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#22 - La mobilità del futuro: intervista a Marco (mio fratello)

Interviste

January 13, 2020

Trascrizione

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[Introduzione]:

Ciao a tutti e benvenuti su Podcast Italiano. È il 2020, quindi buon anno a tutti! Questo è il primo episodio del nuovo anno, e se è la prima volta che mi state ascoltando, piacere di conoscervi. Io mi chiamo Davide e questo è il mio podcast, un podcast che vi può aiutare ad imparare l’italiano perché vi permette di ascoltare un italiano che parla di vari argomenti in una maniera chiara. Ma soprattutto gli argomenti sono interessanti, almeno, lo sono per me e lo spero siano anche per voi. E ci sono tantissimi episodi, divisi per livello e per rubrica e ci sono anche le trascrizioni per molti episodi, quindi se andate su podcastitaliano.com troverete la trascrizione di tutti gli episodi con la trascrizione e anche di questo episodio specifico, quindi avete davvero tanto materiale con cui lavorare.
Se l’italiano è un proposito (proposito: obiettivo che ci si pone all’inizio di un anno -resolution) del vostro 2020 vi auguro buona fortuna con l’italiano. Cercate di divertirvi, non spingetevi, non sforzatevi facendo cose noiose, cose che non che vi piacciono perché questo finirà inevitabilmente per farvi smettere di imparare. Cercate di farlo tutti i giorni con costanza (costanza: regolarità - consistency), con regolarità e tra un anno, quando ci risentiremo tra un anno il vostro italiano sarà meglio di quello che è adesso. Quindi, buona fortuna, davvero, per questo nuovo anno.

Adesso ci sentiamo l’episodio di oggi, che ho registrato in realtà il 2 gennaio, però purtroppo sono stato un po’ male negli ultimi giorni, sono stato un po’ malato quindi esce solamente adesso. Ed è un’intervista a mio fratello, forse qualcuno di voi si ricorda mio fratello, perché ha fatto una comparsa, un’apparizione in un video. E il podcast di oggi in un certo senso è una continuazione di quel video, perché parliamo della micromobilità elettrica in Italia molto nello specifico. Vedrete che lui è molto appassionato e ci sono tante persone appassionate, anche io devo dire che grazie a lui ho iniziato a interessarmi, anch’io ho il mio monopattino elettrico, ve ne ho già parlato in passato. E penso che questa mobilità ha tanti tipi di vantaggi di cui vi parleremo, ma vi parleremo anche dei potenziali rischi.
Mio fratello ha un ottimo italiano e un ottimo e amplissimo vocabolario, quindi penso che questa intervista vi possa dare di modo di sentire tante parole e tante espressioni che non avete mai sentito prima. Quindi anche se ascoltate solamente questo episodio vi consiglio comunque di andare sul sito a rileggere la trascrizione – almeno a rivedere le parole difficili, perché sono tante, ve lo dico. Non sarà facilissima, questa intervista. Detto questo adesso ce la sentiamo. Buon ascolto!

Marco: Sì, insomma, la micromobilità elettrica è quella che io spero sinceramente si possa definire la rivoluzione nella mobilità di tutti i giorni della gente comune.

Davide : Ma in cosa consiste la micromobilità elettrica? Parliamo di mezzi di trasporto (mezzi di trasporto: means of transportation).

M: Consiste nell’utilizzo di mezzi e dispositivi elettrici quali il più comune ed il più diffuso al momento nel mondo – ed anche in Italia sicuramente -, il monopattino elettrico. In inglese mi sembra si dica “e-scooter”.

D: E-scooter, sì. Tra l’altro dato che questo è un podcast di lingua, in italiano ho sempre trovato un po’ che il termine scooter confonda perché in italiano noi con scooter noi ci riferiamo ai motorini (motorino: piccola motocicletta - moped, scooter).

M: Sì, esatto al classico “cinquantino”, lo chiamiamo.

D: Cioè, un motorino sarebbe una moto, ma meno potente possiamo dire, come la Vespa, la Vespa è un motorino ma anche scooter potremmo dire.

M: Sì, come tanti anni fa c’era il famoso Ciao, che fondamentalmente era poco più di una bicicletta a benzina (a benzina: che si muove grazie alla benzina - gasoline-powered) praticamente, nel senso che non era particolarmente corposo come struttura, particolarmente grosso ed ingombrante (ingombrante: che “ingombra”, occupa tanto spazio - bulky), era più appunto una bici con le gomme (gomma: pneumatico - tyres) un po’ più spesse ed il motore a miscela.

D: Quindi ok i monopattini, tra l’altro non è la prima volta che gli ascoltatori mi sentono parlare perché avevo già un po’ parlato di quando avevo comprato un monopattino, tra l’altro perché mi avevi obbligato praticamente a comprarlo, perché tu eri già dentro a questa… come possiamo dire….

