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3 trucchi per parlare con un accento italiano!

July 6, 2025

Note e risorse

In questo video ti do tre consigli per migliorare immediatamente il tuo accento in italiano.

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Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club (livello di bronzo).

Transcription

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In questo video voglio parlarti di tre trucchi fondamentali che ti permetteranno di parlare con un accento più naturale e più italiano. Tre aspetti della fonetica dell’italiano che spesso gli studenti non conoscono ma che sono molto importanti e ti aiuteranno a rendere la tua pronuncia più simile a quella di un madrelingua.

Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club

Ah, io mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano, un canale per chi impara l’italiano. Attiva i sottotitoli se ne hai bisogno, e ricorda che la trascrizione integrale di questo video si trova sul mio sito. E ho anche preparato un PDF che riassume il contenuto di questa lezione. Puoi scaricarlo al link in descrizione, oppure scansionando questo codice QR. E se vuoi puoi stamparlo, come ho fatto io. Insieme al PDF ho anche preparato un file audio con tutti gli esempi tratti da questo episodio, in modo che tu possa esercitarti ascoltando la mia voce e ripetendo dopo di me, perché è importante fare pratica quando si cerca di lavorare alla pronuncia. Detto questo, incominciamo!

Le parole hanno un loro accento, come penso tu sappia, cioè una sillaba su cui cade la forza della parola. In cane l’accento cade sulla sillaba CA; in bene cade su BE; in anDIAmo, l’accento cade su DIA. Molto bene. In italiano l’accento si scrive graficamente solo se la sillaba accentata è l’ultima della parola e finisce per vocale, come sarò, caffè, andrà e, in alcuni casi, anche nei monosillabi, come è, dà, sì, e così via. Ma non in tutti.

Ora, senti come pronuncio casa, bene, andiamo.

Non dico casa ma [ˈka:za].

Non dico bene ma [ˈbɛ:ne].

Non dico andiamo ma [anˈdja:mo].

Questo simbolo fonetico [:], che sembra un due punti, indica che la vocale va pronunciata lunga. Ok. Ma vediamo direttamente delle frasi.

Domani torno a casa.

Ciascuna di queste parole, a parte la preposizione a, ha un accento: doMAni, TORno, CAsa. Ma c’è anche una parola che ha più forza delle altre parole nella frase. Ma quale? Dimmelo tu.

Domani torno a casa.Domani torno a casa.

Esatto, casa.

Ora, se ci fai caso, la A di CA si allunga in maniera evidente: [ˈka:za].

Domani torno a casa.Domani torno a casa.

Senti che è più lunga delle altre sillabe accentate nella frase? Perché? Perché su CASA cade il cosiddetto accento di frase. Devi sapere che, oltre all’accento che hanno le parole singole (doMANI, TORno, CAsa), in ogni frase c’è una parola che ha una forza maggiore delle altre, su cui cade, appunto, l’accento di frase. Questa parola “importante” della frase avrà un allungamento maggiore rispetto alle altre.

Facciamo altri esempi:

Ho mangiato un panino.

Dove cade l’accento di frase? Esatto, su panino. Quindi NI. Panino. E quindi la vocale I in paNIno si allunga in maniera prominente. Lo senti? Ho mangiato un panino. Ho mangiato un panino.

Oppure:

Dove sei andato?

Stessa cosa anche qui: la sillaba DA di andato si allunga. [anˈda:to].

Dove sei andato?

Forse hai notato una cosa, che in questi esempi l’accento di frase cade sull’ultima parola della frase. Nella maggior parte delle frasi dell’italiano è così: l’ultima parola della frase avrà una sillaba particolarmente forte e quindi anche con un allungamento marcato. È più lunga delle altre.

Domani torno a CAsa.Ho mangiato un paNIno.Dove sei anDAto?

Ora ho parlato di frasi normali dell’italiano, ma non sono pochi in casi in cui non è l’ultima parola della frase a portare l’accento di frase, ma una parola prima. Prendendo il primo esempio, potrei dire: “DOMANI torno a casa”: mettendo enfasi su “domani” esprimo un contrasto, forse per correggere quello che ha detto qualcuno prima di me. Come per dire “attento, non oggi, ma DOMANI torno a casa. Non ti confondere!”.

E quindi si allunga anche MA in domani. DoMANI. DoMANI.

Perché “anche”? Beh, facci caso, perché la parola finale, casa, si allunga comunque, anche se non si pronuncia con la stessa enfasi di domani.

