Come raggiungere il livello avanzato in italiano

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    È facile ottenere la cittadinanza italiana? 

    Intermedio
    #
    57

    November 25, 2025

    Note e risorse

    In questo episodio di livello intermedio, parliamo della cittadinanza italiana: come funziona, chi può richiederla e quali sono i tempi di attesa. Esploriamo lo ius sanguinis, lo ius soli e le diverse procedure per ottenere il riconoscimento.

    Trascrizione

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    Se sei qui ad ascoltarmi, probabilmente ami la lingua e la cultura italiana. Probabilmente l’Italia è entrata nella tua vita in modo speciale. Forse studi l’italiano da un po’, vivi, lavori o studi qui in Italia, magari ti sei proprio innamorato o innamorata di un italiano o di un’italiana, oppure, ancora, hai origini italiane, un nonno o una nonna nati in Italia, genitori o parenti che ti hanno raccontato storie di famiglia e adesso vorresti capire se anche tu puoi diventare cittadino italiano.

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    Trascrizione interattiva dell'episodio

    Se una di queste situazioni ti riguarda, allora potresti essere interessato o interessata all’argomento di oggi, che è proprio la cittadinanza italiana. È facile ottenere la cittadinanza italiana? Come funziona? Quanto tempo ci vuole? Chi può richiederla e con quali documenti? E perché, a volte, sembra che la procedura sia più lunga di una telenovela spagnola?

    Io sono Irene e questo è Podcast Italiano, un podcast pensato per aiutarti a imparare l’italiano attraverso contenuti autentici e interessanti. Qui parliamo dell’Italia e dell’italiano in modo semplice e naturale: raccontiamo la storia, la cultura, la società e anche l’attualità del nostro Paese, così che chi studia l’italiano in qualsiasi parte del mondo possa sentirsi un po’ più vicino all’Italia e all’italiano. Questi episodi sono pensati per chi ha un livello di italiano intermedio o avanzato. Ovviamente puoi continuare ad ascoltare anche se hai un livello principiante. Fa sempre bene mettere alla prova le proprie capacità. E se il tuo livello di italiano è ancora principiante, allora ti consiglio di ascoltare anche Podcast Italiano Principiante. È come il “figlio” di Podcast Italiano: lì troverai storie di narrativa, racconti originali con musica, effetti sonori e voci diverse, che danno vita a tanti personaggi e a tantissime avventure: storie di mistero, di paura, d’amore, di fantasia, di amicizia… c’è davvero un po’ di tutto.

    In più, ogni episodio di Podcast Italiano (e di Podcast Italiano Principiante) è accompagnato da una trascrizione completa. Questo vuol dire che hai a tua disposizione l’intero testo dell’episodio, tutto ciò che dirò, parola per parola. Così, se c’è una parola che non conosci o un passaggio che non capisci, puoi leggere il testo parola per parola e seguire l’audio con più tranquillità. Con la trascrizione troverai anche un glossario. È davvero una risorsa utile, quindi ti consiglio di usarla: trovi la trascrizione sul sito podcastitaliano.com oppure direttamente nelle note di quest'episodio, che trovi nella piattaforma da cui mi stai ascoltando, Spotify, Apple Podcasts o qualsiasi app di podcast.

    Detto questo, passiamo al tema dell’episodio di oggi: la cittadinanza italiana.

    Prima di tutto, è importante capire che cos’è la cittadinanza, perché non è solo un pezzo di carta. È un vero e proprio riconoscimento legale: lo Stato ti dice “sei ufficialmente italiano, sei uno dei nostri”. Questo riconoscimento ti dà diritti molto concreti: puoi votare, puoi avere un passaporto che ti permette di viaggiare, vivere e lavorare con facilità in tutti i Paesi dell’Unione Europea, puoi avere accesso ai servizi pubblici, e chi più ne ha più ne metta. Ma la cittadinanza comporta anche dei doveri: rispettare le leggi, contribuire con le tasse, essere presente nella comunità. Sapere che la cittadinanza comporta l’ottemperanza di doveri e diritti ti aiuta a capire perché le autorità controllano bene chi la riceve: non è un favore, non è un regalo, ma una relazione, un patto, una promessa reciproca tra te e lo Stato.

    Per capire come diventare cittadino italiano, o cittadina italiana, dobbiamo partire dal caso più comune, e possiamo farlo menzionando un’espressione latina che forse avrai già sentito: lo ius sanguinis.

    Lo ius sanguinis è il principio fondamentale per il diritto alla cittadinanza italiana, ed è particolarmente importante in Italia proprio perché su questo principio si basa la maggior parte delle richieste e dei riconoscimenti della cittadinanza italiana. La legge 91 del 1992 stabilisce chiaramente che il modo principale per acquisire la cittadinanza italiana alla nascita è quello del diritto di sangue, anche detto, in latino, ius sanguinis. Questo significa che un bambino è considerato cittadino italiano appena nasce se almeno uno dei genitori è italiano, indipendentemente dal luogo in cui nasce.

    In pratica, secondo lo ius sanguinis, sei cittadino italiano non perché sei nato in Italia, ma perché sei nato da un italiano, da sangue italiano. È come se la cittadinanza fosse qualcosa che si trasmette, come il cognome, il DNA, i geni, passando da genitore a figlio, anche se quel figlio nasce e cresce in un altro Paese, parla un’altra lingua o non ha mai messo piede in Italia. Il concetto chiave è proprio questo: ciò che conta non è il luogo di nascita, la lingua che si parla o la cultura, ma la linea di sangue.

    Ma approfondiamo la questione. Lo ius sanguinis italiano è particolarmente ampio. La legge italiana consente il riconoscimento della cittadinanza senza limiti generazionali, cioè anche se il nonno del nonno del tuo bisnonno era italiano, e poi la famiglia ha vissuto per molte generazioni all’estero, senza imparare la lingua o la cultura italiana, potenzialmente puoi comunque chiedere la cittadinanza italiana. Però… c’è un però. La condizione essenziale è che, con la nascita delle nuove generazioni della tua famiglia, nessuno dei tuoi antenati abbia rinunciato alla cittadinanza italiana, dato che una rinuncia implicherebbe un’interruzione, e quindi non sarebbe più valida la cittadinanza. E inoltre devi avere tutti i documenti che dimostrano ogni passaggio della discendenza. E questo può rendere la situazione un po’ difficile, un po’ spiacevole. Non è facile trovare documenti di, magari, 100 anni fa.