M: Sì, mi ero già appassionato da qualche tempo. Diciamo che la mia passione è piuttosto recente per questo tipo di mobilità e per questo tipo di mezzi, è tutto nato la scorsa primavera, quando decisi (decisi: passato remoto di “decidere”) di acquistare un monopattino elettrico piuttosto (piuttosto: molto) economico per mia moglie Martina, dal momento che (dal momento che: dato che, poiché. siccome - qui non significa letteralmente “da quando ha iniziato a…”) lei lavora a due chilometri circa da casa e a me è sempre sembrato un po’ stupido che lei tutti i giorni per ben quattro volte al giorno, perché sia la mattina, la sera ma anche per la pausa pranzo per tornare a mangiare a casa, quindi per quattro volte al giorno prendesse l’automobile per fare due chilometri e per altro un’automobile che non è neanche particolarmente nuova e quindi inquina (inquinareto pollute) abbastanza secondo me. Due chilometri quasi in piano, con una leggera salita sono una distanza assolutamente percorribile con un mezzo di questo tipo. Chiaramente sono percorribili anche con una bicicletta, tant’è che (tant’è che: infatti, indica una diretta conseguenza - as a matter of fact) il primo tentativo da parte sua fu con una bicicletta qualche anno fa, però appunto nella parte in salita, che è una leggera salita ma piuttosto lunga per quasi tutta l’intera durata del tragitto (tragitto: percorso - journey, way), soprattutto in estate non era fattibile, perché arrivava poi già sudata (sudata: da “sudare” - sweaty), accaldata e comunque anche un po’ affaticata, perché dovendo portare uno zaino ecc. oltretutto si trattava di una bici mono-marcia (mono-marcia single gear) e quindi non particolarmente efficace

D: Parliamo di cos’è una marcia, una marcia, in inglese “gear” oppure un rapporto si dice anche, sarebbero quelle, come si possono spiegare… sulla macchina hai 1, 2, 3, 4, 5 a volte fino a 6 o 7 e la retro marcia chiamiamo in italiano. Era una bici mono marcia, quindi doveva fare molta fatica (fare fatica - faticare: fare molto sforzo - to struggle) come hai detto tu.

M: Sì esatto, era una bici pieghevole (pieghevole: che si può piegare -foldable) piccola il problema è che forse non avevamo speso abbastanza soldi e come bici non era tanto comoda da usare; quindi niente, per diversi anni ha rinunciato ad utilizzare dei mezzi alternativi all’automobile, fino a quest’anno quando decisi di comprarle questo monopattino elettrico. Unico problema dopo alcuni giorni di utilizzo in cui si stava trovando anche molto bene perché comunque in primavera c’è anche un bel clima per utilizzarlo all’aperto, fa anche piacere, si è accorta (si è accorta (accorgersi):rendersi conto - to realize) diciamo grazie ad un collega che le ha fatto notare che questo tipo di mezzi in Italia all’epoca non era legale, e ciò significa che era a forte rischio di multe (multa: sanzione monetaria - fine, ticket), multe che poi lei non ha preso perché ha smesso di utilizzarlo, però nei mesi successivi ci sono stati episodi di multe anche molto costose proprio qui a Torino.

D: Esatto e tra l’altro anche alcuni miei studenti mi hanno scritto perché hanno visto questo video e sapevano che io possedevo un monopattino elettrico, e mi hanno scritto: “ho visto che a Torino ci sono state delle multe, ma che cosa sta succedendo?” più persone, almeno tre persone mi hanno scritto, quindi questa notizia ha avuto una forte risonanza anche all’estero.

M: L’aspetto più comico se vogliamo della cosa, io direi anche proprio classico all’italiana, è che dei mezzi come i monopattini elettrici, sono stati multati con delle cifre che superavano di 3 o 4 volte il valore stesso del dispositivo. Ci sono state delle multe da più di 1000 euro fino ad una multa record di circa 6000 euro che poi fortunatamente è stata ridotta. Perché queste multe alte? Perché i monopattini elettrici, non essendo contemplati (non essere contemplato: considerato, coperto - not considered, not an option) dal codice della strada, quindi dalla legge italiana che regola il comportamento nelle strade, non essendo contemplati di fatto venivano si dice assimilati al mezzo di trasporto più simile appunto ovvero un ciclomotore, che sarebbe una moto e quindi andare con un monopattino per strada ed essere fermati da un vigile diciamo piuttosto severo, poteva comportare una multa molto elevata, perché era come se tu andassi con una moto ma senza nessuna assicurazione, senza nessuna targa (targa: license plate) sul veicolo.

D: Cioè la targa sarebbe il numero identificativo che c’è dietro le auto e le moto, ma che in alcuni paesi come la Germania c’è anche dietro questi nuovi mezzi e quindi si può identificare il monopattino nel caso di incidenti, però non andiamo troppo avanti perché eravamo rimasti al punto.


Un monopattino con targa in Germania

M: Alla lista dei mezzi di micromobilità.

D: Quindi tu avevi regalato a tua moglie prima una bici e poi un monopattino.

