Cosa succede quando muore un Papa?
In questo episodio di livello intermedio, esploriamo cosa succede quando muore un papa: dal protocollo secolare che segue il decesso, al rituale del conclave per eleggere il successore, fino al significato dell'iconico annuncio "Habemus Papam".
È il 21 aprile 2025, il giorno di Pasquetta, in Italia. Il cielo sopra piazza San Pietro è grigio e silenzioso. La folla di credenti è riunita in piazza, immobile, in preghiera. In mattinata, i telegiornali di tutto il mondo si interrompono per comunicare che il papa è morto.
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Trascrizione interattiva dell'episodio
Una frase breve ma potente, che scuote credenti e non credenti. La morte del papa non rappresenta solo la fine di un pontificato: è anche l’inizio di un periodo in sospeso, un periodo di riti da celebrare, regole da seguire, e decisioni delicate da prendere. E poi è un periodo di attesa per tutto il mondo: attesa di un nuovo nome, un nuovo volto, e una nuova fase per la Chiesa.
E allora ci chiediamo: che cosa succede esattamente dopo la morte di un papa? Chi prende il controllo della Chiesa di Roma? E, soprattutto, come si sceglie il suo successore?
In questo episodio parleremo di uno dei rituali più affascinanti e misteriosi della Chiesa cattolica: dalla morte del papa all’importanza del Conclave (l’assemblea dei cardinali che elegge il papa), dal lutto in Vaticano al solenne annuncio Habemus Papam. Per capire non solo cosa finisce, quando muore un papa, ma anche che cosa sta per cominciare.
Ciao e benvenuto o benvenuta a un nuovo episodio di livello intermedio di Podcast Italiano. Io sono Davide e questo è un podcast per imparare l’italiano ascoltando contenuti interessanti. Quest’episodio sarà un pochino diverso dal solito, perché sarà narrato non da me, ma da Irene, che forse conosci già se ascolti Podcast Italiano Principiante. A proposito, ti consiglio di andare a cercare anche questo podcast nella tua app di podcast preferita se sei alla ricerca di contenuti, in italiano, un po’ più semplici. Ti ricordo anche che questo episodio è accompagnato da una trascrizione gratuita con glossario, che contiene la spiegazione di tutte le parole difficili che userò. Ti consiglio di consultarlo perché è molto utile. Il link è nelle note di quest’episodio.
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In questi giorni sono in Portogallo con alcuni amici che parlano lingue diverse e mi rendo conto di quanto è importante e quanto è divertente poter usare, effettivamente, la lingua in maniera reale e concreta con esseri umani.
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Adesso io vado a prepararmi per prendere un aereo per tornare in Italia, dunque ringrazio Irene che mi sostituirà per questo episodio e le passo la parola. Irene, a te.
Grazie Davide! Come Davide ha già detto, il 21 aprile 2025 il mondo ha appreso la notizia della morte di Papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio, primo pontefice gesuita e latinoamericano, argentino, di origini italiane. Bergoglio diventav papa il 13 marzo 2013, 15 anni fa, dopo l’incredibileb rinuncia di Papa Benedetto XVI, primo papa a rinunciare alla carica di Papa dopo seicento anni.
Quando Bergoglio viene eletto 266° pontefice della Chiesa cattolica, decide di assumere il nome di Francesco. Infatti, quando viene eletto un nuovo papa, uno dei suoi primi atti è quello di scegliere il nome pontificale, cioè il nome con cui sarà conosciuto durante tutto il suo pontificato. Il Papa non è obbligato a cambiare nome, ma tutti i papi lo fanno da secoli: è un gesto simbolico che indica la missione spirituale che il nuovo papa intende portare avanti. Il nome può essere scelto per diversi motivi: in onore di un santo, per continuare l’opera di un papa precedente o per lanciare un messaggio. Quest’ultimo è il caso di Bergoglio, che sceglie come nome pontificale “Francesco”, in riferimento a San Francesco d’Assisi, simbolo di povertà e pace. Viene poi aggiunto un numero, accanto al nome del papa, se quel nome è già stato usato in passato: proprio come i re delle monarchie. Ad esempio, il nome Benedetto è stato scelto da 16 papi, in passato, per cui abbiamo Benedetto XIV, XV, e XVI. Oppure, se un papa è il primo papa della storia a scegliere ed usare un certo nome, allora non userà nessun numero, come è successo con Papa Francesco.
Papa Francesco, durante il suo pontificato, è stato molto amato. Ed ha suscitato, allo stesso tempo, anche tante critiche, sia dentro che fuori la Chiesa. È stato apprezzato per la sua semplicità e umiltà: ha rinunciato a molti simboli del potere papale, ha scelto di vivere in una residenza modesta e ha parlato con un linguaggio diretto e comprensibile. Inoltre ha promosso una “chiesa povera per i poveri”, ha criticato il capitalismo selvaggio, ha richiamato l’attenzione sulla crisi ecologica, ha lanciato appelli contro le guerre, richiedendo un cessate il fuoco. Poi, pur senza cambiare la dottrina, ha cercato di avvicinare quelle categorie spesso escluse dai contesti cattolici, come i divorziati risposati e le persone della comunità LGBTQ+.