    Il principio dello ius sanguinis ha radici storiche molto profonde. A differenza di Paesi come gli Stati Uniti o il Canada che si sono formati con ondate di immigrazione, l’Italia è un Paese che per moltissimo tempo ha avuto un tasso altissimo di emigrazione. Cioè, per oltre un secolo, milioni di italiani sono partiti e hanno creato nuove comunità in vari angoli del mondo. Lo Stato italiano, per non perdere il legame con queste persone e i loro discendenti, ha scelto un modello di cittadinanza che permette loro, anche dopo molte generazioni, di continuare a essere considerati parte della comunità italiana. È anche un modo, almeno nelle intenzioni, di mantenere un rapporto culturale e affettivo con la cosiddetta diaspora italiana.

    La diaspora italiana è il fenomeno storico legato all’emigrazione di massa degli italiani verso altri Paesi, iniziato principalmente alla fine del 19 secolo. La parola “diaspora” deriva dal greco e significa “dispersione”: indica quindi una popolazione che si sposta e si diffonde lontano dalla sua terra d’origine. Parliamo quindi di tutti quegli italiani che hanno lasciato l’Italia in cerca di lavoro, opportunità o migliori condizioni di vita e che si sono stabiliti in altre nazioni, come l’Argentina, gli USA, il Brasile, il Canada, portando con sé la loro cultura, la lingua, le tradizioni e, soprattutto, figli e famiglia.

    Comunque, capire lo ius sanguinis è fondamentale anche per comprendere alcuni problemi attuali. Rifletti su questa cosa: i figli degli italiani emigrati, nati all’estero, possono diventare cittadini italiani senza vivere un solo giorno in Italia, senza parlare italiano, magari dicono pure brusceta invece di bruschetta; mentre i bambini che, invece, nascono e crescono qui, in Italia, parlano l’italiano, vanno a scuola con bambini italiani, ma hanno genitori stranieri, non sono italiani alla nascita perché, in questo caso, non avendo genitori italiani che, per così dire, gli trasmettono il “sangue italiano”, lo ius sanguinis non si applica. Infatti questi bambini devono aspettare i diciotto anni per poter presentare la richiesta di cittadinanza.

    Questa differenza crea spesso discussione politica proprio perché, nella vita quotidiana, molti bambini e ragazzi nati e cresciuti in Italia, da famiglie straniere, che si sentono (e, secondo me, sono) italiani in tutto e per tutto, magari parlano anche con accento romano o napoletano, dalla legge sono considerati stranieri fino all’età adulta, fino ai 18 anni. Ma di questo parliamo fra poco. Secondo la legge italiana, quindi, essere italiani non significa nascere, crescere, e vivere in Italia, parlando l’italiano e praticando la cultura italiana tutti i giorni, ma semplicemente avere parenti italiani, avere sangue italiano che scorre nelle vene.

    Quindi, se hai origini italiane, potenzialmente potresti richiedere e ottenere la cittadinanza italiana anche tu. Come ha fatto Michael Bublé, nipote di Demetrio e Iolanda. Sappiamo che quando cantava “… but I wanna go home, I’ve got to go home” probabilmente intendeva che voleva venire proprio in Italia. Comunque, resta fino alla fine del podcast perché facciamo un po’ di gossip e ti parlo di 3 VIP internazionali che hanno la cittadinanza italiana. Ovviamente, per chi è ricco e famoso, ottenere la cittadinanza italiana non deve essere tanto difficile. Ma per te, comune mortale, potrebbe essere un processo molto lento e magari anche costoso.

    Infatti, se vuoi ottenere la cittadinanza italiana perché hai origini italiane, devi dimostrare che nella tua famiglia c’è stato almeno un antenato cittadino italiano e che la cittadinanza si è trasmessa senza interruzioni fino a te. Anche se può sembrare complicato, il procedimento segue una logica abbastanza chiara. Il primo passo è capire da quale antenato italiano discendi: può essere un genitore, un nonno, un bisnonno o qualcuno ancora più indietro. Non ci sono limiti di generazioni. Quello che conta è che quell’antenato fosse cittadino italiano e che non abbia perso o rinunciato alla cittadinanza prima di dare alla luce il figlio successivo nella linea genealogica. Questo perché la cittadinanza deve passare “di persona in persona” in modo continuo.

    A questo punto diventa fondamentale capire cosa significhi davvero “perdere la cittadinanza”, perché non è che basta emigrare per non essere più italiani. Però se un tuo antenato italiano è stato “naturalizzato” argentino o brasiliano o americano, quindi ha ottenuto volontariamente la cittadinanza di un altro Paese, diventandone ufficialmente cittadino, potrebbe aver perso la cittadinanza italiana. Per esempio, se tuo nonno emigrato in Argentina ha ottenuto la cittadinanza argentina dopo la nascita di tuo padre, la trasmissione della cittadinanza italiana è valida perché quando è nato tuo padre, tuo nonno era ancora italiano; se invece tuo nonno è stato naturalizzato argentino prima della nascita di tuo padre, la cittadinanza italiana si è interrotta e tu non puoi rivendicarla attraverso quella linea.

    All’epoca la naturalizzazione era un passaggio cruciale e ben pensato perché, fino al 15 agosto 1992, la legge italiana prevedeva che chi acquisiva volontariamente una cittadinanza straniera, perdeva automaticamente quella italiana. Non era possibile avere due cittadinanze allo stesso tempo, quindi una scelta del genere interrompeva la trasmissione della cittadinanza italiana ai figli non ancora nati. Oggi, invece, l’Italia permette la doppia e la multipla cittadinanza senza alcun problema, quindi chi diventa argentino, brasiliano o statunitense non perde più la cittadinanza italiana. Ma per gli antenati il tema resta delicato: bisogna sempre verificare se e quando si sono naturalizzati, perché quello determina la continuità della linea.

    Avrai notato che, fino ad ora, ho sempre solo menzionato antenati maschi: nonni, bisnonni, ecc. questo perché c’è una complicazione che riguarda la trasmissione materna: fino al 1948, le donne italiane non potevano trasmettere la cittadinanza ai figli. Questo perché, prima del 1948, l’Italia era un Regno e la cittadinanza seguiva una regola semplice e discriminatoria: solo gli uomini potevano trasmetterla. Le donne, invece, non solo non potevano passare la cittadinanza ai figli, ma la perdevano automaticamente se sposavano uno straniero, assumendo la cittadinanza del marito. Come il cognome.