M: Sì, prima una bici classica, non elettrica, poi un monopattino che lei ha usato appunto poco, perché dopo pochi giorni abbiamo scoperto che era illegale e l’abbiamo in realtà poi usato in alcune occasioni in un parco, quindi in un zona un po’ meno a rischio multe (a rischio multe: rischiosa perché ci si può prendere una multa), peccato che questo monopattino fosse un modello molto economico, direi quasi da bambini, era molto leggero rispetto ad altri modelli e quindi dopo pochi utilizzi si è danneggiato (si è danneggiato: ha subito un danno - it got damaged) il freno, e ne abbiamo però poi comprati altri, dei modelli un po’ più costosi che abbiamo in realtà utilizzato anche lì solamente nel weekend, magari in piste ciclabili un po’ “nascoste”, tra virgolette.

D: In zone come quella che avete visto nel video se avete visto, dove andavamo.

M: Esatto, una di quelle, e quindi non abbiamo però rinunciato del tutto all’idea (rinunciare all’idea: abbandonare l’ideato - give up on the idea) che appunto mia moglie potesse andare a lavorare senza dover usare l’automobile, e quindi sono riuscito a comprare una bicicletta elettrica, o meglio in italiano si definisce una bicicletta a pedalata assistita (bicicletta a pedalata assistita: Bike with pedal assist).

D: Ecco, spieghiamo cosa significa questa cosa. I pedali sono ciò che manda avanti la bicicletta pedalando appunto. Una pedalata è il singolo movimento che si fa, pedalando. Quindi pedalata assistita, sono bici che ti aiutano se tu pedali, alla condizione che tu pedali e quindi fai un minimo di movimento, però ti danno una spinta (Spinta: da spingere - Push) elettrica.

M: Esatto, ed è la spinta elettrica che possono dare queste bici elettriche è anche piuttosto potente.  

D: Ma questo mezzo rientra nella micro-mobilità elettrica o è una cosa a parte? Perché le bici sono mezzi che ci sono da 120 anni, non so quanto tempo.

M: Esatto secondo me questo mezzo non rientra nella categoria dei dispositivi della micro-mobilità elettrica, o meglio, non solo secondo me, ma anche secondo un decreto (decreto: un tipo di legge - decree) che è uscito a luglio, tra giugno e luglio, si definivano i monopattini elettrici ed altri mezzi, a cui appunto stavo per arrivare, come dispositivi per la micromobilità elettrica  (gli altri mezzi che elenco in breve sono i Segway che molti di voi penso conosceranno, quelli che vengono utilizzati molto nell’ambito del turismo nelle grandi città). Li definiva con appunto diversi limiti o requisiti (requisito: elemento necessario - requirement) tecnici e definiva anche le strade che si potevano percorrere (percorrere - una strada, un tragitto: andare - su una strada, su un tragitto). Si percorre sempre qualcosacon questi mezzi. C’erano però dei problemi grossi su questo decreto, che appunto questa legge definiva tutte queste informazioni per poter dare vita ad una sperimentazione su questo nuovo tipo di mobilità. I problemi principali sono che, a prescindere dal (A prescindere dal: indipendentemente dal - regardless of) tipo di dispositivo elettrico, non si poteva andare nelle strade più comuni delle città ovvero quelle che hanno il limite di velocità a 50 Km/h.

D: Cioè lo standard?

M: Direi quasi l’80% delle strade suppongo, detto così a stima (a stima: facendo una stima).

D: Che poi se in una strada non c’è un limite scritto, lo standard di default è di 50 Km/h.

M: E quindi già questo toglieva gran parte dell’utilità a questo tipo di mezzi, perché le aree in cui era lecito (lecito: legale, ammesso - legal) utilizzarli, erano esclusivamente le piste ciclabili e le zone 30, ovvero delle zone delle città definite dalle singole città, come zone con il limite fissato a 30 Km/h nonché (nonché: anche, ma più elegante - as well as) le strade con lo stesso limite di velocità.

D: Anche perché in Italia non abbiamo di certo le infrastrutture che hanno nei Paesi Bassi, soprattutto nei Paesi Bassi, forse nei paesi scandinavi in Danimarca dove le piste ciclabili sono molto diffuse.

M: Il secondo grosso difetto secondo me, è che trattandosi di una sperimentazione, ogni singolo Comune, doveva interessarsi attivamente a rispondere, diciamo, al governo italiano e dirsi interessati ed attivare questa sperimentazione, non solo rispondendo con un documento ufficiale ma soprattutto installando una miriade di cartelli stradali (cartello stradale: segnale stradale - road sign), cartelli stradali appositi con il simbolo del monopattino del segway, e questi cartelli andavano disseminati (disseminati: sparsi ovunque - scattered around) in tutta la città. Io non so come sia la situazione delle città all’estero, ma in Italia i comuni hanno sempre molti problemi di soldi e magari una grande città come Milano o Torino, che di fatto hanno poi attivato questa sperimentazione, poteva permettersi di montare (montare: installare - to set up, to place) tutti questi nuovi cartelli, anche in virtù del fatto che le grandi aziende di sharing dei monopattini hanno comunque partecipato a delle gare per accaparrarsi (accaparrarsi: ottenere qualcosa di buono prima degli altri - to get/grab before anyone else), diciamo, il servizio di monopattini cittadino e quindi di fatto dando dei soldi alle città.

D: E’ tra l’altro quello che era successo a Milano che ad aprile scorso o a marzo erano arrivate varie aziende di monopattini in sharing in condivisione, poi però il Comune ha vietato ed abolito l’uso perché non era regolamentato (regolamentato :regulated).