Allo stesso tempo, però, è stato criticato sia dai conservatori e tradizionalisti della dottrina cattolica che lo hanno accusato di indebolire l’identità cattolica, sia da alcuni progressisti che lo hanno accusato di non aver fatto abbastanza per cambiare realmente le strutture della Chiesa e per aver lasciato irrisolte certe situazioni, come quella dei diritti riproduttivi delle donne. Senza contare che, a volte, le sue frasi diciamo…”aperte a interpretazioni” hanno generato non poche polemiche. Ricordiamo, ad esempio, quando disse “se uno offende mia madre, gli do un pugno” o, ancora, quando disse a delle religiose “siete madri, non zitellone”, o quando, più di recente, ha sostenuto che ci fossero troppi uomini gay nei seminari, usando un termine omofobo che, qui, non ripeterò.
Comunque, tirando le somme, possiamo dire che Papa Francesco è sicuramente stato un pontefice un po’ più moderno, un po’ più aperto, al passo coi tempi, insomma: sicuramente più critico nei confronti di alcuni temi controversi per la chiesa. Ma, nonostante le sue intenzioni buone e giuste, tanti problemi sono rimasti irrisolti, il che evidenzia le difficoltà del voler cambiare una struttura millenaria come la chiesa. Dopotutto, il papa rimane il capo di una istituzione per sua natura conservatrice.
E ora che Papa Francesco è morto, qualcuno dovrà prendere il suo posto e decidere come guidare una comunità di più di un miliardo di fedeli sparsi in tutto il mondo. Senza contare che la morte di un papa è un evento che non influisce solo sulla religione, ma anche sulla politica, sulla diplomazia internazionale, e sulla gestione di una delle istituzioni più antiche, influenti e potenti del mondo, la Chiesa cattolica.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: che cosa succede quando muore un papa? Andiamo per gradi, perché la morte del papa richiede che si segua un certo protocollo secolare, definito nei minimi dettagli e carico di significato simbolico, liturgico e politico. Il periodo in cui il papa è morto e lo Stato Vaticano si ritrova senza un “governatore” prende il nome di “sede vacante”, ed è regolato da vere e proprie regole.
Durante il periodo di sede vacante il primo a entrare in azione è il camerlengo, un cardinale (cioè un ecclesiastico che, gerarchicamente, è sotto al papa e lavora anche a stretto contatto col papa) a cui viene dato il compito straordinario di gestire temporaneamente gli affari del Vaticano. Quella del camerlengo è una figura centrale durante il vuoto di potere, e il suo primo compito è quello di accertare ufficialmente la morte del papa. L’accertamento avviene tramite un rituale, tramandato da tempi antichi, secondo cui il camerlengo deve avvicinarsi al corpo del papa defunto e chiamarlo per tre volte con il suo nome di battesimo a cui, probabilmente, il papa, come “individuo”, è più legato. Se il papa non risponde, e ovviamente non risponderà, il camerlengo dichiara ufficialmente il decesso del papa.
A questo rituale, segue la redazione, cioè la stesura, la scrittura del certificato di morte da parte del medico personale e poi il sigillo degli appartamenti papali: l’appartamento del papa viene chiuso a chiave, sigillato, per proteggere eventuali testamenti o indicazioni lasciate dal pontefice prima di morire. A ciò, segue la distruzione dell’Anello del Pescatore, un anello d'oro con l'immagine di San Pietro che getta una rete da pesca, simbolo del suo mestiere di pescatore e della sua successione apostolica. L'anello viene tolto dalla mano del papa e rotto, in due parti separate, con un piccolo martello. Questo rito, svolto in presenza dei cardinali, rappresenta la fine del pontificato.
Dopodiché, la notizia del decesso viene trasmessa in tutto il mondo e il corpo del papa viene esposto in Vaticano, nella Basilica di San Pietro, per essere salutato velocemente dai fedeli. La sepoltura deve avvenire tra il quarto e il sesto giorno dopo la morte, e le modalità del funerale sono spesso pianificate in anticipo dal papa stesso, che può lasciare precise istruzioni scritte. Papa Francesco, per esempio, nel suo testamento, ha richiesto di essere sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore, in un sepolcro nella terra, semplice, senza particolare decoro e con un’unica iscrizione: Franciscus.
A questo punto c’è il novendiale, termine che viene dall’unione delle parole latine “novem” e “dies”, cioè un periodo di lutto, della durata di nove giorni, che segue la morte del papa, durante il quale si svolgono particolari celebrazioni nella basilica di San Pietro in Vaticano.