    Ma con la Costituzione del 1948 arriva la svolta: il principio di uguaglianza tra uomo e donna riconosce finalmente anche alle madri il diritto di trasmettere la cittadinanza. Tuttavia, questa conquista non è retroattiva: perché tutti i figli nati da donne italiane prima del 1948 comunque rimangono fregati, non possono richiederla. Nel 1975, poi, la Corte Costituzionale cancella la norma che privava le donne italiane della loro cittadinanza in caso di matrimonio con stranieri, permettendo loro di mantenerla. Nel 1983 la stessa Corte elimina altre norme discriminatorie: da allora la cittadinanza può essere trasmessa ai figli anche dalle donne sposate con stranieri. Ma resta un nodo irrisolto: chi è nato prima del 1948 da madre italiana e padre straniero ancora non può ottenere la cittadinanza con tanta facilità. Allora, nel 2009, la Corte di Cassazione apre un nuovo spiraglio: una sentenza riconosce il diritto alla cittadinanza ai discendenti di donne italiane che l’avevano persa per matrimonio, affermando che quella discriminazione storica non può continuare a produrre effetti. Oggi, però, questa possibilità non è ancora prevista formalmente dalla legge, quindi, se nel tuo albero genealogico c’è una donna italiana che ha partorito, non so, tuo nonno o tuo padre prima del 1948, il riconoscimento non può avvenire tramite Comune o consolato: serve un ricorso giudiziario, cioè devi fare causa. Questo ricorso si chiama  Procedura 1948. Se ti interessa, puoi fare una ricerca più approfondita.

    Comunque, in generale, per dimostrare le tue origini italiane devi raccogliere gli atti di nascita, matrimonio e morte di ogni persona nella linea genealogica che collega te all’antenato italiano. Gli atti italiani vanno richiesti al Comune di origine, mentre quelli stranieri devono essere ottenuti nei Paesi dove i vari discendenti sono nati o vissuti. Devono essere documenti originali, tradotti in italiano da un traduttore giurato. Ogni documento deve essere coerente: nomi, date, luoghi, tutto deve combaciare. Quando, poi, sei in possesso di tutta la documentazione, devi capire a chi presentarla: se vivi all’estero, devi rivolgerti al consolato italiano competente; se vivi in Italia, puoi fare tutto direttamente presso il Comune di residenza. A prescindere da ciò , è importante ricordare che la procedura non è una “richiesta” di cittadinanza ma un “riconoscimento”. In altre parole, non stai chiedendo allo Stato di concederti qualcosa, di farti un favore, ma di prendere atto che, secondo la legge, sei cittadino italiano dalla nascita per discendenza.

    Quindi, questo è il diritto di sangue alla cittadinanza, lo ius sanguinis. Accanto a questo, troviamo anche lo ius soli. Ius soli significa “diritto del suolo”: in Paesi come gli Stati Uniti, in alcuni Stati, chi nasce sul territorio, cioè nel Paese, diventa automaticamente cittadino. In Italia non funziona così: nascere in Italia non ti rende automaticamente cittadino italiano, a meno che tu non venga da una famiglia italiana. Come abbiamo detto, infatti, se un bambino nasce in Italia da genitori stranieri, non è automaticamente italiano. Questo perché l’Italia non applica lo ius soli pieno, cioè non basta essere nati qui per essere italiani. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni: in casi più particolari, si può concedere la cittadinanza a soggetti più fragili, come i figli di genitori ignoti, cioè bambini trovati abbandonati senza che si sappia chi siano i genitori, oppure i figli di genitori apolidi, cioè genitori senza cittadinanza. In queste situazioni, lo Stato italiano interviene per garantire che il bambino non rimanga senza cittadinanza e riconosce automaticamente lo status di cittadino italiano.

    Poi, nel 2006, è stata introdotta una legge molto importante che ha aggiunto una nuova possibilità di acquisire la cittadinanza alla nascita anche per figli di stranieri. Questa legge dice: se un bambino nasce in Italia da genitori stranieri, può ottenere la cittadinanza italiana subito alla nascita, automaticamente, come fosse il figlio di italiani, ma solo se uno dei due genitori stranieri è residente legalmente in Italia da almeno cinque anni senza interruzioni. Quindi, tradotto in parole semplici: se un bambino nasce da due italiani, è italiano alla nascita. Se un bambino nasce da un italiano e uno straniero, è italiano alla nascita perché il genitore italiano gli trasmette il sangue italiano. Se un bambino nasce da due genitori stranieri in Italia, in teoria non è italiano alla nascita, a meno che uno dei due genitori viva legalmente e ininterrottamente in Italia da 5 o più anni, allora si può richiedere la cittadinanza del bambino subito, e il bambino può essere considerato italiano dalla nascita.

    Il concetto chiave è che la legge del 2006 vuole riconoscere la cittadinanza a quei bambini che nascono e crescono in Italia in famiglie integrate nella società italiana, cioè che hanno genitori che vivono stabilmente qui. Quindi non basta essere nati in Italia: serve un legame concreto con l’Italia, rappresentato dalla residenza legale e ininterrotta in Italia del genitore. Se i genitori stranieri sono appena arrivati in Italia e hanno avuto un bambino qui, il bambino non ottiene la cittadinanza italiana subito, automaticamente. Alla nascita, infatti, avrà la cittadinanza del Paese d’origine dei genitori e poi, forse, se vorrà, potrà richiedere la cittadinanza italiana più tardi, a 18 anni.

    Immagina che una bambina nasca in Italia da genitori stranieri, magari giapponesi, che si sono appena stabiliti a Roma. La bambina cresce, va in una scuola italiana con bambini italiani, vive come tutti gli altri, ma dal punto di vista legale rimane giapponese. La legge però permette a questa bambina, una volta compiuti i diciotto anni, di scegliere di diventare italiana. Quindi non sceglierebbero i genitori per lei, ma può scegliere lei stessa per sé. Questo diritto si basa sulla legge 91 del 1992. In pratica, se sei nato in Italia e hai vissuto qui in modo legale e continuativo dalla nascita fino al compimento dei diciotto anni, puoi acquisire la cittadinanza con una semplice dichiarazione. È un diritto vero e proprio, non una concessione dello Stato.

    La questione però ha una pecca, ha un difetto, diciamo: al compimento dei diciotto anni, hai solo un anno per fare la richiesta; entro i diciannove anni puoi andare al Comune di residenza e dichiarare ufficialmente la tua volontà di diventare cittadino italiano. Vai allo sportello, consegni i documenti richiesti e firmi una dichiarazione di volontà, che simboleggia che tu hai scelto da adulto di diventare italiano.