M: Sì esatto, a Milano la situazione era surreale, perché per alcuni mesi le aziende di monopattini in sharing come diciamo noi, hanno invaso la città con i loro monopattini a noleggio (a noleggio: che si possono noleggiare - rental), a pagamento, quando in realtà ancora questi mezzi non erano assolutamente legali per la legge italiana, e la città di Milano li ha comunque lasciati utilizzare, dal mio punto di vista anche perché ci guadagnava dei soldi probabilmente. Fino a che se non sbaglio è capitato un incidente e come al solito quando capita qualcosa di grave poi interviene lo stato ed ha stoppato tutto ed il Comune di Milano ha ritirato (ritirare: togliere, portare via - withdraw) nell’arco di un weekend tutti i monopattini, li ha fatti ritirare e da lì il servizio si è fermato per alcuni mesi. E quindi dicevo che i Comuni italiani soprattutto le piccole città le piccole cittadine, non hanno quasi mai i soldi da spendere in più, un piccolo comune non aveva nessun interesse a spendere tanti soldi per installare tanti cartelli aggiuntivi (aggiuntivo: extra, in più - additional), che per quanto sembri una stupidaggine, costano comunque molti soldi per l’installazione e un minimo di manutenzione (manutenzione: mantenimento, cura - maintenance).

D: Quindi ha aderito Torino recentemente alla fine perché un mese fa, o meglio ha aderito…

M: …inizio o metà novembre forse, questa sperimentazione che avrebbe dovuto essere rivoluzionaria, dopo sei mesi in Italia era stata attivata davvero in meno di venti città. Alcune erano delle grandi città, ma già ad esempio non è mai stata attivata a Roma, non è mai stata attivata a Napoli, non è mai stata attivata a Firenze se non sbaglio; è stata attivata a Torino, Milano, alcune cittadine più piccole in Lombardia, mi sembra, e poi alcune cittadine della riviera romagnola che è una zona molto turistica dove effettivamente sono dotati di piste ciclabili sul lungo mare che penso siano anche belle e piacevoli da percorrere, ma soprattutto essendo zone turistiche, avevano già la coda (la coda: la fila - di solito di persone, qui, metaforicamente, di aziende - line, queue) di aziende di monopattini pronta a pagare dei soldi per mettere il loro servizio in queste cittadine. In tutto il resto d’Italia, diciamo nel 99% della nostra nazione non era stata attivata, rendendo quindi l’utilità di un monopattino, soprattutto quelli comprati, praticamente nulla (rendere nullo: vanificare, rimuovendo del tutto). In questi mesi, l’ho utilizzato, in alcune occasioni pur facendo molta attenzione.

D: Con buon senso (buon senso: raziocinio, ragione nel prendere decisione - common sense), anche perché comunque non eri il solo, per mesi questi mezzi circolavano, li ho visti io più volte a Torino. Quindi a dicembre finalmente a Torino è iniziata la sperimentazione, tra l’altro poco dopo queste multe pazzesche di cui abbiamo parlato, quindi come se fosse una presa in giro: pochi giorni prima della sperimentazione che legalizzava a Torino questi mezzi, hanno dato queste multe di 1000 euro a tre persone.

M: Diciamo che le tempistiche (tempistica: sequenza temporale in cui avvengono alcuni eventi - time-frame) sono state davvero troppo sospette (sospetto:suspicious) per non pensare che fossero fatte apposta, nel senso, per mesi e mesi nessuna persona è mai stata multata quanto meno a Torino e davvero a letteralmente due o tre giorni dall’inizio ufficiale di questa sperimentazione, sono state posizionate delle pattuglie dei vigili urbani (pattuglia dei vigili urbani: patrol car of the road police) e nell’arco di un paio di giorni, sono stati multati appunto 4 o 5 ragazzi di cui anche un ragazzo straniero che aveva anche l’aggravante di non avere la patente, e lui utilizzava il monopattino proprio perché non aveva la patente quindi non poteva utilizzare un’automobile. Tornando dal lavoro una sera è stato fermato ed è stato multato per circa 6000 euro.

D: Ah, lui 6000 euro.

M: Esatto, poi fortunatamente è stata ridotta. Sì, tra l’altro dopo questi due giorni di multe pazze, come le hanno definite i giornali, il commissario della Polizia Municipale, quindi il capo della Polizia Municipale di Torino, si è dimesso (si è dimesso: legale, ammesso - legal), ha rassegnato le dimissioni perché gli erano piovute addosso tantissime critiche anche da parte del Sindaco. Quindi c’era anche una situazione di disaccordo tra l’Amministrazione Comunale quindi il Sindaco e i suoi assessori.

D: Sì, una commedia all’italiana, diciamo una cosa un po’ ridicola.

M: Esatto, è stato il così detto teatrino all’italiana (teatrino all’italiana: uno spettacolo ridicolo e imbarazzante“italian puppet show” - something like a “s***show), dove ai vertici (ai vertici: al capo / si intende, nelle posizioni di comando - politicians and authorities) di una grande città, una delle più importanti città d’Italia non erano d’accordo sullo stesso argomento.