Poi, si entra in una delle fasi più delicate e decisive dopo la morte di un papa: quella della preparazione del conclave. Il conclave è l’assemblea segreta dei cardinali che eleggeranno il nuovo Papa. Il nome stesso deriva dal latino “cum clave”, cioè “(chiuso) a chiave”, e non è un’esagerazione: i cardinali vengono letteralmente isolati dal mondo esterno, chiusi “a chiave” nella Domus Sanctae Marthae, una residenza all’interno del Vaticano, dove resteranno senza avere contatti col mondo esterno o usare telefoni, internet, e tantomeno ricevere notizie, almeno finché non verrà eletto il prossimo papa. È una clausura volontaria, per garantire che nessuno influenzi la loro scelta o votazione. Saranno infatti loro a decidere chi sarà il prossimo papa.
Prima dell’inizio della cerimonia del conclave, viene celebrata a San Pietro una messa speciale, solenne, chiamata Pro eligendo Pontifice, cioè “per l’elezione del Pontefice”, aperta a tutti i fedeli. In seguito, i cardinali che devono votare per scegliere chi sarà il prossimo Papa si recano in processione alla Cappella Sistina, dove vengono sottoposti a giuramento prima delle votazioni. Qui, un cardinale proclamerà l’"Extra omnes", cioè “tutti fuori”, frase con cui si invita tutti coloro che non voteranno ad uscire. Le porte verranno chiuse: all’interno restano solo i cardinali elettori, pronti a procedere con una prima votazione.
Ogni cardinale scrive il nome del candidato su una scheda, la piega e la depone in un’urna. Per essere eletto, un candidato deve ottenere una maggioranza qualificata, bella piena, insomma: almeno due terzi dei voti, cioè il 66,6% dei voti. Se ciò non avviene, quindi se nessun candidato alla posizione di papa raggiunge una buona maggioranza, i cardinali si ritirano nelle loro stanze private e tornano nella Cappella Sistina la mattina seguente. Dal secondo giorno si possono effettuare due votazioni la mattina e due il pomeriggio.
La durata del conclave può variare molto: può durare un solo giorno oppure diversi giorni, ma non più di nove. Infatti, se dopo nove giorni di votazione non si arriva a un accordo, e nessun candidato viene votato dalla maggioranza, allora si fa un ballottaggio, cioè una votazione finale tra i due cardinali che hanno ricevuto più voti fino a quel punto. Ovviamente, non si può sapere in anticipo quanto durerà un conclave. Pensa che il conclave più breve della storia, nel 1503, durò solo 10 ore, mentre il più lungo, nel 1268, durò 33 mesi. Infatti, in passato, il conclave poteva andare avanti per settimane o mesi. Ma, per evitare tempi così lunghi, nel tempo, è stata introdotta la regola del ballottaggio dopo nove giorni. Anche in caso di ballottaggio, comunque, sarà sempre necessario ricevere il 66% dei voti per diventare papa. E i due cardinali in corsa, ovviamente, non potranno votare. Inoltre, i cardinali votano in modo segreto, scrivendo "chiaramente, con una calligrafia possibilmente comprensibile, il nome della persona che scelgono".
Al termine della votazione, uno scrutatore mescola le schede, e un altro le conta. Se il numero delle schede corrisponde al numero totale degli elettori, cioè dei cardinali che hanno votato, si procede a ricontare le schede. In seguito, uno scrutatore apre una scheda alla volta e legge il nome. Poi, il secondo scrutatore ripete la stessa procedura. Il terzo scrutatore scrive il nome del candidato e lo legge ad alta voce, poi fora, cioè buca, fa un buco ai cartoncini con un ago (i cartoncini su cui sono scritti i nomi dei candidati) e li unisce tutti insieme con un filo, come una sorta di collana; per non perderli e non ricontarli, ovviamente.
Il camerlengo, che abbiamo detto è una delle figure più importanti, a questo punto, scrive un verbale con il risultato. Tutta la carta viene bruciata nella stufa che si trova nella Cappella Sistina, e viene bruciata insieme a un additivo chimico che ha la capacità di cambiare il colore del fumo.
Qui c’è uno dei segnali più iconici e attesi del conclave: la fumata, ovvero, l’emissione di fumo dalla Cappella Sistina. Se il nuovo papa non è stato ancora eletto, le schede vengono bruciate insieme a sostanze chimiche che producono fumo nero: è la famosa “fumata nera”, che implica che i cardinali non hanno ancora trovato un accordo e che, quindi, ancora non abbiamo un papa. Se, invece, i cardinali votano lo stesso candidato in maggioranza eleggendo il nuovo papa, le schede vengono bruciate con sostanze che producono la “fumata bianca”: un messaggio chiaro e potente che arriva alle migliaia di persone radunate in piazza San Pietro e a tutti coloro che seguono l’evento in televisione. Habemus Papam.
Ma tutto dipende da se il candidato accetta di diventare papa. Infatti, prima di bruciare le schede, emettere la fumata bianca e nominare qualcuno papa, il sacerdote più anziano in carica deve chiedere al candidato vincitore se accetta la sua elezione. Se il candidato accetta, allora può scegliersi il nome da pontefice, e solo dopo viene proclamato e portato nella "stanza delle lacrime", sala della sacrestia della Cappella Sistina dove si trovano le vesti che dovrà indossare il nuovo pontefice, di varie misure, chiaramente, perché nessuno sapeva chi sarebbe diventato papa, tantomeno la sua taglia. Questa sala è chiamata la “stanza delle lacrime” perché qui il nuovo papa può spogliarsi anche metaforicamente: infatti viene lasciato da solo per sfogarsi, per sfogare le emozioni represse fino a quel momento; può scoppiare a piangere per l'emozione, per la gioia, ma anche per il peso della responsabilità del ruolo che dovrà svolgere.