    Prima di arrivare allo sportello però serve prepararsi bene, perché il Comune non si basa solo su ciò che dici ma deve verificare tutti i requisiti, soprattutto quello più importante: la residenza legale e continuativa. Cioè tu per 18 anni devi aver vissuto solo in Italia. L’importante è dimostrare che non hai mai lasciato il Paese (ovviamente puoi viaggiare ma non vivere in altri Paesi) e che la tua vita si è svolta qui in modo continuativo. Questo serve perché l’idea della legge è che tu sia cresciuto realmente in Italia, non solo sulla carta.

    Il Comune ti chiederà diversi documenti. Di solito servono un documento d’identità valido, il permesso di soggiorno, l’atto di nascita completo, e soprattutto la documentazione relativa alla tua residenza (dove abiti e dove hai abitato nel corso degli anni). Poi, viene richiesto anche il pagamento di un contributo, di circa 250 euro.

    Se si rispettano questi passaggi, lo Stato non può rifiutare la cittadinanza, perché non si tratta di una richiesta discrezionale, ma dell’esercizio di un diritto acquisito con la nascita e con la vita trascorsa in Italia. L’unica vera causa di problemi è quasi sempre la residenza: se ci sono errori o lacune nei documenti, può essere necessario integrare con prove alternative.

    Diverso ancora è il caso della cittadinanza per naturalizzazione, secondo cui, un cittadino extracomunitario che vive in Italia ininterrottamente per 10 anni, può richiedere la cittadinanza italiana. È una procedura molto più lunga e complessa, perché si tratta di una concessione discrezionale dello Stato, non di un diritto come nei casi che abbiamo menzionato poco fa. La persona deve risiedere stabilmente in Italia, dimostrare redditi adeguati a vivere in Italia, avere una condotta impeccabile e superare una verifica di integrazione linguistica, cioè un esame di livello. Solo se tutti questi requisiti vengono soddisfatti e lo Stato valuta favorevolmente il caso, allora gli viene concessa la cittadinanza.

    Un altro modo per ottenere la cittadinanza italiana ovviamente è il matrimonio. Sempre la famosa legge 91 del 1992 prevede che lo straniero, se sposato, coniugato con un cittadino italiano, può acquisire la cittadinanza italiana dopo 2 anni se la coppia vive in Italia, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all’estero. Nel caso ci siano dei figli, nati o adottati dalla coppia, i termini vengono ridotti della metà.

    Quindi, per fare un recap, puoi ottenere la cittadinanza italiana se: hai origini italiane e puoi dimostrarlo con documenti legalmente riconosciuti; se sei nato e cresciuto in Italia, anche da genitori stranieri, e hai compiuto 18 anni o i tuoi genitori vivono in Italia stabilmente da più di 5 anni; se sei residente in Italia, cioè vivi ininterrottamente in Italia, da 10 anni; e, infine, se sei sposato o sposata con un’italiana o un italiano. Se rientri in uno di questi casi, sappi che potresti decidere di diventare cittadino italiano o cittadina italiana anche tu.

    Ma, allora, passiamo alla parte interessante: quanto costa e quanto ci vuole per ottenere la cittadinanza italiana? Beh, dipende molto dal caso, a quanto pare ogni scenario ha le sue sfide, i suoi costi e i suoi tempi. Poi, chiaramente, in questo episodio troverai delle linee guida, spiegate in modo un po’ più semplice e più umano rispetto a come vengono spiegate sul sito del governo italiano, ma poi magari il tuo caso può essere leggermente differente e può richiedere più tempo o anche più soldi.

    Negli ultimi anni, con le nuove norme e procedure online, ottenere la cittadinanza è diventato leggermente più semplice, ma non sempre facile. Prima di tutto, il costo: richiedere la cittadinanza costa fra i 250 e i 600€, in base ai casi, a quale diritto fai appello, a se vivi in Italia o all’estero ecc. Poi bisogna anche calcolare i costi aggiuntivi, come le traduzioni e le marche da bollo.

    I tempi di attesa sono un altro fattore fondamentale. Anche qui, in base al caso, l’attesa varia dai 6 mesi ai ¾ anni. Queste tempistiche includono la verifica dei documenti, della residenza e, nel caso della naturalizzazione, della conoscenza della lingua italiana almeno a livello B1. Magari questo è uno dei motivi per cui ascolti Podcast Italiano. Inoltre, la raccolta dei documenti storici può essere complicata e richiedere tempi aggiuntivi. Non deve essere facile trovare e raccogliere tutti i certificati di nascita, matrimonio e morte dei propri antenati.

    Quindi, ottenere la cittadinanza italiana oggi significa prepararsi a una spesa compresa tra 250 e 600€ più costi aggiuntivi e ad aspettare da 6 mesi a 3 anni, 3/4 anni, a seconda della procedura. Tuttavia, una volta acquisita, la cittadinanza italiana dà diritto a tutti i benefici di chi è nato nel Paese, inclusa la cittadinanza europea, il diritto di voto, l’accesso ai servizi pubblici e la possibilità di vivere e lavorare liberamente in tutta l’UE. Io direi che, sopratutto se non sei europeo o europea, ne vale la pena, se davvero la vuoi, no?

    Comunque, l’episodio di oggi finisce qui. Prima di fare un po’ di gossip e di condividere con te i nomi di tre artisti famosi che hanno la cittadinanza italiana, ti voglio fare un paio di domande. Infatti voglio sapere da te se puoi e vuoi richiedere la cittadinanza italiana e, se sì, perché. Vuoi sposare un italiano o un’italiana? Hai origini italiane? Da dove viene la tua famiglia? Ti piacerebbe vivere in Italia ed essere cittadino italiano o cittadina italiana? Se hai già richiesto la cittadinanza e magari l’hai anche già ottenuta, se ti va, raccontaci la tua esperienza in un commento. È facile ottenere la cittadinanza italiana? Se hai avuto problemi, sfogati apertamente. Non vedo l’ora di leggere i commenti.

    Prima di salutarti, condivido con te questi tre nomi di artisti internazionali che hanno la cittadinanza italiana: al primo posto troviamo Robert De Niro che ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2006, grazie alle sue origini italiane; al secondo posto l’attore britannico Colin Firth ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2017 dopo essersi sposato con un’italiana; infine, Jimmy Kimmel, celebre conduttore americano, ha rivelato di aver ottenuto la cittadinanza italiana grazie alle sue origini, spiegando di aver deciso di richiederla quest’anno, nel 2025, come possibile via di fuga in caso di una nuova presidenza Trump. Interessante, vero?