DoMANI torno a CAsa.

CAsa. CAsa.

Ok? Quindi una regola può essere questa: l’ultima parola di una frase, tendenzialmente, ha l’accento di frase; ma comunque, in ogni caso, ha sempre questo allungamento. Se l’accento di frase cade su una parola all’interno della frase, l’allungamento si sposta su quella parola. Facendo un altro esempio, potrei mettere maggiore enfasi su torno.

Domani torno a casa.

È una sfumatura ancora diversa, tipo “TORNO, non parto da casa!”. Qui l’accento di frase cade su TORNO. Qui, però, la sillaba non finisce per vocale come in CAsa o FAcile, ma finisce per consonante, TOR. Cosa succede? Si allunga comunque? Gli specialisti non sembrano d’accordo su questo punto, ma io sono dell’idea che anche quella sillaba si allunghi un po’, proprio per via dell’accento di frase. E quindi allunghiamo leggermente la R: [torˑno]. Torno, torno. E poi, ricorda che si allunga sempre la A di CAsa perché è l’ultima parola della frase.

Domani TORNO a CAsa.

Domani TORNO a CAsa.

Senti la differenza di pronuncia di TORNO in “domani torno a casa” e “domani TORNO a casa”. Senti come è più lungo il secondo “torno”?

Cambiamo esempio.

Domani mi alzo presto.

Qui è la S di presto ad allungarsi leggermente, perché l’accento di frase cade sull’ultima parola, presto e la sillaba accentata è pres. Senti come, rispetto a domani, alzo e molto, “presto” è leggermente più lunga?

Domani mi alzo PRESto.

domani, alzo, PRESto.

Quindi si allunga leggermente la sillaba PRES, nello specifico la consonante /s/.

Ora, che succede se la parola con l’accento di frase è una come andrò, tornerà, caffè, quindi con l’ultima sillaba accentata che finisce per vocale, oppure anche, per esempio, so, o ho , che non hanno un accento scritto graficamente, ma sono monosillabi? Beh, senti.

Non lo so.

Vorrei un caffè.

Spero che tornerà.

Non ci sono allungamenti. Non dico “non lo sooo”, “vorrei un caffèèè”, “spero che tornerààà”. No, dico “non lo so”, “vorrei un caffè”, “tornerà”.

So, caffè, tornerà.

Se vuoi davvero migliorare la tua pronuncia e il tuo accento in italiano, è importante non solo guardare questi video, ma anche mettere tutto questo in pratica e parlare molto, anche con insegnanti di lingua. Il modo più semplice per farlo e che consiglio sempre è Italki, la migliore piattaforma dove trovare insegnanti di lingua online con cui fare lezioni individuali.

Parlare con un insegnante ti permette di farti correggere la pronuncia, anche nei dettagli più piccoli; e fare, poi, conversazione vera, con feedback reale, su misura per te. Parlare regolarmente con un insegnante è un ottimo modo di fare progressi in italiano, anche per migliorare, appunto, la pronuncia. Perché il feedback che ti dà un insegnante madrelingua (soprattutto uno che è specializzato nella pronuncia) è super utile, perché ti aiuta a capire quali sono i suoni che non riesci ancora a pronunciare in una maniera naturale. E su Italki è molto semplice farlo, perché puoi trovare il profilo perfetto di insegnante che fa al caso tuo. Puoi filtrare in base a una serie di parametri, ma anche per esempio a quello della lingua che parla l’insegnante, oltre, per esempio, al prezzo delle lezioni. E poi puoi leggere la sua biografia e farti un’idea sull’insegnante che stai per ingaggiare. Quindi… super utile!

Parlare con un essere umano è una tappa fondamentale nell’apprendimento di una lingua, e se non ti senti ancora sicuro o sicura delle tue abilità, e hai bisogno di un ambiente confortevole, dove nessuno ti giudica, dove puoi fare errori e imparare con calma, con l’aiuto di un insegnante che sa correggerti, che sa guidarti e motivarti, Italki è la soluzione giusta per te. Se usi il codice DAVIDE7, ottieni 5€ di sconto su lezioni superiori a 10€. Ti lascio il link in descrizione. Detto questo, proseguiamo con il secondo trucco!

Parliamo un po’ di intonazione e prendiamo di nuovo l’esempio di prima:

Dove sei andato?

Questa domanda può avere due intonazioni diverse.