E quindi, mentre il papa si prepara, la notizia viene comunicata: piazza San Pietro è in fermento, così come il resto del mondo, quando un cardinale annuncia dal balcone centrale di San Pietro la frase latina ormai iconica: “Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam!”, cioè “vi annuncio una grande gioia: abbiamo un papa!”. E pronuncia, poi, il nome del nuovo pontefice. A questo punto, finalmente, il nuovo papa esce sul balcone e benedice la folla con l’Urbi et Orbi cioè “benedizione alla città (di Roma) e al mondo”.
Per i cattolici è l’inizio di un nuovo capitolo. Ma in realtà, anche per chi cattolico non è, l’elezione di un papa è un evento che ha sempre un grande impatto. Perché il papa non è solo una figura religiosa, ma anche simbolica e politica, riconosciuta a livello internazionale. Il papa è un capo di Stato (di Città del Vaticano), di fatto monarca di una monarchia assoluta, che intrattiene relazioni diplomatiche con più di 180 Paesi. La morte del papa, e soprattutto la scelta del suo successore, può influenzare questi rapporti. Un papa più conservatore o più progressista, ad esempio, può avere un impatto positivo o negativo sulle relazioni con Paesi dove la religione è un tema sensibile. E poi l’elezione del nuovo papa è anche un momento di riorganizzazione interna dell’istituzione cattolica. In fondo, la Chiesa Cattolica è un’istituzione che esiste da oltre duemila anni, che gestisce università, ospedali, organizzazioni caritative, media, e possiede beni immobili in tutto il mondo.
E, adesso che sappiamo cosa succede dopo la morte di un papa, vediamo un po’ quali sono le possibilità, o meglio, chi potrebbe diventare papa dopo Papa Francesco. In gergo vaticano, i cardinali che potrebbero realisticamente essere eletti “papa“ si chiamano “papabili”.
Cioè, se un cardinale è “papabile”, è moooolto probabile che diventi papa: è tra i favoriti, insomma. Ma attenzione: c’è un detto molto diffuso qui a Roma, che è “chi entra papa in conclave, ne esce cardinale”, che, tradotto, sarebbe: più un cardinale è considerato il favorito durante il conclave, quindi prima dell’elezione, meno probabilità ha di essere scelto. Il proverbio nasce dall’osservazione storica di un fenomeno abbastanza ricorrente: spesso, i cardinali che sembravano essere i favoriti, alla fine, non sono stati scelti. Ad esempio, nel 2013 la maggioranza pensava che, dopo la rinuncia di Papa Ratzinger, sarebbe stato eletto “papa” Angelo Scola, ma venne eletto, invece, Bergoglio, che era stato sottovalutato durante i pronostici.
Detto questo, al momento, sono vari i nomi dei cardinali papabili. Ma, senza fare nomi, concentriamoci invece sulle caratteristiche che potrebbe avere il prossimo papa. Una delle domande più frequenti è se i cardinali sceglieranno un papa europeo o meno, e se sarà giovane, quindi capace di guidare la Chiesa per molti anni, oppure un papa più anziano, che quindi porterà a un pontificato breve ma basato sull’esperienza.
Il conclave, comunque, inizierà solo il 7 maggio, e non possiamo prevedere chi diventerà papa. Una cosa, però, possiamo dirla: il ruolo che, in futuro, avrà la Chiesa, dipende anche e forse, soprattutto, da questa scelta. Una scelta che, come sempre, sarà fatta dietro porte chiuse, in silenzio, nella preghiera, ma che avrà conseguenze molto concrete nel mondo reale.
Comunque, prima di salutarti, voglio condividere con te che ascolti due espressioni idiomatiche italiane che usiamo tantissimo e che hanno proprio a che fare con la morte del Papa.
La prima è “ogni morte di papa”, che serve a quantificare la cadenza con cui qualcosa accade. Se qualcosa succede “ogni morte di papa”, succede di rado, raramente, quasi mai. Ad esempio, “a Roma nevica ogni morte di papa”, cioè quasi mai.
Ma ce n’è una ancora più bella: “morto un papa se ne fa un altro” che, in parole povere, significa che quando muore un papa, si elegge un altro papa. È una conseguenza logica: la morte del papa non equivale alla fine del mondo: morto un papa se ne fa un altro. E, così come avviene col papa, persona importantissima, avviene con chiunque. Niente e nessuno è indispensabile o insostituibile. Quindi… morto un papa, se ne fa un altro.