    Detto questo, io ti saluto e aspetto i tuoi commenti. Condividi questo episodio con i tuoi amici e parenti, di origine italiana e non, e noi ci sentiamo presto. Ciao!

    Se sei qui ad ascoltarmi, probabilmente ami la lingua e la cultura italiana. Probabilmente l’Italia è entrata nella tua vita in modo speciale. Forse studi l’italiano da un po’, vivi, lavori o studi qui in Italia, magari ti sei proprio innamorato o innamorata di un italiano o di un’italiana, oppure, ancora, hai origini italiane, un nonno o una nonna nati in Italia, genitori o parenti che ti hanno raccontato storie di famiglia e adesso vorresti capire se anche tu puoi diventare cittadino italiano.

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    Trascrizione interattiva dell'episodio

    Se una di queste situazioni ti riguarda, allora potresti essere interessato o interessata all’argomento di oggi, che è proprio la cittadinanza italiana. È facile ottenere la cittadinanza italiana? Come funziona? Quanto tempo ci vuole? Chi può richiederla e con quali documenti? E perché, a volte, sembra che la procedura sia più lunga di una telenovela spagnola?

    Io sono Irene e questo è Podcast Italiano, un podcast pensato per aiutarti a imparare l’italiano attraverso contenuti autentici e interessanti. Qui parliamo dell’Italia e dell’italiano in modo semplice e naturale: raccontiamo la storia, la cultura, la società e anche l’attualità del nostro Paese, così che chi studia l’italiano in qualsiasi parte del mondo possa sentirsi un po’ più vicino all’Italia e all’italiano. Questi episodi sono pensati per chi ha un livello di italiano intermedio o avanzato. Ovviamente puoi continuare ad ascoltare anche se hai un livello principiante. Fa sempre bene mettere alla prova le proprie capacità. E se il tuo livello di italiano è ancora principiante, allora ti consiglio di ascoltare anche Podcast Italiano Principiante. È come il “figlio” di Podcast Italiano: lì troverai storie di narrativa, racconti originali con musica, effetti sonori e voci diverse, che danno vita a tanti personaggi e a tantissime avventure: storie di mistero, di paura, d’amore, di fantasia, di amicizia… c’è davvero un po’ di tutto.

    In più, ogni episodio di Podcast Italiano (e di Podcast Italiano Principiante) è accompagnato da una trascrizione completa. Questo vuol dire che hai a tua disposizione l’intero testo dell’episodio, tutto ciò che dirò, parola per parola. Così, se c’è una parola che non conosci o un passaggio che non capisci, puoi leggere il testo parola per parola e seguire l’audio con più tranquillità. Con la trascrizione troverai anche un glossario. È davvero una risorsa utile, quindi ti consiglio di usarla: trovi la trascrizione sul sito podcastitaliano.com oppure direttamente nelle note di quest'episodio, che trovi nella piattaforma da cui mi stai ascoltando, Spotify, Apple Podcasts o qualsiasi app di podcast.

    Detto questo, passiamo al tema dell’episodio di oggi: la cittadinanza italiana.

    Prima di tutto, è importante capire che cos’è la cittadinanza, perché non è solo un pezzo di carta. È un vero e proprio riconoscimento legale: lo Stato ti dice “sei ufficialmente italiano, sei uno dei nostri”. Questo riconoscimento ti dà diritti molto concreti: puoi votare, puoi avere un passaporto che ti permette di viaggiare, vivere e lavorare con facilità in tutti i Paesi dell’Unione Europea, puoi avere accesso ai servizi pubblici, e chi più ne ha più ne metta. Ma la cittadinanza comporta anche dei doveri: rispettare le leggi, contribuire con le tasse, essere presente nella comunità. Sapere che la cittadinanza comporta l’ottemperanza di doveri e diritti ti aiuta a capire perché le autorità controllano bene chi la riceve: non è un favore, non è un regalo, ma una relazione, un patto, una promessa reciproca tra te e lo Stato.

    Per capire come diventare cittadino italiano, o cittadina italiana, dobbiamo partire dal caso più comune, e possiamo farlo menzionando un’espressione latina che forse avrai già sentito: lo ius sanguinis.

    Lo ius sanguinis è il principio fondamentale per il diritto alla cittadinanza italiana, ed è particolarmente importante in Italia proprio perché su questo principio si basa la maggior parte delle richieste e dei riconoscimenti della cittadinanza italiana. La legge 91 del 1992 stabilisce chiaramente che il modo principale per acquisire la cittadinanza italiana alla nascita è quello del diritto di sangue, anche detto, in latino, ius sanguinis. Questo significa che un bambino è considerato cittadino italiano appena nasce se almeno uno dei genitori è italiano, indipendentemente dal luogo in cui nasce.

    In pratica, secondo lo ius sanguinis, sei cittadino italiano non perché sei nato in Italia, ma perché sei nato da un italiano, da sangue italiano. È come se la cittadinanza fosse qualcosa che si trasmette, come il cognome, il DNA, i geni, passando da genitore a figlio, anche se quel figlio nasce e cresce in un altro Paese, parla un’altra lingua o non ha mai messo piede in Italia. Il concetto chiave è proprio questo: ciò che conta non è il luogo di nascita, la lingua che si parla o la cultura, ma la linea di sangue.

    Ma approfondiamo la questione. Lo ius sanguinis italiano è particolarmente ampio. La legge italiana consente il riconoscimento della cittadinanza senza limiti generazionali, cioè anche se il nonno del nonno del tuo bisnonno era italiano, e poi la famiglia ha vissuto per molte generazioni all’estero, senza imparare la lingua o la cultura italiana, potenzialmente puoi comunque chiedere la cittadinanza italiana. Però… c’è un però. La condizione essenziale è che, con la nascita delle nuove generazioni della tua famiglia, nessuno dei tuoi antenati abbia rinunciato alla cittadinanza italiana, dato che una rinuncia implicherebbe un’interruzione, e quindi non sarebbe più valida la cittadinanza. E inoltre devi avere tutti i documenti che dimostrano ogni passaggio della discendenza. E questo può rendere la situazione un po’ difficile, un po’ spiacevole. Non è facile trovare documenti di, magari, 100 anni fa.