Un’intonazione può essere più, per così dire, gentile: si tratta di un’intonazione come quella che ho fatto, che scende sulla sillaba su cui cade l’accento di frase e sale su quella successiva.

Dove sei andato? Che cosa hai fatto?

Che cosa hai fatto?

Senti come scende su fatto e poi risale: che cosa hai fatto?

Che cosa hai fatto?

Quando torni?

Cosa vorresti mangiare?

L’intonazione scende proprio sull’accento di frase.

Mangiare, torni, fatto.

Se invece dico le stesse frasi con un’intonazione che scende dove cade l’accento di frase, l’intenzione cambia.

Che cosa hai fatto?

Quando torni?

Cosa vorresti mangiare?

In questi casi la domanda è più diretta e può risultare un po’ più brusca o addirittura aggressiva, se esagero l’intonazione.

Dove sei andato?

Dove sei andato?

Sentiamo di nuovo la differenza.

Dove sei andato?

Dove sei andato?

Quando torni?

Quando torni?

Domande come queste, quelle che iniziano con dove, come, che cosa, quando, perché, sono quelle che i linguisti chiamano domande WH, prendendo in prestito la terminologia dall’inglese, dove le parole interrogative iniziano con WH (why, what, when, who ecc.). Sono domande che richiedono un’informazione: che cosa hai fatto? Quando sei uscito? Dove sei andato? Non mi puoi rispondere sì o no, ma mi devi dire quello che sto chiedendo.

E c’è poi almeno un terzo tipo di intonazione che usiamo nelle domande WH, come queste, che parte bassa e si alza molto. La usiamo quando non abbiamo capito e chiediamo di ripetere.

Se uno mi dice:

Sono andato… [incomprensibile].

Dove sei andato?

Dove sei andato?

Oppure:

Prima ho visto la mia amica…. [incomprensibile]

Chi hai visto?

Chi hai visto?

A volte si usa anche per manifestare sorpresa, tipo:

Ho comprato una Ferrari.

Cosa hai comprato?

O, addirittura, indignazione! Se mi dicono…:

Sei un idiota, ecco cosa sei.

Posso rispondere:

Come mi hai chiamato?

Come mi hai chiamato?

Parte bassa e sale molto.

Come mi hai chiamato?

Questo era un tipo di domande, le domande WH. Poi c’è un altro tipo, le domande sì/ no. Che, probabilmente, anche nella tua lingua hanno un’intonazione diversa. Domande come:

Hai dormito bene?

Ti è piaciuto il film?

Hai comprato il latte?

Domande a cui si risponde con un sì o con un no.

E l’intonazione in questo caso è diversa: parte già alta e sale un po’ in corrispondenza della parola su cui cade l’accento di frase.

Hai dormito bene?

Ti è piaciuto il film?

Hai comprato il latte?

Nota che in queste ultime due domande l’accento di frase, per motivi che ora è difficile spiegare, cade su “piaciuto” e “comprato”, mentre nella prima su “bene”.

Hai dormito bene?

Ti è piaciuto il film?

Hai comprato il latte?

Detto ciò, bisogna anche ricordare che l’intonazione, come anche la fonetica, in Italia varia moltissimo a seconda della regione. Questo schema che ti sto descrivendo (“ti è piaciuto?”) è più tipico dell’Italia centrale, ed è anche quello più usato nell’italiano neutro, per questo ti insegno questo. Ma in altre regioni può variare molto. Giusto per fare un esempio, a Milano le domande sì/ no avrebbero questa intonazione:

Hai dormito bene?

Hai comprato il latte?

Quindi sull’accento di frase il tono si abbassa invece di alzarsi.

Hai dormito bene?

al posto di

Hai dormito bene?

Senti la differenza?

Probabilmente, anche nella tua lingua, questi due tipi di domande, le domande WH e le domande sì/no, hanno intonazioni diverse: facci caso. In generale, fai caso all’intonazione. Io consiglio molto lo shadowing per lavorare sull’intonazione.

Passiamo ora al terzo trucco, che è davvero importante per “suonare naturale” in italiano. Non mi piace “suonare naturale” ma si dice così oggi. Ascoltiamo queste frasi.

Sono andato al mare.

Lo faccio entro domani.

Carlo andava e veniva.

In queste frasi ci sono delle sequenze di vocali consecutive: queste. Non ti fare ingannare dallo spazio che scriviamo tra le parole, perché nella lingua parlata non ci sono spazi, cioè si parla in maniera continua. Si possono fare delle pause, ma non- tra- ogni- parola- scritta. Ok?