Bene, l’episodio di oggi finisce quiSpero tu abbia scoperto cose nuove e interessanti. Se ti va, lascia un commento a questo episodio, su Spotify o sul sito podcastitaliano.com con un feedback: sembra scontato, ma leggere i tuoi commenti è molto gratificante per noi. È un piccolo gesto per te ma una grande soddisfazione per noi. E poi, se ti va, puoi anche lasciare una recensione a questo podcast su Spotify, e magari darci 5 stelle. Ci renderesti molto contenti. Ah, e se vuoi migliorare il tuo italiano parlato ricorda di provare Italki: ti lasciamo il link in descrizione. Detto questo ti saluto, grazie per l’ascolto e alla prossima, ciao!
È il 21 aprile 2025, il giorno di Pasquetta, in Italia. Il cielo sopra piazza San Pietro è grigio e silenzioso. La folla di credenti è riunita in piazza, immobile, in preghiera. In mattinata, i telegiornali di tutto il mondo si interrompono per comunicare che il papa è morto.
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Trascrizione interattiva dell'episodio
Una frase breve ma potente, che scuote credenti e non credenti. La morte del papa non rappresenta solo la fine di un pontificato: è anche l’inizio di un periodo in sospeso, un periodo di riti da celebrare, regole da seguire, e decisioni delicate da prendere. E poi è un periodo di attesa per tutto il mondo: attesa di un nuovo nome, un nuovo volto, e una nuova fase per la Chiesa.
E allora ci chiediamo: che cosa succede esattamente dopo la morte di un papa? Chi prende il controllo della Chiesa di Roma? E, soprattutto, come si sceglie il suo successore?
In questo episodio parleremo di uno dei rituali più affascinanti e misteriosi della Chiesa cattolica: dalla morte del papa all’importanza del Conclave (l’assemblea dei cardinali che elegge il papa), dal lutto in Vaticano al solenne annuncio Habemus Papam. Per capire non solo cosa finisce, quando muore un papa, ma anche che cosa sta per cominciare.
Ciao e benvenuto o benvenuta a un nuovo episodio di livello intermedio di Podcast Italiano. Io sono Davide e questo è un podcast per imparare l’italiano ascoltando contenuti interessanti. Quest’episodio sarà un pochino diverso dal solito, perché sarà narrato non da me, ma da Irene, che forse conosci già se ascolti Podcast Italiano Principiante. A proposito, ti consiglio di andare a cercare anche questo podcast nella tua app di podcast preferita se sei alla ricerca di contenuti, in italiano, un po’ più semplici. Ti ricordo anche che questo episodio è accompagnato da una trascrizione gratuita con glossario, che contiene la spiegazione di tutte le parole difficili che userò. Ti consiglio di consultarlo perché è molto utile. Il link è nelle note di quest’episodio.
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Quando Bergoglio viene eletto 266° pontefice della Chiesa cattolica, decide di assumere il nome di Francesco. Infatti, quando viene eletto un nuovo papa, uno dei suoi primi atti è quello di scegliere il nome pontificale, cioè il nome con cui sarà conosciuto durante tutto il suo pontificato. Il Papa non è obbligato a cambiare nome, ma tutti i papi lo fanno da secoli: è un gesto simbolico che indica la missione spirituale che il nuovo papa intende portare avanti. Il nome può essere scelto per diversi motivi: in onore di un santo, per continuare l’opera di un papa precedente o per lanciare un messaggio. Quest’ultimo è il caso di Bergoglio, che sceglie come nome pontificale “Francesco”, in riferimento a San Francesco d’Assisi, simbolo di povertà e pace. Viene poi aggiunto un numero, accanto al nome del papa, se quel nome è già stato usato in passato: proprio come i re delle monarchie. Ad esempio, il nome Benedetto è stato scelto da 16 papi, in passato, per cui abbiamo Benedetto XIV, XV, e XVI. Oppure, se un papa è il primo papa della storia a scegliere ed usare un certo nome, allora non userà nessun numero, come è successo con Papa Francesco.
Papa Francesco, durante il suo pontificato, è stato molto amato. Ed ha suscitato, allo stesso tempo, anche tante critiche, sia dentro che fuori la Chiesa. È stato apprezzato per la sua semplicità e umiltà: ha rinunciato a molti simboli del potere papale, ha scelto di vivere in una residenza modesta e ha parlato con un linguaggio diretto e comprensibile. Inoltre ha promosso una “chiesa povera per i poveri”, ha criticato il capitalismo selvaggio, ha richiamato l’attenzione sulla crisi ecologica, ha lanciato appelli contro le guerre, richiedendo un cessate il fuoco. Poi, pur senza cambiare la dottrina, ha cercato di avvicinare quelle categorie spesso escluse dai contesti cattolici, come i divorziati risposati e le persone della comunità LGBTQ+.