    Il principio dello ius sanguinis ha radici storiche molto profonde. A differenza di Paesi come gli Stati Uniti o il Canada che si sono formati con ondate di immigrazione, l’Italia è un Paese che per moltissimo tempo ha avuto un tasso altissimo di emigrazione. Cioè, per oltre un secolo, milioni di italiani sono partiti e hanno creato nuove comunità in vari angoli del mondo. Lo Stato italiano, per non perdere il legame con queste persone e i loro discendenti, ha scelto un modello di cittadinanza che permette loro, anche dopo molte generazioni, di continuare a essere considerati parte della comunità italiana. È anche un modo, almeno nelle intenzioni, di mantenere un rapporto culturale e affettivo con la cosiddetta diaspora italiana.

    La diaspora italiana è il fenomeno storico legato all’emigrazione di massa degli italiani verso altri Paesi, iniziato principalmente alla fine del 19 secolo. La parola “diaspora” deriva dal greco e significa “dispersione”: indica quindi una popolazione che si sposta e si diffonde lontano dalla sua terra d’origine. Parliamo quindi di tutti quegli italiani che hanno lasciato l’Italia in cerca di lavoro, opportunità o migliori condizioni di vita e che si sono stabiliti in altre nazioni, come l’Argentina, gli USA, il Brasile, il Canada, portando con sé la loro cultura, la lingua, le tradizioni e, soprattutto, figli e famiglia.

    Comunque, capire lo ius sanguinis è fondamentale anche per comprendere alcuni problemi attuali. Rifletti su questa cosa: i figli degli italiani emigrati, nati all’estero, possono diventare cittadini italiani senza vivere un solo giorno in Italia, senza parlare italiano, magari dicono pure brusceta invece di bruschetta; mentre i bambini che, invece, nascono e crescono qui, in Italia, parlano l’italiano, vanno a scuola con bambini italiani, ma hanno genitori stranieri, non sono italiani alla nascita perché, in questo caso, non avendo genitori italiani che, per così dire, gli trasmettono il “sangue italiano”, lo ius sanguinis non si applica. Infatti questi bambini devono aspettare i diciotto anni per poter presentare la richiesta di cittadinanza.

    Questa differenza crea spesso discussione politica proprio perché, nella vita quotidiana, molti bambini e ragazzi nati e cresciuti in Italia, da famiglie straniere, che si sentono (e, secondo me, sono) italiani in tutto e per tutto, magari parlano anche con accento romano o napoletano, dalla legge sono considerati stranieri fino all’età adulta, fino ai 18 anni. Ma di questo parliamo fra poco. Secondo la legge italiana, quindi, essere italiani non significa nascere, crescere, e vivere in Italia, parlando l’italiano e praticando la cultura italiana tutti i giorni, ma semplicemente avere parenti italiani, avere sangue italiano che scorre nelle vene.

    Quindi, se hai origini italiane, potenzialmente potresti richiedere e ottenere la cittadinanza italiana anche tu. Come ha fatto Michael Bublé, nipote di Demetrio e Iolanda. Sappiamo che quando cantava “… but I wanna go home, I’ve got to go home” probabilmente intendeva che voleva venire proprio in Italia. Comunque, resta fino alla fine del podcast perché facciamo un po’ di gossip e ti parlo di 3 VIP internazionali che hanno la cittadinanza italiana. Ovviamente, per chi è ricco e famoso, ottenere la cittadinanza italiana non deve essere tanto difficile. Ma per te, comune mortale, potrebbe essere un processo molto lento e magari anche costoso.

    Infatti, se vuoi ottenere la cittadinanza italiana perché hai origini italiane, devi dimostrare che nella tua famiglia c’è stato almeno un antenato cittadino italiano e che la cittadinanza si è trasmessa senza interruzioni fino a te. Anche se può sembrare complicato, il procedimento segue una logica abbastanza chiara. Il primo passo è capire da quale antenato italiano discendi: può essere un genitore, un nonno, un bisnonno o qualcuno ancora più indietro. Non ci sono limiti di generazioni. Quello che conta è che quell’antenato fosse cittadino italiano e che non abbia perso o rinunciato alla cittadinanza prima di dare alla luce il figlio successivo nella linea genealogica. Questo perché la cittadinanza deve passare “di persona in persona” in modo continuo.

    A questo punto diventa fondamentale capire cosa significhi davvero “perdere la cittadinanza”, perché non è che basta emigrare per non essere più italiani. Però se un tuo antenato italiano è stato “naturalizzato” argentino o brasiliano o americano, quindi ha ottenuto volontariamente la cittadinanza di un altro Paese, diventandone ufficialmente cittadino, potrebbe aver perso la cittadinanza italiana. Per esempio, se tuo nonno emigrato in Argentina ha ottenuto la cittadinanza argentina dopo la nascita di tuo padre, la trasmissione della cittadinanza italiana è valida perché quando è nato tuo padre, tuo nonno era ancora italiano; se invece tuo nonno è stato naturalizzato argentino prima della nascita di tuo padre, la cittadinanza italiana si è interrotta e tu non puoi rivendicarla attraverso quella linea.

    All’epoca la naturalizzazione era un passaggio cruciale e ben pensato perché, fino al 15 agosto 1992, la legge italiana prevedeva che chi acquisiva volontariamente una cittadinanza straniera, perdeva automaticamente quella italiana. Non era possibile avere due cittadinanze allo stesso tempo, quindi una scelta del genere interrompeva la trasmissione della cittadinanza italiana ai figli non ancora nati. Oggi, invece, l’Italia permette la doppia e la multipla cittadinanza senza alcun problema, quindi chi diventa argentino, brasiliano o statunitense non perde più la cittadinanza italiana. Ma per gli antenati il tema resta delicato: bisogna sempre verificare se e quando si sono naturalizzati, perché quello determina la continuità della linea.

    Avrai notato che, fino ad ora, ho sempre solo menzionato antenati maschi: nonni, bisnonni, ecc. questo perché c’è una complicazione che riguarda la trasmissione materna: fino al 1948, le donne italiane non potevano trasmettere la cittadinanza ai figli. Questo perché, prima del 1948, l’Italia era un Regno e la cittadinanza seguiva una regola semplice e discriminatoria: solo gli uomini potevano trasmetterla. Le donne, invece, non solo non potevano passare la cittadinanza ai figli, ma la perdevano automaticamente se sposavano uno straniero, assumendo la cittadinanza del marito. Come il cognome.