D: Sì e non c’era comunicazione, tra l’altro poi il commissario della polizia municipale (o anche i vigili urbani abbiamo detto) prima, è la stessa cosa, poi è tornato, ha ritirato le dimissioni, una cosa ridicola. Ma ciò che ha cambiato completamente il panorama di questi mezzi è stato a inizio dicembre quando hanno iniziato finalmente ad operare tutte queste aziende di monopattini condivisi.

M: Dalla sera alla mattina sono comparsi come per magia, centinaia e centinaia di monopattini, se non sbaglio inizialmente di ben cinque aziende diverse che poi nelle successive settimane sono diventate otto aziende.

D: Sì quindi mi sembra adesso 4000 monopattini in totale, questi mezzi sono diventati legali, solo i monopattini tra l’altro, cioè, nel senso, anche i segway e quindi si è parlato anche, tra l’altro, di “invasione” di monopattini, con tutto ciò che ne consegue, cioè che è causato, che deriva da questo. Viene da dire in Italia, ma non è solo in Italia, diciamo che noi italiani siamo sempre un po’… facciamo sempre molta critica di noi stessi, a volte perché effettivamente siamo incivili, ma secondo me a volte perché facciamo anche un po’ di vittimismo (vittimismo: quando ci si sente sempre la “vittima”victim complex) sinceramente. Perché i problemi che sono successi, ovvero di monopattini messi in zone don non potevano essere messi oppure cose di questo tipo, non sono successe solo in Italia, è un problema che è successo a Londra, che è successo a Parigi, magari in Germania no, perché in Germania sono alieni.

M: Sicuramente in città americane.

D: A San Francisco sapevo che c’era un problema o a Los Angeles, forse entrambe. Li hanno addirittura aboliti, mi sembra, perché c’era un problema che venivano lasciati ovunque, quindi non è solo in Italia questa cosa. E a Torino anni fa, sono arrivate le bici in sharing, cioè le normali bici, c’erano all’inizio tre servizi e poi due dei tre servizi se ne sono andati perché c’erano i cosiddetti vandali (vandali: persone che amano distruggere proprietà pubblica e privata), cioè persone che vandalizzavano, che distruggevano le bici per divertimento. Evidentemente c’è qualcuno che si diverte facendo queste cose, quindi due se ne sono andate ed è rimasto un servizio.

M: Sì, anche arrivando addirittura al punto di gettare (gettare: lanciare, buttare - throw) delle intere bici nel fiume, nel Po.

D: Sì, le buttavano nel fiume, non so per quale strano perverso divertimento.

M: Io credo che quando arrivano degli oggetti, magari un po’ particolari, all’interno di un contesto cittadino, è chiaro che magari gli anziani li guardano con sospetto e i giovani, alcuni di essi senza voler per forza fare di tutta l’erba un fascio (fare di tutta l’erba un fascio: generalizzare eccessivamente - throw the baby out with the bath water), possono mostrare questo tipo di comportamenti vandalici, perché di vandalismo si tratta.

La sindaca Appendino e i monopattini in sharing a Torino
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D: Adesso a Torino è pieno di monopattini, a quanto pare anche a Milano perché anche a Milano è ricominciata la sperimentazione, cioè sono ritornati i monopattini adesso che c’è la sperimentazione sono finalmente legali. Sono divertenti, sono mezzi divertenti e alla fine secondo me una delle cose uno degli elementi che li rende più belli e più interessanti è che sono proprio divertenti, sono più divertenti di andare in un auto chiusa, sono più divertenti di andare a piedi alla fine, certo andare a piedi è meglio per la salute, però comunque è bello andare ad una certa velocità, soprattutto, secondo me, d’estate, quando ci sarà il bel tempo, andare d’estate con questi mezzi e sentire il vento che ti soffia addosso. Torino è anche una città molto inquinata, come vi ho fatto vedere in uno dei video, l’ultimo video probabilmente, non so quando uscirà questo episodio, comunque una città che ha un problema ecologico enorme, quindi probabilmente avere meno auto, perché magari qualcuno che ha un’auto decide che non ha senso usare l’auto per un tragitto, come quello di tua moglie di 2Km o 1Km quindi magari può usare un monopattino di questo tipo.

M: Esatto, perché secondo me, chiaro che se devi fare magari un chilometro è una distanza che si percorre facilmente anche a piedi, non sarebbe un problema, quando si superano i due chilometri secondo me, per andare in ufficio ad esempio a molte persone gli passa la voglia (gli passa la voglia: letteralmente, “la voglia se ne va via”, ovvero non hanno più voglia), quindi per fare quei 2, 3, 5 chilometri, se non ci sono i sufficienti mezzi di trasporto, come capita nel caso di mia moglie… noi non abitiamo proprio a Torino, ma in una cittadina quasi limitrofa (limitrofa: quasi al confine - bordering). L’unica alternativa è l’automobile o la bicicletta se uno ha voglia di pedalare, però appunto dipende molto dalla singola persona. Le prime volte che ho utilizzato il monopattino elettrico ho proprio riscoperto un senso di libertà, ti fa ritornare un po’ bambino se vogliamo, perché ti rendi conto di poter percorrere delle distanze anche abbastanza importanti nell’ordine anche di una decina di chilometri, anche di più se uno ha voglia, e davvero con pochi limiti se non quelli della legge, fino a poco tempo fa. Lo trovo un mezzo molto divertente, molto maneggevole (maneggevole/manovrabile: che si manovra o si usa con facilità - maneuvrable, manageable) anche rispetto ad una bici che volente o nolente (volente o nolente: che piaccia o non piaccia - like it or not) con una bicicletta nel traffico cittadino, qualche fastidio c’è perché comunque la manovrabilità di una bicicletta, rispetto ad un monopattino è peggiore secondo me, dovuta alle dimensioni e al tipo di utilizzo.