Ecco, quello che succede è che la prima vocale delle due è molto breve, così breve che in realtà la sua sillaba si fonde con quella successiva, diventano una sola sillaba.

So-noan-da-toal-ma-re.

Lo-fac-cioen-tro-do-ma-ni.

Car-loan-da-vae-ve-ni-va.

Si riduce, quindi, il numero di sillabe.

Ma non finisce qui. Parlando rapidamente, potremmo addirittura rimuovere del tutto quella prima vocale, e quindi dire:

Son’ andat’ al mare;

Lo facci’ entro domani;

Carlo andav’ e veniva;

Facendo un’elisione, ma solo nella pronuncia.

Questa è una cosa che gli italiani fanno di continuo e non se ne accorgono. Perche è una di quelle cose di cui non ti accorgi. Quando lo senti, tu interpreti “Carlo andav’ e veniva” come “Carlo andava e veniva”.

Solo nella pronuncia, dicevo, perché l'elisione, in alcuni casi, si vede anche nella scrittura oltre che nella pronuncia, in casi che forse conosci, penso di sì. Per esempio con l’articolo LO seguito da parola che inizia per vocale: “l’eroe”.

Ecco, qui “lo eroe” sarebbe proprio impossibile.

Diciamo e scriviamo “l’eroe”.

Con l’articolo LA **l’elisione è molto comune ma non obbligatoria.

“L’unica volta” è molto comune, ma “la unica volta” rimane possibile.

Comunque, non ti parlo adesso di tutti i casi, ma ce ne sono altri.

Comunque, l’elisione fonetica di vocali come so-nan-dat-al-mare, non è obbligatoria, ma è molto comune, facci caso quando ascolti gli italiani. Ciò che, invece, è obbligatorio, è non pronunciare tutte le sillabe quando ci sono questi incontri di vocali. Cioè, NESSUN italiano, ti assicuro, pronuncerà questa frase con 8 sillabe, cioè so-no-andato-al-ma-re.

So-no-andato-al-ma-re.

È molto innaturale.

Quindi: so-noan-da-toal-mare.

Ricapitolando, abbiamo due opzioni:

o so-noan-da-toal-mare, fondendo le sillabe insieme, so-noan-da-toal-mare, ma comunque dicendo NOA, TOA, quindi tenendo quelle O, in questo esempio;

o direttamente so-nan-dat-al-ma-re, so-nan-dat-al-ma-re, so-nan-dat-al-ma-re facendo l’elisione della prima vocale.

L’elisione, però, è impossibile quando la prima delle due vocali consecutive è accentata, e quindi:

Andò immediatamente.

O… la città eterna.

Oppure… so andare in bici.

Non possiamo dire

La-citteterna

O

Sandare-in-bici.

No:

La città eterna.

So andare in bici.

Quello che comunque succede è che le due vocali consecutive si fondono in una sillaba: an-doim-me-diatamente.

Cit-tae-terna.

Soan-da-reinbici.

Non diciamo città- eterna; so- andare- in- bici.

Ma:

Soan-da-reinbici.

Cit-tae-terna.

C’è però un caso in cui nemmeno la fusione di sillabe può avvenire, ovvero se entrambe le vocali ravvicinate sono in sillabe accentate. In questo caso le sillabe rimangono separate. Per esempio:

sarò | alto;

verità |  intima

vedrò | Erika

sarà | ultimo.

Sarò | alto.

Sarò | alto.

Abbiamo due accenti di fila.

Verità |  intima.

Vedrò | Erika.

E quindi in questo caso non possiamo fondere sillabe o elidere vocali.

Bene, questi erano tre trucchi secondo me molto utili e molto importanti per far sì che la tua pronuncia si avvicini di più a quella di un madrelingua italiano. Per ripassarli scarica il PDF, se vuoi stampalo (ti lascio qui il codice QR per scaricarlo), e ricorda che ti manderò anche un audio per esercitarti a pronunciare tutti questi esempi, quindi fare davvero esercizio. Se invece ti interessa un corso completo sulla fonetica dell’italiano, devo spiego fenomeni come questi tre, e anche altri, in maniera molto più completa e dettagliata (ti parlo di tutto ciò che devi sapere per imparare la pronuncia dell’italiano) ho un corso che si chiama Fonetica Italiana Semplice: ti lascio il link sempre in descrizione. Ciao!