Allo stesso tempo, però, è stato criticato sia dai conservatori e tradizionalisti della dottrina cattolica che lo hanno accusato di indebolire l’identità cattolica, sia da alcuni progressisti che lo hanno accusato di non aver fatto abbastanza per cambiare realmente le strutture della Chiesa e per aver lasciato irrisolte certe situazioni, come quella dei diritti riproduttivi delle donne. Senza contare che, a volte, le sue frasi diciamo…”aperte a interpretazioni” hanno generato non poche polemiche. Ricordiamo, ad esempio, quando disse “se uno offende mia madre, gli do un pugno” o, ancora, quando disse a delle religiose “siete madri, non zitellone”, o quando, più di recente, ha sostenuto che ci fossero troppi uomini gay nei seminari, usando un termine omofobo che, qui, non ripeterò.
Comunque, tirando le somme, possiamo dire che Papa Francesco è sicuramente stato un pontefice un po’ più moderno, un po’ più aperto, al passo coi tempi, insomma: sicuramente più critico nei confronti di alcuni temi controversi per la chiesa. Ma, nonostante le sue intenzioni buone e giuste, tanti problemi sono rimasti irrisolti, il che evidenzia le difficoltà del voler cambiare una struttura millenaria come la chiesa. Dopotutto, il papa rimane il capo di una istituzione per sua natura conservatrice.
E ora che Papa Francesco è morto, qualcuno dovrà prendere il suo posto e decidere come guidare una comunità di più di un miliardo di fedeli sparsi in tutto il mondo. Senza contare che la morte di un papa è un evento che non influisce solo sulla religione, ma anche sulla politica, sulla diplomazia internazionale, e sulla gestione di una delle istituzioni più antiche, influenti e potenti del mondo, la Chiesa cattolica.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: che cosa succede quando muore un papa? Andiamo per gradi, perché la morte del papa richiede che si segua un certo protocollo secolare, definito nei minimi dettagli e carico di significato simbolico, liturgico e politico. Il periodo in cui il papa è morto e lo Stato Vaticano si ritrova senza un “governatore” prende il nome di “sede vacante”, ed è regolato da vere e proprie regole.
Durante il periodo di sede vacante il primo a entrare in azione è il camerlengo, un cardinale (cioè un ecclesiastico che, gerarchicamente, è sotto al papa e lavora anche a stretto contatto col papa) a cui viene dato il compito straordinario di gestire temporaneamente gli affari del Vaticano. Quella del camerlengo è una figura centrale durante il vuoto di potere, e il suo primo compito è quello di accertare ufficialmente la morte del papa. L’accertamento avviene tramite un rituale, tramandato da tempi antichi, secondo cui il camerlengo deve avvicinarsi al corpo del papa defunto e chiamarlo per tre volte con il suo nome di battesimo a cui, probabilmente, il papa, come “individuo”, è più legato. Se il papa non risponde, e ovviamente non risponderà, il camerlengo dichiara ufficialmente il decesso del papa.
A questo rituale, segue la redazione, cioè la stesura, la scrittura del certificato di morte da parte del medico personale e poi il sigillo degli appartamenti papali: l’appartamento del papa viene chiuso a chiave, sigillato, per proteggere eventuali testamenti o indicazioni lasciate dal pontefice prima di morire. A ciò, segue la distruzione dell’Anello del Pescatore, un anello d'oro con l'immagine di San Pietro che getta una rete da pesca, simbolo del suo mestiere di pescatore e della sua successione apostolica. L'anello viene tolto dalla mano del papa e rotto, in due parti separate, con un piccolo martello. Questo rito, svolto in presenza dei cardinali, rappresenta la fine del pontificato.
Dopodiché, la notizia del decesso viene trasmessa in tutto il mondo e il corpo del papa viene esposto in Vaticano, nella Basilica di San Pietro, per essere salutato velocemente dai fedeli. La sepoltura deve avvenire tra il quarto e il sesto giorno dopo la morte, e le modalità del funerale sono spesso pianificate in anticipo dal papa stesso, che può lasciare precise istruzioni scritte. Papa Francesco, per esempio, nel suo testamento, ha richiesto di essere sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore, in un sepolcro nella terra, semplice, senza particolare decoro e con un’unica iscrizione: Franciscus.
A questo punto c’è il novendiale, termine che viene dall’unione delle parole latine “novem” e “dies”, cioè un periodo di lutto, della durata di nove giorni, che segue la morte del papa, durante il quale si svolgono particolari celebrazioni nella basilica di San Pietro in Vaticano.
Poi, si entra in una delle fasi più delicate e decisive dopo la morte di un papa: quella della preparazione del conclave. Il conclave è l’assemblea segreta dei cardinali che eleggeranno il nuovo Papa. Il nome stesso deriva dal latino “cum clave”, cioè “(chiuso) a chiave”, e non è un’esagerazione: i cardinali vengono letteralmente isolati dal mondo esterno, chiusi “a chiave” nella Domus Sanctae Marthae, una residenza all’interno del Vaticano, dove resteranno senza avere contatti col mondo esterno o usare telefoni, internet, e tantomeno ricevere notizie, almeno finché non verrà eletto il prossimo papa. È una clausura volontaria, per garantire che nessuno influenzi la loro scelta o votazione. Saranno infatti loro a decidere chi sarà il prossimo papa.
