiction book). Mi piace molto leggere libri di non-fiction in cui imparo qualcosa di interessante. Il problema, tuttavia, è sempre lo stesso: dopo un po’ di tempo mi dimentico quasi tutto, se non qualche informazione isolata. Nonostante la lettura sia (5) interessante e stimolante sul momento, ciò non vuol dire che (2) le informazioni mi rimangano in testa per davvero. E mi chiedo se abbia (4) senso leggere tutti questi libri non-fiction se poi mi ricordo ben poco.  E so che ci sono modi di leggere più efficaci (efficace: che funziona. Attenzione: non effettivo o efficiente - effective), che permettono una migliore memorizzazione delle informazioni lette.  E sebbene siano (5) efficaci, ne sono sicuro, non è che mi attiri (attirare: in questo caso: non mi sembra molto interessante, attraente - to attract, it doesn’t appeal to me) (2) molto l’idea di rendere la lettura di un libro simile allo studio per un esame all’università. Ho paura che ciò possa (1) togliere il piacere dalla lettura.

Ma la mia memoria non è fallace (fallace: che non funziona bene - fallacious, flawed) solamente per quanto riguarda le serie TV e i film e i libri. Lo è per tante altre cose. Per esempio, i viaggi e le vacanze. Spesso mi dimentico quasi tutto ciò che ho fatto e visto nei miei viaggi passati. A volte è pure peggio: mi capita di domandarmi in quali posti io sia già stato (4) e in quali non abbia invece messo (4) piede (mettere piede da qualche parte: andare da qualche parte - to set foot somewhere). Succede spesso con i viaggi che ho fatto dieci o quindici anni fa. A volte mi dimentico completamente di essere stato in un determinato posto. Nessun ricordo, proprio. Zero. Rimosso dalla memoria. O magari mi ricordo di esserci andato, ma non mi ricordo assolutamente cosa avessimo (4) fatto e in quali posti fossimo (4) andati. A volte i miei genitori o mio fratello menzionano fatti accaduti in vacanze del passato (ma anche storie della nostra vita) e spesso mi capita di non ricordarmi nulla. E quando invece un aneddoto mi suona familiare mi chiedo se il mio ricordo esista (4) perché mi è già stato raccontato in passato oppure se è un ricordo mio, genuino. Chi può dirlo?
Oppure prendiamo gli anni di scuola. In totale ho studiato 18 anni, 20 se contiamo anche l’asilo. Di questi 20 anni, soprattutto se torniamo indietro nel tempo, mi ricordo pochissimo. Dell’asilo praticamente non ho ricordi se non alcune fotografie mentali. Ma anche delle scuole elementari ho pochi ricordi e oggi addirittura non mi ricordo (4) come si chiamassero alcuni compagni e insegnanti.
Trovo ciò è piuttosto triste. Chissenefrega (chissenefrega: da “chi se ne frega”, cioè “chi se ne importa” - who cares) delle serie TV: alla fine non me ne frega niente (non me ne frega niente -fregarsene: non me ne importa niente, non mi interessa - I don’t care) se non mi ricordo tutti i dettagli di Game of Thrones, non importa. Ma i ricordi della nostra vita, del nostro vissuto, della nostra gioventù (gioventù: il periodo in cui si è giovani - youth), sono qualcosa di molto più importante, di profondo e fanno parte della nostra identità. Io credo che, perdendo la memoria del proprio passato si perda (3) una parte di sé. L’esempio estremo di ciò sono le persone affette da Alzheimer: quando non ti ricordi più nulla, chi sei? Non so come possa (4) sentirsi, interiormente, una persona che non si ricorda  nulla della propria vita e a volte nemmeno chi siano (4) i propri cari.
Ora, non voglio certamente paragonarmi a un malato di Alzheimer, per carità. Però ho davvero la sensazione, o forse la paranoia, di dimenticarmi tante cose con estrema facilità.
Non so quale sia (4) la causa del problema. Forse il mondo tecnologico in cui viviamo, in cui memorizzare informazioni non è più così importante perché le possiamo ritrovare con estrema facilità sullo smartphone. Chi può dirlo?
Mi domando inoltre quanto sia (4) comune questo problema e se davvero ho una memoria inferiore alla media oppure si tratta di paranoie prive di fondamento (privo di fondamento: che non ha basi, infondato - unfounded). Mi chiedo infine se il problema sia (4) peggiorato nel corso degli anni o se la memoria fosse (4) già così fallace anni fa. Chi può dirlo? Ho provato a pensarci, ma… non mi ricordo proprio.

___

E questo era l’episodio. Se ho contato bene ho usato circa una quarantina (una quarantina: -ina aggiunto ai numeri significa “circa”. una decina, una trentina, una quarantina, ecc. - about 40) di congiuntivi. La maggior parte appartengono alla categoria delle domande indirette, quindi “mi chiedo se il problema sia peggiorato”, “non so quale sia la causa”, ecc., ma anche alcune frasi finali e concessive come “vi spiego affinché la mia affermazione SIA più chiara” e “benché la lettura SIA interessante”.
Se vi interessa l’analisi dettagliata di questi circa quaranta congiuntivi, affinché sia chiaro il motivo per cui li ho usati, andate sul Podcast Italiano Club e potrete ascoltarla sotto forma di episodio del mio podcast esclusivo Tre Parole.
Ora ci sentiamo il messaggio di Magdalena, da Varsavia.
AUDIO
Grazie a te che ascolti Podcast Italiano, Magdalena. Sono contento che ti piaccia l’Italia  e che tu sia riuscita a imparare l’italiano per goderti il nostro paese ancora di più. A proposito, anche a me piace la Polonia e spero di tornarci presto. Grazie per il tuo messaggio.

Infine, come ormai da tradizione, ringrazio tutte le persone che mi hanno fatto delle donazioni su PayPal dalla pubblicazione dell’ultimo episodio. Si tratta di CPI Machines (non credo sia il tuo nome, credo sia il nome della tua azienda, ma grazie lo stesso), Frank, Mariya, Kurt e Michael.
Grazie grazie grazie a tutti voi e grazie a voi che ascoltate questo progetto. A proposito: il prossimo video che voglio fare su YouTube è un q&a in occasione dei 30.000 iscritti che ho sorpassato da poco. Se vi interessa lasciare le vostre domande andate nella sezione community del mio canale YouTube oppure su Facebook e lasciate una domanda. Magari risponderò.
Alla prossima. Ciao!

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