D: Quindi secondo te un monopattino è più manovrabile di una bici?

M: Sì, manovrabile, maneggevole, sì assolutamente, in generale più comodo soprattutto all’interno delle città e del traffico. In modo inaspettato secondo me, circa a metà dicembre, quindi davvero due settimane fa o poco più, all’interno di quella che in Italia si chiama “legge di bilancio,” ovvero una gigantesca legge composta da tantissimi articoli ed emendamenti che viene stilata dal parlamento tutti gli anni verso fine anno per. diciamo affrontare. il tema del bilancio, ovvero del budget, delle finanze dello stato per l’anno successivo, gli anni successivi, in modo come dicevo inaspettato, è stato tra virgolette infilato (infilare: letteralmente “put through”, qui mettere in una maniera un po’ nascosta - to sneak sth in) un emendamento, ovvero una modifica a una regola con cui i monopattini elettrici e solamente i monopattini elettrici, quindi nessun altro tipo di mezzo, vengono equiparati ovvero trattati come se fossero delle semplici biciclette. In questo momento, dal 1 gennaio 2020 tutti i monopattini elettrici, possono andare esattamente dove andrebbe una bicicletta, quindi di fatto dando un’immensa libertà di utilizzo per questo tipo di dispositivi che fino a letteralmente due giorni fa non esisteva e questo secondo me è davvero, forse, speriamo l’inizio della rivoluzione della mobilità in Italia.

D: Ok, tu chiaramente sei un adepto (adepto: proselito, membro di una setta (scherzavo) - initiate, convert), sei una persona che vede questo fenomeno in maniera positiva, ci sono tante persone che sono critiche e persone che pensano che i monopattini causino molti problemi, sia per quello che abbiamo detto prima, che non sempre vengono utilizzati bene – soprattutto se parliamo di mezzi in condivisione quindi vengono lasciati in mezzo al marciapiede, vengono lasciati parcheggiati male – ma anche perché alcune persone li guidano in maniera non molto sicura, in maniera spericolata (spericolato: sconsiderato, con poco buon senso - reckless) nel traffico. Volevo chiederti cosa, pensi che ci siano anche dei rischi dovuti a questo? Che le persone li guidino male, che li lascino…

M: Ma allora le lamentele (lamentela: quando ci si lamenta - complaint) più comuni che si leggono online da parte dei detrattori (detrattori: critici - opponent, detractors) di questo tipo di mezzi, sono alcune relative esclusivamente ai monopattini in sharing ovvero ad esempio il fatto che vengono parcheggiati o lasciati in delle posizioni non corrette, irrispettose, ad esempio, per i pedoni, (pedone: chi va a piedi - pedestrian) ovvero quando un monopattino viene lasciato in mezzo ad un marciapiede (marciapiede: parte della strada per i pedoni - sidewalk), questo è gravissimo ed andrebbe sempre evitato e su queste lamentele assolutamente niente da dire, c’è poco da fare se non nel proprio piccolo (nel proprio piccolo: dando il proprio piccolo contributo - in your own small way) assolutamente di evitare questi comportamenti e cercare di sensibilizzare le altre persone a non farlo a comportarsi bene. Un’altra lamentela è: “eh ma questi monopattini sono pericolosi perché sfrecciano nel traffico…”, soprattutto adesso che diciamo potrebbero andare nelle strade con le automobili, o sfrecciano (sfrecciare: andare molto veloce - to speed, to hurtle, to dart) sui marciapiedi. Sì, purtroppo è vero, ci sono dei comportamenti che andrebbero evitati anche nella circolazione nelle strade e ovviamente quello che sono solito dire è che indipendentemente dal mezzo che si guida, si può guidare bene come si può guidare male, non rispettando gli altri utenti della strada. Dal mio punto di vista oltretutto, se io guido un monopattino – ma così come una bicicletta – io sono un cosiddetto “utente debole” della strada, perché è vero posso fare delle cavolate (cavolata: stupidaggine) commettere degli errori, se mi scontro con un suv, è facile immaginare chi dei due guidatori si farà più male. Un altro aspetto controverso è che in questo momento, secondo la legge italiana non c’è ne obbligo di targa, come dicevamo prima e nemmeno obbligo di assicurazione, quindi effettivamente se io commetto qualche, sinistro, ovvero qualche incidente con il monopattino, ad esempio colpisco un pedone o danneggio un’automobile, non c’è di fatto modo se io decido di fuggire (fuggire: scappare - to flee), se sono in grado di farlo e lo faccio, non c’è modo per rintracciarmi (rintracciare: trovare seguendo una traccia - track down), chiaramente questo è un altro comportamento da condannare. Diciamo, quando viene mossa questa critica, io tendo a rispondere, chiaro io sarei anche d’accordo dal mio punto di vista a mettere targhe ed assicurazioni ai monopattini, però a questo punto perché siamo andati avanti per più di un secolo con le biciclette che non avevano targa nè assicurazione? E quindi di solito poi la persona con cui discuto non sa cosa rispondere oppure dice sì, ed infatti metterei le targhe pure alle bici, che ripeto, io personalmente non ci vedo nulla di così scandaloso, però sarebbe una rivoluzione davvero pazzesca nella storia della mobilità italiana penso, obbligare un ciclista ad avere una targa non si è credo mai vista una cosa simile.