In questo video voglio parlarti di tre trucchi fondamentali che ti permetteranno di parlare con un accento più naturale e più italiano. Tre aspetti della fonetica dell’italiano che spesso gli studenti non conoscono ma che sono molto importanti e ti aiuteranno a rendere la tua pronuncia più simile a quella di un madrelingua.

Trascrizione e glossario sul Podcast Italiano Club

Ah, io mi chiamo Davide e questo è Podcast Italiano, un canale per chi impara l’italiano. Attiva i sottotitoli se ne hai bisogno, e ricorda che la trascrizione integrale di questo video si trova sul mio sito. E ho anche preparato un PDF che riassume il contenuto di questa lezione. Puoi scaricarlo al link in descrizione, oppure scansionando questo codice QR. E se vuoi puoi stamparlo, come ho fatto io. Insieme al PDF ho anche preparato un file audio con tutti gli esempi tratti da questo episodio, in modo che tu possa esercitarti ascoltando la mia voce e ripetendo dopo di me, perché è importante fare pratica quando si cerca di lavorare alla pronuncia. Detto questo, incominciamo!

Le parole hanno un loro accento, come penso tu sappia, cioè una sillaba su cui cade la forza della parola. In cane l’accento cade sulla sillaba CA; in bene cade su BE; in anDIAmo, l’accento cade su DIA. Molto bene. In italiano l’accento si scrive graficamente solo se la sillaba accentata è l’ultima della parola e finisce per vocale, come sarò, caffè, andrà e, in alcuni casi, anche nei monosillabi, come è, dà, sì, e così via. Ma non in tutti.

Ora, senti come pronuncio casa, bene, andiamo.

Non dico casa ma [ˈka:za].

Non dico bene ma [ˈbɛ:ne].

Non dico andiamo ma [anˈdja:mo].

Questo simbolo fonetico [:], che sembra un due punti, indica che la vocale va pronunciata lunga. Ok. Ma vediamo direttamente delle frasi.

Domani torno a casa.

Ciascuna di queste parole, a parte la preposizione a, ha un accento: doMAni, TORno, CAsa. Ma c’è anche una parola che ha più forza delle altre parole nella frase. Ma quale? Dimmelo tu.

Domani torno a casa.Domani torno a casa.

Esatto, casa.

Ora, se ci fai caso, la A di CA si allunga in maniera evidente: [ˈka:za].

Domani torno a casa.Domani torno a casa.

Senti che è più lunga delle altre sillabe accentate nella frase? Perché? Perché su CASA cade il cosiddetto accento di frase. Devi sapere che, oltre all’accento che hanno le parole singole (doMANI, TORno, CAsa), in ogni frase c’è una parola che ha una forza maggiore delle altre, su cui cade, appunto, l’accento di frase. Questa parola “importante” della frase avrà un allungamento maggiore rispetto alle altre.

Facciamo altri esempi:

Ho mangiato un panino.

Dove cade l’accento di frase? Esatto, su panino. Quindi NI. Panino. E quindi la vocale I in paNIno si allunga in maniera prominente. Lo senti? Ho mangiato un panino. Ho mangiato un panino.

Oppure:

Dove sei andato?

Stessa cosa anche qui: la sillaba DA di andato si allunga. [anˈda:to].

Dove sei andato?

Forse hai notato una cosa, che in questi esempi l’accento di frase cade sull’ultima parola della frase. Nella maggior parte delle frasi dell’italiano è così: l’ultima parola della frase avrà una sillaba particolarmente forte e quindi anche con un allungamento marcato. È più lunga delle altre.

Domani torno a CAsa.Ho mangiato un paNIno.Dove sei anDAto?

Ora ho parlato di frasi normali dell’italiano, ma non sono pochi in casi in cui non è l’ultima parola della frase a portare l’accento di frase, ma una parola prima. Prendendo il primo esempio, potrei dire: “DOMANI torno a casa”: mettendo enfasi su “domani” esprimo un contrasto, forse per correggere quello che ha detto qualcuno prima di me. Come per dire “attento, non oggi, ma DOMANI torno a casa. Non ti confondere!”.

E quindi si allunga anche MA in domani. DoMANI. DoMANI.

Perché “anche”? Beh, facci caso, perché la parola finale, casa, si allunga comunque, anche se non si pronuncia con la stessa enfasi di domani.

DoMANI torno a CAsa.