Prima dell’inizio della cerimonia del conclave, viene celebrata a San Pietro una messa speciale, solenne, chiamata Pro eligendo Pontifice, cioè “per l’elezione del Pontefice”, aperta a tutti i fedeli. In seguito, i cardinali che devono votare per scegliere chi sarà il prossimo Papa si recano in processione alla Cappella Sistina, dove vengono sottoposti a giuramento prima delle votazioni. Qui, un cardinale proclamerà l’"Extra omnes", cioè “tutti fuori”, frase con cui si invita tutti coloro che non voteranno ad uscire. Le porte verranno chiuse: all’interno restano solo i cardinali elettori, pronti a procedere con una prima votazione.
Ogni cardinale scrive il nome del candidato su una scheda, la piega e la depone in un’urna. Per essere eletto, un candidato deve ottenere una maggioranza qualificata, bella piena, insomma: almeno due terzi dei voti, cioè il 66,6% dei voti. Se ciò non avviene, quindi se nessun candidato alla posizione di papa raggiunge una buona maggioranza, i cardinali si ritirano nelle loro stanze private e tornano nella Cappella Sistina la mattina seguente. Dal secondo giorno si possono effettuare due votazioni la mattina e due il pomeriggio.
La durata del conclave può variare molto: può durare un solo giorno oppure diversi giorni, ma non più di nove. Infatti, se dopo nove giorni di votazione non si arriva a un accordo, e nessun candidato viene votato dalla maggioranza, allora si fa un ballottaggio, cioè una votazione finale tra i due cardinali che hanno ricevuto più voti fino a quel punto. Ovviamente, non si può sapere in anticipo quanto durerà un conclave. Pensa che il conclave più breve della storia, nel 1503, durò solo 10 ore, mentre il più lungo, nel 1268, durò 33 mesi. Infatti, in passato, il conclave poteva andare avanti per settimane o mesi. Ma, per evitare tempi così lunghi, nel tempo, è stata introdotta la regola del ballottaggio dopo nove giorni. Anche in caso di ballottaggio, comunque, sarà sempre necessario ricevere il 66% dei voti per diventare papa. E i due cardinali in corsa, ovviamente, non potranno votare. Inoltre, i cardinali votano in modo segreto, scrivendo "chiaramente, con una calligrafia possibilmente comprensibile, il nome della persona che scelgono".
Al termine della votazione, uno scrutatore mescola le schede, e un altro le conta. Se il numero delle schede corrisponde al numero totale degli elettori, cioè dei cardinali che hanno votato, si procede a ricontare le schede. In seguito, uno scrutatore apre una scheda alla volta e legge il nome. Poi, il secondo scrutatore ripete la stessa procedura. Il terzo scrutatore scrive il nome del candidato e lo legge ad alta voce, poi fora, cioè buca, fa un buco ai cartoncini con un ago (i cartoncini su cui sono scritti i nomi dei candidati) e li unisce tutti insieme con un filo, come una sorta di collana; per non perderli e non ricontarli, ovviamente.
Il camerlengo, che abbiamo detto è una delle figure più importanti, a questo punto, scrive un verbale con il risultato. Tutta la carta viene bruciata nella stufa che si trova nella Cappella Sistina, e viene bruciata insieme a un additivo chimico che ha la capacità di cambiare il colore del fumo.
Qui c’è uno dei segnali più iconici e attesi del conclave: la fumata, ovvero, l’emissione di fumo dalla Cappella Sistina. Se il nuovo papa non è stato ancora eletto, le schede vengono bruciate insieme a sostanze chimiche che producono fumo nero: è la famosa “fumata nera”, che implica che i cardinali non hanno ancora trovato un accordo e che, quindi, ancora non abbiamo un papa. Se, invece, i cardinali votano lo stesso candidato in maggioranza eleggendo il nuovo papa, le schede vengono bruciate con sostanze che producono la “fumata bianca”: un messaggio chiaro e potente che arriva alle migliaia di persone radunate in piazza San Pietro e a tutti coloro che seguono l’evento in televisione. Habemus Papam.
Ma tutto dipende da se il candidato accetta di diventare papa. Infatti, prima di bruciare le schede, emettere la fumata bianca e nominare qualcuno papa, il sacerdote più anziano in carica deve chiedere al candidato vincitore se accetta la sua elezione. Se il candidato accetta, allora può scegliersi il nome da pontefice, e solo dopo viene proclamato e portato nella "stanza delle lacrime", sala della sacrestia della Cappella Sistina dove si trovano le vesti che dovrà indossare il nuovo pontefice, di varie misure, chiaramente, perché nessuno sapeva chi sarebbe diventato papa, tantomeno la sua taglia. Questa sala è chiamata la “stanza delle lacrime” perché qui il nuovo papa può spogliarsi anche metaforicamente: infatti viene lasciato da solo per sfogarsi, per sfogare le emozioni represse fino a quel momento; può scoppiare a piangere per l'emozione, per la gioia, ma anche per il peso della responsabilità del ruolo che dovrà svolgere.