D: Probabilmente causerebbe molte polemiche una cosa del genere, no so, vediamo come si evolverà, in ogni caso in Germania hanno le targhe, in Germania sono già molto usati a quanto pare… adesso quindi abbiamo visto, da ieri di fatto perché registriamo il 2 gennaio, sono completamente e totalmente legali anche nelle strade italiane, vedremo se qualche comune qualche città farà qualcosa per limitare l’uso, perché possono sempre farlo le singole città.
Tu pensi quindi che questi mezzi siano il futuro? Riprendendo il titolo del video che avevo fatto, ti faccio questa domanda.

M: Ma, questa è una domanda complicata, nel senso io personalmente spero di sì, e realisticamente con un minimo di ottimismo, penso che possano essere l’inizio di un grande cambiamento nella mobilità cittadina e non, ma soprattutto quella cittadina. Siamo in un momento in cui forse posso dire finalmente, la sensibilizzazione (sensibilizzazione: informazione al pubblico su un determinato argomento - information-raising) sui temi dell’ecologia, dell’ambiente si sta facendo davvero forte nell’opinione pubblica e secondo me nelle città italiane e non io posso parlare in particolare di Torino e Milano serve fare qualcosa almeno per fare il possibile per ridurre l’inquinamento quanto meno l’inquinamento locale nei centri città. Io penso che sarebbe stupendo poter uscire di casa a Torino e anche solo passeggiare e fare attenzione solamente a biciclette e monopattini sperando che insomma guidino come si deve ma soprattutto poter respirare in città dell’aria pulita, quasi pulita. Chiaramente è vero non sono le uniche fonti di inquinamento perché ci sono tutte le emissioni da parte dei condomini, delle fabbriche, però quanto meno le fabbriche nel centro delle metropoli non ci sono più fortunatamente.

D: Oggi stesso ero a Torino, mi trovavo a Torino e di nuovo ho pensato, che schifo quest’aria, proprio senti quest’aria sporca, senti l’aria inquinata, il che non è neanche bello con i monopattini perché comunque con i monopattini respiri l’aria inquinata.

M: Sì, io ogni volta penso all’esempio virtuoso della città di Oslo, la capitale della Norvegia dove se non erro (se non erro: se non mi sbaglio - if I’m not mistaken) proprio nel 2019 è stato chiuso il traffico a tutta un’area piuttosto vasta del centro città, all’area più centrale della città. A Torino abbiamo una cosiddetta zona a traffico limitato ZTL dove appunto con l’avvento della sperimentazione dei monopattini, il limite di velocità è stato volutamente abbassato ai 30 Km/h ma questo secondo me in ottica futura non è sufficiente. Io sinceramente spero che, tra non troppo tempo, in questa zona centralissima di Torino, vengano totalmente vietate le automobili, ovviamente con le dovute eccezioni delle ambulanze e tutti i mezzi di soccorso, ovviamente mantenendo i mezzi pubblici come i pullman i tram ma facendo anche in modo che diventino tutti mezzi elettrici, perché io fin da bambino ricordo proprio lo schifo che mi provocava quando abitavo a Torino da bambino, uscire di casa e respirare gas di scarico, un odore che proprio permeava le strade. Adesso boh, forse rispetto a quei tempi, almeno a livello olfattivo (a livello olfattivo:a livello di odore) la situazione è migliorata, ma a livello di numero rilevati dalle centraline meteo, la situazione non è assolutamente positiva. Come dicevamo prima Torino vanta un primato negativo (vanta un primato negativo: ha un record negativo - it boasts a negative record) in alcuni di questi parametri dell’inquinamento.

D: Il traffico, non solo per chi è dentro il traffico, ma anche per chi è a piedi è una fonte di stress acustico, poi devi attraversare la strada ogni volta in mezzo al traffico, o aspetti il semaforo (semaforo: traffic light) verde oppure devi comunque attraversare, in Italia non sempre ti fanno passare le auto quindi…

M: O molto spesso capita che tu sei sulle strisce (strisce - pedonali: attraversamento pedonale - zebra crossing), magari anche già con un passo sulla strada, ma le auto puoi contarne 3, 4, 5 a seconda della strada, a seconda della situazione prima che qualcuno ti lasci passare e quello è davvero sempre stato vergognoso.