    Ma con la Costituzione del 1948 arriva la svolta: il principio di uguaglianza tra uomo e donna riconosce finalmente anche alle madri il diritto di trasmettere la cittadinanza. Tuttavia, questa conquista non è retroattiva: perché tutti i figli nati da donne italiane prima del 1948 comunque rimangono fregati, non possono richiederla. Nel 1975, poi, la Corte Costituzionale cancella la norma che privava le donne italiane della loro cittadinanza in caso di matrimonio con stranieri, permettendo loro di mantenerla. Nel 1983 la stessa Corte elimina altre norme discriminatorie: da allora la cittadinanza può essere trasmessa ai figli anche dalle donne sposate con stranieri. Ma resta un nodo irrisolto: chi è nato prima del 1948 da madre italiana e padre straniero ancora non può ottenere la cittadinanza con tanta facilità. Allora, nel 2009, la Corte di Cassazione apre un nuovo spiraglio: una sentenza riconosce il diritto alla cittadinanza ai discendenti di donne italiane che l’avevano persa per matrimonio, affermando che quella discriminazione storica non può continuare a produrre effetti. Oggi, però, questa possibilità non è ancora prevista formalmente dalla legge, quindi, se nel tuo albero genealogico c’è una donna italiana che ha partorito, non so, tuo nonno o tuo padre prima del 1948, il riconoscimento non può avvenire tramite Comune o consolato: serve un ricorso giudiziario, cioè devi fare causa. Questo ricorso si chiama  Procedura 1948. Se ti interessa, puoi fare una ricerca più approfondita.

    Comunque, in generale, per dimostrare le tue origini italiane devi raccogliere gli atti di nascita, matrimonio e morte di ogni persona nella linea genealogica che collega te all’antenato italiano. Gli atti italiani vanno richiesti al Comune di origine, mentre quelli stranieri devono essere ottenuti nei Paesi dove i vari discendenti sono nati o vissuti. Devono essere documenti originali, tradotti in italiano da un traduttore giurato. Ogni documento deve essere coerente: nomi, date, luoghi, tutto deve combaciare. Quando, poi, sei in possesso di tutta la documentazione, devi capire a chi presentarla: se vivi all’estero, devi rivolgerti al consolato italiano competente; se vivi in Italia, puoi fare tutto direttamente presso il Comune di residenza. A prescindere da ciò , è importante ricordare che la procedura non è una “richiesta” di cittadinanza ma un “riconoscimento”. In altre parole, non stai chiedendo allo Stato di concederti qualcosa, di farti un favore, ma di prendere atto che, secondo la legge, sei cittadino italiano dalla nascita per discendenza.

    Quindi, questo è il diritto di sangue alla cittadinanza, lo ius sanguinis. Accanto a questo, troviamo anche lo ius soli. Ius soli significa “diritto del suolo”: in Paesi come gli Stati Uniti, in alcuni Stati, chi nasce sul territorio, cioè nel Paese, diventa automaticamente cittadino. In Italia non funziona così: nascere in Italia non ti rende automaticamente cittadino italiano, a meno che tu non venga da una famiglia italiana. Come abbiamo detto, infatti, se un bambino nasce in Italia da genitori stranieri, non è automaticamente italiano. Questo perché l’Italia non applica lo ius soli pieno, cioè non basta essere nati qui per essere italiani. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni: in casi più particolari, si può concedere la cittadinanza a soggetti più fragili, come i figli di genitori ignoti, cioè bambini trovati abbandonati senza che si sappia chi siano i genitori, oppure i figli di genitori apolidi, cioè genitori senza cittadinanza. In queste situazioni, lo Stato italiano interviene per garantire che il bambino non rimanga senza cittadinanza e riconosce automaticamente lo status di cittadino italiano.

    Poi, nel 2006, è stata introdotta una legge molto importante che ha aggiunto una nuova possibilità di acquisire la cittadinanza alla nascita anche per figli di stranieri. Questa legge dice: se un bambino nasce in Italia da genitori stranieri, può ottenere la cittadinanza italiana subito alla nascita, automaticamente, come fosse il figlio di italiani, ma solo se uno dei due genitori stranieri è residente legalmente in Italia da almeno cinque anni senza interruzioni. Quindi, tradotto in parole semplici: se un bambino nasce da due italiani, è italiano alla nascita. Se un bambino nasce da un italiano e uno straniero, è italiano alla nascita perché il genitore italiano gli trasmette il sangue italiano. Se un bambino nasce da due genitori stranieri in Italia, in teoria non è italiano alla nascita, a meno che uno dei due genitori viva legalmente e ininterrottamente in Italia da 5 o più anni, allora si può richiedere la cittadinanza del bambino subito, e il bambino può essere considerato italiano dalla nascita.

    Il concetto chiave è che la legge del 2006 vuole riconoscere la cittadinanza a quei bambini che nascono e crescono in Italia in famiglie integrate nella società italiana, cioè che hanno genitori che vivono stabilmente qui. Quindi non basta essere nati in Italia: serve un legame concreto con l’Italia, rappresentato dalla residenza legale e ininterrotta in Italia del genitore. Se i genitori stranieri sono appena arrivati in Italia e hanno avuto un bambino qui, il bambino non ottiene la cittadinanza italiana subito, automaticamente. Alla nascita, infatti, avrà la cittadinanza del Paese d’origine dei genitori e poi, forse, se vorrà, potrà richiedere la cittadinanza italiana più tardi, a 18 anni.

    Immagina che una bambina nasca in Italia da genitori stranieri, magari giapponesi, che si sono appena stabiliti a Roma. La bambina cresce, va in una scuola italiana con bambini italiani, vive come tutti gli altri, ma dal punto di vista legale rimane giapponese. La legge però permette a questa bambina, una volta compiuti i diciotto anni, di scegliere di diventare italiana. Quindi non sceglierebbero i genitori per lei, ma può scegliere lei stessa per sé. Questo diritto si basa sulla legge 91 del 1992. In pratica, se sei nato in Italia e hai vissuto qui in modo legale e continuativo dalla nascita fino al compimento dei diciotto anni, puoi acquisire la cittadinanza con una semplice dichiarazione. È un diritto vero e proprio, non una concessione dello Stato.

    La questione però ha una pecca, ha un difetto, diciamo: al compimento dei diciotto anni, hai solo un anno per fare la richiesta; entro i diciannove anni puoi andare al Comune di residenza e dichiarare ufficialmente la tua volontà di diventare cittadino italiano. Vai allo sportello, consegni i documenti richiesti e firmi una dichiarazione di volontà, che simboleggia che tu hai scelto da adulto di diventare italiano.