E quindi, mentre il papa si prepara, la notizia viene comunicata: piazza San Pietro è in fermento, così come il resto del mondo, quando un cardinale annuncia dal balcone centrale di San Pietro la frase latina ormai iconica: “Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam!”, cioè “vi annuncio una grande gioia: abbiamo un papa!”. E pronuncia, poi, il nome del nuovo pontefice. A questo punto, finalmente, il nuovo papa esce sul balcone e benedice la folla con l’Urbi et Orbi cioè “benedizione alla città (di Roma) e al mondo”.
Per i cattolici è l’inizio di un nuovo capitolo. Ma in realtà, anche per chi cattolico non è, l’elezione di un papa è un evento che ha sempre un grande impatto. Perché il papa non è solo una figura religiosa, ma anche simbolica e politica, riconosciuta a livello internazionale. Il papa è un capo di Stato (di Città del Vaticano), di fatto monarca di una monarchia assoluta, che intrattiene relazioni diplomatiche con più di 180 Paesi. La morte del papa, e soprattutto la scelta del suo successore, può influenzare questi rapporti. Un papa più conservatore o più progressista, ad esempio, può avere un impatto positivo o negativo sulle relazioni con Paesi dove la religione è un tema sensibile. E poi l’elezione del nuovo papa è anche un momento di riorganizzazione interna dell’istituzione cattolica. In fondo, la Chiesa Cattolica è un’istituzione che esiste da oltre duemila anni, che gestisce università, ospedali, organizzazioni caritative, media, e possiede beni immobili in tutto il mondo.
E, adesso che sappiamo cosa succede dopo la morte di un papa, vediamo un po’ quali sono le possibilità, o meglio, chi potrebbe diventare papa dopo Papa Francesco. In gergo vaticano, i cardinali che potrebbero realisticamente essere eletti “papa“ si chiamano “papabili”.
Cioè, se un cardinale è “papabile”, è moooolto probabile che diventi papa: è tra i favoriti, insomma. Ma attenzione: c’è un detto molto diffuso qui a Roma, che è “chi entra papa in conclave, ne esce cardinale”, che, tradotto, sarebbe: più un cardinale è considerato il favorito durante il conclave, quindi prima dell’elezione, meno probabilità ha di essere scelto. Il proverbio nasce dall’osservazione storica di un fenomeno abbastanza ricorrente: spesso, i cardinali che sembravano essere i favoriti, alla fine, non sono stati scelti. Ad esempio, nel 2013 la maggioranza pensava che, dopo la rinuncia di Papa Ratzinger, sarebbe stato eletto “papa” Angelo Scola, ma venne eletto, invece, Bergoglio, che era stato sottovalutato durante i pronostici.
Detto questo, al momento, sono vari i nomi dei cardinali papabili. Ma, senza fare nomi, concentriamoci invece sulle caratteristiche che potrebbe avere il prossimo papa. Una delle domande più frequenti è se i cardinali sceglieranno un papa europeo o meno, e se sarà giovane, quindi capace di guidare la Chiesa per molti anni, oppure un papa più anziano, che quindi porterà a un pontificato breve ma basato sull’esperienza.
Il conclave, comunque, inizierà solo il 7 maggio, e non possiamo prevedere chi diventerà papa. Una cosa, però, possiamo dirla: il ruolo che, in futuro, avrà la Chiesa, dipende anche e forse, soprattutto, da questa scelta. Una scelta che, come sempre, sarà fatta dietro porte chiuse, in silenzio, nella preghiera, ma che avrà conseguenze molto concrete nel mondo reale.
Comunque, prima di salutarti, voglio condividere con te che ascolti due espressioni idiomatiche italiane che usiamo tantissimo e che hanno proprio a che fare con la morte del Papa.
La prima è “ogni morte di papa”, che serve a quantificare la cadenza con cui qualcosa accade. Se qualcosa succede “ogni morte di papa”, succede di rado, raramente, quasi mai. Ad esempio, “a Roma nevica ogni morte di papa”, cioè quasi mai.
Ma ce n’è una ancora più bella: “morto un papa se ne fa un altro” che, in parole povere, significa che quando muore un papa, si elegge un altro papa. È una conseguenza logica: la morte del papa non equivale alla fine del mondo: morto un papa se ne fa un altro. E, così come avviene col papa, persona importantissima, avviene con chiunque. Niente e nessuno è indispensabile o insostituibile. Quindi… morto un papa, se ne fa un altro.
Bene, l’episodio di oggi finisce quiSpero tu abbia scoperto cose nuove e interessanti. Se ti va, lascia un commento a questo episodio, su Spotify o sul sito podcastitaliano.com con un feedback: sembra scontato, ma leggere i tuoi commenti è molto gratificante per noi. È un piccolo gesto per te ma una grande soddisfazione per noi. E poi, se ti va, puoi anche lasciare una recensione a questo podcast su Spotify, e magari darci 5 stelle. Ci renderesti molto contenti. Ah, e se vuoi migliorare il tuo italiano parlato ricorda di provare Italki: ti lasciamo il link in descrizione. Detto questo ti saluto, grazie per l’ascolto e alla prossima, ciao!
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