D: Ci sono solo cose positive?

M: No, non voglio dire che ci siano solo cose positive, però voglio anche dare degli spunti di riflessione, cioè una cosa che tendo sempre a dire quando parlo di questo argomento è, è mai possibile che una persona debba far muovere tonnellate di lamiera (lamiera: strato di metallo - metal sheet), tonnellate di motore per spostare 70/80 Kg di essere umano? quando potrebbe muovere elettricamente, 15 kg di monopattino elettrico per fare lo stesso tragitto magari di pochi chilometri.

D: Ci sono situazioni in cui serviranno probabilmente le auto o comunque i mezzi pubblici, mi viene in mente la pioggia, se piove, magari non lo so, magari in futuro i monopattini saranno più resistenti ora è difficile utilizzare dei mezzi di micromobilità con la pioggia.

M: Chiaro, ci sono tante situazioni, in particolare la pioggia forte in cui non è assolutamente facile, anzi è persino pericoloso utilizzare un monopattino elettrico o un mezzo simile, è chiaro, io però voglio pensare positivo, voglio pensare a delle città che in un futuro prossimo, con sempre meno auto, dove la volta che pioverà, uno potrà anche fare affidamento (fare affidamento su: ricorrere a - rely on) sui mezzi pubblici, quindi sui bus, pullman elettrici, tram, metropolitana e su delle reti di mezzi pubblici molto più efficienti di quelle che abbiamo adesso.

D: Per risolvere questi problemi, il problema del traffico eccessivo, il problema dell’inquinamento, le soluzioni sono sistemiche, sono soluzioni di cui la micromobilità è una parte ed il resto sono i mezzi pubblici, sono 50 e 50 e se non c’è una cosa, l’altra secondo me non può funzionare. Se piove devi andare in pullman o in tram se non hai l’auto.

M: Chiaro che se non hai una fermata (fermata: dove si ferma un autobus, tram, ecc. - stop) comoda sei praticamente costretto ad utilizzare l’auto.

D: Però la cosa appunto che dicevo è che l’Italia secondo me è un paese per automobilisti perché ci sono poche piste ciclabili, ci sono pochi mezzi di trasporto, non sempre funzionano con qualche eccezione a Milano dove funzionano bene, a Roma sono un disastro e in alcune piccole città, non c’è nemmeno la stazione dei treni quindi adesso è impossibile vivere senza l’auto per tante persone, ci sono tante persone che invece vivono in città e magari possono farcela (possono farcela: possono riuscirci - they can manage to do it) ma appena esci dalle metropoli, dalle grandi città, per molti è assolutamente impensabile vivere senza l’auto quindi quello è l’ostacolo più grande soprattutto se parliamo delle città più piccole fuori dalle grandi città.

M: Chiaro il cambiamento sarà per forza di cose graduale, perché in quello che sarà un percorso graduale di switch verso una mobilità dolce, come viene definita, le piste ciclabili sono fondamentali, avere quindi delle corsie preferenziali (corsia preferenziale: una corsia solo per un tipo di mezzo - fast track/lane) per utilizzare le biciclette, i monopattini ed eventualmente altri mezzi ecologici senza dover per forza la paura delle automobili che ti sfrecciano a fianco per convincere di più la gente ad utilizzare questi mezzi e convincere gli automobilisti che non sono così fastidiosi questi mezzi, perché ad un certo punto se circolano su delle corsie apposite, i pericoli si riducono tantissimo.

D: Quindi direi che possiamo chiudere qua, vi aggiorneremo tra un anno, la rubrica micro-mobilità in Italia tornerà.

M: Io stesso sono venuto qua a casa di mio fratello questa sera sfidando il freddo, perché penso che siamo circa a 0 gradi con il mio monopattino elettrico, ho fatto circa 5 Km in alcune strade anche nel buio quasi completo, perché qui non siamo in città, ma siamo in periferia, in provincia.

D: Poi un nuovo decennio iniziato, quindi è ufficiale, bene allora grazie per la partecipazione.

M: Grazie a te per l’ospitalità

D: Fai attenzione tornando in monopattino, se qualcosa finisce male, queste parole saranno quelle che in italiano diciamo “le ultime parole famose”, fai attenzione tornando a casa.

M: Farò molta attenzione, e raccontateci nei vostri paesi nelle vostre città, com’è la situazione, se sono legali.

D: Ma molti ci avevano già scritto in realtà sotto il video, ne avevo parlato brevemente in un altro episodio, molti avevano detto che sono legali, in tanti paesi quindi anche in questo l’Italia sembrava un po’ indietro.

M: E anche se non sono legali provateli, con le dovute attenzioni.

D: Sono divertenti, questa è la prima cosa secondo me.

M: E secondo me, andare in ufficio, andare al lavoro il mattino o tornare la sera anche se hai avuto una brutta giornata, farti quei 20 minuti sul monopattino ti riporta il sorriso.

D: Su queste note positive, su questa nota di felicità, chiudiamo questo episodio, grazie ancora per la partecipazione.

M: Grazie, un saluto a tutti gli ascoltatori di podcast italiano e ci sentiamo alla prossima.

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