    Prima di arrivare allo sportello però serve prepararsi bene, perché il Comune non si basa solo su ciò che dici ma deve verificare tutti i requisiti, soprattutto quello più importante: la residenza legale e continuativa. Cioè tu per 18 anni devi aver vissuto solo in Italia. L’importante è dimostrare che non hai mai lasciato il Paese (ovviamente puoi viaggiare ma non vivere in altri Paesi) e che la tua vita si è svolta qui in modo continuativo. Questo serve perché l’idea della legge è che tu sia cresciuto realmente in Italia, non solo sulla carta.

    Il Comune ti chiederà diversi documenti. Di solito servono un documento d’identità valido, il permesso di soggiorno, l’atto di nascita completo, e soprattutto la documentazione relativa alla tua residenza (dove abiti e dove hai abitato nel corso degli anni). Poi, viene richiesto anche il pagamento di un contributo, di circa 250 euro.

    Se si rispettano questi passaggi, lo Stato non può rifiutare la cittadinanza, perché non si tratta di una richiesta discrezionale, ma dell’esercizio di un diritto acquisito con la nascita e con la vita trascorsa in Italia. L’unica vera causa di problemi è quasi sempre la residenza: se ci sono errori o lacune nei documenti, può essere necessario integrare con prove alternative.

    Diverso ancora è il caso della cittadinanza per naturalizzazione, secondo cui, un cittadino extracomunitario che vive in Italia ininterrottamente per 10 anni, può richiedere la cittadinanza italiana. È una procedura molto più lunga e complessa, perché si tratta di una concessione discrezionale dello Stato, non di un diritto come nei casi che abbiamo menzionato poco fa. La persona deve risiedere stabilmente in Italia, dimostrare redditi adeguati a vivere in Italia, avere una condotta impeccabile e superare una verifica di integrazione linguistica, cioè un esame di livello. Solo se tutti questi requisiti vengono soddisfatti e lo Stato valuta favorevolmente il caso, allora gli viene concessa la cittadinanza.

    Un altro modo per ottenere la cittadinanza italiana ovviamente è il matrimonio. Sempre la famosa legge 91 del 1992 prevede che lo straniero, se sposato, coniugato con un cittadino italiano, può acquisire la cittadinanza italiana dopo 2 anni se la coppia vive in Italia, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all’estero. Nel caso ci siano dei figli, nati o adottati dalla coppia, i termini vengono ridotti della metà.

    Quindi, per fare un recap, puoi ottenere la cittadinanza italiana se: hai origini italiane e puoi dimostrarlo con documenti legalmente riconosciuti; se sei nato e cresciuto in Italia, anche da genitori stranieri, e hai compiuto 18 anni o i tuoi genitori vivono in Italia stabilmente da più di 5 anni; se sei residente in Italia, cioè vivi ininterrottamente in Italia, da 10 anni; e, infine, se sei sposato o sposata con un’italiana o un italiano. Se rientri in uno di questi casi, sappi che potresti decidere di diventare cittadino italiano o cittadina italiana anche tu.

    Ma, allora, passiamo alla parte interessante: quanto costa e quanto ci vuole per ottenere la cittadinanza italiana? Beh, dipende molto dal caso, a quanto pare ogni scenario ha le sue sfide, i suoi costi e i suoi tempi. Poi, chiaramente, in questo episodio troverai delle linee guida, spiegate in modo un po’ più semplice e più umano rispetto a come vengono spiegate sul sito del governo italiano, ma poi magari il tuo caso può essere leggermente differente e può richiedere più tempo o anche più soldi.

    Negli ultimi anni, con le nuove norme e procedure online, ottenere la cittadinanza è diventato leggermente più semplice, ma non sempre facile. Prima di tutto, il costo: richiedere la cittadinanza costa fra i 250 e i 600€, in base ai casi, a quale diritto fai appello, a se vivi in Italia o all’estero ecc. Poi bisogna anche calcolare i costi aggiuntivi, come le traduzioni e le marche da bollo.

    I tempi di attesa sono un altro fattore fondamentale. Anche qui, in base al caso, l’attesa varia dai 6 mesi ai ¾ anni. Queste tempistiche includono la verifica dei documenti, della residenza e, nel caso della naturalizzazione, della conoscenza della lingua italiana almeno a livello B1. Magari questo è uno dei motivi per cui ascolti Podcast Italiano. Inoltre, la raccolta dei documenti storici può essere complicata e richiedere tempi aggiuntivi. Non deve essere facile trovare e raccogliere tutti i certificati di nascita, matrimonio e morte dei propri antenati.

    Quindi, ottenere la cittadinanza italiana oggi significa prepararsi a una spesa compresa tra 250 e 600€ più costi aggiuntivi e ad aspettare da 6 mesi a 3 anni, 3/4 anni, a seconda della procedura. Tuttavia, una volta acquisita, la cittadinanza italiana dà diritto a tutti i benefici di chi è nato nel Paese, inclusa la cittadinanza europea, il diritto di voto, l’accesso ai servizi pubblici e la possibilità di vivere e lavorare liberamente in tutta l’UE. Io direi che, sopratutto se non sei europeo o europea, ne vale la pena, se davvero la vuoi, no?

    Comunque, l’episodio di oggi finisce qui. Prima di fare un po’ di gossip e di condividere con te i nomi di tre artisti famosi che hanno la cittadinanza italiana, ti voglio fare un paio di domande. Infatti voglio sapere da te se puoi e vuoi richiedere la cittadinanza italiana e, se sì, perché. Vuoi sposare un italiano o un’italiana? Hai origini italiane? Da dove viene la tua famiglia? Ti piacerebbe vivere in Italia ed essere cittadino italiano o cittadina italiana? Se hai già richiesto la cittadinanza e magari l’hai anche già ottenuta, se ti va, raccontaci la tua esperienza in un commento. È facile ottenere la cittadinanza italiana? Se hai avuto problemi, sfogati apertamente. Non vedo l’ora di leggere i commenti.

    Prima di salutarti, condivido con te questi tre nomi di artisti internazionali che hanno la cittadinanza italiana: al primo posto troviamo Robert De Niro che ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2006, grazie alle sue origini italiane; al secondo posto l’attore britannico Colin Firth ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2017 dopo essersi sposato con un’italiana; infine, Jimmy Kimmel, celebre conduttore americano, ha rivelato di aver ottenuto la cittadinanza italiana grazie alle sue origini, spiegando di aver deciso di richiederla quest’anno, nel 2025, come possibile via di fuga in caso di una nuova presidenza Trump. Interessante, vero?

    Detto questo, io ti saluto e aspetto i tuoi commenti. Condividi questo episodio con i tuoi amici e parenti, di origine italiana e non, e noi ci sentiamo presto. Ciao!

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