CAsa. CAsa.

Ok? Quindi una regola può essere questa: l’ultima parola di una frase, tendenzialmente, ha l’accento di frase; ma comunque, in ogni caso, ha sempre questo allungamento. Se l’accento di frase cade su una parola all’interno della frase, l’allungamento si sposta su quella parola. Facendo un altro esempio, potrei mettere maggiore enfasi su torno.

Domani torno a casa.

È una sfumatura ancora diversa, tipo “TORNO, non parto da casa!”. Qui l’accento di frase cade su TORNO. Qui, però, la sillaba non finisce per vocale come in CAsa o FAcile, ma finisce per consonante, TOR. Cosa succede? Si allunga comunque? Gli specialisti non sembrano d’accordo su questo punto, ma io sono dell’idea che anche quella sillaba si allunghi un po’, proprio per via dell’accento di frase. E quindi allunghiamo leggermente la R: [torˑno]. Torno, torno. E poi, ricorda che si allunga sempre la A di CAsa perché è l’ultima parola della frase.

Domani TORNO a CAsa.

Domani TORNO a CAsa.

Senti la differenza di pronuncia di TORNO in “domani torno a casa” e “domani TORNO a casa”. Senti come è più lungo il secondo “torno”?

Cambiamo esempio.

Domani mi alzo presto.

Qui è la S di presto ad allungarsi leggermente, perché l’accento di frase cade sull’ultima parola, presto e la sillaba accentata è pres. Senti come, rispetto a domani, alzo e molto, “presto” è leggermente più lunga?

Domani mi alzo PRESto.

domani, alzo, PRESto.

Quindi si allunga leggermente la sillaba PRES, nello specifico la consonante /s/.

Ora, che succede se la parola con l’accento di frase è una come andrò, tornerà, caffè, quindi con l’ultima sillaba accentata che finisce per vocale, oppure anche, per esempio, so, o ho , che non hanno un accento scritto graficamente, ma sono monosillabi? Beh, senti.

Non lo so.

Vorrei un caffè.

Spero che tornerà.

Non ci sono allungamenti. Non dico “non lo sooo”, “vorrei un caffèèè”, “spero che tornerààà”. No, dico “non lo so”, “vorrei un caffè”, “tornerà”.

So, caffè, tornerà.

Se vuoi davvero migliorare la tua pronuncia e il tuo accento in italiano, è importante non solo guardare questi video, ma anche mettere tutto questo in pratica e parlare molto, anche con insegnanti di lingua. Il modo più semplice per farlo e che consiglio sempre è Italki, la migliore piattaforma dove trovare insegnanti di lingua online con cui fare lezioni individuali.

Parlare con un insegnante ti permette di farti correggere la pronuncia, anche nei dettagli più piccoli; e fare, poi, conversazione vera, con feedback reale, su misura per te. Parlare regolarmente con un insegnante è un ottimo modo di fare progressi in italiano, anche per migliorare, appunto, la pronuncia. Perché il feedback che ti dà un insegnante madrelingua (soprattutto uno che è specializzato nella pronuncia) è super utile, perché ti aiuta a capire quali sono i suoni che non riesci ancora a pronunciare in una maniera naturale. E su Italki è molto semplice farlo, perché puoi trovare il profilo perfetto di insegnante che fa al caso tuo. Puoi filtrare in base a una serie di parametri, ma anche per esempio a quello della lingua che parla l’insegnante, oltre, per esempio, al prezzo delle lezioni. E poi puoi leggere la sua biografia e farti un’idea sull’insegnante che stai per ingaggiare. Quindi… super utile!

Parlare con un essere umano è una tappa fondamentale nell’apprendimento di una lingua, e se non ti senti ancora sicuro o sicura delle tue abilità, e hai bisogno di un ambiente confortevole, dove nessuno ti giudica, dove puoi fare errori e imparare con calma, con l’aiuto di un insegnante che sa correggerti, che sa guidarti e motivarti, Italki è la soluzione giusta per te. Se usi il codice DAVIDE7, ottieni 5€ di sconto su lezioni superiori a 10€. Ti lascio il link in descrizione. Detto questo, proseguiamo con il secondo trucco!

Parliamo un po’ di intonazione e prendiamo di nuovo l’esempio di prima:

Dove sei andato?

Questa domanda può avere due intonazioni diverse.

Un’intonazione può essere più, per così dire, gentile: si tratta di un’intonazione come quella che ho fatto, che scende sulla sillaba su cui cade l’accento di frase e sale su quella successiva.

Dove sei andato? Che cosa hai fatto?

Che cosa hai fatto?

Senti come scende su fatto e poi risale: che cosa hai fatto?

Che cosa hai fatto?

Quando torni?

Cosa vorresti mangiare?

L’intonazione scende proprio sull’accento di frase.

Mangiare, torni, fatto.

Se invece dico le stesse frasi con un’intonazione che scende dove cade l’accento di frase, l’intenzione cambia.

Che cosa hai fatto?

Quando torni?

Cosa vorresti mangiare?

In questi casi la domanda è più diretta e può risultare un po’ più brusca o addirittura aggressiva, se esagero l’intonazione.

Dove sei andato?

Dove sei andato?

Sentiamo di nuovo la differenza.

Dove sei andato?

Dove sei andato?

Quando torni?

Quando torni?

Domande come queste, quelle che iniziano con dove, come, che cosa, quando, perché, sono quelle che i linguisti chiamano domande WH, prendendo in prestito la terminologia dall’inglese, dove le parole interrogative iniziano con WH (why, what, when, who ecc.). Sono domande che richiedono un’informazione: che cosa hai fatto? Quando sei uscito? Dove sei andato? Non mi puoi rispondere sì o no, ma mi devi dire quello che sto chiedendo.

E c’è poi almeno un terzo tipo di intonazione che usiamo nelle domande WH, come queste, che parte bassa e si alza molto. La usiamo quando non abbiamo capito e chiediamo di ripetere.

Se uno mi dice:

Sono andato… [incomprensibile].

Dove sei andato?

Dove sei andato?

Oppure:

Prima ho visto la mia amica…. [incomprensibile]

Chi hai visto?

Chi hai visto?

A volte si usa anche per manifestare sorpresa, tipo:

Ho comprato una Ferrari.

Cosa hai comprato?

O, addirittura, indignazione! Se mi dicono…:

Sei un idiota, ecco cosa sei.

Posso rispondere:

Come mi hai chiamato?

Come mi hai chiamato?

Parte bassa e sale molto.

Come mi hai chiamato?

Questo era un tipo di domande, le domande WH. Poi c’è un altro tipo, le domande sì/ no. Che, probabilmente, anche nella tua lingua hanno un’intonazione diversa. Domande come:

Hai dormito bene?

Ti è piaciuto il film?

Hai comprato il latte?

Domande a cui si risponde con un sì o con un no.

E l’intonazione in questo caso è diversa: parte già alta e sale un po’ in corrispondenza della parola su cui cade l’accento di frase.

Hai dormito bene?

Ti è piaciuto il film?

Hai comprato il latte?

Nota che in queste ultime due domande l’accento di frase, per motivi che ora è difficile spiegare, cade su “piaciuto” e “comprato”, mentre nella prima su “bene”.

Hai dormito bene?

Ti è piaciuto il film?

Hai comprato il latte?

Detto ciò, bisogna anche ricordare che l’intonazione, come anche la fonetica, in Italia varia moltissimo a seconda della regione. Questo schema che ti sto descrivendo (“ti è piaciuto?”) è più tipico dell’Italia centrale, ed è anche quello più usato nell’italiano neutro, per questo ti insegno questo. Ma in altre regioni può variare molto. Giusto per fare un esempio, a Milano le domande sì/ no avrebbero questa intonazione:

Hai dormito bene?

Hai comprato il latte?

Quindi sull’accento di frase il tono si abbassa invece di alzarsi.

Hai dormito bene?

al posto di

Hai dormito bene?

Senti la differenza?

Probabilmente, anche nella tua lingua, questi due tipi di domande, le domande WH e le domande sì/no, hanno intonazioni diverse: facci caso. In generale, fai caso all’intonazione. Io consiglio molto lo shadowing per lavorare sull’intonazione.

Passiamo ora al terzo trucco, che è davvero importante per “suonare naturale” in italiano. Non mi piace “suonare naturale” ma si dice così oggi. Ascoltiamo queste frasi.

Sono andato al mare.

Lo faccio entro domani.

Carlo andava e veniva.

In queste frasi ci sono delle sequenze di vocali consecutive: queste. Non ti fare ingannare dallo spazio che scriviamo tra le parole, perché nella lingua parlata non ci sono spazi, cioè si parla in maniera continua. Si possono fare delle pause, ma non- tra- ogni- parola- scritta. Ok?

Ecco, quello che succede è che la prima vocale delle due è molto breve, così breve che in realtà la sua sillaba si fonde con quella successiva, diventano una sola sillaba.

So-noan-da-toal-ma-re.

Lo-fac-cioen-tro-do-ma-ni.

Car-loan-da-vae-ve-ni-va.

Si riduce, quindi, il numero di sillabe.

Ma non finisce qui. Parlando rapidamente, potremmo addirittura rimuovere del tutto quella prima vocale, e quindi dire:

Son’ andat’ al mare;

Lo facci’ entro domani;

Carlo andav’ e veniva;

Facendo un’elisione, ma solo nella pronuncia.

Questa è una cosa che gli italiani fanno di continuo e non se ne accorgono. Perche è una di quelle cose di cui non ti accorgi. Quando lo senti, tu interpreti “Carlo andav’ e veniva” come “Carlo andava e veniva”.

Solo nella pronuncia, dicevo, perché l'elisione, in alcuni casi, si vede anche nella scrittura oltre che nella pronuncia, in casi che forse conosci, penso di sì. Per esempio con l’articolo LO seguito da parola che inizia per vocale: “l’eroe”.

Ecco, qui “lo eroe” sarebbe proprio impossibile.

Diciamo e scriviamo “l’eroe”.

Con l’articolo LA **l’elisione è molto comune ma non obbligatoria.

“L’unica volta” è molto comune, ma “la unica volta” rimane possibile.

Comunque, non ti parlo adesso di tutti i casi, ma ce ne sono altri.

Comunque, l’elisione fonetica di vocali come so-nan-dat-al-mare, non è obbligatoria, ma è molto comune, facci caso quando ascolti gli italiani. Ciò che, invece, è obbligatorio, è non pronunciare tutte le sillabe quando ci sono questi incontri di vocali. Cioè, NESSUN italiano, ti assicuro, pronuncerà questa frase con 8 sillabe, cioè so-no-andato-al-ma-re.

So-no-andato-al-ma-re.

È molto innaturale.

Quindi: so-noan-da-toal-mare.

Ricapitolando, abbiamo due opzioni:

o so-noan-da-toal-mare, fondendo le sillabe insieme, so-noan-da-toal-mare, ma comunque dicendo NOA, TOA, quindi tenendo quelle O, in questo esempio;

o direttamente so-nan-dat-al-ma-re, so-nan-dat-al-ma-re, so-nan-dat-al-ma-re facendo l’elisione della prima vocale.

L’elisione, però, è impossibile quando la prima delle due vocali consecutive è accentata, e quindi:

Andò immediatamente.

O… la città eterna.

Oppure… so andare in bici.

Non possiamo dire

La-citteterna

O

Sandare-in-bici.

No:

La città eterna.

So andare in bici.

Quello che comunque succede è che le due vocali consecutive si fondono in una sillaba: an-doim-me-diatamente.

Cit-tae-terna.

Soan-da-reinbici.

Non diciamo città- eterna; so- andare- in- bici.

Ma:

Soan-da-reinbici.

Cit-tae-terna.

C’è però un caso in cui nemmeno la fusione di sillabe può avvenire, ovvero se entrambe le vocali ravvicinate sono in sillabe accentate. In questo caso le sillabe rimangono separate. Per esempio:

sarò | alto;

verità |  intima

vedrò | Erika

sarà | ultimo.

Sarò | alto.

Sarò | alto.

Abbiamo due accenti di fila.

Verità |  intima.

Vedrò | Erika.

E quindi in questo caso non possiamo fondere sillabe o elidere vocali.

Bene, questi erano tre trucchi secondo me molto utili e molto importanti per far sì che la tua pronuncia si avvicini di più a quella di un madrelingua italiano. Per ripassarli scarica il PDF, se vuoi stampalo (ti lascio qui il codice QR per scaricarlo), e ricorda che ti manderò anche un audio per esercitarti a pronunciare tutti questi esempi, quindi fare davvero esercizio. Se invece ti interessa un corso completo sulla fonetica dell’italiano, devo spiego fenomeni come questi tre, e anche altri, in maniera molto più completa e dettagliata (ti parlo di tutto ciò che devi sapere per imparare la pronuncia dell’italiano) ho un corso che si chiama Fonetica Italiana Semplice: ti lascio il link sempre in descrizione. Ciao!

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